SAGGI/FORSTER Un abisso separa lo stadio creativo da quello critico. La critica non penetra, e non può penetrare, nel centro vitale delle cose. Né mi è riuscito di scoprire che essa abbia dato un sostanziale aiuto agli artisti. di esseresentitao lettao vedutaper laprimavolta;di destaresempresorpresa.Nonsiaspettad'essere studiata,né tantomenosipresenta comeun cruciverbache, per venirerisolto, va esaminatoe riesaminato.Se lo fa, se ostenta un certo carattere mistificante, nonè, entrotali limiti,un'opera d'arte o unaMusaimmortale,ma unaSfingechemuorenell'istante stessoincui i suoi enigmi vengonorisolti.L'opera d'arte presupponel'esistenza di undestinatario perfetto ed è indifferente al fattoche una tale personanon esista.Non fa concessionialla nostra ignoranzané si cura di lusingare il nostro sapere. Questaeternafreschezzadellacreazionerappresentaunadifficoltàper il criticoil quale, quandoascoltao leggeo vedeun'opera per la secondavolta, trae ovviamenteprofitto da quantoha ascoltatoo lettoo vedutola primavolta,per cui studiae confronta, ricordaeanalizza,e spessoècostrettoa ripudiare,inquantoinsignificanti,le sue impressionioriginali.Così, alla fine, può formarsiun'opinionecorrettae veritieradel!'opera,madovrebberimanere sorpreso,attonito, sbigottito:tutte sensazioniche, in genere, non è in gradodi avvertire.Prendiamola Nona Sinfoniadi Beethoven,quellain la.Nonè forseinla?Lebattuteinizialienuncianoesplicitamente,come possonofare le quinte,proprioquella tonalità,sicchéci resta un unicodubbio:se il movimentosarà in modomaggioreo in modominore.E alla quindicesimabattuta ecco la sorpresae il terrore: l'unghiata in re minore,che contienelamusicanel suodilagaree l'inchiodanell'ineluttabilefinale. Chi può speraredi provaredue voltequellasorpresa,quel terrore? Chi può fare a meno di avvertire nelle battute iniziali il prea'!nunciodell'unghiata così perdendonetutta la vitale energia?Epossibilecombinareinsiemeesperienzae innocenza?Penso di sì. La sospensionevolontariadell'esperienzaè possibile,è possibilediventarecome un bimboche dice"Oh!" ogniqualvolta lapallarimbalza,anchese l'ha giàvistarimbalzaree sachedeve rimbalzare. È possibile,mararo. Il criticocheconosceamenaditolospartitodellaNonaSinfoniae ciononostanteè in gradodi sentirenelle battute inizialiun trepido"preludio in la" dell'Ignoto, è giunto al vertice sommodella sua professione.Noi, in genere,ci accontentiamodi tenercibene informati. È talmenteriposanteessere bene informati!Ci dimentichiamoche Beethovencomposela suasinfoniaaffinchél'ascoltassimoper laprimavolta,sempre.Ci dimentichiamo,con disinvoltura anche più grande, che con lo stesso intentoCiaikovskicompose il suoConcertoin si bemolle minoreperpianoforteeorchestra.Diffidando,e nona torto,di tuttoquellostrimpellamento,talvoltarimproveriamoalConcertodi essere"trito": un'accusaridicola,giacchéanch'esso fucreatoper essere eternamentevergine, anch'esso ci dovrebbe lasciar sorpresi e sbigottiti ogniqualvolta irrompe galoppante, trionfante, nel tempodi valzer. Indubbiamente il Concerto,al pari di molta altramusica,è stato troppospessoeseguito,così comecerti quadri sonostati troppospessoguardati. La freschezzadellaricezione si esauriscepiùrapidamentein unoggettopiccoloe imperfetto che non inunogrande.E tuttaviagli oggettistessi sonoeternamentenuovi:è chi li riceveche il piùdellevolte inaridisce.All'inizio del Faust di Goethe, Mefistofele,essendo "sempre dello stessostampo",trovache taleè il mondoe intali terminilodescrive a Dio Onnipotente.Gli arcangelinon si curano di lui e continuano a cantarel'eterna freschezzadel creato. Il criticodovrebbe unireinséMefistofelee gliarcangeli,l'esperienza e I'innocenza. Di ogni cosa dovrebbeconoscere il diritto come il rovescio, eppure provare un senso di sorpresa.Virginia Woolf, che fu e un'artista creativae un grande critico,credeva nella necessitàdi leggereunlibrodue volte. La primavoltaera unarcangelo:si abbandonavaall'autore completamente,senza riserve. La seconda volta eraMefistofele:trattaval'autore çon severitàe nongli permettevadi farla franca impunemente.E, la sua, una buonaregola empirica,manonci portaal nocciolodel nostroproblema,che è sovrarazionale.In realtà, infatti, dovremmoleggere il libro in duemodi,simultaneamente. (E dovremmoguardareunquadroin duemodi,simultaneamente;e cosìascoltarela musica).Dovremmo compiere il miracoloalla cui natura l'Onnipotente accenna quandodicecheè semprelietodi accogliereMefistofele lì inCielo e di sentirlochiacchierarealla buona. Non intendoportareargomentidefinitivi,mami sembrache, nel caso dellamusica, le nostreprobabilitàdi compierequelmiracolo sianomaggiori.La musica,più delle altre arti, presuppone, una dupliceesistenza.Esiste nel tempo, ed esiste anchefuori del tempo,inquellostessoistante.Privocomesonodi unaspecificapreparazionefilosofica,mi è impossibileesporreconchiarezzaquestamiaconvinzione,eppure,con lamente,riescoa concepirecomeiopossaudireunbranomusicale,mentreessosisvolge e fluisce,e poi l'oda ancora,dopocheè terminato.Nelsecondocaso l'udireicomeun'entità, comeunastruttura,noncomeuna sequenzadi suoni,noncome un qualcosadi divisibileinbattute. E tuttavia sarebbeorganicamenteconnessoalla musicache viene eseguita lì, nella sala da concerti.Strutturae sequenzasarebbero,così comele intendo io,più intimamentefusedi quantonon fossero le due letture separate di un libro praticate da Virginia Woolf. Il meritoche la critica si arroga, di portarci a quelloche è il centrovitaledellearti, nonpuòpertantoesserle riconosciuto.Ma gliene hannoattribuitoun altro, e più preciso: si è detto,direttamente o meno,che la critica può aiutare l'artista a migliorarela suaopera.Seciòrispondea verità,eccodefinita,unavoltaper tutte, una ragiond'essere. La criticadivieneuna figura importante, l'ancella dellabellezza,che porge la sacra lampadaalla cui luce continua la creazione,che fornisced'olio la lampadae regola lo stoppinoquandomandafumoo la fiammatremola.Sarebbeinteressante saperese oggi la criticaè statad'aiuto ai musicistie, se lo è stata, inqualemodoha giovatoalla loro opera. Ha tenutoalta la lampada?Certo, la criticamettein luce i difetti o i pregi del passato,poichéfarloè indubbiamenteinsuopotere,malamiglior conoscenzache ce ne deriva ha un qualche valorepratico? Inproposito ci sembrainteressanteun'osservazionediC.Day Lewis. Leggiamoall'inizio di ThePoeticImage: "C'è sempre, nell'idea di critica, qualcosa che sgomenta il poeta, qualcosa,se così posso dire, di irreale, quasi. Scriveuna poesia; poi passa alla nuova esperienza,la poesia successiva.E quandoarrivauncriticoe glidicequelloche vièdigiustoodisbagliato inquellaprimapoesia, lui, il poeta,ha comeun sensodi irrilevanza".Qualcosadi irreale,quasi. Ecco unosservazionegiusta. Il poeta si evolve, progrediscecontinuamente,e quando lo stadiocreativovieneinterrottodacommenticheriguardanoqualcosachelui sièappenalasciatoallespalle,rimanesconcertato.La suareazioneè: "Ma di che mi staparlando? Ma chec'entra?" An47
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