Linea d'ombra - anno VII - n. 35 - febbraio 1989

NARRARE LA SCIENll/VINEIS me questione etica? Perché si è accresciuta la sensibilità- per citare un esempio - verso i danni inflitti alla natura e alle altre specie animali {Problemaassolutamenteassente nelle coscienze dieci anni fa)? E difficile pensare che questi mutamenti non siano in relazione con il modificarsi della slrutturaeconomico-produttiva, la scolarizzazionedi massa, il diversificarsie attenuarsi dei conflitti di classe. Semplicementesu una base di buon senso, sembra dunquedi potersi sostenere che non esiste un'unica razionalità dominante e totalitaria;che esiste lo spazio per unmodificarsidelle coscienze, delle attitudini,delle forme politiche (dai movimenti femminili a quelli ambientalisti,per esempio);che queste modificazioni non sonoperòcompletamentedisgiunteda quel (vago)concetto di "forma di vita", qualcosa di più genericodella "formazione economico-sociale",ma anche più duttile e meno impegnativo sulpiano ideologico.(Non nego che tuttociò siamoltoprovvisorio). 6) Per tornareallametafora, essaè dunqueunità di conoscenza ed etica. Ammettiamoper un momentoche sia anche ancorata al piano materiale(contrariamente alla tradizioneoccidentale, che vuole la conoscenza disinteressata e astratta). Ammettiamo per unmomentoche, per esempio, le nuovemetafore scientifiche vengano introdotteperché lo scienziato è influenzatodalla tradizionedella sua disciplina(un vincolo),dallaesperienzaquotidiana e dallepratichemateriali sue e del suo grupposociale (unostimoloe unvincolo)- inclusi gli sconfinamentie le fertilizzazioni incrociatecon altre discipline - , infine dai suoi pensieri casuali, dagli incontri fortuiti, insommadal caso (uno stimolo). (E seunadefinizionedi "caso" - per pauradellametafisica-è necessaria, questepossonoessere accettabili:il frutto dell'incontro di due catene causali; il frutto dell'incontro di due dispositivicon diversemodalitàdi funzionamento:le infinitemodalitàconcuiun dado può essere tirato e il numero limitato di facce a disposizione). Ammettiamodunqueche sia - anche- la praticamateriale quotidianaa costituireun serbatoiodi analogiee metafore.Ma la pratica quotidiana è anche intrisa di ritualità; le stesse discipline scientifiche - sempre prese a modello, ricordo, dai discorsi di politica teorica- trasudano riti di iniziazione,transizione,riconoscimento,disconoscimento(sivedanoicontributidi BrùnoLatour, per es. B. Latour e S. Woolgar, Laboratory[ife,the socia/ constructionof scientificfacts, Sage, London, 1979).Scriveree pubblicare un articolo scientifico implicasottoporsi - quasi del tuttoinconsciamente- a un ritualepernulladiversoda un rituale religioso.Un fondamentofilosoficoa quest'affermazione possiamotrovarloancorainWittgenstein:seilcriterio di veritàdi una proposizionenonè più la "corrispondenzacon uno statodi cose", ma è il riconoscimentoche chi la formula ha rispettato le regole grammaticalidellacomunitàlinguistica(tesicentraledelleRicerche filosofiche),allora la concordanzadi opinioni implica un rituale. Per esempio, riconoscere che è stata scoperta una nuova particella subatomicanon significa certo"guardarla", ma passare attraverso un complicato protocollo fatto di osservazioni (necessariamenteindirettee strumentali)e soprattuttointerpretazioni e traduzioni nel linguaggio teorico. 60 Questa sesta tesi è dunquechemetafore,analogiee ritualisiano una componente ineliminabile delle forme della conoscenza umana; avendorinunciatoai "criteri di demarcazione" (Popper) tra scienza e metafisica,dobbiamo anche ammettere che è inutile cercare di espelleredalle nostre formedi conoscenza (e di trasformazione) del mondo tutti gli elementi fastidiosi e "irrazionali''. 7) Il rituale,dunque,materializza(oTi-materializza)il pensiero astratto, gli dà una forma concreta, quotidiana, riconoscibile. Non c'è, allora, "progresso" nelle formedi conoscenza?Ma che cosa si intendeper progresso? Qui veramente si rischia di cadere nei paradossi deU'autoreferenzialità,visto che non esiste un punto privileg_iato,esterno, dal quale giudicare se vi è stato progresso o no. (E interessantecasomai il fatto che da un certomomento in poi il "progresso" sia diventatoun valore positivo).C'è almeno un campo in cui è chiaro che cosa sia il progresso,ed è la tecnologia; ho anzi la sensazioneche i due concetti non sianodistinguibili, che si tratti di una tautologia: lo scopo di ogni tecnologia è performativoe pertanto per definizione progressivo (un orologio deve essere accurato; anche ove venisse realizzata un'assoluta accuratezza, si potranno ridurre i costi, o lo si renderà più leggero...). Estendere il concettodi progresso dalla tecnologia ai modelli conoscitivi (o almeno lo stesso concetto di progresso) implicaaccettaredipoter esercitaresull' autorappresentazione dell'uomo la stessa formadi dominioesercitata sullamateria. Implica dunquenegare quello che è lo scandalooriginario,lo sgomentoo abissoapertodalla consapevolezzadella scissionetra coscienza e materia, tra res cogitans e res extensa. Non si potrà mai dare un'interpretazione scientifica dell'autocoscienza, dell'Io. Il misterodel soggetto,che è "tutto ciò che esisteper me"ma anche, al contempo, l'ineffabile, il limite della conoscenza, non sarà mai disvelato.Esso può solo essere avvolto di metafore,attinte da sempre nuovi giochi linguistici miranti a infrangereinutilmente- i limiti della conoscenza.O crediamo, cartesianamcntc, che la res cogitanspossa effettivamenteesercitareun dominio sulla rcs extensa grazie a un qualche isomorfismo tra le strutturedi pensieroe le leggi di natura (e che nello stesso tempo laprima si fondi,inultima istanza,sullaseconda),oppuredobbiamo ammettere il misterodcli' autocoscienzacome fondativodell'esperienza umana.Ma allora, sulpianoconosciLivo,si girasempre intornoallestessecose, le stessecoseritornano-come ineffetti Wittgensteinriteneva. Ciò che cambia sono le metaforee i giochi linguistici usati. 8) Per venire alle questioni più politiche, mi pare che ciò che si è verificatonegli ultimi anni sia stato il passaggio da una dottrinapolitica"scientifica"e totalitariacome ilmarxismo,con i relativi problemidi autocontraddizioneperformativa (beneespressi, per esempio, inun filosofocomeAlthusser),ali'adesione acritica a un pluralismodei "saperi locali" come espresso dai movimenti verdi. Il disagioche questo passaggiocrea sta nel fattoche, mentre le precedentidottrine scientifichedella politica erano fin troppo esplicitenel riferimentoa unapresuntabase materialeoggettiva che le fondava, i nuovi movimentisembrano rifuggireda qualunqueesplicitazionedi tal genere.Da dove origina e come si

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