SOMMARIO e I N E M A 42 Goffredo Fofi Cinema dei morti e cinema dei vivi 45 Alain Tanner Sceneggiatura: un falso problema 47 Lino Brocka Figlio del Terzo Mondo 49 Gianni Volpi Film che vengono da lontano 50 Paolo Mereghetti Ricordo di John Cassavetes 51 Francesco Binni Camera politica USA 53 Gianni Canova Le lacrime di Scola 54 Piera Detassis Su un agghiacciante film cinese T E A T R o 55 Piergiorgio Giacchè Identikit del giovane teatrante 58 Stefano De Matteis I tentativi di una stagione 59 W. Dafoe, E. LeCompte Tra New York e Hollywood a cura di Maria Nadotti TE LE VIS I ON E 62 Oreste Pivetta Le verità di Raitre VIDEO 64 G. Fucile, P. Rosa I cento occhi del sindaco di Gela M U S I C A 65 Peppo Del Conte 66 Paolo Giovannetti 68 Marcello Lorrai 10 Peter Gordon 71 Alessandro Baricco La festa o la quaresima, da Brian Eno a Jovanotti Sanremo, grugniti di festival Africa Ali Stars La LovelyMusic, qualche annodopo a cura di Giacomo Bore/la Pollini in concerto Nella pagina precedente: Willem Dafoe in Miss Universo/Happiness {foto di Paula Court, 1985). 42 ILCINEMA DEIMORTI E ILCINEMA DEIVIVI GoffredoFofi Questa, diceva un fine giornalista napoletano in un convegno, non è la società dello spettacolo, è la società dell'avanspettacolo. Parlava dell'Italia e della sua cultura, naturalmente, e a me pare che avesse molto ragione- anche se non del tutto, perché leggevo nella sua battuta un certo "classismo" nei confronti dell'avanspettacolo, che è stato invece un piccolo volgarissimo genere popolaresco da cui molti sono venuti (da Totò a Fellini, dl\ Petrolini a Sordi). Questa è la società della televisione - di quel peculiare e piovresco tipo di spettacolo. E dei giornalisti-di quel peculiare e cialtronesco tipo di divismo. In tv e sui giornali, lo spettacolo domina: nel senso, appunto, che tutto vi diviene spettacolo; ma anche nel senso che il campo specifico dello spettacolo è massicciamente dilagato dalle pagine delle recensioni a un' informazione vasta e pettegola, indiscriminata. Di tutto e troppo. Come se vi fosse poi così tanto da vedere ascoltare applaudire! No, non viviamo una nuova etàdell' oro della storia dello spettacolo (l'ultima, ma in sintonia profonda con la storia della cultura e la storia di un'epoca di grandi rimescolamenti, la si è vista, quasi dovunque nel mondo, negli anni tra gli ultimi Cinquanta e i primi Sessanta), e questo non è un nuovo rinascimento, ma uno sprofondamento dentro il cui caos tutto sembra equivalersi e proprio perché si ritiene che non si crede poi molto nel futuro il cinismo domina, con l'arraffarraffa dei tanti e un pubblico che smania di sentirsi vivo nel possesso, nella emozione facile e conto terzi, nella risata e nel!' esaltazione del proprio sciagurato sé, simile ai sé di milioni e milioni della parte ricca del mondo. Si ha così la forte sensazione, certamente minoritaria, che sarebbe necessario un qualche colpo di freno, un guardarsi intorno un filo più esigente, una scelta più determinata e prospettica anche nel campo dello spettacolo; oltre che in quelli della politica e dello spettacolo, che si vorrebbero nuovamente distinti. Questo non accontentarsi del troppo che ci viene offerto, ripetitivo fino alla nausea, in varianti séontate anche tra gli autori che di varianti si tsaltano; questo volersi confrontare con opere e autori che non vengono motivati soltanto dal privilegio oda! conformismo,che insom-
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