Linea d'ombra - anno VII - n. 37 - aprile 1989

IMMUNE DAL NICHILISMO Incontro con Helmut Gollwitzer a cura di Uwe Hornauer e Hans Norbert Janowski traduzione di Maria Maderna Helmut Gollwitzer,professore emeritodi teologiaallaFreie · Universitatdi Berlino, ha compiutoottant'anni afine dicembre del 1988. Successore di Martin Niemoller a Dahlem e membro della çhiesa Confessionale,nonchéteologoe cristianopoliticamente i{"lpegnato,ha esercitatoper tutto il dopoguerraunforte influsso su un'intera generazionedi teologi, col suo esempio, il suo insegnamentoe i suoi scritti. Professor Gollwitzer, lei staper compiereottant'anni ... Mi lasci dire, come inizio, qualcosa sulla mia vita: che è facilmente divisibile in due parti. La prima metà si può dividere, a sua volta, in tre parti, ognuna di cinque anni: cinque di · Kirchenkampf (lottaper la chiesa), poi cinque di militaree infine cinque di prigionia. La seconda metà - e qui divento più personale - sono trentacinque anni di felicità, un matrimonio ideale. Fino al primosettembre 1986,quando è mortamiamoglie;equesto commiatodura tuttora. E ora qualcosasullanotte del pogrom. È vero chelei, la domenicadopo il 9 novembre1938 (cioè la cosiddetta "nottedei cristalli")non hafatto altro chedare lettura dei dieci comandamentidurante la messa alla chiesa di Dahlem? Non è proprio andata così; e non era domenica, ma mercoledì o giovedì, ed era il giorno di penitenzae di preghiera, circadieci giorni dopo la notte del pogromdel Reich, che da noi viene tutt'ora chiamata la "notte dei cristalli". Allora dovevo tenere io la predica. La chiesettadi Dahlem era troppo piena e allora ci spostammo nella sala della nostra comunità, dove la gente poteva sentire anche attraverso le finestre e, in conformità alla liturgia vetero-prussiana,era prevista per il giorno della penitenza la lettura dei dieci comandamenti. Ma non intendevo pronunciare qualcosa di audacequando dopo averli letti dissi: "Non sodavvero se in questo giorno posso riferire a noi i dieci comandamenti; chi potrebbe tenereuna predica oggi? Non dovremmo staresemplicemente in silenzio e pregare dio di perdonare noi e il nostro popolo ?" Durante quest'introduzione non sapevo ancora se ero in grado di andare avanti. E poi ho improvvisato una predica del giorno della penitenza di cui si parlò molto in Germania. Non le hannofatto nulla, dopo? Niente di personale, se non che mi portavano ogni due o tre mesi alla Gestapo dove mi comunicavano le ultime denunce nei miei confronti; anche allora era così! Per quanto riguarda il 9 novembre, potevamo già prevedere che si intendeva procedere, in modo organizzatoe con ordini dall'alto, contro gli ebrei. Abbiamo subito nascosto alcuni ebrei nella comunità, poiché si erano concentrati a Dahlemmolti ebrei battezzati ma anche alcuni non battezzati: nei diversi gruppi della nostra comunità, cioè gruppi biblici, giovanili e familiari, essi venivanoaccettati alla pari ericevevano anche aiuti concreti. Una coppia di sposi s'era rifugiata a Grunewald e ce l'aveva comunicato; là gli spedivamo cibi e coperte.Mi ricordo in particolareche un giuristadi nomeSobcrnheim venne da me con sua moglie; abitava a Dahlem ed era stato portato a Buchenwaldper due settimane.Ci raccontò cose ter32 ribili dei maltrattamenti inflitti agli ebrei - era un uomo stroncato. Ne/frattempo è passato mezzosecolo. Che cosa le dice oggi questa data e cosa dovrebbe dire a noi più giovani? È rimasto soprattutto lo sgomento che ciò sia potuto capitare al nostropopolo. Avevo ritenuto fino allora i tedeschi un popolo d•animobuono, e alcuni orrori nella storia di altri popoli europei non si erano verificati da noi. Alloradovetti imparare che i tedeschi sono sì menocapaci di orrori di massa spontanei, come li conosciamo dalla Rivoluzione francese e dai pogrom dell'Europa dell'est, Iosonoinvece incasodi orrori ordinati dall'alto, chepossonoeseguire senza resistenze e senza sentirsene toccati interiormente. Di questoabbiamo avuto spesso la riprova negli anni successivi.Cosìmi restano impressi,degli orrori del nazismo, inparticolar modo quelli perpetrati contro gli ebrei: questa possibilità che è in ognuno di noi di compiere ogni atrocità, se speriamodi trarne dei vantaggi o se lo vogliono i nostri superiori.La messaa nudo dellabrutalità nascosta inquesti buoni tedeschi fu I'impressione più forte della notte del pogrom e negli anni che sono seguiti. Unavolta lei ha scritto lafrase: il rapporto congli ebreiè la sceltamoralepiù importantedel nostropensiero epesa inmodo determinantesuogniprospettivafutura. Cosasignificaquesto,in termini concreti? Quando dico "nostro" intendo con "noi" la chiesa cristiana, non tanto la storiadel mondo, benché secondo me è opportunoriflettere sull'affermazione che nel modo di rapportarsi con gli ebrei si decide anche il destino di unpopolo. Per la chiesacristiana in ogni caso -questo l'ho capitocol tempo- il rapportocon gli ebrei è la questione centrale. Essa, fin dagli inizi, quando era ancora chiesa giudaico-cristiana, aveva già le sue difficoltà con gli ebrei poiché in un primo tempo costituiva una setta ebrea rifiutata e oggettodi oppressione da parte della maggioranzadi essi. Il rifiutodegli ebrei, a partire da Costantino, fu poi originariamente legato alla sottomissione della chiesa ai poteri mondani e alla rinuncia a diventare una forza critica nei confronti dei rapporti di dominio e di proprietà preesistenti. . Questoha caratterizzatotutto il medioevo ... E questo si·è visto nel destino degli ebrei nei paesi cristiani. Nel cristianesimo totalitario del medioevo, fino ali' illuminismo, nei paesi cristiani, non poteva vivere nessuno che non lo fosse, nessun pagano, nessun musulmano, se non si fosse fatto battezzare, sologli ebrei; ed essi per due motivi: primo, perché era stato predetto che essi avrebbero riconosciuto Gesù alla fine del mondo, e seèondo perché sono stati i testimoni in carne ed ossa della passionedi Cristo. Da questodestino di isolamentogli ebrei sono statisalvatisolodall'illuminismo; non dallaRiforma,non da Lutero. Questo fa sì che io, allievo di Barth e quindi teologocritico nei confronti solo dell'illuminismo, non sia però nemico di questa tendenzané del liberalismo,bensì unerede grato.Daquando, a Dahlem,vedevocaderegli ebrei per mano dei nazisti,e mol-

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