Linea d'ombra - anno VII - n. 35 - febbraio 1989

INCONTRI/SANGUINETI offre un punto di riferimento per indicare un modello di comportamento. D'altra parte, anche a lei sono state mosse delle accuse di arretramentoe secondoalcuni la suapoesia attualeavrebbe rinunciatoa ogniprospettiva avanguardistica'perfarsi leggibile e consolatoria.Comerisponde?Pensa chesiapossibile rintracciare una sorta di continuità tra il suo lavoropoetico degli anniCinquantaeSessantae quelloattuale,cheoggettivamentepossiede caratteristicheassai diverse? Certo che sono mutato in questi anni! Sono mutato e ci tengo. La storia è cambiata 1e sòno cambiato anch'io, che sarei cambiato in ogni caso per forza. Volevo cambiare. Io stesso potrei indicare tante piccole coupures nel mio lavoro. Non credo che esista una formula di avanguardia, nemmeno a titolo personale, cioè l'elaborazione di una soluzione cristallizzata e ferma che possa essere sempre riproposta, eventualmente perfezionandola e affinandola. Tengo ai miei scarti, anche se nel mio lavoro rivendico una continuità; e credo che tale continuità si possa chiamare d'avanguardia, nel senso che richiamavo prima, nel senso cioè di una volontà di opposizione al discorso egemone, dove "discorso" implica e l'ideologia e il linguaggio. Mi rendo ben conto che NovissimumTestamentum si presenta con una strepitosa affabilità a paragone di come si presentava, poniamo, Laborintus; però credo che sia un'affabilità estremamente perfida e forse, anche se evidentemente posso sbagliarmi, altrettanto forte di quella che era in Laborintus, altrettanto scandalosa nel profondo, e credo altrettanto solitaria nel paesaggio attuale della scrittura. Laborintus era una sorta di mostro, una specie di E.T. agli inizi degli anni Cinquanta, ho l'impressione cheNovissimumTestamentum sia una specie di E.T. nel paesaggio degli anni Ottanta. Naturalmente non è Io stesso mostro, anzi a prima vista può sembrare esattamente il polo opposto di quella posizione iniziale, ma a me è sembrato, nel tipo di risposta, più adeguato alla situazione ideologico-linguistica del presente, al tipo di funzione attuale del discorso poetico è di significato sociale della comunicazione. Per me il mio ultimo lavoro ha la stessa funzione avanguardistica, nel senso positivo, che aveva Laborintus. Come impostaallora il suo rapportocolpÙbblico?Ogginello stesso modo che negli anni Cinquanta? Quando scrivevo Laborintus non ero in rapporto con nessun letterato, le mie poesie erano lette solamente da pochi amici, ero in assoluta solitudine, ero totalmente isolato non solo rispetto alla società letteraria, ma oserei dire rispetto alla società. Oggi invece sono qualcuno che ha ormai una responsabi~tà di storia alle spalle, piccola o grande che sia, qualcuno che non riesce a soddisfare le richieste di pubblicazione. È chiaro che il mio rapporto con il ricettore è mutato, e io non posso non tener conto di una situazione che, anche raccontata così come storia psicologica di un individuo, è profondamente mutata. Io credo di aver ragione di tener conto realisticamente di tutto ciò; e come allora credo di aver fatto bene a spremere fino in fondo la situazione in.cui io mi trovavo, in quella sorta di ipersolitudine, ricavando il bene da ciò in cui bene o male ero collocato, così oggi cerco di spremere questa diversa possibilità e di utilizzare questa comunicasa zione nelle forme in cui adesso si svolge ai medesimi fini, ma naturalmente i modi concreti sono diversi; e io non posso e non devo far finta di essere ancora quello che ero a vent'anni. Ma soprattutto quella che è mutata non è una situazione soggettiva, ma la situazione di come il mio lavoro viene a situarsi socialmente. Resta il problema della conflittualitàdel rapporto col pubblico che è tipicadellaprospettiva avanguardistica;oggi questa conflittualitànellasuapoesiasembraattenuarsi,ancheseperò non scompare,preferendoforse modi più mediati. È così? Devo dire che in un certo senso a me riesce gustoso un certo tipo di equivoco; i miei testi hanno oggi una forte comunicatività, ma questa comunicatività è per fortuna spiazzante. Questo elemento di immediatezza, che non c'era, non voleva e non poteva esserci in Laborintus, che oggi è possibile, fa parte della dimensione del mio lavoro. Sarebbe assurdo che io cercassi di ricostruire una situazione identica a quella della mia prima raccolta poetica: io sono in un'altra situazione e devo giustamente seguire l'orizzonte di strumenti c~e mi sono dati. Per concluderevorrei chiederledi un elemento che mi sembra particolarmentepresente nella sua poesia degli ultimi anni: il ricorso ali'esperienzaprivata comematerialepoetico.Come agisconoi dati privati nel suo progetto poetico? In una poesia scrivevo "il mio privato me lo sbatto in piazza" e la cosa è diventata sempre più ostentata. Quando ero giovanissimo leggendo il mio lavoro poetico un mio amico mi disse che la cosa più stupefacente in me era l'assoluta incapacità al pudore, nel senso di una carenza di ogni reticenza nel modo di rappresentare me stesso. Era un modo di dire per quello che credo sia vero, in sede di analisi psico-critica, che forse una delle mie muse più forti è l'autodenigrazione, la violenza contro l'immagine di me. Questa violenza, che in sede psicanalitica interessa la mia patologia soggettiva, a me interessa in maniera più seria come modo della comunicazione: la denigrazione dell'io, nel momento in cui elaboro un tipo di personaggio che dice io e che può giocare spregiudicatamente anche sopra elementi di autobiografia reale, assume inevitabilmente un valore paradigmatico, perché è un modo di mettere in crisi tutti gli io che mi stanno ascoltando e a me interessa in questo senso. Viene proposto un modo di autocoscienza cinica nei confronti del soggetto. La lirica è la cosa che più detesto, se interpretata come aura, melodia, incanto, illuminazione e tutto ciò che intorno a questa parola è stato sempre costruito; ma la verità della lirica è semplicemente nel fatto che c'è un personaggio che dice io e che gioca sopra questo modellare delle situazioni in cui apparentemente gioca su un'immagine di sé, speculando su questo pronome. Per mcl' io è il luogo di un esperimento di comunicazione, di una strategia di linguaggio. Che poi io mi giochi i miei affari privati è una sorta di comodità psicologica che probabilmente mi giova come un gesto privato. Ai miei occhi ha più o meno lo stesso valore dell'aneddoto riguardante Schubert, secondo il quale il famoso compositore per creare i suoi lieder metteva i piedi nell 'acqua fredda perché ciò l'aiutava nella composizione; ognuno ha di queste strategie, i miei piedi nell'acqua fredda sono raccontare i miei affari privati.

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