Linea d'ombra - anno VII - n. 34 - gennaio 1989

SAGGI/FORSTIR Austen,ad esempio- il sognoè remotoo meno vivido.Eppure anche J aneAusten,riconsiderando Emma, avrebbepotutopensare: "Oddio, ma come ho fatto a scriverlo?Non è mal congegnato". C'è sempre,anchenegli artistipiùportati al realismo,questa tendenza a prendere le distanze dalla propria creazione, questo senso di sorpresa. PaulClaudel dà, in La Ville, quellacheper meè lamiglioredescrizionedel processo creativo. Chi parla è un poeta: gli hanno chiestodonde venga la sua ispirazionee come mai, quandoparla, tuttodiventichiaro, spiegabile,sebbeneegli nonspieghinulla. Risponde: I do not speak what I wish, but I conceive in sleep, And I cannot explain whence I draw my breath.f or it is my breath which is drawn out of me. I expand the emptiness within me, I open my mouth, I breathe in the air, I breathe it out. I restare it in the f orm of an intelligible word, And having spoken I know what I have said. C'è nelbranoun'altra idea,che lamiabreveparafrasiin inglese non si è attentatadi esprimere:l'idea in base alla quale,se trarre a sé il fiato (breathe in) è l'ispirazione, emettere il fiato (breathe out) è l'espirazione, ossia una prefigurazione della morte, quando la vita dell'uomo verrà, tratta fuori di lui (drawn out of [him]) da una forza sconosciuta, per l'ultima volta. Per Claudel creazioneemortesono intimamenteconnesse. lo mi limito,invece, alla sua descrizionedell'atto creativo.Con qualeprecisione descrive ciò che avvenne in Kubla Khan! C'è la concezionedurante il sonno, c'è il rapporto tra conscioe subconscio,che deve stabilirsi prima che l'opera d'arte possa nascere; c'è, infine, la sorpresadel creatore di fronte alla propria creazione: le restitue une parole intelligible. [JJ, l' ayant dite,je sais ce que j' ai dit. E esattamentequelche accaddeaColeridge:parlòe seppe,allora, quelche avevadetto, ma nonappenal'ispirazione venneinterrotta, non poté dire altro. Dopoaverdatounrapidosguardoallostadiocreativo,diamone un altro, ugualmenterapido, allo stadiocritico.Ecco, lo stadio critico ha moltipregi e si avvale di alcune tra le più alte e sottili facoltàdell'uomo. E tuttavia è grottescamenteremotodall'altro stadio, quellocui si deve la creazionedelle opere che si picca di interpretare.Non immerge secchinel subconscio.Non concepisce nel sonno,né, dopo averlodetto, sa quel che ha detto.Rifletti prima di parlare, è il motto della critica;parla primadi riflettere, è quellodella creazione. La criticanon si lasciaminimamenteturbaredaivisitatoriche arrivanodaPorlock;anzi,avolteèpropriolei chevieneda Porlock.Pur nonescludendol'immaginazione e la partecipazioneemotiva, tiene sottocontrolloquestee tutte le altre facoltà, impiegandolesolo quando promettonodi tornarle utili. Così armata,la critica avanzasul suoobiettivo.Due sonoi fini che si prefigge;Il primo, e più importante,è di naturaestetica. Consideral'oggetto in sé, come un'entità, e ci dice tuttociò che è in gradodi dirci intornoalla suavita. Il secondo fineè sussidiario: riguarda il rapporto in cui l'oggetto si trova rispettoal resto delmondo.Vengonopresi in esameproblemidi minorrilevanza, come le condizioniin cui l'opera d'arte fu composta, le influenze alle quali soggiacque(la criticaadora le influenze),l'influen46 za che ha esercitatosulle opere successive, la vita dell'artista, la vita del padree dellamadredell'artista, certi caratteriereditari,e così via, il tutto sconfinandoda un lato nella psicologia,dall'altro nella storia.Molto del materialesummenzionatoè certoprezioso.Ma se formuliamouna teoriaestetica- la migliorepossibile, e ve ne sono di eccellenti---' se, dicevo, la formuliamoe la applichiamocoi suoicalibri, lepinzee i forcipi, i compassie i cateteri,a unaparticolareoperad'arte, avvertiamoall'istante (sempre che siamosoggettisufficientementesensibili)unche di grottesco. No, non va. I due universinon si sono nemmenoscontrati: sonostatiaccostati,e basta.Nonc'è alcunaparità spirituale.Se invecela critica,abbandonandoil suoobiettivocentrale,laricerca estetica,sconfinanelle influenzee considerazionistorico-psicologiche,qualcosasuccede,nel sensoche vienestabilitouncontatto. Ma non più con un'opera d'arte. L'opera d'arte è un ben stranooggetto. Non è forse "infettiva"?Nonpossiede,contrariamenteallamacchina,il poteredi trasformare chi l'accosta, assimilandonela condizione a quella di chi la creò? (Usodi propositoquesta frase goffamenteelaborata: "assimilandonela condizioneecc.").Noi- spettatori,ascoltatori o altro- subiamoun mutamentoanalogo alla creazione.Una forzairresistibileci trascinainunaregionecontiguaaquellaincui l'artista operòe, quando torniamosulla terra, proviamocome lui un sensodi sorpresa.Affermaredi esserestatieffettivamentepartecipi del suomodo d'essere, di essere divenuti creatori insieme a lui, sarebbe presuntuoso. Per quanto la Quarta Sinfonia di Brahmsmi esalti,nonpossoneppurlontanamentepensaredi provare la stessaesaltazionedi Brahms;anzi, c'è il caso che quello che egli provò non risponda al mio concetto di esaltazione.Ma l '"infezione" si è propagata: da Brahms a me, attraverso la sua musica.Qualcosasi è diffuso. Sono stato trasformato,assimilato allasuacondizione,la suavocemiha chiamato,traendomifuori delmio Io, mihaimmersoinunsognocomplementare.E, quando si spegnel'ultima nota dellapassacagliae la trasformazionesi conclude,anch'io provo un senso di sorpresa. Sfortunatamente,questa "infezione", questo sensodi cooperazionecon il creatore,che è poi il passo fondamentaledel nostro pellegrinaggioattraversole bellearti, è anche l'unico passoincui la criticanonpuò esserci d'aiuto. Puòprepararci ad esso,genericamente;puòeducarcia tenerdestieaperti i nostri sensi,maquando s'avvicina la Realtà deve trarsi indietro, come Virgiliosi ritraedaDantein vettaal Purgatorio.Al giungeredell'amore, dobbiamo affidarcia Beatrice, che abbiamosempre amato, sin dapprincipio; e se non abbiamomai amato Beatrice, siamoperduti. Resteremoagingillarci fra teoriee influenzeeconsiderazionistorico-psicologiche:utili sostegni,una volta, ma che lì, alle soglie del Cielo, devono essere abbandonati.Con ciò non intendodire che la nostracomprensionedellebelle arti partecipio debbaparteciparedellanaturadi un'unione mistica.Tuttavia,comenelmisticismo,accediamoa unostatodissuetoe possiamoaccedervisolo mediantel'amore. Ovvero,per esprimere il tutto in formapiù prosaica,non possiamo intenderela musica a meno che non desideriamo-intensamente-udirla. Ecosìritorniamosullaterra. Riconsideriamoquestooggettosconcertante,l'opera d'arte, e osserviamocome, in un altromodo, esso sia refrattarioalla critica. Stopensandoalla sua freschezza.Nellamisura incui è autentica, l'opera d'arte appareeternamentevergine. Si aspettasempre

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