si riconosce è già un'estetica che scavalca la pura estetica della ricezione, perché rende la cosa molto più complessa. Cioè il lettore non è una sorta di cavia neutra che viene sottoposta a un test, cosa che ha la sua parte di verità, ma è un percettore che è già socialmente inserito, che ha già dei suoi codici e dei suoi modelli, ha già un suo linguaggio. La critica fondata sulla ricezione rischia molto spesso di essere una critica che non esce dal testo, guarda il testo per quelle che sono le sue valenze transitive nei confronti però di un ricettore pensato come una sorte di asettico ente biologico a cui viene comunicato un messaggio. Bisogna andare molto più oltre. In questo senso molta dell'attuale critica fondata sulla ricezione è un passo indietro rispetto a ciò che la critica sociologica aveva già posto e a un livello molto più dialetticamente complesso. Nella sua riflessionesulla letteraturatorna spesso il riferimentoal rapportotra ideologiae linguaggio;in che sensoquesto nessopuò essere sfruttatonellaprospettivadi quella cultura di opposizionecui prima si faceva riferimento? L'attuale clima culturale e letterario è, semplificando molto, fondamentalmente edonistico. A un testo si richiede un colto intrattenimento e una dilettazione abbastanza elegante, mentre è totalmente censurata la portata ideologica dei testi. Per esempio, la critica dei giornali, quella che forma poi il gusto immediato, non affronta mai la valenza ideologica di un testo, non si chiede mai quale Weltanschauung esprime, quale tipo di consenso vuole esercitare sul lettore. Credo che bisognerebbe ripartire proprio da queste domande, domandarsi qual è il senso del messaggio di un testo, riportando l'attenzione sulle implicazioni stretINCONTRI/SANGUINETI tamente politiche del commercio culturale che ci circonda. Questamancanzadi implicazioniideologichenella critica, e più in generalela mancanzadi un vivacedibattito culturale, quantodipendedall'intreccioeconomicoche oggi sta dietroalla letteratura,in manierapiù stringentedi qualche annofa? Il capitalismo, oggi come oggi, ha vinto a livello planetario e non c'è più alcuna opposizione nel quadro delle ideologie che storicamente avevamo ricevuto. Questa non è una situazione né definitiva né stabile, ma il recupero di una possibilità di opposizione reale può essere molto lungo. Questo trionfo del capitalismo spiega questa sorta di neutralizzazione totale del movimento interno. In occidente la coscienza di classe è liquidata completamente. Si può comprendere emotivamente e psicologicamente quali siano le radici di tutto ciò, per la débacle spaventosa che si è realizzata nel percorso del socialismo reale, ma non c'è altra salvezza che ricominciare da capo. Credo che oggi bisognerebbe avere un supplemento di fiducia, che è paragonabile a quello che aveva Gramsci quando, di fronte al disastro totale delle prospettive, col fascismo trionfante nel cuore dell 'Europa e con tutte le perplessità che già in lui suscitava la via sovietica, continuava a cercare di capire cosa stesse accadendo. Oggi non abbiamo bisogno nemmeno di rischiare il carcere per fare un'operazione di questo genere. La menzogna per cui il mondo non è più decifrabile in termini di conflitti di classe è da combattere radicalmente di fronte alla verità che c'è stato un trionfo nella liquidazione delle coscienze di classe. In più di un'occasionelei ha affermatoche chi svelameglio il rapportoideologia/linguaggio,e quindilapresenzadell'ideologiadietroal linguaggio, è l'avanguardiaintesa in senso lato; è ancora di questoparere? Sì, e credo che la caduta dell'avanguardia sia il simbolo macroscopico del fenomeno complesso di cui dicevo prima. La fine dell'opposizione, la fine delle ideologie, la fine della coscienza di classe sul terreno della letteratura si è manifestata come fine dell'avanguardia. Al di fuori dell'avanguardia non ci sono alternative; naturalmente quando dico ciò non penso alla tradizione del nuovo istituita dalle avanguardie, ma penso a quella volontà di un linguaggio alternativo in quanto portatore di tin'ideologia alternativa che era espressione delle avanguardie. Non si tratta quindi di rifare il cubismo o il futurismo, né di replicare o prolungare un certo tipo di discorso, ma di ripensarlo come discorso dell'opposizione. Esiste un'analogia tra le esigenze che l'avanguardia storica e le nuove avanguardie degli anni Cinquanta e Sessanta affacciavano e quello che oggi occorre elaborare. ' Alcuni hanno rinunciato completamente a questa prospettiva, sia sul piano delle interpretazioni sia a livello della pratica produttiva. Io cerco di resistere sull'un terreno come sull'altro. Mi rendo conto che tutto ciò ha un aria "vetero", e ci gioco anch'io, ma troppe volte ho visto seppellire allo stesso modo il materialismo storico e le avanguardie per pensare che sia suonata l'ora. Finché il capitalismo esiste e finché è in grado di rinnovarsi, di articolarsi e di elaborare strategie nuove, una necessità di opposizione si impone, se davvero il mondo non vuole ridursi, per usare una vecchia formula, a una dimensione, e solo l'avanguardia 57
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