Linea d'ombra - anno VII - n. 35 - febbraio 1989

esempio l'eguaglianza. Se fosse naturale essere eguali perché mai si sarebbe dovuto e si dovrebbe lottare per affermare l'eguaglianza? Che è di per sé un concetto errato, dato che nessuno è mai stato e sarà mai eguale a un altro e che ciò che ci caratterizza è proprio la diversità. Eguaglianza nell'accezione nella quale 'è usata qui, si avvicina al concetto di utopia, ma non le è equiv alente poiché l'eguaglianza che si propugna non è irrealizzabile: non saremo in realtà mai tutti eguali, rriapossiamo e dobbiamo sforzarci di ridurre le diseguaglianze, e soprattutto quelle prodotte e amplificate dai soprusi, le imposizioni, gli arbitri. Questo anelito, questo spirito, questo, e il termine suona quasi ambiguo, questo idealismo sono stati patrimonio della sinistra. Prima di divenire idealismo sono stati realtà vissuta, sofferenza, umiliazioni, patimenti e miseria, condizioni dalle quali gli idealisti hanno tratto essenziale alimento senza averle per lo più sperimentate in proprio, in primo luogo perché la sorte li aveva in genere fatti nascere in case agiate, e in secondo luogo perché l'anelito ali' eroismo non aveva lasciato spazio ad altro sentire. Dopo il periodo eroico è venuta la politica, una politica rigida e costruita in apparenza almeno, su principi sacri e inviolabili. E poi e poi, siamo arrivati al punto di oggi quando è facile a tutti constatare l'accresciuto e ostentato benessere, quale mai forse il paese ha conosciuto nella sua storia, \Jn benessere esibito sfrontatamente che probabilmente nori si sarebbe instaurato senza l'esistenza di una sinistra forte. Mentre quest'ultima affermazione ha, per gli inizi, segno positivo, cambia segno e diviene fortemente negativa inseguito, perché il contributo della sinistra ha finito per divenire un rialzo del costo della .corruzione, si è dovuto cioè alzare i premi, aumentare la proporzione di quelli che ne partecipavano, per corrompere una gran parte degli incerti, per arrivare a corrompere a,ncheparte della sinistra e precipitarsi infine attraverso la breccia così fatta perdilagare, quasi, ovunque. Paradossalmente, ma non troppo, la sinistra ha quindi contribuito a rendere molto più difficile resistere alla corruzione, una corruzione che passando attraverso un guadagno più facile significa consumismo esasperato, egoismo, qualunquismo e, a tratti, ribellismo velleitario. Allo sviluppo negativo della storia politicomorale dell'Italia hannopartecipato diversi elementi, alcuni dei quali, un tempo rari e fluttuanti, sembrano essere divenuti costitutivi degli italiani, perché sfruttati, vezzeggiati, premiati e comunque usati da uomirù politici senza scrupoli e con una precisa volontà di potere. Una delle figure dominanti della sirùstra intellettuale impegnata a fondo nella lotta contro le ingiustizie, i soprusi e le volute e imposte ignoranze è stato Giulio A. Maccacaro. Maccacaro è morto il 15 gennaio 1977 nell'Istituto Urùversitario di Biometria che dirigeva a Milano, mentre era al lavoro con il comitato di redazione della rivista che aveva fondato da poco "Epidemiologia e Prevenzione". Il decennale della sua morte è stato ricordato da qualche suo fedele nel corso del 1987, alcurù articoli sono apparsi su delle riviste, unafrettolosacerimonia ufficiale è stata fatta all'Urùversità. Maccacaro è stato ed è ancora un personaggio difficile e scomodo. Il mondo accademico non poteva ignorarlo o non ascoltarlo, perché Maccacaro era scientificamente all'avanguardia, era informato e al corrente e le sue credenziali scientifiche erano più che rispettabili, erano infatti di molto superiori a quelle della media dei cattedratici italiani. Non si deve dimenticare che è stato lui a introdurre la biometria in Italia, dove i metodi statistici verùvano di rado e male, se mai lo erano, applicati, prima del suo intervento, alle scienze biol~iche e alla medicina, né che il suo contributo agli studi di genetica dei batteri erano stati importanti e sono tuttora validi. Maccacaro era un ricercatore brillante e originale, conosciuto e rispettato dalla comunità scientifica internazionale. Non lo si poteva accusare ·di essersi buttato sulla politica come compensazione ai suoi insuccessi di carriera; malgrado, e a fianco dei suoi impegni politici Maccacaro continuava a produrre scientificamente e poteva ad ogni momento rispondere in modo adeguato e rintuzzare chi avesse voluto attaccarlo sul piano scientifico, avrebbe potuto in realtà facilmente ridicolizzarlo, data la sua rapidità di pensiero e di battuta e il suo impressionante bagaglio culturale; se non lo faceva era per generosità e perché non era nella sua natura di infierire. Per questo Maccacaro era un personaggio così scomodo e così anomalo sulla scena accademica italiana. Il suo impegno politico era assoluto ed evi-. dente, vi aveva messo l'intero se stesso come in tutte le sue irùziative che prendeva, assieme all'entusiasmo, l'inventiva, la competenza, il calore umano. La sua morte improvvisa e precoce ha veramente decapitato il movimento di resistenza sorto dall'unione di lavoratori di varia estrazione e di giovani ricercatori di biologia e medicina, un'urùone alla quale lui personalmente aveva sostanzialmente contribuito. A dieci anrù dalla sua morte Maccacaro è stato, come dicevo, ricordato non come e quanto la sua figura e la sua opera avrebbero meritato. Ed è un peccato non perché le commemorazioni abbiano di per sé un significato, ma perché ricordare Maccacaro avrebbe potuto forse ravvivare lo spirito che animava il movimento da lui ispirato e avrebbe forse indotto qualcuno a un utile confronto e a un salutare ripensamento. Dato il clima di restaurazione diffusa e di accettato degrado morale e ambientale che oggi sembra, ma è da sperare non sia, irreversibile, è abbastanza logico che l'iniziativa più importante per ricordare Maccacaro e continuarne l'opera e il pensiero, venga dal gruppo di Castellanza, a fianco del quale Maccacaro si ~a subito schierato e con il quale aveva condotto molte delle sue campagne di informazione e di lotta per la salute. A prezzo di sacrifici e impegno molto notevoli, di determinazione e c!Luna coriacea capacità di resistenza il gruppo di Castellanza è riuscito a mettere in piedi e rendere operante un "Centro per la Salute" che ha intitqlato a Giulio A. Maccacaro. In occasione della sua inaugurazione a undici anrù dalla scomparsa di Giulio, il centro di Castellanza ha organizzato nel gennaio 1988 un IL CONTESTO convegno su" Attualità del pensiero e dell' opera di Giulio Maccacaro", i cui atti escono ora in volume e sono pure distribuiti a cura dello stesso centro. Nessuno dei piccoli e grandi editori commerciali ha accettato il rischio di pubblicare un volume che tuttontpuò essere chiamato di sinistra, nemmeno gli editori legati ai sindacati. Forse che quelli di Castellanza sono andati troppo a sinistra e per questo molti ne prendono le distanze? Quelli di Castellanza sono rimasti pervicacemente al loro posto, mentre altri sono slittati gradualmente verso il centro, e visto che il centro è a destra della sirùstra, anche a destra. Se si può quindi muovere qualche appunto aCastellanza non è certo in relazione a una migrazione verso l'estremismo, se mai una certa rigidità. un prendere le cose, e fra queste alcune definiziorù di Maccacaro, troppo alla lettera, forse un po' troppo manicheisticamente alla lettera. A volte, questa loro rigidità li ha resi particolarmente difficili da difendere. Si può essere fedeli a certi principi e costanti nella propria convinzione morale, senza per questo far sfoggio di un immobilismo esagerato. Gli atti del convegno che diverse librerie in Italia si sono offerte di diffondere (il volume può anche essere acquistato presso la redazione romana del "Manifesto" o direttamente presso il Centro per la Salute G. A. Maccacaro, via Roma 2, 21053 Castellanza, Varese) dopo una introduzione di Luciana Castellina raccolgono ventisei interventi raggruppati secondo una tematica ortodossa: Scienza e Potere, Scienza Salute Ambiente, Scienza Ricerca Didattica, Scienza Lotte Operaie e Salute. Come in ogni convegno gli interventi non sono tutti allo stesso livello, ma molti sono quelli che meritano di essere letti e consultati. Solo dall'insieme degli atti però può saitar fuori un'immagine di quale sia la realtà di una scienza della saiute in connessione con l'ambiente di lavoro, e attraverso di questo con l'ambiente nel suo insieme, in Italia oggi, vista con gli occhi di chi non è protagonista e vittima del consumismo, né si è spostato interamente verso )e ragioni del capitale. Uno dei meriti principali di questo volume è di metterci di fronte a una realtà che molti già ignorano, e che altri fanno finta di non conoscere o che fa più comodo ignorare, quella di uno sfruttamento continuo ed esasperato di qualunque situazione e di qualunque gruppo di individui dai quali sia possibile ricavare un profitto. Per quanto gli interventi siano, come ci si può aspettare, di uno stesso colore, non sono tutti modulati sulla stessa lunghezza d'onda e vanno dall'ampia e approfondita analisi critica e autocritica di Marcello Cini, la più lunga e articolata dell'intero volume, al manifesto vero e proprio del Centro di Castellanza, alla proposta per un programma di un'Urùversità popolare della salute. - È stata forse anche un'occasione per contarsi e immagino che qualcuno non abbia potuto fare a meno di concludere che pochi sono i sopravvissuti. Ma molti sono in attesa, frastornati, nel dubbio, o in balia di un pessimismo catastrofico. Iniziative come questa di Castellanza, ilcoraggio e la costanza di un gruppo come il loro mostrano una strada da seguire, non una rigidità da adottare, ma una fedeltà da non tradire. 33

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