Linea d'ombra - anno VII - n. 37 - aprile 1989

Dopo ilgrande sonno La rivistadei curiosi Bene versus Busi TIC Wolinski TIC Sotto le città un groviera TIC Pedro Pietri poeta TIC Spazzume TIC Robert Crumb TIC Patrizio Roversi TIC Pecora elettrica TIC Sottsass Compass TIC Brevetti impossibili TIC Truffe di giornata TIC Cavallari si nasce TIC Fotomodelli belli TIC Nichetti versus Nichetti TIC Core napulitano TIC David (Fat) Crosby TIC La morte di Fat Freddy TIC Alessandro Bergonzoni TIC Arbitro ...uto TIC I Ching TIC Francesco Salvi TIC Ecologia domestica TIC Andar per maghi TIC Le memorie dell'acqua TIC Mariscal TIC Loggione caldo TIC Fotogenova TIC Scambi ferroviari TIC Milano sul Volga TIC a In edicola ad aprile diretta da Oliviero Beha n.35 L'imperialismo pubblicitario: i miti del consumismo nei paesi più poveri del mondo I sindacati alla ricerca del consenso perduto ma anche di una nuova immagine "Ladri di saponette": uno spot lungo un film IN TUTTE LE MIGLIORI EDICOLE Editoriale Comunicare srl - Via Caradosso 18 20123 Milano - tel. 4396976 IL CONTESTO mente peculiare questa natura. La musica delle sue parole che evoca il suono di un violinista che si esercita su una doppia cordatura aspramente dissonante è più consona alla realtà austriaca di quanto Io sia l'amato Mozart più volte ricordato. Se vogliamo comprendere Bernhard e i malati come lui, dobbiamo avere presente la situazione di un paese mai esistito: l'Austria fu un mito. Fu la Cacania di Musil e il museo fantastico .di Albert Paris Gutersloh. Non è mai stata una realtà politica. La monarchia imperial-regia rappresentò storicamente un'imbarazzante soluzione della casa d'Asburgo. La prima repubblica fu un'invenzione dell'Intesa, la seconda, ancora instabile, anche se sufficientemente addestrata, dipende dal parallelogramma di forze delle potenze mondiali. Il paese è insieme indolenza pigra e splendore fasullo e frivolo che nessuno meglio dello spiacevole festival di Salisburgo, l'odiata città di Bernhard, riesce a rappresentare. A questo punto dobbiamo chiederci se quello che si vede è solo odio purissimo. La risposta è certamente no. Non è possibile ridurre il morbus austriacus a semplice aggressività. Detto altrimenti l'istinto di morte è sovrastante, mal' eros non è spento. Lo sdegno per questo paese, quando gli si appartiene, può fare ammalare ma non si può cessare di amarlo, pur se in modo intricato; nel suo libro povero di accadimenti esterni ma ricchissimo di reazioni alla miseria delle vicende, Sai isburgo e l'Austria sono vissute da Bemhard senz •altro come "patria". Sa benissimo che la città e il Land di Salisburgo - che presentano con l'Ungheria e lfiSvezia la percentuale più elevata di suicidi - sono stupende, e che la loro bellezza non è una trovata pubblicitaria dell'ufficio turistico austriaco, ma quella capace di toccare il profondo dell'uomo e, a maggior ragione, del poeta austriaco. Poiché l'Austria, e soprattutto la terra di confine che circonda Salisburgo, sono per così dire sospese nel vuoto, sia come paesaggio che come fisionomia urbana che come patria, cosa sono in realtà? Territorio tedesco? Austriaco? Si pencola con loro in una dimensione spettrale che non è possibile definire né politicamente, né socialmente, né come nazione. Lo scrittore descrive con grande precisione la rapidità da prestidigitatore con la quale l'audace popolazione salisburghese sovrappose da un giorno ali' altro al color bruno nazista il nero profondo del cattolicesimo austriaco. L'infernale collegio nazionalsocialista dove si era costretti a cantare "Le marce ossa tremano" continuò - dopo il crollo del Terzo Reich - a funzionare come collegio cattolico. Il crocifisso distendeva ora le sue braccia dove prima pendeva il ritratto di Hitler. Scrive Bemhard: "Il corpo di Cristo che ora veniva inghiottito e trangugiato quotidianamente, per circa trecento volte all'anno, non rappresentava nulla di diverso dagli onori quotidiani resi ad Adolf Hitler( ...) e il sospetto che il nostro rapporto con Gesù Cristo non fosse diverso da quello che un anno o sei mesi prima avevamo avuto con Adolf Hitler fu ben presto confermato." Alcune pagine dopo possiamo leggere: "In questo paese, in questa città ci sono tutte le premesse per la rinascita del nazismo nello spazio di una notte". Per due motivi ritengo fondamentale la lettura delle opere giovanili e la rammemorazione degli incubi prealpini di Bernhard: intanto perché è possibile individuare realmente la causa che fa di questo autore non solo uno scrittore cupo, come viene universalmente definito, ma soprattutto un uomo e un poeta che dialoga con la morte e con la follia così come l'erudito Roithammer di Korrektur, come Wittgenstein e come il suo conterraneo a lui più vicino Georg Tralci. Infine, per potersi accostare per quanto possibile a un minuscolo paese, dasempree inutilmente alla ricerca della sua identità, ricco e eternamente traboccante di straordinari talenti. (traduzione di Sergio Fabian) Da "Merkur" n. 1, 1967 (ora inDer integrale humanismus, Klett Cotta, Stuttgart 1985). ,. .

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