tanai, cercando di darmi un'aria ncwnale, indifferente. Ho ripensato più volte a quell'episodio e ho conci uso che l' uomo aveva avuto ragione a comportarsi nel modo che ho descritto, a non correre il rischio di cadere in una provocazione, a rifiutare i nostri giochi cospirativi. Sul momento, invece, ribollivo di indignazione, alimentata dalla paura, e pensavo al modo di uscire dalla trappola. L'unica cosa che potevo fare, pensai, era distruggere quel materiale. Ma dove, e come? Decisi di raggiungere la campagna, e forse lì avrei trovato la soluzione del mio guaio. Ripresi un tram, scesi al capolinea e mi addentrai tra i campi, sempre con i miei due pacchi stretti al pe'tto, finché non mi imbattei in un corso d'acqua, una roggia di media portata. Mi accovacciai sulla proda, disfeci il primo pacco e cominciai a stracciare in pezzi minuti i volantini che conteneva, gettando nell'acqua i frammenti di carta. Doveva costituire uno spettacolo grottesco quel giovane uomo in vesti cittadine, solo e semi nascosto tra i campi di granoturco, intento a distruggere e disperdere nel sole del pieno mattino delle cose per possedere e far conoscere le quali lui ed altri avevano rischiato la galera! Mentre attendevo a quel compito, avevo spiegato un esemplare di quei fogli sull'erba di fianco a me e, nonostante la molestia degli insetti e l'impaccio degli steli, avevo preso a leggerlo. E a mano a mano che lo leggevo mi sentivo invadere da un vero e proprio furore, perché su quelle due pagine così preziose era stampata un'assurda diatriba fra personaggi dell'emigrazione antifascista, di cui non m'importava assolutamente niente, e così mi trovai ad accompagnare la mia attività manuale con una serie di improperi, bestemmie e parolacce che forse, o forse no, mi aiutarono a vincere l'umiliazione e la paura del momento. Quando l'ultimo brandello dell'ultimo volantino fu portato via dalla corrente, insieme alla carta stracciata dei pacchi, mi tolsi la giacca, me ne feci cuscino, mi sdraiai sull'erba, accesi una sigaretta e, aspirandone con golosità le boccate, cominciai a riflettere. ~ Dovevo cercare anzitutto di sottrarmi alla cattura, oppure no? Pensavo che scappare non mi sarebbe stato difficile. Avevo soldi e quindi potevo pagarmi il viaggio fino a Pré-St. Didier (chiedo scusa, San Desiderio Terme per la toponomastica del Littorio); di lì raggiungere Planpincieux non presentava difficoltà. Vestiti panni e calzature alpine, per me sarebbe stato un gioco sconfinare in Svizzera attraverso il Col Ferret, o in Francia attraverso il Col de la Seigne o addirittura il Colle del Gigante. Meglio la Francia, pensavo, e il Col de la Seigne, perché poi avrei potuto cercare di infilarmi su un treno per Parigi. A Parigi e' era la concentrazione dei diversi gruppi antifascisti. Valendomi delle mie conoscenze con i Bensì o di quella, assai più labile, con i Trevcs, avrei ben trovato qualcuno disposto ad aiutarmi temporaneamente, finché non mi fosse offerta la possibilità di lavorare. Fino a questo punto delle mie previsioni, tutto bene, dunque. I guai venivano subito dopo. Sarei diventato un antifascista emigrato, e già questo mi suonava male, e chi sa quando e come avrei potuto rientrare in Italia, e questo mi tornava peggio ancora. A quel prezzo avrei potuto conservare la mia libertà personale, ma della mia famiglia, di mio padre e della sua scuola che sarebbe accaduto? E Bianca quando l'avrei rivista? E i compagni, e Mario, e Verdi, che avrebbero pensato? Non era forse, quella in cui mi STORIE/MALAGUGINI trovavo, proprio la situazione della quale avevamo discusso insieme a lungo e con pignoleria? Non ci eravamo subito detti, e poi sempre ripetuti, che era incerto quando saremmo stati arrestati, certissimo invece che saremmo finiti in prigione? E non avevamo forse convenuto, uno per uno e tutti insieme, che l'essenziale non era sfuggire all'arresto, ma costruirci per tempo una linea di condotta per la quale non potessero venirci addebitati fatti concreti, la costituzione di un gruppo organizzato di celi ule socialìste o comuniste, ma soltanto un generico antifascismo e il sodalizio occasionale di alcuni giovani, soprattutto studenti? E allora, di che mi preoccupavo? Saremmo stati per qualche tempo in carcere, ma poi tutti a casa o, alla peggio, al confino di polizia; e quest'ultima prospettiva, devo confessarlo, invece di angustiarmi, esercitava su di me una sicura attrattiva. Avevo finito da lungo tempo la mia sigaretta, quando decisi di non scappare. Ma dovevo tornare subito alla clinica, o godermi invece con sicurezza, ancora una mezza giornata di libertà? Questo problema lo risolsi più rapidamente. Se le notizie portate da Andreina erano esatte, dopo un centinaio di arresti eseguiti l 'irreperibilità momentanea di uno solo degli indiziati non poteva, secondo me, aver suscitato sensazione. E poi, eravamo in Italia e la polizia, occupata a controllare e smistare tutti i pezzi di carta che, anche in regime fascista, accompagnavano operazioni del genere, non avrebbe certo violato gli oneri sacri della burocrazia. Mezzogiorno è mezzogiorno, conclusi, e a quell'ora forse neppure erano arrivati ad accorgersi che uno dei "sovversivi" mancava al1'appello. Anch'io fui, perciò, puntuale e rientrai alla clinica per l'ora del pranzo. Mi scusai con la suora per la mia brutta partenza del mattino, che giustificai con l'esigenza comunicatami dalla mia "fidanzata", di incontrare un professore di passaggio, e mangiai in pace con l'appetito della mia età. ABBONATEVI ALNUOVO • • école rossoscuola DAL 1979 PERUNA·10EA NUOVADISCUOLA La prima rivista italiana di informazione e dibattito sull'educazione ambientale ROSSOSCUOLA: L.20.000 ÉCOLE:L. 1O.ODO VERSAMENTI SULCCP26441105 INTESTATO ASCHOLÉ VIAS. FRANCESCO D'ASSISI3 · 10122TORINO COPIESA66IOSURICHIESTA 109
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