Linea d'ombra - anno VII - n. 36 - marzo 1989

vralgica ma priva di risorse. Soli e stretti tra due secche alternative, in genere: la cura, presso i servizi o le comunità, e la repressione. In mezw, per i più, il niente. È su questo "niente" che da qualche tempo si sta concentrando l'attenzione di alcuni gruppi, pochi ancora, in alcunezone d'Italia (sullascortadi tentativiprecoci avviati soprattutto dal Gruppo Abele a Torino). Mettere in moto qualcosa, trarre movimento e luce - come dice Sereni - da questa "toppa d'inesistenza" sembra a noi una condizione indispensabileper uscire dal bivio, spessoimpraticabiletra repressione e cura. Per riconoscereuna possibileautonomiaa ogni persona, ancheal tossicodipendente,e farcentrosulla suavolontàdi ritessere i fili della vita, liberandosi dai punti morti, di stagnazione, o dai punti di non ritorno, della propria esperienza. Meme e io, in quella notte, sentivamoperdere di senso il nostro lavoro, ridottoanch•esso a calce e a cenere.E il giorno dopo, insiemeaPatrizia,unanostracompagna,abbiamovolutotrarreda questo smarrimentouna specie di residua forza politica, pubblicando sui giornalilocali un interventodichiaratamentedisperato e indignato. "È un tremendoiniziod'anno, questo" abbiamoscritto,ricordando di seguitole quattro"tragedie annunciate"accadute inpochi giorni e il contestodi carenze strutturali,di allarmi lanciatie disattesi, di segnalazioni,di omissioni e ignavie istituzionaliche hanno aggravato una situazione socialegià pesante, pur di fronte a proposte concrete, articolate fino al dettaglio, sorrette da cifre, statistiche, "storie di vita" che dimostravanoche cosa stava succedendoe come si poteva intervenireper tempo, in generale e su questi casi precisi. Il nostro intervento ha smosso unpo• le acque locali, creando polemica e discussione,cioè "buttandola in politica" - passando per la porta stretta che sempre bisogna varr,areper produrre qualche atto, qualchedecisione.Qualcosa,qualchepiccolacosa, infine è mutata - confermando una volta di più che si procede quasi solo così ormai; che i piccoli passi si possono fare, e sono forse i soli possibili,ma che ognuno è faticosissimoe costa sforzi e tempi d'attesa enormi. Vigilantes C•era, e c• è ancora,però, dell'altro nel nostrosmarrimento:la consapevolezzasemprepiù chiaradi muoversiindirezioneopposta a una forte (troppo forte? di sicuro troppo forte per noi) corrente o tendenzache nel campo del disagiosocialee inparticolare delle tossicodipendenzemira a una drastica semplificazione dei problemi, in sostanzapuntando a due obiettivi: razionalizzare gli interventi (che significa, in genere, "managerializzare" e privatizzare la sicurezza sociale) e colpevolizzare (i tossicodipendenti, in questocaso) per normalizzarequanto più è possibile la "convivenza civile" (gli strepiti e l'enfasi attorno ai reati commessi dai "drogati" sollevati in occasionedelle recenti inaugurazioni dell'anno giudiziario sono un esempio eloquente di questa tendenza). La propostadi leggegovernativasulladroga,"Aggiornamento modifiche e integrazionidella legge 22.12.1975 n. 685", rappresenta il più organicotentativoattivato inquesti anni per affermare tali principi (ne ha parlato Marino Sinibaldi sul numero scorso di "Linea d'ombra"). Non è un caso che la relazione accompagnatoriadel disegnodi leggeguardi soloai punti e agliesiti estremidella tossicodipendenza(lemorti,lo spaccio, l 'organizzazione del narcotraffico), trascurandoquella che è la condizione intera, l'esperienza vera, quotidiana,del tossicodipendente. È statogià osservatoche la legge rovescerebbe,se approvata, la logica e l'ottica dell'intervento pubblico, privilegiando la repressione sulla prevenzione, l'idea di colpa su quella di solidarietà. IL CONTHTO Questonon avvienesoltanto inunmodo,comedire, frontale,cioè abolendo la "modica quantità" giornaliera e introducendo così pene e sanzioni,ma anche agendo sul contestodi vita del tossicodipendente. Unsoloesempio:lanuovaformulazionedell'art. 73dellavecchia legge aumenta la multa prevista per chi adibisce o consente che siaadibitounlocalepubblicoo circoloprivato a luogodi convegno di persone che vi usino sostanze stupefacenti o psicotrope. Soprattutto,però, introducel •ipotesicolposachesanzionacon la reclusioneda sei mesi a due anni e con la chiusura dell'esercizio per un periododa due a dieci mesi chi ha la responsabilitàdi locali ove per sua imprudenzao negligenzasi incontrinopersone dedite a tali sostanze.Questo significache ogni barista o gestore di localepubblicotenderà a trasformarsiin vigilante e, comeminimo, a diffidaredi chiunque gli sembriun "tossico". In zonecome la nostra, ma in tutte le periferie e non solo, ciò significaaggravarel'isolamento e lacondizionequotidianadei tossicodipendenti, relegarli negli angoli, sulla strada in senso letterale, o nei sottoscala. Significarendere più difficile la costruzione di reti di solidarietàdentroe attorno alla "zona grigia"-1' ottantapercento-della tossicodipendenza.Rendere,cioè, più vuotala frontiera. Le quattro"tragedie annunciate"appenaaccadutenellanostra città erano proprio di questo particolare tipo: ognuna delle persone coinvolteaveva spezzato, o visto spezzarsi, ogni filo che la tenevaunita a unpercorsopiù stabile,a unaminimapossibilitàdi sostegno, di assistenza, a.una sottile rete di solidarietà, e perfino a se stessa. "Non sono più io. Addioa chi mi ha voluto bene" ha lasciato scritto quel ragazw ventenne, prima di impiccarsi. La propostadi legge del governo,e ancorpiù l'intenzionepoliticadi chi l'ha ispirata,mira a raccogliereun sentimentoe un•opinione che sono forti e radicati ormai nell'opinione pubblica. Esiste infatti unaconsistente area dellanostra societàcivilee politica che si è convinta che, in questo e in altri campi, "bisogna mettere ordine", facendola finita con sociologismi, solidarismi, assistenzialismi- con il solo ismo tollerabile,e anzi benvenuto, del decisionismo.Inparticolare, in questocaso, si intende'dareun messaggiosemplicee chiaro: drogarsi è unreato e unacolpa,verso se stessi e la società. ''Tutto il sistemadel trattamentodel tossico è, quindi, costruito in modo tale da esprimere con chiarezza leggibile a tutti, il carattere di illiceità del consumo di droga..." (RelazionedelGovernoal Disegnodi legge,pag. 5). Di frontealla complessitàdella questione, incapacedi affrontarla nel modo articolato e ponderatoche merita, il Governo sceglie la via della semplificazione.Si potrebbechiamarlala via della riduzionedrastica di complessità,con tutti i vizi di ciarlataneriae di autoritaFoto di Luigi Nocentf (Agenzia De Bellls/ Arch, L'Unità). 9

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