ILCONDITO dunque la definizione di diario cronachistico ha un senso, la specifica conformazione del P J dovrebbe sconsigliarne l'accostamento. Non si può dire mostri la frammentazione tipica del diario, né l'intimismo a esso connesso; d •altra parte la forte emergenza del personaggio protagonista sembra distaccarsi dalla secchezza tutta fatti della cronaca. Analogamente importante a questo riguardo è poi il problema delle fonti letterarie. Spetta curiosamente a uno dei collaboratori stessi dell' edizione critica (Bruce Merry) il merito di avere impostato più sistematicamente la ricerca. Al di là delle molte citazioni letterarie esibite dal testo (Marlowe, Shakespeare, Bunyan, Browning), e funzionali alla caratterizzazione intelletualistica e anglofila/del personaggio Johnny, Merry esibisce anche concordanze di valenza nettamente diversa. È il caso di descrizioni paesistiche e collinari, che in taluni luoghi rimandano direttamente a Thomas Hardy e al suo Tess dei D' Urbervilles. O più ancora di tante scene guerresche strettamente riconducibili ai Settepilastri dellasaggezza di T.E. Lawrence. Questi sono richiami letterari da attribuire proprio ali' autore, Fenoglio, non al suo protagonista Johnny: testimohianze di una libertà espressiva che la dice lunga sulle intenzionalità pienamente romanzesche conferite dall'autore al proprio testo. Non stupisce quindi che sia proprio una di queste fonti, i Settepilastri, a fornire a Saccone l'abbrivio per un'analisi in profondità del personaggio Johnny. L'epica dei moderni "Snob" e "sentimentale", erano stati i termini usati daFenoglio stesso, in una lettera a Livio Garzanti del 1 O marzo 1959, per descrivere il suo protagonista. Al primo è da riconnettere la nota angofilia di Johnny, da valutare, secondo Saccone, nel suo perenne alternarsi di idoleggiamento e di ricaduta dissacrante. Gli inglesi sono la "patria", il "centro" a cui tendere per Johnny: "desiderio, costituzionale, di alterità". Tutto ciò che segnerebbe insomma, utopicamente, il suo sentirsi uccello di un altro stormo; e proprio nei momenti di maggiore promiscuità con i compagni partigiani. Ma per altro verso, e contraddittoriamente, i contatti concreti con la missione inglese non fanno che distruggere, nella mente del protagonista, questa impossibile proiezione mitizzante. Persino Keany, il britannico a lui più simile e caro, è consapevole portavoce di una decadenza finale: quella che attende la civiltà inglese nell'immediato dopoguerra. Sull'onda sincopata del boogie-woogie un'altra epoca e un'altra cultura si vanno preparando. La sua marca è americanstyle, e Johnny la percepisce come altrettanto inautentica, e umanamente inadeguata; quanto quella che era stata caratterizzata dalla tronfia retorica fascista. Da questa faticosa, ma continua "riduzione del mito", emerge allora l'altro polo del rovello coscienziale del personaggio. È la nostalgia ("homesickness "), che lo coglie nei momenti di maggiore isolamento e lontananza. Durante iJ pauroso rastrellamento dell 'invemo •44; o ancora più significativamente durante la sua stessa missione di interprete presso gli ufficiali inglesi. Qui Johnnyprova nitidamente la mancanza delle proprie Langhe quanto dei suoi compagni. Si scopre distante da quella umile, ma "assoluta" condizione di partigiano, che unicamente lo aveva restituito, dopo lo sfascio del settembre• 43, alla sua "normale dimensione umana". Estraneità e desiderio di condivisione: questi i due diversi contenuti che strenuamente si confrontano lungo tutta la parabola testuale dedicata aJohnny. Un "moto pendolare", secondo Saccone, indice di una protratta crisi di identità, che non ha modo di pervenire a completo scioglimento. Da questo punto di vista, il nostro critico respinge la tesi del romanzo di edificazione (avanzata tra gli altri dalla Grignani, e più diffusamente da Bigazzi). Non ci sarebbe modo di veder quietato l'oscuro fuoco che agita il personaggio, il suo risultando piuttosto un percorso di progressivo approfondimento intellettuale. I fatti guerreschi, gli aspetti storici della lotta partigiana, sono per Saccone tutti filtrati da questo "ineliminabile e fondamentale contrappunto" coscienziale. Molta cautela è consigliabile allora per arrivare a un,caratterizzazzione globale delP J. Fuori luogo sarebbe intenderlo come testimonianza di "un• epica collettiva e nazional popolare"; ma ancora più insidioso associarlo a una nozione di epica assoluta, anzi di epopea, secondo la più recente ipotesi proposta da Beccaria (a cui pure, del P J, andrà riconosciuto il più notevole contributo all'analisi stilistica). Semmai, hmgo una linea tutta lucacciana, questi testi compositi e inconclusi valgano come "esempio importante dell'epica concessa ai moderni, formalmente implicante un rapporto difficile, problematico, del soggetto protagonista con la realtà, e più particolarmente con l'azione". Il combattere, insiste Saccone, non diviene mai oggetto di valorizzazio36 ne retorica o estetizzante per Fenoglio. È qualcosa di ancora più inquietante, è letteralmente "la sola vera medicina" per resistere, disperatamente, all'immedicabile senso di inautenticità che si annidia nel regno della pseudo-normalità esistenziale. O, per ripetere le parole di T .E. Lawrence, è capacità di sopportare "una condanna a fare battaglia senza fine contro un nemico non di questo mondo, né di questa vita, ma di nul1'altro se non forse la speranza stessa". Edè per questo che aJohnny l'imminente fine della guerra, e la fine della vita, si presentano come un equivoco intreccio senza scaricamento d'angoscia. L'ancora indefinita, ma testualmente conclusiva acquisizione, sta tutt •al più nell 'adombramento di un destino, il proprio, verso cui non si può che essere disponibili. Un metodo corroborante Solo a seguito dell'assunzione di una tale prospettiva privilegiata, Saccone accetta di allargare il campo della sua ricognizione. E allora: dal racconto Ungiornodifuoco alla Pagadelsabato; dalla Novelladell'apprendistaesattore a Unaquestioneprivata - senza più distinzione tra neo-verismo langarolo e cronachismo partigiano - le pagine più significative di Fenoglio gli si presentano secondo "tutti i segni della straordinarietà" . Sia disperato rifiuto di una insostenibile quotidianità come per Pietro Gallesio, sia resa di fronte al mito di una "passione assoluta" come per Milton, la direttrice che sembra dominante è quella di una metafisicadell' autenticità. "La perfezionedell' essere. Eccola, la parola giusta che nomina il vero, e ovviamente, impossibile, desiderio di Johnny, e in genere del personaggio fenogliano". La tesi è certamente forte. Presenterebbe se non altro il pregio di rimettere al centro dell'attenzione i grandi romantici e metafisici inglesi, tanto caramente coltivati dallo scrittore albese. Ma cosa voglia dire questo in pieno novecento, sullo sfondo di \Dl universo senza Dio né risolutive ideologie; e cosa voglia dire soprattutto in rapporto a un sosotanziale realismo rappresentativo, che Saccone non sembra revocare decisamente in dubbio, tutto ciò è di più ardua elucidazione. Tuttavia, che sul fondo di un'epica problematica (o dei moderni), prenda consistenza diciamo un vitalismo umanistico, ma più scarnito e disilluso di quello, per esempio, vociano, questa sembra una via percorribile per ulteriori ricerche fenogliane. Come che sia, se di una tale tesi abbiamo ben afferrato la portata, occorre anche dire che Saccone la insegue secondo modalità critiche coraggiose ma non aleatorie. La sua è un'ermeneutica interpretativa in cui risalta assoluta l'interrogazione: "Perché Johnny entra fra i partigiani? ..."; "Di quale perdita di potere si lamenta Keany? ..."; " .... il sogno di una vita libera. Ma libera da cosa? ..." Però, alle conseguenti risposte non difetta mai quel puntiglioso rimando testuale che le rende autorevoli e proficue. Saccone ha insomma il difetto vergognoso di prendere dannatamente sul serio i personaggi di cui tratta. Gli si attaglia l'immagine tonica e corroborante che Debenedetti utilizzava parlando di critica letteraria: quella di un uomo che prende per il collo un altro uomo e lo costringe a sputare le sue ragioni. E in defmitiva conforta che Saccone, in uno scritto non contenuto nella presente raccolta di saggi, manifesti ciò che a questo punto del nostro discorso può essere posto a suggello: "Quando mi chiedo( ...) quali siano le ragioni di ogni interesse agli scritti di Fenoglio, mi pare davvero sorprendente che nulla che si avvicini a una risposta sia offerto: se non l'offa, che mi contenterò di definire impertinente, dello 'scrittore di persistente problematicità"'. NotaBibliografica: direttamente o indirettamente il presente scritto ha fatto riferimento ai seguenti contributi della più recente critica fenogliana. M. Corti, Realtà e progetto dello scrittorenel FondoFenoglio, "Strumenti critici", febbraio 1970, pp. 38-59; ; Per una cronologiadelle operedi Fenoglio, "Nuovi argomenti", sett. dic. 1973, pp. 119-131. R. Corsini.Ricerchesul FondoFenoglio, "Sigma", giugno 1979, pp. 317. B. Merry, Moreon Fenoglio:an unpublishednove/ in english and englishsource, "Italica", Spring 1972, pp.3-17; Fenoglioe la letteratura angloamericana, "Nuovi argomenti", sett. dic. 1973, pp. 245-288. B. De Maria, Le dueredazionidelPJ: rapportiinternie datazione, ivi. G. Falaschi, BeppeFenoglioe LAstoriadedicataa Johnny, in LAresistenzaarmatanellanarrativaitaliana, Einaudi, 1976, pp.152-196. M.A. Grignani, Virtualitàdel testoe ricercadellalinguadaunastesuraali'altradelPJ, "Strumenti critici", ott. 1978, pp.275-331. R. Bigazzi, La cronologiadei 'Partigiani' di Fenoglio," Studi e problemi di critica testuale", ott.1980, pp.85-122;Letturadelpartigianoinglesedi Fenoglio,"11 Ponte", ott.1981, pp.171-197. G.L. Beccaria, LAguerra e gli asfodeli, Serra e Riva Editori, 1984. L'ultima frase di Saccone è riportatadaLAparola a Fenoglio, "Belfagor", maggio 1982, pp. 350.
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