Linea d'ombra - anno VII - n. 35 - febbraio 1989

di per sposare Marietta dei Ruccellai, un gruppo molto potente a Firenze. Lusanna dilla poco denuncia Giovanni al tribunale arcivescovile per aver già stretto con lei in segreto il vincolo matrimoniale. Intorno a questa imbrogliata vicenda si alzano le voci contrastanti dei due protagonisti, il commento spesso confuso dei testimoni, parenti, vicini di caseggiato, su cui Brucker organizza, lungo piani sfalsati, la narrazione. Oggetto del contendere, l'avvenuta o meno celebrazione del rito nuziale, della "promessa", quando, secondo la testimonianza di Lusann~ Giovanni le avrebbe donato l'anello alla presenza dei familiari di lei e dei vicini più intimi. Particolarmente degno d'interesse è il fatto che la sentenza emessa in prima istanza dal!' arcivescovo di Firenze, Antonino, si risolse in favore di Lusanna; altri giudici ecclesiastici avrebbero in seguito appoggiato la causa di Giovanni e del suo gruppo ma intanto la posizione di Antonino getta una luce sfumata sulla relativa "permeabilità" della società fiorentina ausi e comportamenti diversificati ma soprattutto tradisce il vigore che l'istituto della "prorn,essa" esercitava a quell'epoca. Certo è che l'intricata storia di Giovanni e Lusanna sembra rivelare più che i contorni di una battaglia pionieristica, condotta da Lusanna in nome del matrimonio "moderno", l'ostinata tenacità della trama della karis che avvince e c_atturaGiovanni non appena la morte del padre evoca i doveri della tradizione. Quella nozione di responsabilità totale nei confronti del passato e del futuro della trasmissione familiare si ritrova intatta nel caldo epistolario di Alessandra Macinghi Strozzi ai figli che si sviluppa lungo l'arco di un trentennio: tra il 1447 e il 1470 (Tempo di affelli e di mercanti.Lellereai figli esuli , a cura di Angela Bianchini, Garzanti 1987). La scena che fa da cornice al lungo ininterrotto racconto della vita quotidiana è sempre Firenze, i protagonisti ancora i gruppi più in vista delle famiglie della città in cui campeggia, su uno sfondo non lontano Lorenzo de' Medici; l'antefatto: la disavventura di una giovane donna, Alessandra Macinghi, che nel 1435 costretta a Pesaro dall'esilio cui Lorenzo de' Medici aveva condannato il marito Matteo Strozzi, rimane vedova e sola con quattro bambini piccoli. Tornata a Firenze, Alessandra si adopera per ciò che diventerà lo scopo principale della sua vita: far togliere il bando che colpiva gli eredi maschi della sua famiglia. Tramite le lettere (più di settanta) indirizzate ai figli esuli a Napoli, Filippo e Lorenzo, prende corpo un variegato affresco della realtà fiorentina quattrocentesca in cui il complesso gioco di relazioni instaurate dagli Strozzi con la famiglia dei Medici e con il re di Napoli si intrèccia alle vicende più minute: l'invio della biancheria ai figli lontani, le trattative di matrimonio, le liti con le serve; mentre l'angoscia per il futuro, la paura della peste che costringe a continui spostamenti nelle tenute del contado si stempera in un fiducioso richiamo alla benevolenza di Dio. Nella "curiosa combinazione di tenerezza materna e tremula vedovanza" come scrive nella lunga introduzione Angela Bianchini ,"nella fusione di femminino del quotidiano, del privato, a volte anche del meschino con il sentimento virile della patria, del 'pubblico' che è proprio di Alessandra Macinghi Strozzi, l'elemento catalizzatore è il tempo". Tempo che si produce nella comunicazione: nell'evocare una presenza, quella dei figli, pur sempre differita, vagheggiata nella mente e nei desideri; così come il ·carteggio si costruisce anno per anno nella coscienza dell'ora, della data, del tempo che passa e dcli' età che avanza. Ma le lettere sono anche impregnate di un tempo futuro; dell'avvenire, verso cui la fantasia si proietta di continuo ripetendo i cari suoni di parole quali riunione, rientro, matrimonio. Quello stesso tempo "romanzesco" -conclude la Bianchini-restituito ca.sì efficacemente a Firenze nei cicli murari dove la pittura fissa i successi familiari più prestigiosi, dà forma, nelle sue scadenze di vita e di morte, di delusioni e di successi, al lungo racconto di Alessandra. È il tempo per l'appunto, dell "'infinita storia familiare" che trascende le fuggevoli vicende e i miseri limiti dell 'indiv.iduo per ricostituirsi di continuo attraverso i secoli. "Ara' sentito -scrive il 9 settembre 1458 all'ultimo figlio, Matteo, Alessandra Macinghi Strozzi-come a dì sette morì Benedetto Strozzi, dal martedì sera al giovedì, a ore 17. Benché alcun dì prima avessi chiocciato, non era in modo, che sempre andò per casa e non pareva che avesSAGGI/TARPINO si male. Dicono che aveva una posta (tumore)nel corpo; ma pe' segni che ebbe si tiene morissi di pistolenzia. Non se ne fa guardia e tutti vi andiano. Enc stato grandissimo danno, prima alla sua brigata, poi a noi e a tutta la Casa; che era il ricorso d •ognuno, e non è in casa uomo, che tanto danno gittassi la morte sua, quanto di lui". Il senso di danneggiamento piuttosto che di dispiacere è il sentimento che pervade lo scritto di Alessandra: il rimpianto per la perdita di un illustre "anello" nella catena indistruttibile delle solidarietà familiari. Ariprova della straordinaria forza di attrazione esercitata dalla famiglia Strozzi valga il commento di uno storico americano M. Phillips, autore di uno studio recente sui ricordi di Marco Parenti, marìto di Caterina Strozzi e dunque genero di Alessandra (The memoir o/Marco Parenti. A life in Medici Florence, edito a Princeton nel 1987): "In certo senso - afferma Phillips - dopo il matrimonio sembra che Marco si sia trasformato in uno Strozzi più che Caterina in una Parenti". Dopo il grandesonno la rivista dei curiosi · L'affare di Sanremo TIC Coboldi e Lepricani TIC Americani a Napoli TIC La mutanda di Roberta TIC Ziirich 1916 TIC Lucherini a via Veneto TIC Boniperti a nudo TIC Computer pasticcioni TIC Dolce Rita TIC Natura morta con piadina TIC Pecora elettrica TIC Eri.e Burdon TIC Pony express TIC Scambi ferroviari TIC Sottsass Compass TIC Freak Brothers TIC Dicci Ricci TIC Ecologia domestica TIC Bancomat TIC L' ocçhio del cugino In edicola tutti i mesi da febbraio 77

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