Linea d'ombra - anno VII - n. 34 - gennaio 1989

quelloraccontòche al mattino era andatonel bosco e chedachissadoveerasaltatafuori unabiscia enorme,gli s'eraavventatacontro sibilandoe colpendogli le gambee lui era stato costrettoa tagliarla con la scure, l'aveva affettata tutta. "Un biscione terrificante!" assicurava il fabbro. "Mentre la facevo a pezzi schizzava viada tuttelepartidel latte".La zingaradicevache eratornatotuttoimbrattatodi latte.Mijal spiegòallorachecertam_,enqteuellabiscia avevapoppatoda unamucca, per questoera J?ienli'dliatte,ed esposeal fabbroil motivoper cui eranovenuti. Il fabbr-6perònon avevamai visto dei ramponi di ferroe Mijal dovette/restare con lui a dirigereil lavoro. In un giorno il fabbro forgiòalcunepaiadi ramponi;eranodi fatturaalquantoprimitiva,mabastavanoperarrampicarsi sui pali della luce. I nostri si misero a salire e a piazzaregli isolatoriedietrodi loroaltritendevanoi fili.C'era unoche si legòi ramponiai piedi, cadde cinquevolte,ma nonriuscì adarrivare finoal palo e salirci sopra. Quel palo era al centrodelpaese, volevanoappenderci una lampadaelettrica perché si sapesse anchedi notte dov'era il nostro ombelico.Dopo essercadutocinquevolte senzariusciread arrampicarsi,l'uomo rinunciò,manon si tolse i ramponi, anzi si sedette con quelli ai piedi del palo, dicendoche avrebbeattesocosì l'arrivo dell'elettricità. Era ungran burloneementregli altri lavoravanoraccontavastoriedellaguerra e soprattuttoquelladi quandoglisciacalliavevanomangiatogli stivali dei soldati durante la notte e loro al mattino erano andati scalzi ali' assaltodel nemico. Per un certo tempo raccontòstorie, ma poi la gente gli passò accanto, tese i fili e continuò a lavorare ad altripali, cosicché l'uomo restòdel tutto soloe smisedi raccontare. I nostrisi sbrigavano,Mijalcorreva su e giù dandoistruzioni, poi montòsu un calesse per andare a prendere il meccanico. La gente penzolava dai pali, appesa coi ramponi, e chiedeva a Mijal se ce l'avrebbero fatta a finireper la sera e Mijal rispondevaa tuttiche ce l'avrebbero sicuramentefatta.Comeamanodire taluni: il paese si riempì di speranze. Parte Quarta: Un nodo maligno Mijal arrivò con uno sconosciuto.Non aveva trovato il meccanicocheci avevavenduto la dinamo,perciòera andatoallacentrale elettricae s'era messo d'accordo con un tecnicoperché venissea far funzionarela dinamo.Era un tipo serio, portavacon sé molti attrezzi e una lampada a petrolio, per farsi chiaro anche al buio se non riusciva a finire tutto con la luce del giorno.Verso il tramonto la gente prese a rientrare in casa, perché all'imbrunire avrebbe dovutoessere attivata la dinamo. Bene, ma dopo essere rimasti unpo' in casa evidentementesi stufarono,perchécominciaronoa riunirsitra parenti per vedereingruppo le lampadineilluminarsi,poi uscirono per le strade e pian piano s'ammucchiarono tuttiincentro.Anche lì era appesauna lampadaelettricaecosì avrebberovisto tutti insieme risplendere l'elettricità. L'uomo eh' era cadutocinque volte dai ramponiera ancora sedutosotto il palo e si rimise a raccontare le sue storie di guerra e soprattutto quella degli sciacalli.Annottava: la gente continuava a guardare STORIE/RADICKOY in su versola lampadina tanto da farsi venire il torcicolloe ad un certo punto tutti vedono chedentro il filamentodiventa tutto rosso, rosso come un carbone ardente e di colpo si copre di cenere. In paese è buio, non si vede nessuna luce da nessunaparte. I nostri comincianoa chiamarsitradi loro,ognunochiedeali'altrocosa può essere successo e infine decidonod'avviarsi verso il mulino. S~incamminaanche quellocon i ramponi di ferro,ma cade e resta lì. Togliersi i ramponi nelle tenebre non può, perché li ha legati conun nodomalignoe al buiocome diavolovoleteche faccia a sciogliereun nodo simile!La genteva verso il mulino,le sigarette dei fumatori scintillano nell'oscurità e di tanto in tanto qualcunochiama:"Mijal, Mijal!"Nessunorisponde,vedonosoltantocheanchedal mulinovienedellagente con in testauna lampada apetrolioe un uomo tuttofradicio,Mijal. Il tecnicodice che quella dinamo è fuori uso, un ferrovecchiodi scarto, e che non produrràmaielettricità.Mijal raccontache è andato a sollevarela chiusaper far scorrere l'acqua nellagora, è scivolatoal buio ed è finitoprimanellagora,poi sullaruotae infine sottoilmulino."Per poco nonmi sono affogato" disse. Si cambiò e partì quella stessa notte a cercare il meccanicoche ci aveva imbrogliaticon quella dinamo tedesca e si riprometteva di scovarlo anche se si fosse rintanatosottoterra.Sottoterranon c'era, era stato rinchiuso nella prigione di Vraca. Mijal raccontava in seguito che le autorità non gli avevanopermesso d'entrare in prigione e vedere il mec- . canico.Luiavevaspiegatocomeeravamostati imbrogliatie leautoritàgli avevanodetto cheproprioper truffe come quellail meccanicoera statosbattuto inprigione.Mijal era rimasto là fuori per un po', ma poi le autorità gli avevanodetto che lì nonpoteva restaree luiera tornato,che altropotevafare?Era tornatoacasa, s'era spalmatoi talloni con grasso di lepre e s'era sedutoa riflettere davanti al suo granaio. La gente continuò a illuminarele case col sego.L'elettricità non poté entrarenelle nostre case, soltanto qualchevolta,durante i mesiestivi,ci entrava l'elettricità dal cielo e tutti,abbacinatiin quegli attimi,portavamoa lungodentro di noi l'abbagliante luce del lampoe ascoltavamotuonarefuori nel1'oscurità le nubi della tempesta. Epilogo Il filo della linea elettrica penzolò per qualche tempo senza scopo sulle viuzze, poi la gente lo tolse e lo legò nei cortili perché le donne ci stendessero il bucato. Al mattino trovavamodegli uccellinimorti nei cortili: morivanodi notte, quandonel loro ciecovolourtavanocontroqueifili stesi.Mijaldicevacheungiorno o l'altro avremmo cozzato anchenoi contro quei fili.Una sera del 1966attraversò il suocortile senza incapparenei fili edentrò in casa. Tre giorni dopo uno che passava per caso là vide che Mijal giacevamorto e sopra di lui splendevauna lampadina.Era rimasto soloe per nonmorireda soloaveva acceso unaluce elettrica. I nostri furonomoltoimpressionatida quellaluceche splendeva inpienogiorno. Così splendeal mattino il sole sui corpi degli uccellinimorti per aver urtatoal buio contro i fili tesi nei nostri cortili. (traduzione dal bulgaro di Danilo Manera) Copyright Jordan Radickov 1988 57

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