Linea d'ombra - anno VII - n. 34 - gennaio 1989

diceva Sordi ai suoi bei tempi. C'è qualcosa di peggio dell 'humor di Forattini, in Italia? Il peggio non muore mai, ma io ne dubito. Un libro per ''rattusl". Rattuso è, a Napoli, uno che pensa so! lo al sesso. L'ultimo Moravia (Il viaggio a Roma, Bompiani), che ha serino anche cose rattuse di livello piuttosto elevato, in passato, è rattuso e noiosissimo. E serino del tutto "alla sans-façon". Forse l'autore si eccitava, scrivendo; il lettore invece (quello un tantino esigente anche inqueste cose) proprio no. Un libro da scordare. Per risollevarsi, segnalo due libri di storia letteralmente appassionanti: i saggi di Robert Damton Il grande massacro dei gatti e altri episodi della· storia culturale francese (Adelphi) e, uscito da qualche mese, quelli di Roger Chartier Letture e lettori nella Francia di Antico Regime (Einaudi). Molto diversi per impostazione e stile, i due autori, ma ugualmente vivaci e convincenti. Chartier studia la storia del libro e dei suoi lettori e ci ricorda che il libro non è sempre stato, e può forse ancora non essere, quel particolare oggetto monouso che ci riempe le case fin quasi a cacciarcene, attraverso episodi collettivi di forte rappresentatività (per es. nei capitoli su usi e pratiche del "materiale stampato nella città" tra il 1660 e il 1780, sulle "letture contadine nel XVIIl secolo", sulla "lettura ad alta voce nell'Europa moderna" ...). Damton fa storia da formidabile narratore anglosasson~. più vicino, mi pare, a Thompson che alle "Annales", e raccoglie nel suo libro alcuni "racconti di storia" su temi inediti, con provocatorio nuovo sguardo. I contadini narrano fiabe, o il testo che dà il titolo al libro, o la storia del poliziotto che schedava gli illuministi (confesso: sono i capitoli che ho finora fatto in tempo a leggere) sono meglio assai dei romanzi che girano. Il massacro è un resoconto davvero terribile sulla messa a morte gratuita, rituale degli animali, sull'uso orrendo che anche di quelli casalinghi e "più amati" hanno fatto (e fanno) gli umani. DI storia nostra, e di morti umani, riferisce un volumetto edito aNapolidall 'Istitutoper glistudi filosofici assieme al Comune di Forio d'Ischia e al locale Circolo Georges Sadoul, secondo combinazioni non insolite di editoria e stato assistenziale. Ma diciamo grazie, per una volta, per qualcosa che non è spreco. Si tratta della riproposta di un ormai antico saggetto di Giustino Fortunato, I napoletani del 1799. Credevo di aver letto abbastanza sui Giacobini napoletani, ma di certi argomenti non si sa mai troppo. Fortunato, grandemeridionalista (1848-1932) collazionò qui i vari elenchi dei giustiziati (più di cento nel corso di più di un anno), e per ogni giustiziato mise insieme i brani delle cronache esistenti. Ne risulta una tragica e insieme grandiosa elencazione di "modi di morire" - di fronte a una plebe di lazzari sghignazzanti per la cui liberazione ha lottato - che una borghesia rivoluzionaria ha dimostrato. Borghesia di impressionante "inattualità", come si è visto dietro. Una lettura tremenda, eppure a suo modo confortante: non siamo sempre stati come siamo oggi, non tutti gli italiani sono stati di basso conio, anche se oggi sembriamo tutti lazzari o "giustizieri", cani paffuti ben felici dei nostri cardinal Ruffo e delle nostre Marie Caroline che ci guidano e buttano ossi. Jerome Charyn (foto Christian Poveda, Arch. e/o) IL CONDITO INCONTRI Jerome Charyn, newyorkese a cura di Ernesto Ongaro Il tuo primo libropubblicato in Italia (Metropolis, edizioni e/o) tratta di New York, una città che è diventata un mito per molti europei. Che cosa pensi dell'idea dominante che comunemente si ha oggi diNew York: unacittàdiyuppies, di divertimenti, di gallerie d'arte, di creatività? Quanto si rispecchia la tua esperienza di vita a New York in questa idea comune? Negli ultimi tre o quattro anni (da quando ho cominciato Metropolis), New York è cambiata radicalmente. Nel capitolo 13 parlo di una città che cammina su un filo molto sottile, rischiando di perdere la propria anima. New York è diventata una sorta di Baal terrificante, un impero di ricchi in mezzo ai poverissimi. Ma questo non vale solo per New York: l'intero mondo occidentale è entrato in un'era di sterilizzazione, in cui la forma delle cose, il profilo, il look è diventato la sola sostanza .. come Madonna, New York è la nuova Materiai Giri. Può sorprendere ilfatto che un autore come te, che si definisce una sorta di anarchico e un amico delle minoranze etniche e sociali, sostenga nel suo libro il sindaco Koch, così spesso criticato per le scelte politiche in questioni sociali ed etniche. Ciò è forse dovjào a una ragione "sentimentale", e cioè al /atto che entrambi siete nati in un ghetto ebreo del Bronx? Be', io ho cercato di mettere in evidenza la schizofrenia in Koch, questa scissione psichica-il sindaco zuccone cheper qualche tempo è stato anche il "buon droghiere" e ha salvato la città dalla rovina. OraNew York èdi fronteauna nuova rovina: proprio il successo che il droghiere incrementò l'ha tramutata in un parco divertimen- ' ti con una vita interiore molto scarsa. Il "Comic Journal" ha scritto che sei "probabilmente il più acclamato scrittore contemporaneo che scriva anche per i fumetti". Inoltre, nei tuoi romanzi si sente l'influenza dei fumetti e di altre forme di cultura popolare (romanzi polizieschi, film western). Qual è il motivo del tuo interesse perquesteformediculturadimassa, spesso disprezzate dall' establishment letterario? Ma è proprio l' establishment letterario ad aver soffocato la vera arte, che esiste sempre come presa di posizione nei confronti della "cultura"ufficiale. La terra che inventò il fumetto e il romanzo giallo moderno (che riflette il nichilismo dell'America stessa) ha condannato le sue stesse invenzioni: sono troppo pericolose, perché strappano il tessuto pacchiano che l'America ama indossare e rivelano il suo tallone d'Achille anarchico. Tuttavia, mi piacciono la familiarità e le azioni non sofisticate dei libri di fumetti e del romanzo poliziesco. Quando leggo i tuoi libri mi viene in mente una strana relazione tra alcuni elementi della tua esteticae leavanguardie europeed' anteguerra (surrealismo, poetismo di Praga): l'amore per nuoveforme di culturapopolare, l' attrazione per il "meraviglioso" e per il "sorprendente", l'impiego di meta/ore molto "colorite" e molto "stupefacenti". Pensi che tale relazionesiapossibile nonostante la qistanza geografica e temporale? E possibile rintracciarvi un' influenza dell'opera di Nathanael West? Quella di West è stata un'influenza molto importante, naturalmente. Ma mi sono sempre sentito molto più "europeo" che americano. Calvino per me significa quasi più di qualsiasi scrittore americano aparte Melville, Faulkner e Nabokov, il cui percorso creativo è costituito da un continuo togliersi la maschera. La maggior parte degli americani sono a disagio col surreale, perché la loro stessa storia è molto incerta; hanno bisogno di una sorta di esistenza permanente sia nella vita che nella letteratura. Maio preferisco quel "mondo dei sogni" che è lavera architettura delle nostre vite. Come vedi la situazione della letteraturaamericanaoggi?Cisono autori che prediligi? Ci sono correnti negative o positive? Non voglio sembrare un vecchio scontroso che rinnega il"nuovo" e l"'originale". Ci sono scrittori che ammiro, naturalmente, e anche molti che fanno parte della mia visione fantastica - scrittori quali Harold Brodkey, Walter Abish, Frederic Tuten, Cynthia Ozick, William Gass, Stanley Elkin ... (traduzione di Nicoletta Piredda) 37

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