CONFRONTI Nuovimateriali per conoscereAttila Jozsef Alfredo Lavarini AttilaJ6zsef (1905-1937) rappresenta un caso non troppo raro nell'editoria italiana: abbastanza tradotto nei decenni precedenti, oggi è praticamente misconosciuto. Catalogato nel novero dei ''più grandi poeti di tutti i tempi", ha avuto una certa risonanza libraria tra gli anni Cinquanta-Settanta (Poesie, a cura di U. Albini, Fussi, Firenze 1952; Gridiamo a Dio. Poesie, a cura di S. Badiali e G. Pinzi, Guanda, Parma 1963; Con cuore puro. Antologia poetica, a cura di U. Albini, Accademia, Milano 1972, a cui si deve aggiungere l'esauriente monografia di Istvan Mészaros Attila J6zsef e l'arte moderna, Lerici, Milano 1964). Il lettore italiano è entrato in contatto, tramite questi libri, ormai introvabili se non ai Remainders, con il mondo poetico di J6zsef e con il periodo storico tra le due guerre mondiali fondamentale per la nazione ungherese: fine della guerra con relativa perdita (con il trattato di Trianon) di due terzi del territorio, breve esperienza rivoluzionaria con la repubblica dei Consigli di Béla Kuhn, instaurazione di un regime reazionario guidato dall'ammiraglio Horthy che dura fino allo scoppio della seconda guerra mondiale. In questo lasso di tempo la figura di J6zsef riveste un significato profondo che va bel al di là del valore poetico e teorico della sua opera. Spesso accostato agli altri due grandi poeti ungheresi, Petofi (1823-1849) ed Endre Ady (18871919), ha in comune con loro l 'impegno di, allontanare l'intellettuale dalla torre d'avorio della cultura e lo sforzo di renderlo partecipe della Storia. I tre poeti, nel tentativo (riuscito) di far coesistere princìpi politici, enunciati filosofici e produzione poetica, esprimono pienamente l'atteggiamento progressista e radicale delle rispettive epoche. Il libro di Attila J6zsef La coscienza delpoeta ( a cura di Beatrice Tottossy, Lucarini, Roma 1988) cerca di ribadire - attraverso alcuni scritti teorici, una breve selezione di lettere, una "commedia psicoanalitica", spunti autobiografici e la stesura di libere associazioni scritte dopo sedute psicoanalitiche - la rispondenza tra teoria e prassi, tra pubblico e privato, tra impegno politico e diritto alla vita, ideali che hanno sempre animato J6zsef. Le sue liriche rappresentano uno dei momenti più alti della poesia ungherese. J6zsef cerca, attraverso una felice sintesi tra poesia moderna e patrimonio folclorico (ricordiamo che la maggior scoperta culturale magiara pel XX secolo è stata quella della musica e della poesia popolare, ad opera soprattutto di Béla Bart6k eZoltan Kodaly) di rappresentare in maniera concreta la realtà, che può essere per esempio la difficoltà della ricerca del cibo (motivo ricorrente e opprimente: in gioventù, inviato in campagna per reperire cibo da alcuni parenti, trova al ritorno la madre morta); di essere inoltre il poeta della città e della campagna, delle difficoltà dell'operaio e del contadino, il poeta della terra e della strada. Il dualismo di J6zsef non è solo un espediente poetico, ma anche il tentativo di dare una visione non manichea della società, di non privilegiare un aspetto rispetto a un altro. E questa visione la verifichiamo anche nella sua attività di traduttore: J6zsef traduce in .ungherese opere di poeti cechi e romeni, in un'epoca incui lo sciovinismo successivo alla mutilazione dello stato ungherese (a favore di Jugoslavia, Cecoslovacchia e Romania) sconsiglierebbe tale attività. J6zsef cerca di dare ali 'intellettuale un ruolo "organico all'interno della società" per far sì che la società ungherese nella quale vive progredisca. E J6zsef sa benissimo che una società che non difende la propria lingua e i propri costumi rischia di morire. I saggi teorici contenuti nella prima parte del volume rappresentano il tentativo di J6zsef di sistematizzare il suo pensiero poetico. Il pensiero di J6zsef, condizionato dalla cultura marxista (che lo spinge ad entrare nel partito comunista clandestino, da dove verrà successivamente espulso per"fascismo") e dallo storicismo crociano - ricordiamo che Croce ebbe una discreta fortuna in quegli anni in Ungheria-mira alla definizione del concetto di arte. Per dar corpo alle sue teorizzazioni, J6zsef, tra l' altro, analizza compiutamente il romani.o di Dos Passos Nuova York nella sua natura formale e contenutistica per affermare che "fa forma ha una duplice qualità: la qualifica il contenuto che la riempie, e la riqualifica la nostra visione a proprio contenuto". Due delle lettere pubblicate mettono in risalto il desiderio di amore struggente di J6zsef (cfr. la prima e l'ultima lettera, rispettivamente a Marta Vag6 e Flora Kozmutza). Qui prende corpo una concezione di vita che sia eterna e non storica, spirituale e non fisica. Tra queste due lettere si innestano quelle inviate alla sua psicoanalista Edit Gyomroi (la fortuna della psicoanalisi in Ungheria in quegli anni è stata notevole) con la quale inizia un rapporto complicato e a volte allucinante, come nella lettera A Edit Gyomroi: il transfert, dove J6zsef arriva aminacciare la sua psicoanalista. J6zsef capisce la graviià del suo male (che per la Gyomroi era incurabile), cerca di Ritratto di Attila Jo:z:sef. IL CONTISTO affidarsi a una precisa cura di indagine mentale, ma cerca anche di rifuggirne trovando pretesti nella presunta venalità della dottoressa, nella sua incapacità ad amarlo, nel1'insistenzanel nascondere questo sentimento. E questo odio nei confronti di una persona che "lo ascolta solo perché è pagata e che finge di adularlo"loporta ascrivere una commedia intitolata Psicoanalisi, dové il personaggio della Gyomroi è sdoppiato: una Gyomroi savia e una stolta, un doppio personaggio che cerca di impedirgli di guarire e di amare. La figura della persona che lo àscolta solo perché pagata riappare nell'Elenco di libere associazioni in due sedute, un'affabulazione interminabile scritta dopo due sedute psicoanalitiche, un interrninabilemonologo doveilflusso dei pensieri si attesta sui ricordi del!' infanzia e della giovinezza, il ruolo materno, la sessualità, le difficoltà del presente, il pessimi- . smo del futuro e che sono uno splendido documento letterario (ben reso in italiano), un testo non mediato dalla ragione. E il ruolo del passato che grava sul cuore e la mente di J6zsef viene percepito leggendo gli schizzi autobiografici: brevi documenti che celano, dietro la fredda struttura di curriculum vitae, la volontà di fare della poesia uno strumento per il miglioramento del!' esistenza personale e collettiva. 21
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