Linea d'ombra - anno VII - n. 37 - aprile 1989

CONFRONTI le qualità della leJlgerezza nei disegni di TulhoPericoli Andrea Rauch Se Italo Calvino avesse dovuto inserire questi disegni di Tullio Pericoli(Woody, Freud e gli altri, Garzanti, 1988) a commento delle sue Lezioni americane li avrebbe di certo usati per illustrare la "leggerezza". Sono disegni, infatti, che non hanno, ali' apparenza né il peso né l'opacità della vita reale; la penna che scorre sul foglio sembra quasi far fatica a lasciare tracce d'inchiostro e quando la grafia si mescola con il colore il segno che rimane sulla carta è impercettibilmente lieve. I personaggi che qui si celebrano, al contrario, hanno un peso e uno spessore avvertibile e misurabile. Il corpacciuto e accigliato Orson Welles, il grave Benedetto Croce, l'incombente Gilnther Grass occupano la pagina con una presenza forte e densa, e la conclamata levità del tratto serve quasi da ideale contrappunto grafico per la rappresentazione. Anche le mascelle quadre e le grandi mani contadine di Boris Pastemak contrastano con un tavolo di scrittura dove I' avanzare della penna agita e solleva carta, inchiostro, foglie morte, matite. Disegno di Andrea Rauch. vi; sono inseriti in un contesto "solidamente" e tradizionalmente certificato da anni di pittura, in un paesaggio ingombro non degli attrezzi della satira (nasi adunchi e mani grifagne), ma di segni e di colore; le penne e le matite volano sul foglio, missili spuntati e incruenti, e i pennini solcano il terreno per affondarvi di IL CONTESTO sbieco. Al confronto con il portato complessivo di questa operazione grafica e intellettuale si può ormai affermare che nemmeno David Levine, termine obbligato di paragone per il nostro, tenga il passo. Levine usa infatti sempre più spesso gli artifici "classici" del caricaturista (se ci si passa l'orrendo termine); amplifica i tratti, marca le deformazioni, accentua i particolari. La testa si disegna sempre ingigantita rispetto al corpo. Non solo; Levine amplifica e evidenzia anche le "protesi" significative del personaggio (la pipa di Sartre, oppure gli occhiali di Joyce) e il risultato è una ritrattistica appariscente ma esteriore, magistrale magari nel cogliere le somiglianze fisiognomiche ma sovente incapace di andare a fondo; incapace soprattutto di inserire il personaggio ritratto in una propria filosofia grafica. Che, invece, è proprio la caratteristica essenziale di Pericoli, che scava ali 'interno del personaggio, lo scompone, lo confronta con il proprio mondo poetico e lo restituisce alle stampe, per così dire, ristrutturato. Un vero e proprio ritratto letterario. Mi sono chiesto, per concludere, quale sia il mio ritratto preferito. Certamente quello di Beckett, dagli occhi gialli, le rughe fitte come ragnatele e il cappottone a spina di pesce. Beckett guarda fisso l'obiettivo e niente vi è intorno a lui. Il ritratto è essenziale come il personaggio. Nessun elemento, nemmeno un accenno di paesaggio, viene a turbare la quiete narrativa. Corre il sospetto che il cappotto e la sciarpa servano a nascondere una nuova assenza di peso, che la stoffa sia tesa solo dal vento che agita il libro. Ancora leggerezza, appunto. Non solo la qualità del segno di Pericoli, comunque, suggerisce leggerezza. La sospensione è presente, esplicitamente raffigurata, in molte tavole. Spira tra le pagine una brezza leggera che increspa cravatte, solleva soprabiti, agita chiome. Una brezza che fa levitare il fumo di Virginia Wolf (il lungo raffinato bocchino) e quello di Montale (una cenere che sfida ogni probabile forza di gravità). Anche il cubo che sovrasta il pensoso Baudelaire ha l'impasto delle nubi e il mondo delle città di Calvino, si scioglie nella pignoleria grafica, accurata fino a sfiorare la mania, con cui è disegnato. CONFRONTI . Pericoli ha vissuto per anni l'ambiguità, a volte pensiamo quasi dolorosa, del suo doppio ruolo di "pittore" e di "illustratore". Pittore di paesaggi aerei e di fantasie kleiane, catalogatore di grafie complesse come ragnatele di inchiostro. E illustratore, d'altra parte, di satire umorali, ingombrate dai personaggi, questi sì assai poco "leggeri", della nostra politica quotidiana. A proposito delle sue tavole per i1Robinson Crusoe pubblicato da Olivetti qualche anno fa, Pericoli stesso aveva a dire: " ... Mi ha interessato Robinson perché è la storia di un personaggio, cioè di una faccia, di un corpo, all 'intemo di un paesaggio, cioè delle possibili curve di una collina, di un incupirsi del cielo, di una bufera improvvisa del mare ... " La raccolta Woody, Freud e gli altri conclude il processo, iniziato forse là, di "ricomposizione" della personalità dcli' artista; la fu- . sione dcli 'interesse del "pittore" Pericoli per il paesaggio coni 'interessedell "'illustratore"Pericoli per la figura. Perché i ritratti degli scrittori, dei pittori, dei musicisti, dei cineasti non sono soltanto lieI rigoridell'insensato nel più bel romanzodi Gianni Turchetta Stretti come siamo nella falsa alternativa fra uno specialismo angustamente tecnologico e una tuttologia vacua se non cialtronesca, verrebbe voglia di parlare di un personaggio come Massimo Bontempelli soltanto per ritrovare l'immagine di un intellettuale a tutto campo, capace di lavorare su diversi terreni senza però lederne la specificità, produttore in proprio e insieme organizzatore culturale. Impegnato politicamente (nelle file dcli' ala futurista del fascio prima, e del partito comunista nel secondo dopoguerra), organizzatore di compagnie teatrali, fondatore e direttore di riviste ("Novecento" è la più nota, ma anche "Quadrante" e "Domus"), fautore dell'astrattismo pittorico e del razionalismo architettonico (in polemica con il dccorativismo piacentiniano ), fondatore (1929) del primo cineclub italiano, Bontempelli ha scritto narrativa, poesia, critica, teatro. Bontempelli Perquantosiaormaipacificochesi tratti di un autore destinato a restare nel panorama della nostra letteratura novecentesca, è anche vero che il suo destino critico è abbastanza singolare. Nei primi anni Venti infatti Bontempelli è stato caposcuola di un'avanguardia già morente, ch'egli prendeva così alla lettera da finire di demistificarla semplicemente per via di oltranza trasgressiva. Un romanzo come La vita intensa, composto da dieci micro-romanzi, e dove Bontempelli autore s'incontra con Bontempelli personaggio, è non meno una straordinaria anticipazione di letteratura al quadrato (pensate: 1919; quanti autori di oggi si sentono ancora molto originali a rifare una meta-letteratura di cui gli ultimi quindici o vent'anni ci hanno propinato dosi massicce?), che una presa in giro di analoghe e più sguaiate operazioni futuriste (come l' 8 anime in una bomba, Romanzo 9

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