SClliNll/TOMATII La grande novità di Lamarck è di aver rotto con la tradi:done creazionista, di aver immaginato l'evoluzione dal più semplice al più complesso, di aver concepito una continuità fra gli animali più semplici e l'uomo. può infine che suscitare compassione, come pure gli ultimi suoi anni chiusi in una cecità totale. Mandel'stam, che era pure un grande ammiratore dello stile di Darwin, lo prende affettuosamente ingiro,maanchesinceramenteloammirae lodefiniscecome "l'unico personaggioshakespearianodelle scienzenaturali". "C'era un vecchietto, un ragazzino timido,/ c'era un patriarca goffo e mite... / Chi difendèva a spada tratta la natura?/ Si tratta di Lamarck, naturalmente... " Certo la Francia ufficiale ha in seguitocercatodi ripararegli oblii e conun'impennata chauvinistahamessolesue spogliealPantheon,dove si trovanopurequelle di Dreyfuss. Cinquant'anni separano la pubblicazione della Philosophie 7.oologique da quelladi On the Origin ofSpecies,cheesceaLondra nel 1859.La differenza di stile fra i due libri è colossale,ma non si tratta evidentementesolo di manieradi scrivere anche se, secondoMandel'stam,L' originedellaspecie fu accoltocomeun evento letterario.È l'approccio nel suoinsieme,ilmododi vagliare e riportare le osservazioni, lo sforzodi obiettività nelle deduzioni e conclusioniche fanno sì che Darwin si legga ancor oggi come un contemporaneoo, se si vuole, un classico. Sin dall'introduzione Darwin afferma di essere arrivato alla conclusioneche: (O.S.p. 3) "Ogni specienon è stata creata indipendentemente,ma è discesa, come le varietà, da altre specie". Schierandosi contro il ruolo esclusivo delle condizioni esteriori nel determinare le caratteristiche della specie, si dissocia dalla teoria di Lamarck,senza però chiamarloincausa (in realtà in tutte le 502paginedel libro lonomina,e soloper inciso, unasolavolta). Due pagine dopo introduce il fondamentodella sua teoria (p. 5): "Poiché di ciascuna specie nascono molti più individui di quantipossanosopravvivere;e poichédi conseguenzavi è un frequente ripetersi della lotta per l'esistenza, ne segue che ogni essere che varii sia pure di poco in una qualunquemaniera che sia di vantaggioa se stessoavrà, nelle complessee talvoltamutevoli condizioni di vita, una migliore probabilitàdi sopravvivere,e sarà così selezionatonaturalmente". Le differenzedi impostazione, di metodo e di rigore scientifico fra Lamarck e Darwin credo che saltino agli occhi sin dalle prime pagineche, dopo un'ordinata esposizionedi come il volume sia costruito, terminano con due affermazioni importanti (p. 6): "Sono pienamenteconvinto che le specienon sono immutabili... Sonoconvintoche la SelezioneNaturalesia stata il principale, ma non esclusivo,mezzo di modificazione".Mentre la prima affermazioneha1,msuono quasi lamarckiano,la secondase nedistacca considerevolmente. Darwin chiarisce più oltre meglio la sua interpretazionedel rrwdusoperandi della selezione: (p. 32) "Se la selezione consistesse semplicementenel separare delle varietà molto distinte,e poi nell'allevarle, il principio sarebbecosì ovvio da nonmeritare quasi attenzione;ma la sua importanzaconsiste nel grandeeffettoprodottodall'accumulazione inunadirezione,durantegenerazioni successive,di differenze totalmenteinapprezzabilida un occhio educato- differenze che io per esempio ho tentatoinvano di apprezzare". Il dissensoche separerà poi per un secolo gli embriologi dai genetisti affioragià nelle prime pagine.Darwin infatti, ai risultati e alle teorie di Geoffroy St. Hilaire che sostiene che un tratta70 mento innaturale dell'embrione causa delle mostruosità e che queste non possono infine essere chiaramente separate dalle variazioni, oppone la convinzione che la causa più frequentedi variabilità "può essere attribuita agli elementi riproduttivi maschile e femminileche sono stati influenzati (having been affected) prima dell'atto del concepimento" (p. 8). Due pagine più oltre ribadisce "quanto poco importantisianogli effetti direttidellecondizioni di vita in paragone alle leggi della riproduzione, e della crescita, e dell'eredità". Le citazioni fatte finora probabilmentegià bastano a caratterizzare le profonde differenze fra Lamarck e Darwin, ma ovviamente vi sonoanchedelle affinitàallequali vale la pena di accennare non, come ho già detto, per sminuire in qualche modo la grandezzadi Darwin,ma, ancora una volta, per cercare di chiarire l'inconsistenza scientifica della imposta dicotomia fra le teorie dei due scienziati.Darwin non sì facevacerto uncomplessodi attribuire il minorpeso delleossadelleali e del maggiorpesodelle ossa delle zampe dell'anatra domesticaparagonata alla anatra selvatica,al fattoche la prima voladi menoe camminadipiù del- . la seconda; inperfetta armonia con il credo lamarckianoche l 'uso sviluppa l'organo e il suo non uso l'atrofizza. Darwin,che nella sua interpretazionedella lottaper l' esistenza estende le teoriediMalthus all'insieme dei regni animalee vegetale, sembrapervasoda un fondamentaleottimismoche lospinge ad affermare che"la selezionenaturalepuò agire solopermezzo e a favoredel bene di ciascun essere" (O.S. p. 84) il che avvicina notevolmentela selezione naturalealla divina provvidenza, e a vedere i beneficidella selezioneestesi sulla intera società: "in socia[animalsit will adapt thestructureofeach indivulualf or the benefit of community" (p. 87). · Quanto ai meccanismi con i quali opera la selezioneDarwin non è in gradodi darne una spiegazionesoddisfacentee nei suoi tentativi sfiora inevitabilmente le approssimazioni di Lamarck: "La selezionenaturalepuò agire soltantocon la conservazionee l'accumulodimodificazioniereditateinfinitamentepiccole,ognuna vantaggiosa per l'individuo preservato (to the preserved being )" (p. 95). In un'osservazione che riguarda in particolaregli animali addomesticatiDarwin sembra far sua una delle affermazioni di Lamarck:"Penso che non si possa dubitare che nei nostri animali domestici l'uso rinforzi e ingrandisca çerte parti, e il disuso le diminuisca;e che tali modificazioni siano ereditate" (p. 134).Più oltre a proposito della talpa, i cui occhi sono rudimentali, afferma:"Questo stato degli occhi è dovuto probabilmentea una gradualeriduzioneper disuso,ma forse aiutata dalla selezione naturale" (p. 137). La talpa era stata ricordata anche da Lamarck: "La talpache, a causa delle sue abitudini, fa ben poco uso délla vista, ha degli occhi molto piccoli e appena apparenti,perché esercita ben poco questi organi" (P. Z. p. 241). Darwin non si stanca però di ripetere che secondo lui il ruolodirettodellecondizionidi vitanonpuò che essereminore,mentre più importante è l'influsso eh' esse possono avere sul sistema riproduttivo:"l'elemento sessualemaschilee femminilesembrano essere influenzatiprima che avvenga l'unione per formareun nuovo essere" (0.S. p. 132).Darwin arriva il più vicinopossibile al concettodi ereditàcromosomica,ma senzaavere il sostegno
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