Linea d'ombra - anno VII - n. 34 - gennaio 1989

NARRAR■ LA SCIINZA/FASOLO appunto)si vaticina il successo sociale,unarispostaaffermativa sembraovvia!Mapensiamoinvecein terminipiùbiologici:quale vantaggioderivaadunorganismoche "fa"cosenuove,maè forse menospecializzato.Ovviamentevantagginepotremotrovare:ad esempio la capacità di conquistarsinuove risorse o di sfruttare megliolaproprianicchiaecologica.Dovremoperòcapiremeglio e volta per volta l'economia di una data specie,ma nello stesso tempo dovremo avere una teoria del cambiamento,in grado.di spiegarei processiche hanno condottoo conduconoallo sviluppo dell'intelligenza.Molti autori e primo fra essi Harry Jerison, suggerisconol'esistenza di un rapporto fra sviluppodell'intelligenza, e quel processo di encefalizzazione,ben osservabile in moltimammiferie uccelli,in base al qualeil cervellosi accresce più di quantoattesodalle relazioni fra dimensionicerebralie dimensionicorporee. Secondoquestavisionealcuni organismiavrebberoacquisitounnumerodi cellulenervosemaggioredi quellonecessarioper l' "ordinariaamministrazione"equestecelluleaggiunteavrebberopermessocomportamentipiùvariatieplastici,insommapiùintelligenti. U vantaggioadattativosarebbevenutodopo, al traino, e avrebbepermessouna più complessaelaborazionedelle informazioniambientalie una creazione di una rappresentazionedel mondopiù ricca. Se fosse vera questa ipotesi l'intelligenza non sarebbeallorail fattoresucui agisceprimariamentel'evoluzione, ma costituirebbeil "sottoprodotto"di altri fenomeni, legati allo stile di vita, alle strategieriproduttive,ai fabbisognimetabolici, in grado di influenzarela selezionegeneticadi una certa taglia corporea.Certoè cheprestazioniintelligenti(o comunquediverse) nonrichiedonosoltantocervellipiù o menograndi,maanche variamenteorganizzati.Possiamo tentarealloraun'altra via, più indiretta,mapraticabile:ricostruireunastorianaturaledell'intelligenzalavorandosull'enormevarietàdi sisteminervosiedicomportamentidimostratidagli animali. Cervelli a confronto I cervelli e i comportamenti appaiono a una prima analisi enormementediversifra loro, anchequandosi osserviungruppo di organismifra loro evolutivamentecorrelaticome i vertebrati. Una analisi più approfonditatuttaviaci dimostrala presenza di somiglianzeinattese.Dobbiamofarecioèiconticonunasituazione dialetticamoltocomplessa:da una parte vi è grande stabilità delmodellocostruttivofondamentale,dall'altra una drammatica plasticità. Il cervelloper certi aspetti è infattiassai conservatore nel sensoche le molecoleche controllanola trasmissionenervosa sonopresenticomespeciechimichein tuttigli organismi(persino in quelli privi di sistema nervoso comepiante e microbi)! D'altra parteanchemoltecaratteristicheneurochimichee diconnettivitàfragruppicellularirimangonorelativamentestabiliinun gruppozoologico.Maali' oppostoesistonoenormivariabilitàfra specie e specie per quanto riguarda l'ampliamentodi una certa areacerebrale, il numerodi cellulenervosedi undato tipo,lepro66 prietà fisiologiche.E naturalmenteesistonoenormi diversità fra il cervello di individuidi una stessa specie,non solo legatealle esperienzee agli apprendimenti,maanchea differenzestrutturali e chimiche,talvolta assai rilevanti.E d'altro canto la plasticità è un fenomenoche si verifica nel corsodello sviluppo,quando grandi quantitàdi cellule nervosemuoionoo modificanole proprieconnessioni,e nel corso della vita adulta, quandoavviene un rimaneggiamentodopo uneventopatologicoo traumatico, quandosimodificanoi parametrineuroormonalinel corsodelciclo vitale. Si puòusciredall'apparentecontraddizionefrastabilitàeplasticitàimmaginandocheil modopiùsemplice(forse)percambiare un cervello è quellodi lasciarneintattele componentifondamentalie riorganizzarei moduli funzionalidei sistemiaggiunti. Ma come vieneallora ereditato,gestito,variato il "progettocervello"? Potenza e parsimonia del genoma Come spessoavvienealle scienzenellaloro infanzia,lagenetica di qualcheanno fa sembravaaver tutto compreso.Ora i genetisti,inunafasepiùmatura,nontemonodi ammetterechelagenetica dello sviluppo,e in particolarei meccanismidi controllo geneticodel differenziamentonervoso,sonoassaimal conosciuti.Acomplicareulteriormentela faccendavi è poi il paradossodi una notevoledivergenza,particolarmenterilevantenei mammiferi, fra aumentodella complessitàcerebralee relativa stabilità delle dimensionidel genoma.Come ha fatto rilevare di recente JeanPierreChangeuxilcontenutodiDNAmediopercellulaèpiù o meno lo stessonel topo come nell'uomo,mentre esistono 100 miliardidi cellulenervose(e diecimilavoltepiù connessionispecifiche)nell'uomoe soltantopochimilioninel topo.Sepoisi considera che il genomadel gorillaè simileal 98%con quelloumano, divieneevidenteche "il poteredei geni" nella sua concezione tradizionale,non basta da solo a spiegarele specificitàdi organizzazionenervosae comportamentale.Nello stesso tempoè ovviochedeveesistereunabasegenetica"forte"peri' organizzazionenervosa.Comesipuòconiugarealloral'apparenteparsimonia del patrimoniogeneticocon la ricchezzadi soluzionidell'organo-cervello? Crisi del concetto di programma: lo sviluppo come processo evolutivo Si calcola che nel cervello di un mammifero (il ratto) siano espressicirca trentamilageni differentidi cui il 60-90% è specifico del cervellostesso.Si tratta di un numeromolto grande,alla lucedelleconoscenzeattuali sullamolteplicitàdimessaggigenerati da un singologene (nelle fasi postrascrizionali).Le capacità informazionaliaumentanopoi ancora, se si tiene conto che mentremolti geni servonoa permetterele funzioni fondamentali della cellula, altri sono espressi selettivamentein una certa cellulae in uncertomomento,conmodalitàcombinatorie. È tuttaviamoltodifficileimmaginare,almenooggi,in chemodo il codice linearedel DNApossa programmarenel tempoe nellospa-

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