INCONTRI/FRIKHMUTH L'immensa rassegnazi.one manifestata da molti libri mi irrita. Ci fa sentire dei bambini inermi, bisognosi dell'aiuto della società. tutto. Quando si fa emergere un personaggio, questi è un individuo il quale risulta interessante proprio perché lo si è fatto emergere. La società, allora, è tutto il resto. Nel terzo volumedellà trilogiami hannotoccatomolto da vicino i problemi delle donne.Fino ad allora erano cose su cui avevo riflettuto ma che non avevo mai sentitocosì vivamente. Il problemadelladialettica individuosocietà si fa acuto quando si considera come le donne con i figli vengano praticamenteabbandonate dalla società e quantodi conseguenza siano ridotte a mal partito - è ciò che ho cercato, appunto, di mettere in luce. Ci sono d•altra parte dei problemi da cui la società non può liberarci: quelli della ricerca e del ritrovamento dell'identità. Si tratta di un lavoro che bisogna fare da sé, che nessunopuò fareal nostroposto, nemmenola società. In talunicasi la letteratura può avere la funzione di facilitare al lettore laricerca, ma sicuramentenessun libro potrà procurargli un'identità. Sipuò affermareche lei mette inguardiada unamancanzadi legamidel['intellettualein quantoquestocomportaun impoverimento dell'individualità? Sì. Mi pare che l'individuo debba cercare la propria identità per sapere quale può essere il suo apporto personale in relazione a quello degli altri. La favola del cosiddettoOccidente cristiano, che per lungo tempoha ascritto al singolouneccesso di forzae ha considerato l'eroe come un individuo isolato, un solitario, è un mito che va intaccato e prima o poi scalzato. Anzi, è inevitabile che ciò accada. Ma mi sgomenta parimenti il fatto che per ogni problema personale, per ogni quisquiglia si chiami in causa la responsabilità della società. Chi è poi la società? Siamo noi. Non ne facciamo forse parte? L'immensa rassegnazione manifestata da molti libri mi irrita. Ci fa sentire dei bambini inermi, bisognosi dell'aiuto della società. Ritengo questo genere di aspettativaun atteggiamento fondamentalmente sbagliato. Mi sento dire sempre più spesso-non saprei nemmeno se a titolodi meritoodi demerito-che i miei protagonisti hannoqualcosa di positivo.Credo che il motivoprincipale risieda nel fatto che i miei protagonisti sono protagoniste e che le donne stanno vivendo una fase attiva, anche in quanto gruppo, perché hanno cominciato a riconoscere i propri problemi. A questo punto deve accadere qualcosa. Lo riscontro anche su di me: di fronte a determinati problemi abbiamo un'unica alternativa, delegare tutto, mollare e chiudersi in una clinica o tentaredi venirne a capo. Già l'idea di avereunapropria responsabilità è quindi importante, ancheper quanto riguardalo scrivere libri.Non si deve avere semprequesto atteggiamento di aspettativa che di per sé è già un atteggiamento femminile -l'aspettativa del dono, della protezione.Ma è un vizioche sidevono toglieretutti,non solo ledonne. Insommaparlare di unaanonima "società" non ha senso. E chi sarebbe? In un'intervista lei ha affermatodi non scrivereper unpubblico di lettori ben definito, di supporre tuttavia che i suoi libri vengano letti da persone interessatea determinateproblema/iche. Quali? Ne hoparlatoora. Sono i problemi delledonne consideratinon dal punto di vista del femminismo militante, bensì da una prospettiva molto tenace condizionata anche dal mio modo di vivere. Ricevomolte lettere- il miopubbliconon consiste solodi lettrici -che mi dannomodo di constatareche i problemi o le situazioni che tento di descrivere sonogenerali. Di conseguenza si delinea anche un gruppo di lettori cui però non posso rivolgermi in anticipo anche perché non conosco abbastanza gente per valutare quanti si trovino in una situazione analoga a quella che affronto. Credo che ogni libro debba trovare i propri lettori. Non si può concepirlo per qualcuno, anche perché ci si limiterebbe troppo. Che cosapuò produrre la letteraturaoggi? È una domanda scabrosa, che mi pongo spesso. Credoche oltre al piacere estetico possa procurare un certo aiuto. Sono e sono sempre stata a favore del libro come intrattenimento. L'intrattenimentoha unascala di millegradinidi cui requisirei lametà superiore. Ci sonopure i più diversi modidi ridere. Si può ridereper una sovrabbondanza, qualcosa di eccessivo, o perché un libro ci rende a tratti capace di autoironia, - sta qui, del resto, una delle legittimazioni della letteratura, su cui però non intendo soffermarmi adesso. Un'altra potenzialità della letteratura è forse, come dicevo, quella di aiutare a ritrovare l'identità. Soprattutto nei più giovani può provocare una certa sensibilizzazione -non uso volentieri questaparola orribile-, o meglio la capacitàdi guardare con maggioreprecisione. Quando, come molti autori fanno, si osserva con precisione, si rende attento anche il lettore. Lo verifico pure su di me: attraverso una lettura divento improvvisamente attenta a determinate situazioni. Esiste naturalmente ed è sempre esistitauna letteratura che in unasituazione moltoconcreta può sviluppareun•efficacia politica. Non credo però che il mio paese fornisca oggi un terreno adatto. La maggior parte dei tentativi di stimolare una presa di posizione rivoluzionaria è fallita perché la costellazionepolitica del paese non è rivoluzionaria. In Turchia la situazione è completamente diversa ed è per questoche oggi vi si trova anche una letteratura che motiva politicamente. Nelle sue lezionidi letteraturaIngeborgBachmannhaaffermato che l'arte ci dà lapossibilità di sperimentare a chepunto siamo e a chepunto dovremmoessere,quali sono le nostreprospettivee qualidovrebberoessere.Questadefinizionecorrisponde alle sue idee circa lafunzione della letteraturaoggi? La trovo un po' troppo astratta. Per me la letteratura è piuttosto un mododi vivere. La tesi che l'arte ci mostra a che punto siamo e a che punto dovremmo essere andrebbe verificata e specificata caso per caso. L'arte è per me qualcosa di molto più sensibile, che mi tocca da vicino. Non posso vivere senza arte e la letteratura è precisamentequell•arteche acuisce i miei sensiemi introduce a esperienzeche superano di gran lunga quelle chepotrei vivere come individuo senza il suo stimolo. (traduzionedal tedescodi Lieselotte Longato). 55
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