SAGGI/ ARENDT - ENZENSBERGER 38 ANTOLOGIA 11 RIFLESSIONI DAVANTI A UNA GABBIA DI VETRO" H.M. Enzensberger Epoca Chiunque volesse sapere in che epoca vive non ha, oggi, che da aprire un qualsiasi giornale. Verrà a sapere che si trova nel secolo della fibra sintetica, del turismo, delle gare sportive o del teatro dell 'assurdo. In sintonia con quest'atmosfera l'industria della coscienza ha saputo ridersela della legge che vuole che la nostra epoca sia battezzata con i nomi di Auschwitz e di Hiroshima. Vent'anni dopo questo battesimo tale legge è già divenuta un luogo comune tratto da un elzeviro di critica della cultura. Oggi autentiche leggi cadono in disuso anche prima di aver potuto entrare in vigore e sono trattate alla stregua di beni di consumo effimeri che si gettano a volontà e si rimpiazzano con modelli più recenti. Tutto ciò che si esprime sembra essere sottoposto a questo processo di invecchiamento artificiale; si crede di disfarsi di una legge buttandola via. Maè più facile sbarazzarsi di una merce che di una verità. Quello che è successo durante gli anni quaranta non invecchia; invece di sprofondare nella notte dei tempi, tutto ciò ci piomba addosso e ci obbliga a rivedere tutte le nostre nozioni e tutti i rapporti umarù; non possiamo imporre la nostra vecchia concezione della giustizia e dell'ingiustizia, del crimine, dello stato, che aprezzo di un continuo pericolo di morte per noi e per i nostri figli. Che i moderni stati nazionali ed i loro sostenitori siano moralmente capaci di tutto non è una scoperta: fin dal secolo scorso i portavoce dell'imperialismo l'hanno proclamato con orgoglio. Da allora sappiamo allo stesso modo che sono anche capaci di tutto tecnicamente parlando. L'antica relazione tra il crimine e la politica, le intime contraddizioni del diritto, la megalomania della sovranità li obbligano a divenire sempre più violenti e finiscono così con lo "scoppiare", nel senso letterale, esplosivo del termine. Niente può restare come era ed è ancora. Ma la revisione cui siamo costretti, ognuno lo sa, pena il suicidio, è appena iniziata e giàminaccia, per prendere in prestito il gergo altamente specializzato del "dominio", di soffocare. La realtà del nome di Auschwitz deve essere esorcizzata come se appartenesse al passato, anzi, al passato nazionale: non a un presente e a un avvenire comuni. Per far questo ci si serve di un complicato rituale di auto-accuse locali che non hanno seguito. Questo rituale vuol farla finita con un evento che ha mostrato chiaramente le origini della politica così come è stata praticata fino ad oggi (il che sarebbe in fin dei conti come dire dimenticarlo) senza doverne trarre le logiche conseguenze cui sarebbero costretti ipartecipanti (e nessuno può esser considerato non partecipe). È chiaro che un tale "dominio" non può che essere sterile, che è incapace di risolvere le conseguenze più superficiali ed evidenti. È a maggior ragione che giunge a sopprimere i postulati che hanno reso possibile questo evento. L'idea fissa della sovrarùtà non è per così dire affatto scossa per questo. E prima o poi il "carattere stesso dello stato è quello di non poter tollerare nessuna autorità al di sopra di sé" (Treitschke). Prima o poi la sovranità da questo punto di vista, è considerata "il criterio della natura stessa dello stato": tranne che agli occhi dei leader politici e militari tedeschi, quindici anni dopo la disfatta germarùca e la distruzione di Hiroshima, il criterio di questo criterio è diventato il possesso dell'arma nucleare. Ma quest'arma è il presente e l'avvenire di Auschwitz. Con quale diritto chiunque, disponendo di ogni sorta di mezzi scientifici e industriali che gli permettono di progettare e preparare accuratamente il genocidio di domani, vuole condannare, perfino "dominare" il genocidio di ieri? L'arma nucleare fa cadere dalle marù dei suoi padroni (in realtà suoi servi) tutte le ragioni tirate fuori dall'arsenale delle ideologie in onore delle quali si sono armati. Essa non può servire alla difesa di diritti e libertà; al contrario, per la sua stessa esistenza, l'arma nucleare tiene sospesi tutti i diritti umani: il diritto di farsi una passeggiata, il diritto di fondare dei partiti, il diritto di lavorare o di mangiare: questi non esistono, come tutti gli altri, se non sotto la sua protezione, ovvero sotto la sua minaccia, alla sua mercè, e rischiano sempre di divenire un semplice segno di benevolenza che in ogni momento può essere revocato. E così l'arma nucleare sopprime anche tutte le libertà e autorizza la democrazia solo con delle restrizioni che la inaridiscono. Come è stato dimostrato anche ai più ciechi dalla crisi cubana, essa sottrae una volta per tutte ai parlamenti le reali decisioni e le pone nelle marù di un piccolo numero di individui ognuno dei quali è più potente, più solitario, può e deve decidere più irrevocabilmente di qualunque despota della storia. Ogni appello al sistema coercitivo della strategia è impotente. Anche i nazisti avevano il loro sistema coercitivo (Hannah Arendt l'ha, tra gli altri, descritto con tutta la precisione immaginabile). Non meno paranoide dell'idea ossessiva della "congiura giudaica mondiale", il principio della corsa agli armamenti persegue uno scopo troppo conosciuto perché si abbia ancora bisogno di informazioni. L'arma nucleare non è un'arma nella lotta di classe; non è né un'arma capitalistica né un'arma comunista; non è affatto un'arma, non più di quanto non lo sia una camera a gas. Stando così le cose - o più precisamente, date le condizioni dominanti da vent'anni nel nostro universo -chiunque abbia delle leggi da imporre o dei diritti da esprimere si trova in una curiosa situazione. Tale situazione si può facilmente spiegare. Non sono certo gli esempi che mancano. Primo esempio: protezione degli animali Decreto riguardante l'uccisione e la conservazione di pesci e di altri animali a sangue freddo, in data 14 gennaio 1936: "Par. 2.1 gamberi d'acqua dolce, i gamberi marini ed altri crostacei la cui polpa è destinata al consumo umano debbono essere uccisi in modo che siano il più possibile gettati separatamente nel!' acqua bollente. È vietato immergerli nell'acqua fredda o tiepida per farli cuocere dopo". Dispaccio n° 234404 da Berlino, in data 9 novembre, indirizzato a tutti i posti e commissariati di polizia dello stato: "l. Molto presto si darà il via in tutto il paese ad azioni contro gli ebrei e soprattutto contro le loro sinagoghe. Non ci si dovrà opporre in nessun caso; [... ] 3. Prepararsi all'arresto di 20-30 mila ebrei in tutto il paese. Scegliere innanzitutto gli ebrei ricchi. Istruzioni più dettagliate saranno pubblicatene! corso della notte. Gestapo Il-firmato Miiller". Decreto riguardante la protezione delle piante selvatiche e gli arùmali non da caccia, in data 18 marzo 1936: "Par. 16. I proprietari fondiari, le persone che hanno diritto di usufrutto o i loro mandatari sono autorizzati a catturare senza far loro del male ed a prenderli a carico i gatti randagi o privi di sorveglianza che saranno trovati nel periodo compreso tra il 15 marzo e il 15 agosto e fino a quando durerà la neve su giardini, frutteti, cimiteri, parchi ed impianti analoghi. I gatti raccolti dovranno essere convenientemente trattati". Dispaccio n° 633/43 da Varsavia, del 24 maggio 1943, indirizzato agli ufficiali superiori delle SS e della polizia dell'Est: "l. Su un totale di 56.065 ebrei arrestati 7 .000 sono morti in seguito alla grande azione condotta nel vecchio quartiere ebraico. Durante il trasporto a T. Il ne sono morti altri 6.929, di modo che nell'insieme sono stati eliminati 13.929 ebrei. Si stima poi che, oltre a questo numero di 56.056, 5.000 o 6.000 ebrei abbiano perduto la vita in seguito a esplosioni o incendi ... Il Fiihrerdelle SS edellapoliziadeldistretto di Varsavia. Firmato Stroop". Estratto dai colloqui di Himmler con il suo massaggiatore: "Ma come potete provare un qualsiasi piacere a sparare su questi poveri arùmali che stanno a brucare con tanta innocenza, che si trovano là, senza difesa, nella foresta, e non sanno ciò che li attende, signor Kersten? È in realtà un vero e proprio assassinio ... La natura è così bella e gli arùmali hanno ben il diritto di vivere. È questo modo di vedere che io ammiro nei nostri antenati. Questo rispetto per le bestie si ritrova in tutti i popoli indo-germanici. L'altro giorno sono venuto a sapere col più grande interesse che ancora oggi i monaci buddisti non vanno a passeggiare la sera nella foresta senza essersi prima muniti di una piccola campanella per spingere i piccoli arùmali, che potrebbero schiacciare senza vederli, a scostarsi dal loro cammino per non far loro del male. Quando penso che da noi non si esita a camminare sulle lumache e si schiacciano i vermi!". Discorso di Heinrich Himmler alle SS-Gruppenfiirern, a Posen, in data 4 ottobre 1943: "La maggior parte di voi sanno cosa rappresentano cento cadaveri ammucchiati, quando trecento o anche mille altri giacciono al suolo. L'aver resistito passando attraverso tutto ciò - tranne rarissime eccezioni dovute ad una ben umana debolezza - e non essere per questo rimasti meno onesti, ci ha reso duri. È questa una gloriosa pagina della nostra storia che non è ancora stata e non dovrà mai essere scritta".
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