SCIINZA/TOMATIS di August Weismannche intorno al 1880provvide a purgare la teoria dell'evoluzione della specie da ogni possibile riferimento ali' ereditarietàdei caratteri acquisiti.Fino ad allora la teoria darwinianaaveva compreso la nozione dell'ereditarietà dei caratteri acquisiti, ma per opera di Weismann in Germania e di Alfred RussellWallace in Inghilterra si impose, quasi come un dogma, l'ipotesi che la selezionenaturale potesse da se sola spiegareinteramente l'evoluzione. Weismann sostenne e impose con grande vigore il concetto della totaleautonomiadelle cellule germinalidalle cellule somatiche. Le cellule germinali racchiudono in loro l'intero patrimonio geneticoche, localizzatonel nucleo, è completamenteprotetto dalle possibili influenze dell'ambiente. Weismann diviene in tal modounodei fondatoridella teorianuclearedell'ereditarietà, dallaqualeprendeorigineuna visionenucleocentrica,fieramente oppostaa un qualsiasiruolodel citoplasmanella trasmissionedei caratteri. È abbastanzastraordinarioche per molti decenni il contrasto fra i campi schieratisu posizioni opposte sia stato così intensoe violentoda impedirequalunque sensatocompromesso.Unrecente libro di Jan Sapp (Beyond the Gene, Oxford 1987)ne fornisce una cronaca accurata e affascinante. Sapp ha scelto come sottotitolo "Cytoplasmaticinheritance and the struggle/or authority ingenetics"(Ereditarietà citoplasmaticae la lottaper l'autorità in genetica),per metterein evidenza l'impostazione della sua ricerca che seguegli scienziatie i ricercatorinel loro impegnonon solodi produrree discutererisultati scientifici,ma anchedi influenzaree condizionareun interocampodel sapere,un'attitudinequesta indissolubilmentelegata alla visione ch'essi hanno della società e all'influenza che questa a suavoltaesercita sugli scienziati e sui vari modi con i quali possono venirne condizionati. Lamarck, comeho già accennato prima,doveva esseredi caratterepiuttostochiuso,ma non era certounmisantropo,datoche aveva amici ed era membro attivodi diversesocietà scientifiche, e tantomenoeramisogino, comedimostra il fattoche si sposò tre volte. Scrissemolto,ma la sua prosa nonera certo brillantee letterariamentepiacevole come quella di Diderot od' Alambert Il suo è un mododi scrivere involuto e impacciato, spesso ripetitivo che rende la letturadei suoi scrittipiuttosto faticosa. Lo scarto di stile fra Lamarck e Darwin è colossale.Darwin scrivecon la precisione e la scorrevolezza di uno scienziato moderno che possiamo già vedere proiettato verso il XX secolo, mentre Lamarck, a causadel suomododi scrivere,può sembrare irrimediabilmente ancoratoal passato. Con tuttociò l'entusiasmo e la passione che lo animavano,e che lo sostenneronei momentipiù difficilidella suaesistenza,riesconoa voltea trasparirenellesuepagine meno faticose. Difficiledire finoa che punto questadifferenzadi stileabbia corroboratoalla convinzionedella modernitàdi Darwindi fronte all'arretratezza di Lamarck, una opinione più darwinista che darwiniana, dato che Darwin stesso, pur criticando aspramente certeprese di posizionedi Lamarck, finisceper dire: "the conclusions I am led to are not wide/y differentfrom his" (leconclusioni alle quali sono arrivato non sono molto diverse dalle sue). Lamarck, che fu probabilmente il primo a coniare e usare il 68 terminebiologiaper definire lo studiodegli esseri viventi, introduce la sua Philosophiewolo gique affermandoche: "non vi sono dunque realmenteper l'uomo delle verità positive, sulle quali egli possa contare saldamente, fuori dai fatti eh' egli puòosservare, e non le conseguenze che ne deduce; fuori dall'esistenza della natura che gli presenta sia i fatti, che i materiali con i quali ottenerli; fuoridalle leggi, infine, che governano i movimentie i cambiamentidelle sue parti. Fuori di ciò, tutto è incertezza... I pensieri, i ragionamentie le spiegazionidei quali si troverà l' esposizione in quest'opera, non dovranno essere considerati che come delle sempliciopinioni che io propongo... " (P.Z. p. XXIIXXIII). Con una buona dose di ponderatamodestia, appaiono fianco a fianco la necessariacautela delloscienziato ("hors de là toutest incertitude") e laindiscussafiducianellavaliditàdi certe legginaturali.Lamarckproseguepoi conuntrattodi quasi allegraspavalderia, dicendoche nel costruire leconsiderazioniesposte nei due volumi "vi ho trovato le gioie che la loro somiglianza alle verità mi ha fatto provare" (P.Z. p. XXIII). Iprimiduecardinidella teorialamarckianasonol 'osservazione della gradualeprogressione nella complessitàdell'organizzazione degli esseri viventi più sempliciall'uomo, e delle necessità che hannocondizionatoe determinatolo sviluppoprogressivo dell'organizzazioneman mano che si sale nella scala filogenetica. Io traduco il termine "besoin" usatoda Lamarck con quellodi necessità, perché tutto quanto Lamarck ha scritto in seguito lo giustifica,mal' ambiguitàdel termine è restataali' originedimolJean-Baptiste Lamarck.
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