Linea d'ombra - anno VII - n. 37 - aprile 1989

APRILE1989 - NUMERO37 LIRE8.000 I mensile di storie, immagini, discussioni

,. I lit( ~ .-:0· -~~\l!I' ''tohl~h.li~J .~ NataliaGinzburg Maidevidomandarmi Quasi un diario: una raccolta di scritti da porre accanto a Le piccole virtu e Lessicofamigliare. «Supercoralli», pp. v-224, L. 26 ooo JulioCortcizar Ilpersecutore Un magistrale racconto ripercorre in filigrana la vicenda estrema di Charlie Parker. Un omaggio al jazz e alle sue ossessioni creative. Traduzione di F. Nicoletti Rossini. Postfazione di Franco Minganti. «Nuovi Coralli», pp. 99, L. 9000 NicoNaldini Pasolinui,navita "I ,: 1· .._ .. •• J, , - ~ "- , ... ~ ,,'#f. ----. La vita di Pasolini raccontata attraverso la corrispondenza privata, i ricordi degli amici, i verdetti dei tribunali, le polemiche giornalistiche. «Gli struzzi», pp. v1-421, L. 22 ooo Einaudi ClaudioMagris Lontandoadove JosephRothe la tradizione ebraico-orientale Il libro che ha rivelato nei testi di Roth una parabola letteraria e morale del nostro tempo. «Pbe», pp. 323, L. 20 ooo FrancoFortini Verificadeipoteri Lo scrittore e la società, la critica e le istituzioni letterarie: ritorna una voce guida del marxismo critico, con una intatta forza di analisi. «Gli struzzi», pp. vn-333, L. 20 ooo IldibattitoBrenner Acuradi T.H. Astone C.H.E. Philpin Una serrata discussione sull'agricoltura e l'economia nell'Europa preindustriale diventa occasione di confronto fra diverse teorie dello sviluppo storico. Traduzione di Michela Zernitz. «Paperbacks», pp. xvm-381, L. 42 ooo RaulRossetti Schiendaivetro L'autobiografia di un minatore. « Una narrazione allegra e drammatica ... Un racconto che ha la seduzione e l'acerbità dei ricordi vivi e reali» (Natalia Ginzburg). «Nuovi Coralli», pp. 245, L. 15 ooo Storiad'Italia Leregionidall'Unitàa oggi LaPu91ia Acura.diLuigiMasella e BiagioSalvemini La Puglia delle città e degli insediamenti sparsi, dei latifondi e delle piccole proprietà, la Puglia bracciantile e comunista dei Di Vittorio e dei Grieco e quella democristiana di Aldo Moro. «Biblioteca di cultura storica», pp. xx-1033 con 68 illustrazioni fuori testo, L. 11 o ooo RaymonRdadiguet Ildiavoloincorpo nellatraduzionedi FrancescSaanvitale Turbamenti e incantesimi adolescenziali. Un successo degli anni Venti, prodigio d'immaginazione e di scrittura, che conserva ancora oggi un grande fascino. «Scrittori tradotti da scrittori», pp. 161, L. 12 000 ChristophHerampton LesLiaisondsangereuses Il fortunato testo teatrale tratto dal capolavoro della letteratura libertina. A cura di Masolino d'Amico. «Collezione di teatro», pp. rx-99, L. 9000 DarioFo Lecommedie Tutta casa,letto e chiesa e altri ventiquattro monologhi per una donna di Dario Fo e Franca Rame. «Gli struzzi», pp. v-272, L. 16 ooo Per i bambini: ElveFortisdeHieronymis I viaggidiGiac Le avventure di un pupazzo di carta nel paese dei punti e delle linee, dei cerchi, dei quadrati e dei colori. «Libri per ragazzi», pp. 126, illustrazioni dell'autore, L. 20 ooo

Direttore: Goffredo Fofi Direzione editoriale: Lia Sacerdote Collaboratori: Adelina Aletti,Clriara Allegra, Enrico Alleva, Isabella Camera d'Afflitto, Giancarlo Ascari, Mario Barenghi, Alessandro Baricco, Stefano Benni, Alfonso Berardinelli, Paolo Bertinetti, Gianfranco Benin, Romano Bilenchi, Lanfranco Binni, Franco Brioschi, Marisa Caramella, Cesare Cases, Roberto Cazzola, Grazia Cherchi, Francesco Ciafaloni, Luca Clerici, Pino Corrias, Vincenzo Consolo,Vincenzo Cottinelli, Alberto Cristofori, Mario Cuminetti, Peppo Del Conte, Stefano De Matteis, Riccardo Duranti, Bruno Falcetto, Marcello Flores, Giancarlo Gaeta, Fabio Gambaro, Pergiorgio Giacchè, Aurelio Grimaldi, Giovanni Jervis, Filippo La Porta, Gad Lemer, Stefano Levi della Torre, Marco Lombardo Radice, Marcello Lorrai, Maria Madema, Luigi Manconi, Danilo Manera, Bruno Mari, Edoarda Masi, Roberta Mazzanti, Paolo Mereghetti, Santina Mobiglia, Maria Nadotti, Antonello Negri, Cesare Pianciola, Gianandrea Piccioli, Bruno Pischedda, Oreste Pivetta, Giuseppe Pontremoli, Sandro Portelli, Fabrizia Ramondino, Alessandra Riccio, Fabio Rodriguez Amaya, Paolo Rosa, Roberto Rossi, Franco Serra, Marino Sinibaldi, Joaquìn Sokolowicz, Piero Spila, Paola Splendore, Antonella Tarpino, Alessandro Triulzi, Gianni Turchetta, Emanuele Vinassa de Regny, Itala Vivan,Gianni Volpi, Egi Volterrani. Progetto grafico: Andrea Rauchi Graphiti Ricerche iconografiche: Carla Rabuffetti Relazioni pubbliche: Miriam Corradi Esteri: Regina Hayon'Cohen Produzione: Emanuela Re Hanno contribuito alla preparazione di questo nwnero: Vittorio Avella, Francesco Carchedi, Franco Cavallone, Vanna Daccò, Rina Disanza, Sergio Fabian, Giorgio Ferrari, Edoardo Fleischner, Guido Franzinetti, Barbara Galla, Alberto Gallas, Carla Giannetta, Daniele Gorret, Bianca Malagugini, Vanna Massarotti Piazza, Marco Miiller, Grazia Neri, Carlo Papini, Silvio Soldini, la Bertrand Russe! Peace Foundation, "CineBulletin", "Il Manifesto", "La Voce Evangelica", la Ubulibri, le case editrici Art& di Udinee Claudiana di Torino, l'archivio fotografico della RAI, l'ufficio stampa del CRT · e la libreria Popolare di Via Tadino 18 a Milano. Editore: Linea d'ombra Edizioni srl Via Gaffurio 4 - 20124 Milano Tel. 02/6691132-6690931 Distrib. edicole Messaggerie Periodici SpA aderente A.D.N. - Via Famagosta 75 - Milano Te!. 02/8467545-8464950 Distrib. librerie PDE - Viale Manfredo Fanti 91 50137 Firenze - Te!. 055/587242 Stampa l..itouric sas , Via Puccini 6 Buccinasco (MI) - Te!. 02/4473 I 46 LINEA D'OMBRA Mensile di storie, immagini, discussioni Iscritta al tribunale di Milano in data 18.5.87 al n. 393 Direttore responsabile: Goffredo Fofi Sped. Abb. PosL Gruppo III/70% Numero 37 - Lire 8.000 Abbonamenti annuale: ITALIA: L. 65.000 da versare a mezzo assegno bancario o c/c postale n. 54140207 intestato a Linea d'Ombra. ESTERO L. 90.000 I manoscritti non venGono restituiti Si risponde a discrezione della redazione. Si pubblicano poesie solo su richiesta. f,i)~ ,".::-<? LINEA D'OMBRA BIBLIOTECA. INOBIANCO 2 6 11 19 Goffredo Fofi JeanAméry DanteLiano Franco Perrelli Con chi discutere Thomas Bernhard e la sua patria Un congresso degli scrittori del Centroamerica Il teatro di Eugenio Barba RUBRICHE:Antologia(GeorgeOrwellsullinguaggiodeipoliticiapag.3),Memoria(M.Knapp su Thomas Bernhard a pag. 5), Immagini (A. Rauch su Tullio Pericoli a pag. 9; D. Mormorio su Giartni Berengo Gardin a pag. 16), Confronti (G. Turchetta su Bontempelli a pag. 9; M. Maffi su alcuni libri su New York a pag. 15; F. Gambaro su M. Choukri a pag. 20; A. Signorini su G. Limentani a pag. 24), Letture (G.Fofi su Del Buono, Battistini, Romani, Zorzi, L'ultimo anno di Mozart e altri libri a pag. 13), Lettere (su "Nonsolonero" a pag. 23), Promemoria a pag. 24. 38 105 POESIA Georg _Trakl Rocco Carbone, Marina Mariani, Rosa Tavelli STORIE 77 85 89 99 104 107 74 31 A. B. Yehoshua Pierre Mertens Kostas Tachtsis Angelo Petrosino Fernando Marchiori Alberto Malagugini INCONTRI A. B. Yehoshua Helmut Gollwitzer SCIENZA 35 93 Erwin Chargaff Alberto Oliverio La morte di don Giovartni e altre poesie Poesie L'ultimo comandante Autostop Mia nonna Atene Gianni e il suo maestro È tanto tempo Quella primavera del '37 a cura di Lodovico Terzi Il villaggio, il bosco, le fiamme a cura di Regina Hayon Cohen Immune dal nichilismo a cura di U. Hornauer e H. N. Janowski La fabbrica degli incubi molecolari Il gallo di Strasburgo e la macchina di Turing SAGGI . 26 96 Kurt Vonnegut Alfonso Berardinelli SPETTACOLO Un destino peggiore della morte Debenedetti, l'ultimo mago della critica Il sommario è a pagina 42. 111 Gli autori di questo numero La copertina di questo numero è di Franco Matticchio (distr .Storiestrisce). Questa rivista è stampata su carta riciclata

' IL CONTESTO 2 Conchidiscutere Goffredo Fofi C'è stato,un tardopomeriggiodiquest'invernomoltoarido, un incontroalla Casa dellaCulturatraAchilleOcchettoe gli "intellettualimilanesi", al quale, con una certa sorpresa, ero statoinvitato.Dico subitochegli "intellettuali"eranoperlopiùsignorie signoremoltobenestanti,piuttostoalti funzionari della cultura intesa in senso lato (istituzioni, industria culturale, accademia),che non scrittorio artisti, e che non si trattavadi unpubblico simpatico.NeancheOcchettomi pare uno che sprizzi simpatia da tutti i pori; ma mi è accaduto, via via che il suo discorso si snodavasopra la bella platea,di paragonarelui e quella, e di trovaredecisamentemigliorelui - moltopiù coraggioso, almenoa parole.E questa simpatia andava crescendoman mano che, durante gli interventi,mi sembravadi leggere sulla sua facciauna irritazionecrescente, per non dir di peggio per le sciocchezze che doveva ascoltare, con non più di una o due eccezioni. Da questo incontroe da altri, dalla lettura dei documenti precongressualidel Pci, dai miei vagabondaggiper il BruttoPaese,dallefacceche vedoe daidiscorsiche sentonellacosiddetta"sinistra", ho ricavato sul Pci e suOcchettodueconvinzioni che sarei ben felice di vederesfatate: che i discorsi sonocoraggiosimache la"tattica"continueràaesserelastessa, e quindiche le aperture al socialee le novità vere verranno ancora sacrificate alle mediazionipolitiche nel Palazzo; che i discorsisonocoraggiosie innovativi,e sembranoanche sinceri, ma che non c'è una base, né dentro né fuori del Pci, in Italia, per sostenerli e farli propri. Insommae inbreve: la situazioneumana,culturale,antropologica,morale e dunque politica è nel nostro paese (a cominciaredal funzionariatoPci) moltomamolto più compromessa di quantonon si vorrebbecredereo farci credere.Certi discorsi (per esempio sulla responsabilitàdi ciascuno,senza escluderei proletari, nei confrontidel degradodella natura o della famedegli altri, con quelloche ne deve conseguire di cambiamentodi rotta; per dire solo la cosa più macroscopica che mi viene alla mente), non sono bene accetti dai nostriconnazionali,e c'è perfinochi, facendoli,cercasoloun suo nuovo ruolo e spazio di potere. · Romperela crostadurissimadellecomplicitàe degliinteressi è piùchedifficile,è forseimpossibile.Che unaparte del Pci ci provi, è perciò più che lodevole,in mezzoa questopopologiàdi formichetramutateinpopolodi cavallette,maè lecitodubitaredel successodellesuepropostepiù radicalie, per questo, restare sulla diffidenza quantoalla sinceritàdi molti che le avanzano.Altrettantoè lecito, e forse doveroso,seguireconattenzionegli sviluppidellasituazioneinternaalPci (quanti trucidiancora vi si annidano!)e con molta attenzione quelli del rapportotra le paroled'ordine lanciatedall'alto e la rispondenzao la crisi che esse possonosuscitare nel bassoe, di ritorno, nelle aree del potere politicodella cosiddetta"sinistra". Personalmente,portato come sono a provare simpatiaper le causeperse e per i perdentie vedendonelPci di oggi un disordineche può essere vitale,mi accade per la prima volta di guardarecon attenzionea un partito che la miaesperienza mi ha portato a considerare inpassato più nemicoche amico (non intendo,è chiaro, le sue basi), perché da qualche sua parte possonoveniree forsestannogià venendocontributi possibilia quellaricomposizione "culturale"primache politica cui si puòe si devecontribuirein tanti, ma con vigilerigore e nonpigliandoper buone tutte le chiacchiereche i nuovi aspiranti leader,da punti diversi, tuttaviaci imboniscono. Non dimentichiamociche ci sonoperfinoquelli che riescono a cavalcarea loroscopiimmediatidi potereanche la tigreahimé realissima del possibile finale... Dellaradicalenovità in cui i problemisi pongono- e sono infinequelli della sopravvivenzadel mondo, del rapporto tra paesi ricchi e poveri, dei modellidi sviluppo,dell'austerità; e sonoquellidi unamutazione sinequanon dei valoriedei modelli - molti si rendono conto, dentro o fuori dei partitie delle chiese e delle istituzioni.A cominciare,questa è la mia impressione,da Occhetto, forse unico tra i politici di serieA. Ma ci sono anchemolti che preferiscononon rendersi conto, per esempiolapartepiùottusadi unaexnuovasinistra(laparte più tradizionalee vecchia della fu nuova sinistra: di tradizionemarxista-leninista,o meglio:burocratico-leninista)che sembra inattaccabilenelle sue convinzionidi ieri e che nessuna crisi ed evidenza riuscirà probabilmentea intaccare se non la perdita dei piccoli poteri corporativio sottocorporativi che è giunta a gestire. Tra quelliche"si rendonoconto"ci sono lepersonepiùdiverse,provenientida esperienzelepiùdiverse,politichee non politiche, religiosee laiche, o di praticadiretta nei campi più disparati.È questoa dare ancora la voglia sufficienteper andare avanti: la scopertadi minoranzeconvintee solide, di individui - e sonotanti-che moltofanno già nel loropiccolo senza farsi sopraffaredalla sensazionedi impotenzache la vastità dei problemiprovoca, e di individuiche vorrebberoe potrebberofareseun collegamentotra loro li si aiutassea stabilire. Fuori dalle logichedei Partiti,delle Chiese, delle Corporazioni, dei Gruppi bùrocratici, tra certi cattolici come tra certi comunisti,tracertiverdie tracertiFGCI (odi altrigruppi giovanilipolitici,probabilmente),tra certi atei come tra certi credenti, tra certi insegnanti come tra certi allievi, tra certi vecchicometracertigiovani...Ed'altraparte,ilrimescolamento che si è avutonella situazioneitalianadelle classi e dei ceti, e quellonellasituazioneinternazionalecoi fallimentideglianni Settanta, imponegrandi, ragionateaperturecosì comegrandi cautele. L'appartenenzadi tutti o quasi a una dilagatapiccola borghesia "alfabetizzata" almeno quanto a condizioni e soggezioniculturali,costringea cercarenuove aggregazioni, identità, verifiche; a far leva oggi sulle "persone di buona volontà"dovunqueesse si trovino.Per quantogenericopossa sembrare, lo è certo meno se si pensa a differenze immediatamentepalesi di frontea opzioni quali quelle di cui sopra (che ancora, insistendo, ricordiamo: sudditanza e conformismoculturali, consumismo, italo o eurocentrismo, presunzione di essere portatori di salute e novità, spirito corporativo,vieti sindacalismi,eccetera). Oggi si trovaspessocomunanzad'idee, vogliadi discutere senzainfingimenti,solidarietà,generosità,curiosità,fraternità dovemenoierice losi sarebbeaspettato;mentresenetrovano raramentee scarsedove le si trovavaieri e dove unacerta propagandadegliex vorrebbefarcicredereche ancora le si trova. Il disordinenon è grande solonelPci; e dove stannogli amici e dove i nemici (messi a parte gli ignavi, come i finti ignavi per sceltae per interesse)è tuttoda riscoprire, da verificare daccapo.

ANTOLOGIA Il linguaggiodei politici George Orwell La maggior parte della gente che si preoccupa di questo problema ammette che il linguaggio si trova in uno stato deplorevole, ma in genere dà per scontato che non si possa rimediare a questo fatto. Si dice che la nostra civiltà è in declino e che la nostra lingua seguirà inevitabilmente lo stesso destino. Ne consegue che qualsiasi lotta contro l'abuso della lingua è un arcaismo sentimentale, quasi come preferire le candele alla luce elettrica o la carrozzella all'aeroplano. All'origine di questa idea c'è • una quasi inconsapevole visione della lingua come prodotto naturale, e non come strumento creato per i nostri scopi. È chiaro che all'origine della decadenza del linguaggio vi sono cause politiche ed economiche, e che il fenomeno non è dovuto solo alla cattiva influenza di questo o quello scrittore. Ma un effetto può diventare a sua volta causa, rafforzando la causa iniziale e producendo lo stesso effetto in forma accentuata, e così via. Un uomo può darsi al bere perché si sente un fallito e poi diventare ancor più un fallito perché si è dato al bere. Due sono i difetti fondamentali della cattiva prosa. Il primo è la presenza di immagini consunte. L'altro è la mancanza di precisione. L•autore ha un'idea ma non riesce ad esprimerla, o per sbaglio ne esprime un'altra; o ancora è quasi del tutto indifferente al fatto che le sue parole abbiano un significato oppure no. Questa mistione del generico con la semplice incompetenza è la più evidente caratteristica della prosa moderna, e soprattutto del linguaggio politico. Non appena vengono sollevati certi temi, il concreto si scioglie nell'astratto, e nessuno sembra più capace di pensare con espressioni che non siano delle più consunte. Lo scrivere consiste sempre meno nella scelta di parole per il loro significato, e sempre più in frasi incollate assieme come parti di un edificio prefabbricato. Elenco qui, con alcune mie osservazioni, alcuni dei trucchi utilizzati per alleggerire la fatica di scrivere periodi in prosa: Metafore "morte". Una metafora di recente creazione è di aiuto alla mente perché evoca un'immagine visiva, mentre una metafora che ·è tecnicamente "morta" (per esempio decisione ferrea) è in pratica tornata ad essere una parola normale e può essere normalmente utilizzata senza perdere di vivacità. Ma tra queste due classi di metafore si trova un enorme deposito di metafore consunte che hanno perso qualsiasi efficacia evocativa e che sono utilizzate •solo perché risparmiano alla gente la fatica di f' Disegno di Andrea Rauch. doversi creare delle frasi per conto proprio. Esempi di questo fenomeno sono: letto di Procuste, canto del cignò, tallone di Achille, l' anello più debole, ali' ordine del giorrw, pescare nel torbido, portare acqua al proprio mulirw,f are il gioco di, stare al fianco di. La maggior parte di queste espressioni è utilizzata senza che se ne conosca il significato (chi era Procuste, ad esempio?), e spesso vengono mescolate assieme a metafore incompatibili fra loro; un chiaro segno dell'indifferenza dell'autore per quel che sta dicendo. Alcune metafore ora in circolazione hanno completamente rovesciato il loro significato originario senza che chi poi ne fa uso se ne renda conto. Operatori e protesi verbali. Questi ci risparmiano la fatica di scegliere i verbi e i sostantivi necessari, e allo stesso tempo imbottiscono ogni frase con nuove sillabe che danno loro una parvenza di simmetria. Tipici esempi sono:f arsi carico di, rendere irwperanle, militare contro, enlrare in contatto con, essere soggetti a, dare origine a, dare adito a, avere l'effetto di, giocare un ruolo in, si fa senlire, prendere effetto, manifestare una tendenza à, servire lo scopo di, portare avanli.il discorso, ecc. L'elemento comune è la soppressione dei IL CONTESTO verbi semplici. Anziché essere una sola parola, come rompere, fermare, rovinare, riparare, uccidere, il verbo diventa una frase, composta da un sostantivo o un aggettivo agganciato a un qualche verbo di utilizzabilità generale, come rivelare, servire, giocare, rendere. In aggiunta a ciò, la forma passiva viene utilizzata in preferenza a quella attiva, e viene preferita la costruzione con un sostantivo anziché con ungerundio (per mezzo di un esame anziché esaminando). La quantità di radici verbali è ulteriormente ridotta per mezzo dei suffissi e prefissi -izzare e de-, e affermazioni banali ottengono una parvenza di profondità per mezzo della doppia negazione (non atipico). Semplici congiunzioni e preposizioni sono rimpiazzate da frasi come in relazione a, in rapporto a, ilfatto che, per mezzo di, in vista di, negli inleressi di, nell'ipotesi di; e le altre parti del periodo sono preservate dall' anliclimax con luoghi comuni come fortemente auspicabile, rwn può non essere preso in considerazione, sviluppi previsti nel prossimo futuro, meritevole di seria considerazione, portato a una conclusione soddisfacente, e così via dicendo. Espressioni pretenziose. Parole come sussunzione, alienazione, aggregazione, oggettivazione, articolazione, duplice carattere, appropriazione, complessivo, addizionali, connotazioni, gestazione, sono utilizzate per gonfiare una proposizione semplice e per dare un'aria di imparzialità a giudizi faziosi. Aggettivi come storico, epico, trionfale, secolare, indùnenticabile, inesorabile, internazionalistico, ecc., sono utilizzati per dare una dignità a squallide vicende della politica internazionale. Parole ed espressioni straniere (come management, mix, skill, Weùanschauung, Gleichshatung, Bildung, ecc.) sono dirette a dimostrare la raffinatezza culturale di chi le usa. Eccetto che nel caso di abbreviazioni utili, non vi èalcunanecessitàrealedellecentinaiadiespressioni straniere ora ricorrenti nella nostra lingua. La fraseologia tipica degli scrittori comunisti (iena, boia, lacché, piccolo borghese, ecc.) consiste in gran parte di parole e frasi tradotte dal russo, dal tedesco e dal francese. Parole prive di significato. In un certo tipo di letteratura, soprattutto nella critica d'arte e nella critica letteraria, è normale incontrare lunghi passi quasi totalmente privi di significato. Parole come romanlico, valori pla$tici, umarw, sentimentali, vitalità naturale, così come sono utilizzate nella critica d •arte, sono propriamente prive di significato nel senso che non solo non indicano alcun oggetto riscontrabile, ma neanche il lettore si aspetta che lo facciano. Quando un critico scrive "La caratteristica fondamentale dell'opera di X è il suo esser vivo", mentre un altro scrive "L'aspetto più evidente dell'opera di X è il suo particolare essere morto", il lettore accetta questa come leggera divergenza di opinione. Se si fosse trattato di distinguere tra bianco e nero, anziché tra vivo e morto, il lettore si sarebbe accorto subito dcli' abuso del linguaggio. Molte parole politiche sono ora utilizzate in modo simile. La parola fascista non ha più alcun significato al di là divoler dire "qualcosa di non desiderabile". Le parole democrazia, socialismo, libertà, 3

IL CONTESTO patriottico, realistico, giustizia, hanno ciascuna significati diversi e non conciliabili tra di loro. Nel caso di una parola come democrazia, non solo non esiste una definizione comune, ma non vi è alcuno sforzo di raggiungerla. Quasi tutti pensano di lodare un paese chiamandolo democratico: di conseguenza i difensori di qualsiasi regime sostengono che esso è una democrazia, e temono di non poter più far uso della parola se si fanno legare a una sua definizione precisa. Parole di questo tipo sono spesso utilizzate in modo coscientemente disonesto. Vale a dire, la persona che le utilizza ha la sua propria definizione, ma permette ali' ascoltatore di pensare che egli voglia dire qualcosa di ben diverso. Affermazioni come "il maresciallo Pétain è sempre stato un patriota", "La Chiesa cattolica è contro le persecuzioni", "La stampa sovietica è la più libera al mondo", sono fatte quasi sempre per ingannare. Altre parole utilizzate con significati variabili, nella maggior parte dei casi in modo disonesto, sono: classe, totalitario, scienza, progressivo, reazionario, borghese, eguaglianza. Dopo aver fatto questo elenco di imbrogli e di pervertimenti, vorrei fare un altro esempio del tipo di prosa che essi producono. Faccio un esempio immaginario: tradurrò un passo scritto in un linguaggio chiaro in un passo della prosa peggiore. Prendiamo un noto brano dcli' Ecclesiaste: "lo mi sono rimesso a considerare che sotto il sole, per correre non basta essere agili, né basta per combattere essere valorosi, né essere savi per avere del pane, né essere intelligenti per avere delle ricchezze, né essere abili per ottenere favore: poiché tutti dipendono dal tempo e dalle circostanze". Eccolo ritradotto in prosa moderna: "Valutazioni oggettive di fenomeni contemporanei ci portano alla conclusione che il successo o l'insuccesso in attività competitive Foto di André Neiger, 1930. 4 non dimostrano alcuna tendenza ad essere commensurati con le capacità innate, ma che un considerevole elemento di fattori non prevedibili devono invariabilmente essere presi in considerazione". Questa è una parodia, ma non poi così esagerata. Si noterà che ho fatto una traduzione incompleta. L'inizio e la fine del periodo seguono abbastanza fedelmente l'originiµe, ma in mezzo le immagini concrete - correre, combattere, pane - si dissolvono nella generica espressione "il successo o l'insuccesso in attività competitive". Ho dovuto fare così, perché nessuno degli scrittori moderni che ho in mente-nessuno che sia capace di usare espressioni come "valutazioni oggettive di fenomeni contemporanei" articolerebbe mai i suoi pensieri in un modo così preciso e dettagliato. La tendenza di tutta quanta la prosa moderna è di allontanarsi dalla concretezza. Esamini amo un po' più da vicino i due periodi. Il primo contiene 50 parole e 111 sillabe, e tulle le parole utilizzate sono della vita quotidiana. Il secondo 43 parole di 91 sillabe. Il primo periodo contiene sei immagini vive e una sola espressione ("tempo e circostanze") che potrebbero essere chiamate vaghe. Il secondo non contiene una sola espressione fresca o incisiva, e malgrado le sue 91 sillabe, non è altro che una versione abbreviata del significato del primo. Ma non c'è dubbio che sia il secondo tipo di periodo ad essere il più frequente nel linguaggio attuale. Non voglio esagerare: questo tipo di prosa non è ancora universale, e vi sono ancora tracce di semplicità nelle pagine peggiori. Eppure, se uno di noi dovesse scrivere qualche riga sull'incertezza delle vicende umane, finiremmo probabilmente con lo scrivere qualcosa di più vicino al mioperiodo inventato che non al testo dell 'Ecclesiaste. Come ho cercato di dimostrare, Ja·prosa moderna non consiste nello scegliere parole per il loro significato e nel creare immagini che rendano il loro significato più chiaro. Consiste nell'incollare insieme lunghe strisce di parole che sono state già preparate da qualcun altro, rendendo i risultati più accettabili per. mezzo del puro e semplice imbroglio. Il vantaggio che offre questo tipo di linguaggio è la facilità. È più facile - e anche più rapido, una volta acquisita 1 'abitudine - dire A mio parere non è privo difondamento supporre che anziché Penso che. Chi usa frasi già fatte non solo non deve cercarsi le parole, ma non deve neanche preoccuparsi del ritmo delle.sue frasi, perché le sue frasi fatte sono generalmente costruite in modo da essere eufoniche. Quando si sta componendo in fretta - quando si detta a una stenografa, ad esempio, o quando si scrive un discorso - diventa naturale cadere in uno stile pretenzioso. Pezzi come una considerazione chefaremmo bene a tenere presente o una conclusione che non possiamo mancare di condividere evitano a molti periodi una brusca caduta. Usando metafore consunte, similitudini e idiomi morti, si risparmia molta fatica, seppur al prezzo di produrre un significato vago, non solo per il lettore ma anche per l'autore. Questo è il significato delle metafore miste. Il solo scopo di una metafora è di evocare un'immagine visiva, quando queste immagini si scontrano - come la piovra fascista ha cantato il canto del cigno -possiamo stare sicuri che lo scrittore non ha in mente un• immagine mentale degli oggetti di cui parla; in altre parole, egli non sta più pensando. Un autore scrupoloso, in ogni frase che scrive, si porrà almeno quattro domande: Che cosa sto cercando di dire? Che parole userò per dirlo? Quali espressioni e idiomi lo renderebbero più chiaro? L'immagine è abbastanza fresca per essere efficace? E possibilmente si chiederà: Potrei essere più breve? Ho detto qualcosa di brutto di cui posso fare a meno. Ma non è necessario fare tutta questa trafila. La possiamo evitare lasciando aperta la nostra mente alla valanga di frasi fatte. Ci costruiranno da sole i periodi -penseranno i nostri pensieri, in una certa misura - e al momento opportuno ci renderanno il prezioso servizio di occultare anche a noi stessi il significato di quel . che scriviamo. È a questo punto che diventa chiaro il legame tra la politica e la degradazione della lingua. Nella nostra epoca è generalmente vero che la prosa politica è cattiva~osa. Quando non è cattiva, si scoprirà spesso che lo scrittore è un ribelle di un qualche tipo, che esprime le proprie opinioni e non "la linea del partito". L'ortodossia, di qualunque colore, richiede uno stile morto, imitativo. Il gergo politico che ritroviamo nei pamphlets, negli editoriali, nei manifesti, nei documenti programmatici e nei discorsi dei sottosegretari ovviamente variano a seconda dei partiti, ma sono tutti simili, nel senso che non ritroviamo mai in essi un giro di frase fresco, vivo e autentico. Quando vediamo in un comizio un qualche tirapiedi che ripete frasi note-bestiali atrocità, tallone diferro, dittatura sanguinaria, i popoli liberi del mondo, fianco afianco - abbiamo spesso la sensazione di osservare non un essere umano ma un manichino. Un oratore che usa quel tipo di fraseo-·

logia ha già compiuto un passo verso la sua trasformazione in una macchina. I suoni, escono · dalla sua laringe ma il suo cervello non è coinvolto come se egli stesse scegliendo le parole per conto proprio. Se il discorso che sta facendo è uno che egli è abituato a {are e rifare, non si renderà neanche più conto di quel che sta dicendo, come quando uno ripete certe formule in chiesa. E questo stato di coscienza ridotto, anche se non è indispensabile, certo è favorevole al conformismo politico. Nei nostri tempi, la prosa e i discorsi politici sono prevalentemente la difesa dell'incredibile. Fatti come il mantenimento del regime coloniale inglese in India, le epurazioni e le deportazioni in Russia, lo sganciamento delle bombe atomiche sul Giappone, possono anche essere difese, ma solo con argomentazioni troppo brutali per la maggiorparte della gente, e che non sono compatibili con gli scopi dichiarati dei partiti politici. In questo modo il linguaggio politico consiste principalmente di eufemismi, circonlocuzioni e pure e semplici genericità. Villaggi jndifesi sono bombardati dall'aria, gli abitanti sono cacciati nelle campagne. Il bestiame viene falciato coi mitra, le capanne vengono incendiate con proiettili incendiari: questa viene chiamata pacificazione. Milioni di contadini vengono cacciati dai loro campi e incamminati sulle strade con quel poco che riescono a portarsi appresso: questo viene chiamato un trasferimenlo di popolazione o una rettifica di fronJiera. Persone vengono tenute per anni in prigione senza processo, uccise con un colpo di pistola alla nuca o mandate a morire di scorbuto nei campi di lavoro del!' Artico: questa viene chiamata l'eliminazione di elemenli sospetti. Questa fraseologia è necessaria se si vuole nominare dei fatti senza evocarli visivamente. Prendiamo ad esempio un agiato accademico inglese che difende il totalitarismo russo. Egli non può dire apertamente: "Io credo che bisogna uccidere i propri oppositori quando si possono ricavare dei benefici politici dal farlo". Egli dirà piuttosto: "Pur concedendo che il regime sovietico rivela alcune caratteristiche che saremmo inclini a deplorare da un punto di vista umanitario, credo che non si possa non riconoscere che alcune restrizioni al diritto di opposizione politica siano inevitabilmente connesse con certe fasi di transizione, e che il travaglio sperimentato dal popolo russo sia stato ampiamente giustificato dai risultati concreti conseguiti". Questo stile gonfiato costituisce esso stesso un eufemismo. Questa massa di parole si riversa sui fatti come se fosse neve, sfumando i cantoni e cancellando i dettagli. Il grande nemico del linguaggio chiaro è l'insincerità. Quando esiste un divario tra i propri fini dichiarati e quelli reali, ci si rivolge ai paroloni e alle lingue morte, come le seppie che spruzzano inchiostro. Nellanostraepoca non si può restare "al di fuori della politica". Tutti i problemi sono problemi politici, e la politica stessa è un insieme di bugie, sotterfugi, follie, odio e schizofrenia. Quando l'atmosfera genèrale è cattiva, la lingua ne soffre di conseguenza. Mi aspetterei di scoprire-lo dico senza avere conoscenze sufficienti per verificarlo -che la lingua tedesca, russa e italiana si siano deteriorate negli ultimi 10 o 15 anni, in conseguenza delle dittature. Avevo detto prima che il declino del nostro linguaggio è probabilmente un male curabile. Quel che è soprattutto necessario è che sia il significato a scegliere la parola, e non il contrario. Nello scrivere, la peggior cosa che si possa fare con le parole è arrendersi ad esse. Quando si pensa ad un oggetto concreto, si pensa senza parole; e in seguito, se si vuole descrivere lacosacui si è pensato, bisogna probabilmente pensare un bel po' per trovare la parola adatta. Quando si pensa a qualcosa di astratto si è più .inclini a utilizzare parole astratte fin dall'inizio, e a meno che non si faccia uno sforzo cosciente per evitarlo, il gergo esistente ci travolgerà e compirà per noi la scelta, seppur al prezzo di sfumare o anche di cambiare il senso a quel che volevo dire. È probabilmente meglio rinviare il più possibile la scelta delle parole e di chiarirsi in testa le cose con immagini visive. In seguito si può scegliere - e non semplicemente accettare - frasi che indichino meglio il significato cercato, e poi pensare al significato che queste parole avranno per un 'altra persona. Quest'ultimo sforzo mentale elimina tutte IL CONTESTO le immagini consunte o miste, tutte le frasi prefabbricate, le ripetizioni superflue, e in generale le imposture e la genericità. Ma è spesso facile avere dei dubbi sugli effetti di una parola e si ha spesso bisogno di regole che servono quando l'istinto non basta. Penso che le regole seguenti dovrebbero coprire la maggior parte dei casi: a) non usare mai una metafora, una similitudine o altre figure del discorso che sei abituato a vedere per iscritto; b) non usare mai una parola lunga quando ne basterebbe una corta; c) se puoi fare ameno di una parola, eliminala; d) non usare mai il passivo quando puoi usare l'attivo; e) non usare mai una parola straniera, una parola scientifica o una espressione di gergo quando puoi pensare a una parola equivalente del linguaggio comune; · f) non rispettare queste regole se ti fanno dire qualcosa di assurdo. (1946, traduzione di Guido Franzinetti) da "Lotta continua", 19/11/1980. MEMOR~ • ThomasBernhard: "Tutto è ridicolose si pensa alla morte." Margit Knapp Il 12 febbraio 1989 è morto a 58 anni lo scrittore austriaco Thomas Bemhard. "Tutto è ridicolo se si pensa alla morte", gridò Thomas Bemhard nel marzo del 1968 alle spalle di un gruppetto di funzionari ministeriali che, durante il conferimento del premio nazionale austriaco per la letteratura, abbandonarono irritati la sala, poiché dal discorso del vincitore avevano colto soltanto offese. "Lo Stato è una formazione perennemente condannata all'infamia e all'imbecillità" aveva proclamato Bemhard, accennando così a uno dei motivi centrali delle frequenti tirate accusatorie che caratterizzano l'intera sua opera: l'odio per la stupidità del provincialismo austriaco. Mai nessun autore ha suscitato in Austria così tanti scandali (intenzionalmente o a prescindere dalla sua volontà) come Bemhard. Le sue invettive, vere e proprie cascate di imprecazioni, ferivano per la loro mancanza di equità. Per i politici e per tutti coloro che hanno uno spiccato bisogno di armonia avevano un che di intollerabile. Ripetutamente si è invocata la proibizione dei suoi libri: più di due anni fa, da parte del giovane ed emergente segretario del partito liberal-nazionale austriaco (FPO) Jèirg Haider- il quale asserì che chi come Thomas Bemhard insudiciava il proprio paese, ne sarebbe stato cacciato qualora i liberali fossero giunti al potere - e, da ultimo, nell'autunno del 1988, con la pièce Heldenplatz (Piazza degli eroi), ancor prima della sua messa in scena al Burgtheater di Vienna come contributo alla commemorazione del cinquantenario dell '" Anschluss", l'annessione del!' Austria al Terzo Reich. Striscioni pro e contro Bernhard, una carrettata di escrementi rovesciata davanti al teatro: ciononostante la pièce, che taccia gli austriaci di oggi di perdurante antisemitismo, è stata rappresentata. A sipario calato, rivaleggiavano fischi e applausi, grida di protesta e di approvazione. ThomasBemhard è stato l'autore più aborrito e maggiormente amato del!' Austria. Questa repubblica rinchiusa fra le Alpie soprattutto con un Waldheim come presidente - aveva un estremo bisogno della sua voce di opposizione. "Odio gli uomini, che pure sono al tempo stesso l'unico scopo della mia vita", si legge in Alte Meister (Vecchi maestri). Bernhard non ha mai risparmiato nemmeno se stesso dalla pro- .pria misantropia (rendendosi in tal modo inattaccabile). Accanto all'esagerazione e alla ripetizione, essa è l'elemento stilistico più significativo dello scrittore. La distinzione tra figura e autore, insegnataci dalla scienza letteraria, è pressoché rimossa da Bemhard. La sua realtà esistenziale è ri5

IL CONTESTO conoscibile quasi senza soluzione dì continuità nell'universo artistico dei suoi personaggi, narratori in prima persona. È pertanto lecito ricondurre ali' autore stesso la vita dì tante sue figure letterarie, segnate da una malattia mortale, all'uomo appartato, al figlio non desiderato, il cui ruolo dì outsider - contraddistinto già negli anni della scuola da un forte senso di isolamento - venne ulteriormente amplificato da una non comune affezione polmonare. I personaggi dei suoi romanzi e racconti e delle sue pièces teatrali annunciano tutti, in una monomaniaca coazione a parlare, lo stesso messaggio:. considerato a partire dalla morte, tutto è futile e ridicolo; all'insegna della demenza e della malattia, tutto ciò che è vivente porta in sé i germi del proprio sfacelo. Der Unlergeher (Il soccombente, Adelphi 1986), Ausloschung: Ein ùrfall (Estinzione. Un decadimento, 1986) sono, per esempio, titoli di alcuni suoi romanzi. Domina in essi una nota di sinistra comicità, ancora più intensamente avvertibile nei lavori teatrali. Ciò dipende, non da ultimo, dal fatto che Bernhard, in maniera assai .conforme alle esigenze del teatro, ha scritto moltepièces pensandole per attori ben determinati, in grado di strappare un gesto comico al suo disperato nichilismo. È il caso, per esem~ pio, del suo amico Bemhard Minetti, il più grande attore vivente di lingua tedesca, protagonista fra l'altro delle pìèces scritte espressamente per lui Minetli, Der Weltverbesserer (Il riformatore del mondo), Der Thealermacher (Il teatrante), così come è il caso dì Ilse Rìtter, Kirsten Dene e Gert Voss, altri attori favoriti dì Bemhard, nella pìèce Riller, Dene, Voss. In Italia-diversamente da quanto è accaduto in Francia- è stato finora possibile assistere solo in maniera sporadica ai lavori teatrali di Bemhard: un'attività pionieristica è stata ANTOLOGIA svolta dal "Gruppo della Rocca" nel 1982 con Die Macht der Gewohnheit (La forza del/' abitudine), cui ha fatto seguito lo Stabile dì Bolzano nel 1983/84 con Minetli. La casa editrice Ubulibri ha nel frattempo pubblicato in due vcic lumi un'ampia scelta del teatro di Bernhard. Il grande successo dell'.ultimo decennio sui palcoscenici di lingua tedesca dipende anzitutto dalla capacità e bravura degli attori. Così come ne La forza del/' abitudine cinque sonatori dì un circo tentano invano per tutta la durata della pièce di provare il quintetto La trota di Schubert, in modo analogo alcune sue figure monologano sul palcoscenico esclusivamente sulla mostruosità della loro condizione e su ciò che avrebbero dovuto intraprendere per ribaltare tale condizione. Tutto è disgustoso e per qualsiasi cambiamento è sempre troppo tardi. Sul palcoscenico non accade pressoché nulla. Per questo motivo la forma letteraria più consona a Thomas Bemhard è fa prosa. In periodi interminabilmente lunghi, la cui lettura mozza il respiro nel vero e proprio senso della parola (anche per la quasi totale assenza dei capoversi), affiora dal suo stile un ritmo che non lascia alcuno spazio alle pause, non le consente, poiché deve esprimere un senso dì ossessione da cui non è lecito riaversi per tutta la lettura del libro. Un'ossessione che spinge a parlare, aparlare anche contro lo scorrere del tempo. E in ciò si rispecchia, ancora una volta, la paura dì Bemhard dì morire per difficoltà o incapacità respiratoria. La costruzione del periodo complicata, intricata, estenuante, che ricorda sovente il modo di parlare di un "ossesso", caratterizza peraltro soprattutto le prìme opere di Bemhard: Verstorung (Perturbamento, Adelphi 1981), Frost (Gelo, Einaudi 1986), Das Kalkwerk (Lafor- . nace, Einaudi 1984). La prima parte della sua autobiografia Die Ursache, 1975 (L'origine, Adelphi 1982) rappresenta una svolta sul piano stilistico. A cominciare da questo libro, Bernhard scrive periodi più semplici, più brevi. Le sue opere successive - come, per esempio, Holzfiillen. Eine Erregung (Il taglio degli alberi. Un 'irritazione) - danno un 'impressione di maggior pregnanza e chiarezza in quanto vengono a mancare·molte subordinazioni grammaticali e manierismi che rendevano più gravosa la lettura. Contribuisce a rafforzare questa impressione di una lettura "più leggera" anche il fatto che oramai si conoscono i temi affrontati dall'autore. Bemhard scrive sempre sugli stessi argomenti, il che gli ha procurato a un tempo il rimprovero degli uni e i1plauso degli altri. Il suo modo estremo dì vedere e di scrivere di cose, andava per forza a scapito di una disposizione al confronto, in grado dì operare distinzioni. La sua peculiare forma artistica e letteraria è stata l'esagerazione più totale. Le sue sentenze, che condannano tutto e tutti, hanno sempre comportato inevitabili reazioni, per questo in Austria non è possibile scindere le sue opere dalla loro ricezione. Bemhard esagera, con l'obiettivo di rendere ben riconoscibile l'oggetto della sua esagerazione, ma lo fa con una sfasatura temporale, con un'anticipazione su cui Ingeborg Bachmann già nel 1969 aveva richiamato l'attenzione, sostenendo a proposito: "L'intensità con cui questi libri mostrano il loro tempo, pur senza intenzione alcuna, sarà riconosciuta da un tempo futuro, così come un tempo futuro ha compreso Kafka. In questi libri tutto è preciso, di una tremenda precisione, solo, non conosciamo la cosa che qui viene descritta così precisamente, noi stessi". Ma forse compiremo progressi, grazie alla lettura dei testi dì Bemhard . Morbus Austriacus Thomas Bernhard e la sua patria JeanAméry "Si corregge l'errore della vita cancellandone le tracce", è quello che sostiene, nel romanzo di Bemhard Korrektur (Suhrkamp 1975),Roithammer, il biologoaustriacotrapiantatoinInghilterra, che erige un "cono" per l'amata sorella nel cuore di un boscovicinoa Salisburgo,una costruzione"blasfema" nellaquale la donna morirà senza essere riuscitaa trovare quella "somma felicità" auspicataper lei dal fratello. AncheRoithammer, sul cui destino siamo ragguagliatida un io-narrantesulmodellodi SerenusZeitblom,muore impiccandosi inunaradura,dopoaver distruttoconcura estrema i suoiimportanti appunti e aver disposto che la costruzione fatale divenisse proprietàdellostatoaustriaco a condizioneperò di lasciarlaandare in rovina. · Morte senzamascheramento, negazioneche in sé non ha più nulladi positivo."Nientificazione dell'essere" non all'insegna di un progetto ma per il nulla in quanto tale. 6 Dietro al razionale e insieme folleRoithammer si cela - ne sono certo- la figura di LudwigWittgenstein.Roithammercostruisce una casa per la sorella: altrettanto fece Wittgenstein. Wittgensteinlasciò un patrimoniocospicuo ai fratelli, allo stesso modo sicomportaRoithammerdiAltensam.Roithammerconduce un'esistenza spartanamenteastratta, così fu la vita esterioredi Wittgenstein. Roithammer è austriaco e insegna in Inghilterra esattamente come Wittgenstein. Ritorneremo ancora sulla questionedell'austriacità.Ecco tuttociòche è possibileraccontaredi avvenimentiche talinon sono;daquestomomentoparleremodell'opera e del suo significato. Possiamo chiederci perché dovremmo interessarci a questo vocìo monotonale,a queste ripetizionimonomaniache, a queste montagne di parole costruite artificialmente, sempre uguali a se stesse, che si smarriscono in una sintassi inadeguata, divenute espressioneartisticadi una miserialinguisticae di unapovertàdi

scrittura. Perché queste non persone attratte dal nulla dovrebbero stimolarci? Sono domande legittime: a me non interessano. Possiamo anche sostenere che viene sfiorato il limite ultimo delle potenzialità linguistiche, la mediazione verbale del quasi nulla, cioè della morte e dello sgretolamento verso il non essente, chi parla è l'uomo al limite dell'indicibile, è il confine wittgensteiniano della parola dietro la qùale c'è solo il "mistico"; l'uomo non più essente viene collocato davanti al nulla assoluto e reso responsabile. Bemhard realizza così I' anticapolavoro, l'unica cosa possibile i!l quest'epoca. E un'ipotesi legittima: a me non interessa. Insisto invece sul fatto, per me evidente, che Thomas Bernhard è vittima del morbus austriacus, malattia mortale, le cui cause ci vengono ampiamente spiegate nel libro di ricordi intitolato appunto Ursache (L'origine, Adelphi, Milano 1982). Nel sottile volume che ho dinnanzi, opera di straordinaria forza seduttiva, che spezza comunque il fiato e spinge alla confutazione, sono determinato a intravedere qualcosa che vada oltre il raccontarsi di un uomo, che si differenzi da quello che normalmente si intende per opera letteraria, che non sia semplice lamentarsi delle disgrazie di un adolescente. Mi è possibile leggere quest'opera, viverla, trasmettere il mio vissuto solo ali' interno della dimensione Austria, spio in essa posso osservare il patogramma del morbus austriacus al quale si arrese Trakl, il conterraneo più simile a Bemhard, così come Kafka, Joseph Roth, Emst Weiss e Otto Weininger. In Bemhard il tedium vitae austriaco non è però sublimato come in Hofmaunsthal, né trasformato in rimpianto per il glorioso passato imperiale come in Roth, né rispecchiato nel simbolismo metafisico come in Kafka. Erompe come sdegno che sgomenta da un animo sconvolto, da un cervello che non tiene più conto delle proporzioni. , La genia delle prealpi salisburghesi è indubbiamente maligna. E cattiva, servile, crudele, ha quel fascino malato in grado di annullare qualsiasi contraddizione in una sonora risata. Chi scrive quest'articolo è cresciuto nel Salzkammergut e si trova nella situazione ideale per capacitarsi dell'esplosione di questa rabbia compressa. La domanda più scontata ma non per questo meno importante che, banalità a parte, il lettore si pone immediatamente, è se la situazione sia proprio così terribile e se gli abitanti del Corrèze o del Surrey o della Toscana siano davvero migliori e se sia legittimo presentare città e regione di Salisburgo (trasformata da Karl Heinrich Wagerl in idillio pirografico, ridotta a luccicante prospetto turistico dai politici austriaci, costretta all'intimismo da caffè-bazar per turisti stranieri, particolarmente quelli nostalgici di New York e Tel Aviv) così come fa Bcrnhard. Vi si legge, per esempio: "Se alla fine non fossi riuscito a lasciarmi alle spalle questa città che da sempre ferisce e offende e sempre finisce con l'annientare ogni personalità creativa, che per me è stata, per via dei miei genitori, al tempo stesso, materna e patema, avrei, come tanti dei suoi artisti e come tanti altri a cui sono stato legato e intimo, messo in pratica l'unico gesto significativo per questa città e all'improvviso mi sarei suicidato ..." e ancora" ... tutto in questa città è ostile alla creatività, anche se sempre più e con veemenza sempre maggiore viene sostenuta la tesi opposta fondata sull'ipocrisia e sulla scempiaggine, la sua passione più grande, e qualora la fantasia si faccia anche solo intravedere viene annientata. (...)Lamia città natale è in realtà una malattia mortale ..." Innanzitutto è necessario dire che così la vive Thomas Bernhard: dobbiamo credergli. Se vogliamo limitare l'invettiva ai soli fatti constatiamo come prima cosa che l'Autore, ginnasiale fu IL CONTESTO chiuso in un collegio inizialmente dominato dalla protervia nazionalsocialista, quindi, dal '45, dall'insensibilità e dalla malvagità cattolica, che dovette patire gl_iultimi anni del conflitto e I' immediato dopoguerra prima esposto ai bombardamenti degli Alleati e poi alla fame, che come unico amico ebbe il nonno materno che viveva a Traunstein in Baviera e come unico passatempo la musica del violino suonato nel ripostiglio delle scarpe, sempre sottraendosi alle prescrizioni ortodosse del maestro. Sono episodi sgradevoli, dolorosi, addirittura tremendi. Sono però sproporzionati, se ci atteniamo ai fatti, al grido di dolore e alla denuncia che Bemhard lancia e rovescia nel flusso torrenziale del suo linguaggio, di fatto - e ciò va sottolineato - disadorno di parole, che si smarrisce nella follia e nella sintassi sconfinata, così da stordirci con quel monotono "gridio" di cui si parla nel romanzo Korrektur. Ma in definitiva, quanto contano i fatti? E che importanza ha riconoscere che Bernhard smarrisce completamente il senso delle proporzioni come quando parla dei bombardamenti della città di Salisburgo, non così terribili se paragonati a quelli delle città tedesche, o quando descrive la violenza del collegio come l'inferno totale, come se anche la maggior parte delle personalità artistiche non avesse vissuto esperienze analoghe. Ma il significato dei dati statistici normativamente quantitativi è relativo. L'inferno vissuto dallo scrittore non è fatto solo dagli "altri" ma anche da lui stesso. Patogramma dunque? Certamente. Ma insieme qualcos'altro, e così ritorno al morbus austriacus che, al di là della persona di Bcrnhard, è un fatto obiettivo, politico e sociale, anche se occorre riconoscere che lo scrittore racchiude in sé in modo assolutaDisegno di Andrea Rauch. 7

Dopo ilgrande sonno La rivistadei curiosi Bene versus Busi TIC Wolinski TIC Sotto le città un groviera TIC Pedro Pietri poeta TIC Spazzume TIC Robert Crumb TIC Patrizio Roversi TIC Pecora elettrica TIC Sottsass Compass TIC Brevetti impossibili TIC Truffe di giornata TIC Cavallari si nasce TIC Fotomodelli belli TIC Nichetti versus Nichetti TIC Core napulitano TIC David (Fat) Crosby TIC La morte di Fat Freddy TIC Alessandro Bergonzoni TIC Arbitro ...uto TIC I Ching TIC Francesco Salvi TIC Ecologia domestica TIC Andar per maghi TIC Le memorie dell'acqua TIC Mariscal TIC Loggione caldo TIC Fotogenova TIC Scambi ferroviari TIC Milano sul Volga TIC a In edicola ad aprile diretta da Oliviero Beha n.35 L'imperialismo pubblicitario: i miti del consumismo nei paesi più poveri del mondo I sindacati alla ricerca del consenso perduto ma anche di una nuova immagine "Ladri di saponette": uno spot lungo un film IN TUTTE LE MIGLIORI EDICOLE Editoriale Comunicare srl - Via Caradosso 18 20123 Milano - tel. 4396976 IL CONTESTO mente peculiare questa natura. La musica delle sue parole che evoca il suono di un violinista che si esercita su una doppia cordatura aspramente dissonante è più consona alla realtà austriaca di quanto Io sia l'amato Mozart più volte ricordato. Se vogliamo comprendere Bernhard e i malati come lui, dobbiamo avere presente la situazione di un paese mai esistito: l'Austria fu un mito. Fu la Cacania di Musil e il museo fantastico .di Albert Paris Gutersloh. Non è mai stata una realtà politica. La monarchia imperial-regia rappresentò storicamente un'imbarazzante soluzione della casa d'Asburgo. La prima repubblica fu un'invenzione dell'Intesa, la seconda, ancora instabile, anche se sufficientemente addestrata, dipende dal parallelogramma di forze delle potenze mondiali. Il paese è insieme indolenza pigra e splendore fasullo e frivolo che nessuno meglio dello spiacevole festival di Salisburgo, l'odiata città di Bernhard, riesce a rappresentare. A questo punto dobbiamo chiederci se quello che si vede è solo odio purissimo. La risposta è certamente no. Non è possibile ridurre il morbus austriacus a semplice aggressività. Detto altrimenti l'istinto di morte è sovrastante, mal' eros non è spento. Lo sdegno per questo paese, quando gli si appartiene, può fare ammalare ma non si può cessare di amarlo, pur se in modo intricato; nel suo libro povero di accadimenti esterni ma ricchissimo di reazioni alla miseria delle vicende, Sai isburgo e l'Austria sono vissute da Bemhard senz •altro come "patria". Sa benissimo che la città e il Land di Salisburgo - che presentano con l'Ungheria e lfiSvezia la percentuale più elevata di suicidi - sono stupende, e che la loro bellezza non è una trovata pubblicitaria dell'ufficio turistico austriaco, ma quella capace di toccare il profondo dell'uomo e, a maggior ragione, del poeta austriaco. Poiché l'Austria, e soprattutto la terra di confine che circonda Salisburgo, sono per così dire sospese nel vuoto, sia come paesaggio che come fisionomia urbana che come patria, cosa sono in realtà? Territorio tedesco? Austriaco? Si pencola con loro in una dimensione spettrale che non è possibile definire né politicamente, né socialmente, né come nazione. Lo scrittore descrive con grande precisione la rapidità da prestidigitatore con la quale l'audace popolazione salisburghese sovrappose da un giorno ali' altro al color bruno nazista il nero profondo del cattolicesimo austriaco. L'infernale collegio nazionalsocialista dove si era costretti a cantare "Le marce ossa tremano" continuò - dopo il crollo del Terzo Reich - a funzionare come collegio cattolico. Il crocifisso distendeva ora le sue braccia dove prima pendeva il ritratto di Hitler. Scrive Bemhard: "Il corpo di Cristo che ora veniva inghiottito e trangugiato quotidianamente, per circa trecento volte all'anno, non rappresentava nulla di diverso dagli onori quotidiani resi ad Adolf Hitler( ...) e il sospetto che il nostro rapporto con Gesù Cristo non fosse diverso da quello che un anno o sei mesi prima avevamo avuto con Adolf Hitler fu ben presto confermato." Alcune pagine dopo possiamo leggere: "In questo paese, in questa città ci sono tutte le premesse per la rinascita del nazismo nello spazio di una notte". Per due motivi ritengo fondamentale la lettura delle opere giovanili e la rammemorazione degli incubi prealpini di Bernhard: intanto perché è possibile individuare realmente la causa che fa di questo autore non solo uno scrittore cupo, come viene universalmente definito, ma soprattutto un uomo e un poeta che dialoga con la morte e con la follia così come l'erudito Roithammer di Korrektur, come Wittgenstein e come il suo conterraneo a lui più vicino Georg Tralci. Infine, per potersi accostare per quanto possibile a un minuscolo paese, dasempree inutilmente alla ricerca della sua identità, ricco e eternamente traboccante di straordinari talenti. (traduzione di Sergio Fabian) Da "Merkur" n. 1, 1967 (ora inDer integrale humanismus, Klett Cotta, Stuttgart 1985). ,. .

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