Linea d'ombra - anno VII - n. 35 - febbraio 1989

IL CONTESTO 4 Carelettricie cari lettori, direcentesonostatointervistatoa ''V a' pensiero",ealla domandasu cosapensassidellatelevisione ho risposto conunaformuletta-di quellechesi elaboranoneglianni e che servonoa spiegarsi,in condizioniunpo' estreme, quandoc'è bisognodi chiarezzeprimariee immediate.per esempioquandoqualchegiovaneti pone questioniimbarazzantieperentorie.Mi è venutoinmentechequesteformulettepote,sseroservireadefinirmeglioil lavorodellarivista.perquantostringate,e,avutoconfermadiquesta"intuizione"dai redattori-collaboratorpiiù assidui e dipiù vecchiadata, ho dedso disottoporleallavostrapregiataattenzione. La prima (quelladi "Va'pensiero") riguardala cosiddettaculturadi massa,omeglio,laproduzioneculturaleper lemasse.Ebbene:esisteunaproduzioneculturale per lemasseche eleva il (ivelloculturaledellemasse(ed è rara,madaChaplina Greene,daDylana Vcmnegute, cc., rionmancadigrandiegrandissimiesempivicinie lontani); ne esisteunache lo lascia dove lo trova ( e nellacitatatrasmissione,vi includevo "Va' pensiero", ma sbagliando, perchéquest'annoè scesodiciamoda "Tango"al "Satyricon"...); .eun'altra- dominante,massiccia,pervertitae pervertente-che lo avvilisce, abbassa, sporca e annulla./ prodottidellaculturadimassaandrebberogiudicatianche e soprattuttodallalorocollocazioneinquestoschemino. Secondaformuletta, in rispostaalladomanda:cosafa sì cheun'operasia "bella" o "brutta"?Lapongonoi giovani scrittorionesti con se stessi ( ma sonorarissimi). La miarispostafacilefacileèchecivogliono:talento(cheè un donodinaturaodiprowidenza, indispensabile basilare), cultura,eprogetto(cioè importanzao alteizadelprogetto anche il più soggiacente;un.mioamico,criticoletterario, · sostituiscequestaparolaconun'altra:stile).Rareleopere in cui ci sianotuttee tre le cose.Maalmenodue.. .! Terzaformuletta:_ cherazzadiintellettualic'è ingiro, in Italia.Di tre tipi:quelli chehannopoche ideema sbagliate(coni qualia voltesipuò anchelitigare);quelli(da evitare, e sonoipiù, esonogramigna,e allignanoovunque, esonoipeggiori)chesonostatifolgoratidall'incontrocon Borgesnellabibliotecadi Babelee hannotuttele ideedel mondoe il contrariodi tutteleideedelmondo,e si eccitano sommamenteper le "varianti"senzamaiporsi ilproblema se questeidee6 varianticorrispondonoa qualcosa,sono gius~eosbagliate;e infinequellidipocheideecheritengonogzuste,masoprattuttocercanodi verificarle,di attuarle, di rapportarlea unaprassi,o addiritiuraè dallaprassiche le hannoricevute. Ultimadomandae ultimarisposta,sullaquestionepiù · questionedi tutte:esiste "il senso"?C'è chi rispondedi sì (peresempioi credenti)e ricavadaquestacertezza,sovente,molteapplicazionitremende;c'è chirispondeno(enericava-si trattaa volteanchedeglipseudoborgesdi cuisopra--.i peggiocomportamentit,anto ... oppureundisperato,eper mechequi scrivo,per esempio,un insopportabile . cinismo);ec' èchirispondecheilsensononc' èmabisogna inventarlo,costruirlo,suquestasolaterrae inquestaunica .vita.Ma ancoraunadivisioneva segnalata,aU'internodi quest'ultimaschiera:tra chiritieneche il sensovadadato dall'alto, echiintendecontribuireacostruirlo,a crearlo dal basso. Noi vogliamoappartenere - quasi tutti - a quest'ultimogruppo. Leggiamo i giornali, ascoltiamo GR e TG, stiamo attenti alle discussioni nei bar e sugli autobus: eppure capita che una mattina ci si sveglia e si trova questo paese peggiore di come lo immaginavamo, si scopre una nuova ferita, un nuovo arretramento della sensibilità sociale, la cultura, la politica. Quasi che il pessimismo non fosse mai abbastanza. Questa è la desolante e non credo solo personale sensazione . che sta accompagnando la gestazione della nuova legge antidroga, una manifestazione esemplare deH' opacità dei tempi e del deteriorarsi di ogni tessuto di convivenza e di solidarietà. Un dramma che c'è, è sotto gli occhi di tutti, ha per anni dilaniato la vita delle nostre città, viene improvvisamente affrontato come fosse un'emergenza: un blitz spettacolare, una frettolosa "discussione'\ una legge forte. "Senza tregua né tolleranze"; come recita dai muri un manifesto del Psi. L'epoca della politica spettacolo (un aspetto del più generale e totalitario trionfo della forma spettacolo che ormai domina e plasma l'intera società, come ben avevano intuito i situazionisti) rende patetico e perdente ogni tentativo di ragionare, esaminare esperienze concrete, confrontare opinioni. Ogni tentativo di affrontare ''il problema", e cioè il conflitto, il comportamento deviante, la contraddizione sociale, con strumenti di minima razionalità (senso della misura e della complessità, equilibrio, concretezza senza pregiudizi: tolleranza, appunto) è immediatamente fuori gioco. Vince sempre l'eccesso, la voce grossa, la semplificazione grossolana ed emotiva; vince chi affronta i problemi semplicemente tagliando i nodi. È un meccanismo talmente efficiente e rodato da appari~ irresistibile, specie se viene messo in funzione nei confronti di questioni ormai inasprite e che riguardano la sfera più instabile e suggestionabile della vita sociale. Anzitutto si inventa un nemico, si identifica, con la massima semplificazione possibile, l'ostacolo che impedisce la soluzione del caso (Primo Levi è morto perché in Italia è stato abolito l'elettroshock, scrive un cretino in America: e subito il più grande quotidiano italiano riprende la "notizia" ... ). Ncll 'occasione della cosiddetta lotta alla droga sotto accusa è una legge; la solita legge partorita a metà degli anni Settanta anche come risposta e reazione a una qualche esigenza emersa dalla società, a un qualche movimento. E anche se nessuno ne parla, va ricordato che un movimento (un piccolo movimento di massa, chiamiamolo così) che discuteva e lottava sulla droga esisteva: si espresse, per esempio, nelle feste del Parco Lambro a Milano e in un.grande festival politico-musicale a Licola, vicino Napoli, che si tenne proprio in quei mesi, tra l'estate e l'autunno del 1975. Non solo quel movimento non sottovalutava la drammaticità del problema-droga ma ne era ossessionato: era l'unica realtà che, nella disattenzione generale, denunciava la diffusione del- !' eroina, smascherava strategie di mercato che oggi troviamo descritte con toni apocalittici su tutti i giornali, chiedeva una legge che iri qualche modo limitasse la diffusione della morte per droga. E falso dire.che non ci fosse allarme e che non si afferrassero le dimensioni del pericolo. Anzi, si drammatizzava e con ingenua ideologizzazione si riteneva che l'eroina fosse un'arma còscientemente puntata dai "padroni" contro i "giovani proletari" . Ma con tutto iì suo infantilismo, quel movimento aveva la più matura delle qualità: la capacità di distinguere, questa prerogativa decisiva della tradizione liberale oggi cancellata dal!' estremismo neolibertista. Distinguere le droghe e le persone ("i drogati"), le motivazioni e le punizioni, le strategie di dissuasione e di salvezza. La legge del 1975 nacque anche come ambigua risposta a quella sensibilità: le disposizioni relative alla "modica quantità",

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