Linea d'ombra - anno VII - n. 35 - febbraio 1989

STORIE/GALLANT "Den ha detto che stanotte quando il treno si è fermato ha visto un sacco di gnomi," disse lei, in tono lamentoso. "Non gnomi, uomini," disse Dennis. "Alcuni di loro avevano un materasso arrotolato sulle spalle. Erano piccoli e curvi. Parlavano francese. Andavano su al nord." McLaughlin tossìe disse, "Coloni. Li mandavano sucon questo treno durante la depressione. Nove, dieci anni fa, però. Era un mezzo per liberare la città dai disoccupati, per non dover più pagare i sussidi. Ma non c'era niente lassù, allora. Gli irtvemi erano terribili. Morirono in tanti." "Dennis non poteva sapere queste cose," disse la mamma, irritata. "E poi, come fa a dire che parlavano francese? Non ha mai sentito nessuno parlare francese." "No, non poteva sapere queste cose. Sono accadute dieci anni fa, quando la vita era davvero dura... " "E adesso com'è? Facile?" "Gesù! Dopo una guerra ?" Infilò la mano nel taschino della camicia, dove teneva un rotolo di banconote, e gliele lasciò intravvedere. Lei non fece commenti, ma appoggiò la mano sulla testa di Den e disse, "Tu non hai visto nessuno, capito? E ora taci." "Li ho visti," disse il bambino con un tono di voce il più basso possibile senza arrivare al sussurro. "Vedrai cosa ti farà tuo padre quando dirai le bugie." Ma era una minaccia tiepida, priva di convinzione. L'attenzione della madre era stata attratta dal paesaggio, la cui insistente monotonia era impossibile ignorare. "Non è vera campagna," disse. "È spoglia." "Non per me" disse McLaughlin. "Troppa gente, per me. Io mi sposto sempre più a nord." "Voglio vedere gli indiani," disse Dennis, alzandosi a sedere. ia . lZ nu,nerl L" abbona,nenlO pep r gli \SCfllll 00011re. er cot1la 48. l'ambiente, a llalla alla Lega per l WWf c011lasolo n011trao a 4z.OOO lire. li vanno 1nd1rlszall a: Gli abbona,nen Iodici culturali Editrice per 3 1 Q0198 Via Savoia, . tale l corrente poti 1\ 0,na sul con ° &OZ49000 nuinero "Non ci sono indiani," disse la madre. "Solo nei film." "Non mi piace il Canada." Le aveva preso il braccio. "Torniamo a casa, adesso." "È il fischio del treno. È così triste. Lo deprime." Il treno rallentò, sobbalzò, li scagliò l'uno contro l'altro, poi si fermò. Ormai era giorno fatto; le facce erano chiare e nitide, come disegnate senza ombreggiature sulla carta bianca. McLaughlin sentiva una certa responsabilità, perfino un po' di compassione, per quei due; quel mutato atteggiamento spaventò il bambino. "Ora dobbiamo scendere, Den," disse la mamma, con gli occhi grandi, dilatati. "Prenderemo un altro treno. Capisci? Sarà meraviglioso. Capisci quello che dice la mamma?" Dennis era ben deciso a non scendere dal treno, e si aggrappava al davanzale del finestrino, troppo stretto e liscio per fornire un appiglio; McLaughlin non ebbe alcuna difficoltà a farglielo lasciare. "Ora ti faccio un regalo," disse in fretta. Si tastò tutte le tasche ma non trovò niente. Non pensò al denaro, e l'orologio glielo avevano rubato a Montreal. La donna e il bambino si affannarono verso l'uscita con il bagaglio, e McLaughlin, che era sceso per primo, per aiutarli, alzò le braccia e afferrò il bambino per tirarlo giù. "Gli indiani!" gridò il bambino, aggrappandosi al treno, all'aria; a qualunque cosa. La sua faccia era momentaneamente' nascosta contro la camicia di McLaughlin. Il berretto cadde a terra. Strillò, "Dov'è la mamma? Non ho visto niente, proprio niente!" "Hai visto gli indiani," disse McLaughlin. "Sulla staccionata, a quella fermata lunga. Ascolta, non dar preoccupazioni alla mamma. Non dirle di aver visto quello che non hai visto. Da ora in poi ne vedrai, di cose, vedrai di tutto, sta' certo." (traduzione di Marisa Caramella) Copyright Mavis Gallant 1965, 1959 1/89 In questo numero, fra gli altri argomenti Venezia possibile Una dettagliata 'riforma', proposta da Massimo Cacciari, destinata a restituire alla città lagunare la dignità di una Capitale.

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