Linea d'ombra - anno VII - n. 36 - marzo 1989

IMMAGINI/KREMENTZ 38 TANTO DI CAPPELLO JILL KREMENTZ, FOTOGRAFA Kurt Vonnegut Date un'occhiata alla sovraccoperta della maggior parte dei libri pubblicati in America prima del 1970. Perché la fotografia dell'autore è così sgranata? Perché l'autore ci guarda così di traverso? Perché 1'immagine assomiglia tanto ad un 'istantanea da picnic? Perché questi ritrattipubblicitari hanno tutta l'aria di essere quanto di meglio si è riusciti a trovare per la foto sul giornale del mattino di una persona morta la sera prima in uno scontro frontale? Risposta: fino a non molto tempo fa gli editori erano tanto interessati ali' arte del ritratto quanto la Divisione Passaporti del Dipartimento di Stato -vale a dire neanche un po'. Jill Krementz ha cambiato le cose. Sin da molto prima che l'incontrassi, si era sentita offesa da tutte quelle foto brutte e anonime che si vedono sulla maggioranza delle sovraccoperte. Fortunatamente sapeva cosa c'era da fare, poiché era già un'affermata fotografa specializzata in servizi giornalistici, nonché autrice di due libri. Conosceva già la tecnica di fissare con naturalezza la fisionomia di un soggetto e di descriverne il carattere e la vita in un 'unica immagine. Cominciò così a fotografare gli autori per conto suo, sperando di dimostrare sia agli autori sia agli editori quello che era possibile e, a Dio piacendo, persino desiderabile. L'ostacolo più grosso che le stava di fronte era il fatto che una buona fotografia avrebbe provocato una lievitazione del costo di un libro; ma quella era una spesa che gli editori ben presto stabilirono di non poter più né ignorare né evitare: un ritratto ben riuscito era non meno decisivo per la vendita di un libro di un buon testo. Oggi gli autori e gli editori danno alla foto della sovraccoperta la stessa importanza che attribuiscono alla rilegatura, alla carta, alla tipocomposizione e al piano di lavoro complessivo. Per Jill la fotografia è un lavoro artigianale, e se io faccio delle considerazioni sull'eventuale dimensione artistica di quel lavoro, lei non ne sembra del tutto convinta. Il mio primo impulso è stato di stabilire un paragone tra fotografi e pittori e meditare sulle loro somiglianze e differenze. Adesso però penso sia più utile mettere a confronto i ritrattisti, almeno, e gli attori, in particolar modo i clown più intelligenti. Sul serio! I più famosi fotografi di ritratti, ne sono ormai persuaso, spingono i loro soggetti a rivelare il loro io più profondo, facendoli divertire come se fossero dei bambini. È chiaro che tutto questo va fatto durante quei brevi momenti decisivi in cui si fa scattare ripetutamente l 'otturatore. Jill stessa saltella sorridente qua e là e intanto fotografa; questo però non accade certo nella fase preparatoria. Sono sicuro che anche tutti gli altri ritrattisti di successo usano un piccolo trucco personale, ugualmente innocente e stravagante, che tengono nascosto ai loro soggetti fino al momento della verità. · fa tutti i casi, ogni ritratto di Jill rappresenta una persona spinta a lasciare il suo guscio dalla piacevole sorpresa di un contatto sociale rassicurante e momentaneamente divertente. Voilà! Passando alla pratica: ha fotografato circa 1000 autori; non ha mai ritratto però una persona che non lo desiderasse; e, una volta che le immagini di qualcuno entrano a far parte dei sµoi schedari, alle foto stesse viene garantita una sorta di privacy. Jill si rifiuta di far vedere tutti i provini a un redattore, ma mostra solo quelle immagini che ritraggono i soggetti al meglio. Inoltre non venderà mai una fotografia se deve servire per un attacco alla persona fotografata. Questo codice morale non trae origine da alcun altro scritto sulle norme di comportamento dei fotografi: è un'invenzione tutta sua che le ha procurato molte maledizioni da parte dei redattori, abituati come sono a scegliere solo ciò che vogliono da tutto il materiale di un fotografo e ad avere l'ultima parola nel decidere se qualcuno deve somi-. gliare o meno a un idiota, a un ubriacone o a un imbroglione. Èstatadinuovomandataal diavolo per aver insistito a nome di tutti i fotografi affinché il copyright appaia sulle loro foto e non in qualche piccolo riquadro sul retro di una pubblicazione, per aver preteso il pagamento dei danni nel caso il copyright venga omesso e per aver minacciato un'azione legale, o addirittura averla intentata, ogniqualvolta si sia stampata una delle sue fotografie senza permesso. Il mio rispetto per i fotografi professionisti, anche oggi che sono sposato con una di loro, sarebbe quasi nullo se non fosse per questo semplice motivo: le attuali macchine fotografiche sono diventate, fra le apparecchiature moderne, le più disposte a collaborare. Ce ne sono a milioni nel mondo, eppure la stragrande maggioranza delle fotografie non merita di essere rivista. Quando si fa una bella fotografia.un essere umano ha realizzato un piccolo miracolo: ha umanizzato una macchina. A proposito, le macchine che usa Jill sono una Leica M42 con un obiettivo da 35mm. e una Nikon FM con un obiettivo da 85mm. Occasionalmente usa sulla Leica un obiettivo da 21mm. Questo è tutto, fatta eccezione per una piccola Olympus, in realtà una macchina tascabile da turisti, alla quale si sta sempre più affezionando. Mi piacerebbe poter descrivere un'attrezzatura un po' più completa: Jill ha un equipaggiamento così scarso da fare un po' pena e io mi sono offerto di arricchire il suo armamentario ali' avvicinarsi di ogni compleanno o periodo natalizio. Lei, però, dice di non aver bisogno di niente. Ci sono altri dettagli, che riporto con parole sue: "Di solito uso pellicole Tri-X per le fotografie in bianco e nero e Kodachrome 64 per quelle a colori -a meno che non abbia intenzione di usare le luci, nel qual caso sceglierò una pellicola Kodachrome 25 ASA." Non si serve quasi mai delle luci e dice che può ritrarre in bianco e nero tutto quel che vede, che ama più di tutte la luce di un'ora prima ·del tramonto e che raramente impiega più di un'ora a fotografare un soggetto. Il che non vuol dire un'ora da quando si è messa al lavoro, ma un'ora dal momento in cui ha detto "salve" fino a quando non dice "arrivederci". Naturalmente non ha ritratto semplicemente scrittori. Per esempio fu scelta come fotografo ufficiale di quattro membri del Gabinetto dell'amministrazione Carter- tra i quali il Segretario di Stato e della Difesa. Cosa curiosa, il portfolio che presentò, e che le fece ottenere l'incarico, era costituito da tre soli ritratti in bianco e nero: W.H. Auden, Truman Capote e Doris Lessing. Quando era giovane la sua eroina preferita era MargaretBourkeWhite, la fotografa di "Life"; ma il periodo d'oro in cui "Life" usciva settimanalmente era ormai finito quando Jill fu pronta per lavorar-. ci. Ha comunque trovato un modo per fare esperimenti fotografici alla maniera di Margaret Bourke-White, ricavandone dei libri dalla copertina rigida. I libri, infatti, le concedono molto più spazio per raccontare le sue storie di quanto avrebbe mai potuto darle il vecchio "Life". Tra l'altro svolge del lavoro per il nuovo "Life" nella sua veste mensile e fa parte della redazione di 'People'; appare regolarmente sul ''Time", sul "Neewsweek", sul."New York Times" e su molte altre riviste. Può darsi che altre mogli parlino ai loro mariti di ex-corteggiatori: la mia parla dei redattori fotografici che le insegnarono come usare la sua prima Nikon, di quello che la assunse come prima donna fotografo sul vecchio "Herald Tribune", di quello che la mandò a fare un servizio sui disordini ad Harlmen nel 1964 con Jimmy Breslin e così via. Tanto di cappello. lo lavoro all'ultimo piano di casa nostra, lei al piano terra e dividiamo i piani di mezzo. Mi piacerebbe poter dire di aver influito in vari modi sulla sua carriera; ma dare consigli a Jill a trent'anni, tanti ne aveva quando la incontrai, sarebbe stato un po' come dare consigli a una girandola luminosa quando si muove al massimo della velocità. In altre parole: solo i fuochi d'artificio hanno una carica interna paragonabile a quella che aveva Jill a quell'epoca e che continua ad avere. (traduzione di Daniela Miglio/i) Copyright Kurt Vonnegut 1980. Prefazione a: Jill Krementz, The Writer's Image, Godine, Boston 1980.

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