IL CONTESTO Sopra: coltivazione di coca in Perù (J. C. Criton/Sygma/Graxia Neri). Sotto1 un corriere della droga (foto Manchete/Grazia Neri). sono che combattere gli effetti disgregativi ma che va soprattutto affrontata con tolleranza; e non può esserepuramente repressa. Se c'è stato un dato positivo, in questa nuova ideologia neoliberale, era nella rivalutazione della libertà; anzi delle libertà: un'apertura apparentemente illimitatache sembrava capacedi rimescolaree rimettere in discussione le grandi, vecchie cuiturepolitiche. Ma è stata una primavera breve e fasulla. E verrà davvero il tempo che rimpiangeremo la vecchia cultura cattolica, come Pasolini prevedeva 15anni fa. Già ora, del resto, rimpiangiamo la tradizione liberale e i suoi valori. Non si tratta di riflusso. A venti anni dal '68, nessuna reazione a eventuali e ormai antiche unilateralitàpuò giustificare la cultura che sta avanzando in Italia. Amici meno pessimisti dicono che il dissenso degli esperti della lotta alla droga (comunità,medici, psicologi, ex tossicodipendenti) è troppo forte perché la legge vada in porto così com'è. Ma a questo punto tutto ciò conta relativamente. È infinitamente più grave il messaggio di semplificazione e drammatizzazione della realtà, di svalutazionee irrisione di ogni competenzaed esperienza concreta, di brutale improvvisazione in nome di ferrei principi simil-etici. È infinitamente più profondo e forte il movimento che trasforma questo paese e i suoi cittadini in irresponsabili preda di pregiudizi ancestrali,senzamemoria,mai ingrado di valutare serenamente le ragioni,di affrontare con tolleranza i conflitti e le contraddizioni, di viverecon un minimo di misura e di equilibrio emotivo i drammi sociali. In una parola, tutti drogati. 6 MEDIA . · Tanta droga a Samarcanda. Una merce che vale oro nell'audience e nelle tirature Oreste Pivetta Sono un cittadino comune. Non ho mai avuto alcun rapporto con la droga. Anzi sono esente da vizi. Non fumoneppure; Confesso di aver pensato alle tossicodipendenze di qualsiasi genere con discreta indifferenza. La questione non mi tocca. Ma essendo di sinistra oltre che "comune"non mi sono sentito di ignorarla del tutto. Qualcosa bisognerà pur fare. Che cosa non so. Tra Craxi che metterebbe tutti in manette e il condomino che scenderebbe la notte armato per difendere l'aiuola di fronte casa dalle siringhe, non riesco a trovare una strada solidaristica. Sposo l'intolleranza totale. Metterei inmanette tutti: ipadroni, i bottegai, gli operai perbene, chi butta le cartacce per terra, chi parcheggia sui marciapiedi, chi suona il clacson, il dentista che non mi dà la ricevuta fiscale, tutti i proprietari di case, prime e seconde, gli ubriachi molesti e i fumatori. Ma con i drogati (chiamiamoli alla fine così anche se il nostro amore per le sfumature ci consiglierebbe il termine tossicodipendenti), re: sto nel dubbio, non so che fare, che dire. Che la droga fa male. Che sarebbe meglio smettere. Che si può studiareelavorare.Nonsapreineppure, alcontrario di Scalfari in uno dei recenti numeri del "Venerdì", dare della "stronza" a una ragazza che, in una lettera, si collocava tra i "drogati che non sono tali per la mancanza di un progetto che li coinvolga ma per una precisa scelta esistenziale, di ricerca interiore ed evolutiva". La ragazza, con un filo di arroganza, si professava quindi oltre che drogata intelligente e speculativa, come un buon filosofo, senza credere evidentemente di poter giungere alla buona filosofia per le vie tradizionali del pensiero. Lei ha bisogno di qualche cosa d•altro, che ritiene indispensabile. Ma a questo punto esclude me cittadino comune esente da droga e senza vizi dalla possibilità di seguire le stesse vie di indagine interiore e di ascesi (a tanto, mi pare, lei mirava). Lei ritiene allora che io sia stupido, mi costringe nella stupidità. Poche pagine più avanti nel luminescente appendispot scalfariano Luciano De Crescenzo (il filosofo?) spiega che invece proprio i drogati sono stupidi e che per battere la droga occorre la propaganda nello stesso indirizzo. Spiega De Crescenzo: "Se non sono diventato omosessuale è perché a Napoli quand'ero ragazzo la peggiore offesa era costituita dalla parola ricchione". Così basterebbe dare dello "stupido" al tossicomane e questo smette. Proviamo anche così. Però di questo passo si arriva alla conclusione che tutti i mezzi sono leciti: le manette di Craxi, le percosse di Muccioli, le candele alla Madonna, la psicoanalisi di gruppo, i lavori forzati, le docce fredde. In un modo o nell'altro la speranza si apre. Si può dire che i regimi carcerari non sono utili e sono improponibili, si può sostenere che è meglio invocare il miracolo del cielo. Ma, in ogni caso, dietro le sbarre o in ginocchio al confessionale, si può sperare. Invece èontro ogni speranza si è pronunciata la tv, rai tre, in "Samarcanda", alla quale comodamente chiedevo luce in merito al mio problema: che fare, sequalcosa bisognerà pur fare. Sedotta dal catastrofismo, la savonaroliana Samarcanda sembra più che cercare analisi e soluzioni comminare penitenze.Tanto perché bisogna soffrire e la contrizione è il miglior viatico per la redenzione. Solo che quelli di "Samarcandà"non sono cattolici, non credono nel paradiso e ci rifilano, sapendolo, una bella fregatura. Oppure è la nuova miglior forma di altra cultura, di una opposizione che una volta si muoveva in piazza, mentre adesso preferisce i toni catacombali. Di "Samarcanda" non mi ha colpito però il rifiuto del ministro Rosa Russo Jervolino, che ha fatto scandalo e ha persino fatto incazzare il presentatore. Il ministro, pur essendo democristiana, aveva in fondo ragione. Diceva il ministro: come si fa a discutere un disegno di legge senza averne illustrati i termini? E chiedendolo prendeva la porta e se ne andava. Caso davvero clamoroso, digerito dal presentatore perché ormai tutto fa spettacolo e lo spettacolo fa audience.
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