IL CONTESTO ti di analisipiùfonnidabiliche lo storico ha tra le mani per comprenderel'evoluzioneavvenuta negli ultimi trenta-quarant'anni nella coscienzapubblica degli italiani (il loro rapporto con la cosa pubblica,leistituzioni, il senso dello~lato),non possono essere la base di una proposta politica, di comportamento, di identità culturale.Eppureè la cultura di Totòe Sordi, per dirla in modo brutaleeschematico,cheè oggi la cultura pubblica dellagente subalternaechesiriconoscenella sinistra:una cultura di opposizione e di compromesso,di complicità e di estraneità insieme; una culturachepretende rivendica equità e giustizia solo nei settori e nellearee in cuinon si è direttamentecoinvolti, ma che praticaprevaricazionee clientelismononappenasi è partecipidi una situazionereale. garni, di identitàprofonda anche senon totale col loromododi fare). Non è né con un richiamo alla coerenza, né con una accettazione dell'antica posizione dell'avversario che si può cercare di uscire dal tunnel buio imboccato ormai da parec<i:hianni. Ma accettando di porsi in modo del tutto nuovo e concreto di fronte ai problemi, senza riproporre totalità ideologiche più interessate ai principi che alla realtà (come sta accadendo ai Verdi). Accettarequestadiagnosi non significa sposare nessuna tesi già esistente,nésceglierealcuna scorciatoia. Ma, anzi, fuoriuscire da steriliearcaichecontrapposizioniche non hanno più senso (proporreuna"alleanza"di cittadinicontrolo stato non tieneconto di quantoicittadinisianocoinvoltie compartecipi di questa situazione;e l'appoggiocheessi continuanoa dare ai partitipiù colpevoli non è fruuosolodi inganno, ma anche di adesione, di leLa sfida di oggi, che il bicentenario della rivoluzione francese riproponecon forzama a cui nonsi può accontentarsi di rispondere con una generica riproposta dei diritti e della democrazia buona a tutti gli usi, consiste proprionella necessità di riformulare la democrazia stessa, l'identità e la cultura pubblica di cui c'è bisogno per riprendere il cammino del cambiamento. Se questo possa avvenire a tappe, a momenti successivi, accettando parziali sconfittee ritirate, o riproponendo inveceprogetti globali e proposte complessive ç ovviamente un problema che non sarà mai risolto definitivamente. La strada dell'arbitrio corporativo avallato da una cultura che di solidaristico non ha più che il nome; è tuttavia quantodi più lontano ci suggerisce la Bastiglia e tuttociò che essa, giustamente, evoca. CONFRONTI la filosofiapiùveloèedel West. Unnuovolilirodi PietroBarcellona MariaTurchetto "Questo libro èil tentativo di rispondere alle .due grandi sfidedella nostra epoca: la riduzione dcli' individuoamera superfluità di fronte all'universo tecnologicoche si riproduce autonomamente secondo la propria immanente razionalità sistemica; il tramonto della speranza comunista di una socializzazione non mediata dallamercificazionèdei bisogni". Questo esordio della quartadi copertina del recente libro di Pietro Barcellona, L'egoismo maturo e la f ol/iadel capita/e (BollatiBoringhieri, pp.166 lire 16.000),rischiadi non rendere giustizia alle intenzioni del!'autore. Per una volta, la presentazione sottovaluta l'impegno del!' opera, un•opera che affronta- come cercheremo di mostrare - una ben più ardua sfida, e nella quale troviamo molto più che considerazioni sociologiche e riflessioni politiche. Chi voglia farsirapidamente un'idea del libro, dovrà togliereil cellophane leggere almeno Ie prime tre pagine del primo capitolo (può saltare la prefazione dell'autore). In questo brevissimo spazio, una prosa asciutta e sintetica-denso precipitatodi materiale eterogeneo e ricchissimo - lo condurrà precipitosamente sul!' orlo di unprecipizio: quello in cui è collassata la moderna complessità sociale. "Guerra e pace si confondono... Malattia e salute mentali si scambiano continuamente di ruolo ... Crimine e rivoltapolitica si mescolano nell'ambiguità inquietante del terrorismo" e addirittura non si distinguono più i maschi dalle femmine (quest'ultimo punto, per la verità, riceverà un 'importante correzione nella terza parte del volume: ma non è ora il caso di precipitare le conclusioni). Insomma, "la confusione sembra 14 al posto di comando a garanzia del trionfo del- !' indifferenziato, del continuo senza distinzione" (p. 14). Il lettore frettoloso sarà soddisfatto: nel giro di tre pagine "la luce dell'Occidente" si è estinta nella "notte abissale" (p. 13). Se credevadì leggere l'ennesima storia di un declino, ha trovato subito l'apocalisse; se cercava l'ebbrezza della discesa, ha provato l'orrore della caduta libera. La tentazione di lasciarlo ora in preda alle vertigini è forte: ma così rigoglioso, di questi tempi, è il fiorire di etiche e morali che non si riesce più a essere cattivi. Perciò tranquillizziamo subito il lettore: Barcellona è entrato a far parte della nutrita schiera degli heideggeriani ottimisti e di sinistra, e dunque ritiene, con il Poeta, che Wo aber Gefahr ist, wachst !Das Rettende auch (Holderlin). Là dove c'è il pericolo, cresce anche ciò che salva. Quando la catastrofe, lungamente annunciata, finalmente si realizza, si scopre il colpevole e si trova la soluzione. Il ritmo è sempre incalzante, e non dobbiamo attendere a lungo. Il colpevole compare già a p.16; è il computer, la "macchina pensante", "nuovo candidato amediatore generale ed esclusivo fra io e mondo", che determina "un mutamento radicale dei rapporti interpersonali e delle forme di comunicazione umana". La "macchina pensante" realizza e organizza la "monadicità individuale" (p. 16), sostituisce l'insegnante (ibid.), completa la capitalistica "separazione del processo produttivo dal processo vitale, individuale e sociale" (p. 35), penetra nei giochi dei bimbi (pp. 31-32) e nelle pieghe della famiglia, spinge all'estremo limite l'alienazione del lavoro (pp. 28-33), frantuma l'impresa (p.34 ), colonizza la medicina (p.32), provoca la "deriva del desiderio" e non rispetta neppure l'umana sofferenza (cfr. pp. 40-41 ). Il computer, in un_aparola, distrugge tutto: quantomeno, distrugge il tempo, il corpo, l' esperienza, e Io spazio (cfr. pp. 41-42), il che è sicuramente tanta roba. Questa, in sintesi (se si può sintetizzare un testo già sintetico), la conclusione della prima parte del volume, illustrazione desolata del moderno dominio del Magma e del! 'Indifferenziato, di fronte al quale si è tentati di esclamare, con il Poeta: Tutto inutile!canto il caos!Storia inutilelballoilcaos(Nannini). Non dobbiamo cedere alla tentazione. Benché nutrito di Vattimo e Severino, l 'heideggerismo di Barcellona non sfocia nel "pensiero debole". L'atteggiamento ludico non configura un vera "salvezza", l'autore cerca una soluzione forte. Ci vuole un po• di pazienza, la soluzione è nella parte quarta del volume (per chi non può proprio resistere, la soluzione è a p. 139). Tra il Male e la Cura c'è una pausa di riflessione, che comprende un percorso critico attraverso le diagnosi errate e i rimedi illusori (parte seconda, Lo scacco delle strategie riformatrici, pp. 45-80) e un vaglio più attento dei sintomi (parte terza, Le forme dissolte, pp. 83116). Non si tratta di lunghe disgressioni, né di disgressioni inutili. Nei primi capitoli l'intero Mondo Occidentale, in tutte le sue sfaccettature, ci è passato davanti agli occhi a una velocità da capogiro: una breve pausa non soltanto è stilisticamente opportuna, ma risulta addirittura vitale per il lettore abituato al cauto procedere del pensiero scientifico e delle filosofie classiche. Tuttavia, poiché ci rivolgiamo a un interlocutore assuefatto ai "tempi moderni", e anzi particolarmente impaziente, gli consentiamo di saltare· a pie• pari tutta la parte seconda (segnalandogli comunque che è assai utile per chi ha fretta: le teorie sociali di Marshall, Morpurgo, Kelsen, Habermas e Luhmann vi si trovano riassunte con concisione e rapidità notevolissi-
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