3 È divertente giocare con i paradigmi come con uno spago tra le dita e i pittori lo sanno, che tracciano linee che chi guarda il quadro sa cosa sono e dove sono dirette Qualcuno ci resta intrappolato uccellino che s'impiglia con le zampe nel nido Guai alla sventurata madre che il nido costruì Adesso credo che la cosa accada di tanto in tanto, con una certa statistica regolarità POESIE Rosa Tavelli *** Il cancello è aperto Nebbia fitta che a malapena il passo lascia Tempo di novembre - inclemente Brividi sotto pelle Voci dicono- a stento percepibili vai tu sorella Le presenze voci di assenti occhi a volta che si affollano dita che accennano ci sono anch'io Il cancello è aperto Il freddo spinge via il grido impedito la corrente delle sillabe accavallate Non il silenzio dei mondi unico custode Il corpo simulacro di assenza chiusa tra gli occhi Soffio ormai le voci tra gli alberi che il sole se filtra a tratti brucia e annera insipiente Alle tempie il trasalire della nostra paura POESIA/T AVELLI Fuochi fatui nella nebbia Baluginio la pianura Mi stendo sotto il tasso Dormo La terra sotto l'albero è più calda accogliente ... luce netta spaccata del cristallo ambra e cinabro fino al tetto della terra Negli occhi stupefatti confissa muove l'esperienza Amor mortis lii Ispido ciuffo spunta ramato dal cartone altrimenti per intero ti copre. Addormentato. Sotto la loggia alla colonna - povera cosa - - alati i piedi - ti abbiamo trovato. Per mano al compagno dei giochi pellegrini alla meta il miraggio attende. Alla giÒia il grido ridesta noi che gioia proviamo. Ma tu supplice esausto ci chiedi che il tuo sonno non turbiamo. Paesaggi Abbagliante sorge il tempio al mondo La sua cupola un mantello possente non si apre a fessura non cresce lo strampalato fico e il cappero di Lecce non grida non voli di stornelli La tortora accompagna la colomba in albis non bionda arenaria che sfigura al tempo Di marmo - l'eterno - i portali le colonne I fregi in astratta geometria non si annicchiano al piccione di morte cisposo e arruffato non si annicchiano Immoto il cortile veste il bosso di cesoie ornato - la rosa cinerina non occhieggia la lucertola e la poa non il capelvenere nel pozzo Allo stelo della fonte il forestiero mai non giunse né mai bevve Di marmo polito dai ginocchi e dai baci Sorge un chiostro di capitelli fiorito e di aranci 105
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==