Era tempo sprecato. Ero di troppo. o È strano: si accanivano contro di me perfino i miei nipoti - figli di una cugina - dei bambini! E poi conobbi il Toni. È solo come me, non ha parenti. Parla poco, ma fa quello che dice. Io lo rendo felice perché a lui gli basta un niente: di vedermi a casa quando ritorna. È bravo, sa far tutto. Ora vivo a Ca' Savio - una casetta nuova, con i gerani e le tendine ricamate da me. Ma proprio adesso, quando tutto pareva sistemato ... " La notte non dormiva, si agitava, si alzava. Le infermiere la sgridavano. Aspettava le analisi, il responso. Era una merlettaia specializzata in angeli e madonne: un ricamo, un'immagine da mettere in cornice come un quadro. Mi mostrò quei lavori: delicate nuvole trasognate, incantatrici; disegni antichi, rari, conservati fin dai tempi passati e rifatti ogni volta e sempre nuovi. Le veneziane guardavano sottecchi la buranella, fuori dal suo segreto criticavano quella vestaglia così poco fine, fiammeggiante, e le trine antiquate: forse era invidia per il pescatore puntuale, alle ore stabilite, col fiore, col pacchetto ... E lei, la buranella, si calmava un poco con la mano nella sua quando il Toni arrivava. Ma la sera mi parlava di nuovo, ricordava la triste giovinezza, l'altra vita. III Poi arrivò la donna di Castello: alta, sdegnosa e pallida, seguita dalla madre, minuta e servizievole, stranamente vestita - una maglietta fatta con certe lane colorate la gonna nera tutta impadellata ... - sua figlia era ammalata gravemente e perfida con tutti, si diceva, ma specialmente con quella poverina ... ("Dicono che il marito l'ha lasciata ..." "Chi ha lasciato? la vecchia?" "No, la figlia." "Guarda il viso impassibile. È stregata ... ") La corsia sussurrava. La donna di Castello divideva POESIA/TAROZZI la stanza a pagamento con la madre ("Ma non è a pagamento, è un privilegio ... " "Ha dato delle mance ... " "Sarà vero?") che la serviva, ma veniva in visita da noi, graziosamente, dopo cena. Scambiava quietamente due parole con ciascuna di noi, poi se ne andava tra le scie di sussurri, come fosse una regina sul tappeto rosso, come un vescovo, come una madonna! ("Ha un male, un male che non voglio dire; lui l'ha lasciata ed ora lei ne muore ... ") Forse la malattia le conferiva quella dignità che investirà noi tutti prima o poi in un'alba mitrata, con il rito antico, antico della processione velata. Forse la tormentava il male dentro, ma fuori la sua pelle bianchissima splendeva. (''Una donna cattiva, inviperita ... " "È ricca, ha una bottega ... " "Per quel che le è servita!" "Guarda la madre, come si è conciata: uno stecchino, un povero Arlecchino ... " "Dio ci protegga tutti, l'ha picchiata ieri." "Che cosa dici?" "Ha picchiato la madre, non so dire il motivo. Ma è il male che le consuma il cuore ... ") Anche la buranella riguardava incantata la donna di Castello: viso di porcellana senza u11goccio di sangue, di belletto: il profilo perfetto e la lunga vestaglia, come un manto - Forse era solo bella e calunniata o forse crudelissima e piagata dentro, davvero - come se proprio lei col suo mistero le potesse fornire una risposta: il responso, il verdetto infine, il vero. Tutte noi si aspettava: era un'attesa vana, senza conforto, nello smorto, indicibile reparto; uno sciopero, pare, degli addetti si·prolungava: eterno, metafisico ... tanto che me ne andai senza sapere e tuttora !}Onso, non saprò mai il senso di quei mesi che passai ali' ospedale vecchio, ad ascoltare l'ostessa, la mestrina e lei, l'inquieta buranella, l'insonne ricamatrice di angeli e madonne. 63
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