Linea d'ombra - anno VII - n. 34 - gennaio 1989

UN GIORNO QUALSIASI Alfonso Santagata, Claudio Morganti Alfonso Santagata e Claudio Morganti hanno portato il loro teatro in carcere, senza fare uno spettacolo di repertorio, né la messa in scena di un testo.Hanno lavorato per diversi mesi alla Casa Circondariale di Lodi con un gruppo di detenuti interessato al loro lavoro. I due attori-autori hanno inserito i loro temi-ormai classici per chi li segue: i killer, lafuga, la ricerca, la paura dell'altro, la minaccia-in un luogo, il carcere, dove ogni gesto e ogni azione assumono una diversa profondità e la situazione teatrale viene sottolineata fino a risultare esasperata ed eccessiva. Con i "non attori" è iniziato un gioco di conoscenza e di svelamento, un dichiararsi reciproco in cui i detenuti non hanno subito passivamente il teatro, ma sono stati soggetti attivi, portando come materia prima memoria e storia personale, comportamenti e modi di essere che hanno esaltato il rapporto finzione-realtà. Essi hanno raggiunto inattesi momenti di verità rendendo ancor più forte la teatralità immediata e concreta del lavoro dei due attori-autori e riempiendo le situazioni di frammenti di storia tramutati in azioni drammatiche. Da questo lavoro è nata una prima dimostrazione, Andata e ritorno (prodotto dalla Civica Scuola d'Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano), effettuata alla Casa Circondariale di Lodi il 25 giugno dello scorso anno e poi il video Un giorno qualsiasi (prodotto dalla Civica in collaborazione con la Rai), presentato nell'ambito della rassegna Filmaker. Il lavoro svolto con i detenuti - le improwisazioni, i ricordi, le situazioni, l'invenzione e la creazione di personaggi- è stato presentato nel sotteraneo dell'edificio. Attese, racconti, imitazioni di gesti e di comportamenti, scontri: esercizi di ordinaria follia che tendevano a superare la cornice e il luogo, si riferivano a una situazione di costrizione ma si mescolavano a un prima e a un immaginario dopo, e rimandavano a una violenza che qui o altrove è comunque presente. Ali' opposto, il video tiene soprattutto conto della cornice e del luogo, che rende tutto eccezionale.fughe nei corridoi, minimi gesti d'intesa, controlli dagli spioncini, identificazioni attraverso le sbarre, comizi dai ballatoi, porte che si chiudono. I testi che seguono sono una parte del materiale elaborato collettivamente e strutturato su due binari per essere una parte traccia dello spettacolo e un'altra sceneggiatura per il video. StefanoDe Matteis Quandoci hannoproposto la possibilitàdi questo lavoronelle carceri eravamounpo' spaventati,ma moltoattirati immediatamenteabbiamoaccettatosenzasapereperché,senzasapereche cosa fare. La realtà è ostilealle idee dei detenuti(infondo, ancheallenostre). Il primo incontrocon loro è stato nella cappelladel carcere, qualcunoha fatto le presentazioni,non ricordiamouna parola di quellocheabbiamodetto.Ricordiamol'immediato silenzio che seguiva,ci sentivamopietrificati, è duratotantissimoquelsilenziostraziante.Avevamocapitochetoccavaa noi esporrequello che volevamo fare ma eravamo spossessati della parola, di qualsiasipensiero.Il silenziogelava.Una voce striduladal fondo: "Insommache teatr' facite, comicoo drammatic?" "Il nostro!" "Ma volete farci fare cos' comic' o drammatic'?" Gli abbiamodetto che in quel momentole uniche idee chiare eranosuquellochenonvolevamofare:farglifareuna recitaodei personaggi che non hanno niente a che vedere con loro, e per quanto ci riguardaanche con noi e con il nostro teatro. Ognigesto,ogniparolaavevaunpesoparticolaree in quelluogo incidevanell'aria qualcosa che non riconoscevi. Circa dieci incontrisono servitia conoscerci,non riusciamoa "lavorare"conpersone che non conosciamo. Solodopoche noi ci siamomostratiloro hanno fattoaltrettanto. Dovevanoconsegnarcii loropensieri,i loro sentimenti,le loro emozioni, solo in questo modo si poteva creare qualcosainsieme. In quel luogo, in qualsiasimomento,poteva accaderequalcosa, non solosullapedana,ma soprattuttonell'aria che tuttinoi respiravamo. Era arrivato il momentodi farliesibire,di mostrarsinelgioco, di inventareogni volta una situazionenuova. Questoloroagireaveva il saporedellarivolta e dell'autoaffermazione,lo scatenamentodel caos allo stato puro, l'unico modo per esaltarela vita. L'uomo contro il destino. Il lavoroche seguenon è natoda un testo o da un canovaccio, né da qualcosa di prestabilito; è il risultatodirettodelleesperienze vissute insiemenel corso di 25 incontri. UN GIORNO QUALSIASI Sala d'attesa.forse di una stazioneferroviaria. Lo spazio è spoglio, al centrodelpalcoscenicounacatastadi sedie. EntraA, sceglieunasedia, si siede,accendela radio.EntraB si mette a sistemarele sedie, rapidamentele mette in ordine. A Appename lo hanno detto sono corso al mare, sulla sabbia. Il mio unicomodoper rilassarmi... mi metto a contarei granelli di sabbia,perore,per giorni... mi portoun bicchiereomiriempio le tasche,me li porto a casa e poi li conto, solo così riesco a non pensaread altro. Io non posso vivere senza la sabbia,certe volte mi svegliodi notte e conto i granelli... Nelfrattempo è passato correndo B. B (siferma, ha unpaio di scarpein mano) Queste nonsono le mie scarpe (dicealterato). Io voglio le mie scarpe. Intantosonoentratialtripersonaggi,Ce D. C (entrarapidamentesotto alle sedie, le controlla velocemente, siferma, a un tratto,davantia unasedia)Non deve succedere mai più. D (entrae quando è al centrodelpalcoscenicocade, si rialzae vaadosservaredavicino,conmoltaattenzione,i voltideipresenti; si avvicinaad un microfono) Domanicontinueròa cercarlo... un giorno sonosicuro che lo troverò. C Viaggio,viaggio,doveseiviaggio?Stoviaggiando... dovesono vedoPnrigi,Parigi,no, è Marsiglia,Marsiglia;che bella Marsiglia.Marsigliami ricorda... Cosamiricorda?Ahsì! Mi ricorda i marsigliesied anche le marsigliesi.Che belle le donnemarsigliesi con il loro fascino... fascino? Insomma. (pausa) Mi 69

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