LE ORFANE e su AL NORD DUE RACCONTI Mavis Gallant LE ORFANE Quando ebbero sei e dieci anni, le bambine Collier vennero tolte alla madre, che amavano senza conoscere le implicazioni della parola amore, senza nemmeno sapere della sua esistenza, e affidate alla nonna paterna. La nonna era scrupolosa sul cibo, specialmente per di.lebambine così denutrite, e dava loro da bere latte di capra. Due caprette comperate proprio per rifornire di latte le orfane vennero trasportate per cinquanta miglia con la familiare, per essere impregnate, e le bambine le accompagnarono per ragioni didattiche. L'uomo di una stazione di servizio si spaventò alla vista delle capre, per via dei loro occhi oblunghi. Le bambine non si riflettevano negli occhi delle capre, ma l'una in quelli dell'altra. Quello che ricordarono in seguito della nonna fu il latte di capra, gli occhi delle capre; e l'uomo spaventato. Ora andavano a scuola nell'Ontario, insieme ad altri bambini che non avevano lo stesso accento di quelli di Montreal. Quei nuovi amici, quando una cosa era di loro gradimento, la definivano bella.'Era bella una partita di pallacanestro, era bello un film: ma per loro quella parola non significava nulla di più di accettabile. Il gelato di latte di capra non rientrava nella categoria delle cose accettabili: sapeva di pelo. La nonna morì quando le bambine avevano sette e undici anni e stavano appena cominciando a parlare alla maniera dell'Ontario. La loro madre - vennero a sapere a quell'epoca - era franco-canadese, ma aveva insegnato loro a parlare francese e inglese. Erano abituate a chiamarla Mummy, all'inglese, u.n'abitudine presa ai tempi in cui il loro padre, che non aveva mai imparato il francese, era ancora vivo. Erano arrivate a capire, dalla nonna, dalla domestica della nonna, e dall'assistente sociale che veniva a trovare la nonna ma aveva pochissimo da dire a loro due, che il francese era una lingua inferiore. Da principio, quando le avevano tolte alla madre, Cathie, la più grande, si svegliava di notte con la testa tra le mani e i gomiti appoggiati alle ginocchia, e diceva in francese, "Mi fa male la testa." Ma pochi minuti più tardi, dopo che la nonna le aveva applicato degli asciugamani freddi e strizzati, diceva in inglese, "Ora va meglio." , Mildred aveva spinto in fuori due dei denti anteriori succhiandosi il pollice. Era un'abitudine che aveva sempre avuto, anche prima che la togliessero alla madre. Non era colpa dell'Ontario. Nondimeno, la nonna parlò di questa cosa all'assistente sociale, che prese un appunto. Le bambine non sapevano, e non chiesero mai, perché erano state tolte alla madre. Quando la nuova assistente sociale disse a Cathie, "Vi preoccupava l'infelicità di vostra madre?" Cathie rispose, "La mamma non era infelice." Quando vivevano ancora con la madre, le bambine sapevano che questa a volte le ascoltava e altre volte non le senti\m nemmeno; ma c'era. Dormivano tutt'e tre nello stèsso letto.Perfino quando lamamma sedeva sul bordo del letto con la testa ciondoloni e i capelli spettinati e tagliati alla meglio che le nascondevano gli occhi, e mormorava parole di lamento per cose di cui non capi48 vano niente, le bambine la sentivano vicina e non sapevano di star vivendo in condizioni che in seguito sarebbero state definite "precarie". Non avevano mai saputo, finché qualcuno non glielo aveva detto, di essere ignoranti, sporche e in pericolo. Ora sapevano che la loro madre non si lavava mai il collo, si metteva addosso strati di indumenti di lana coperti di grasso, e portava scarpe da uomo perché un uomo gliele aveva lasciate e lei le trovava pratiche e comode. Non avevano mai saputo, fino a quando qualcuno non glielo aveva detto, che non erano mai state nutrite a dovere. "Mangiavamo pollo," aveva detto Cathie Collier, la più grande. "Dicono che ve lo servisse semicrudo," aveva detto la domestica della nonna. "Scervissce", diceva la domestica, e non era quello il modo in cui la mamma aveva pronunciato la parola. "Le lenzuola erano sporchissime, sporco incrostato come argilla. E dormivate tutte nello stesso letto," aveva detto la domestica. "Sì, dormivamo insieme." L'appartamento - uno stanzone sopra un garage, avevano detto loro, più che un appartamento - doveva esistere ancora, da qualche parte, insieme al pianoforte sul quale Mildred, la più piccola, aveva strimpellato con i palmi delle mani. E dov'erano finiti i due gatti che giocavano o litigavano a seconda dell'umore? C'erano quadri alle pareti, quadri della mamma, e disegni delle bambine stesse. "Quando uno dei quadri venne spostato, restò un ammasso di insetti, sulla parete," aveva detto la domestica della nonna. "Della stessa forma del quadro." • "Non dimenticherò mai," aveva detto l'assistente sociale di Montreal alla sua collega dell'Ontario, "campassi cent'anni, le urla di Mildred quando la trascinarono fuori da quel porcile." · Questo nel salotto della nonna, dove.le tre donne - le due assistenti sociali e la nonna stessa - erano sedute coi piedi gelati sul pavimento di linoleum. La domestica aveva sentito e aveva ripetuto. Andava avanti e indietro, per servire il caffè, i biscotti alla noce di cocco e la crema di latte di capra con le prugne conservate. La stanza veniva riscaldata un paio di volte al1'anno: perfino la domestica si lamentava dei piedi freddi. Ma "Campassi cent'anni" era una frase che valeva la pena di sentire. Le era piaciuta moltissimo e l'aveva ripetuta alle bambine. La domestica veniva da un posto chiamato Waterloo, dove, a sentir lei, nessuno si comportava in modo strano e le stanze venivano tutte riscaldate. Mildred col pollice in bocca non ricordava di aver gridato, non ricordava proprio niente tranne il viaggio in treno da Montreal. "Ragazzi, la vostra nonna sì che è una ricca signora!" aveva detto la domestica di Waterloo. "Se non lo fosse, dove sareste voi? In un orfanotrofio. Ed è una vera cristiana, credete a me." Ma un altro giorno, arrabbiata con la nonna per qualche cosa, aveva detto, "È una vecchia spilorcia, maledetta! Li tiene nel materasso. Si sentono le banconote frusciare, quando si Pira il materasso il sabato. Spero solo che li trovino, quando morirà, mc lo auguro proprio." Le bambine videro la nonna morta, sul letto, sopra quel materasso. La persona che piangeva più forte nella stanza era la domestica. All'improvviso si era tinta i capelli di un rosso scut'
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