Linea d'ombra - anno VII - n. 34 - gennaio 1989

IL CONns,o MUSICA Rockafricanoe "rai": alla ricercadei (veri) colorilocali MarcelloLorrai Quella di Juluka, il gruppo costituito dal bianco Johnny Clegg e dallo zulu Sipho Mchune, è una vicenda musicale da tempo acquisita alla storia del nuovo Sudafrica che cerca di crescere fuori e contro la logica dell'apartheid: sfondando la barriera della segregazione razziale, Clegg è riuscito a sviluppare un'individualità perfettamente biculturale e a portare la propria infatuazione adolescenziale per ilmondo zulu al livello di un'esperienza artistica dirompente. Uno show di Clegg è appassionante, come si è potuto constatare con i primi concerti italiani, in autunno (mentre in primavera c'erano stati i passaggi televisivi a DOC), tenuti con Savuka (la band con cui, dopo la defezione di Sipho, continua il progetto di Juluka): anche il materiale che su Shadow Man (Emi, l'ultimo album, pubblicato lo scorso anno) appariva un po' smorto, nell'interpretazione live diventa straordinariamente espressivoe trascinante. Ma, soprattutto, dal vivo Clegg appare in tutta la pienezza della sua personalità, come un uomo e un musicista che non solo padroneggia due culture diverse, ma che le ha Johnny Clegg & Sauuka in una foto di Paola Bensi. 28 realmente e ugualmente interiorizzate, e che le vive contemporaneamente. Qualcosa che lo show di Clegg rispecchia in maniera estremamente eloquente,moltopiù di quanto riesca a farlo la musica su disco, pur tanto suggestiva. E qualcosa il cui rilievo va oltre il fatto di dare concretezza musicale al superamento dell'apartheid. Capita, a proposito dei protagonisti della nuova musica del continente nero, di parlare dei "rocker" africani. Ma musicisti come Mory Kanteo YoussouNdourprendono dal rock quello che a loro serve senza per questo fare del rock. È Johnny Clegg, invece, che può essere considerato, del tutto propriamente, il primo caso di "rocker africano". Rocker in senso non traslato, pienamente interno allo spirito del rock, africano in senso forte, musicalmente e non: vale a dire che vedendolo sul palco si comincia a percepirlo come un africano prima che come un bianco. E non è poco. In Italia con 1'88 un pubblico non ristrettissimo ha finalmente scoperto anche i Kassav ', messi in onda anche dalle frequenze delle emittenti commerciali, diffusi dalle casse di qualsiasi discoteca che abbia voluto darsi un patina di "afro": complice il loro approdo ad una grande casa discografica, segnato dall'album Vini Pou, pubblicato dalla CBS alla fine dell' anno precedente. Quello di Kassav' può a pieno titolo essere definito un fenomeno, cresciuto nell'arco di unadecinad'anni. Punto di partenza lo zouk: un canovaccio tradizionale, prodotto in Martinica e Guadalupa dall'incrocio di matrici africane e di lasciti coloniali europei, che Kassav' ha emancipato dal rango di semplice pretesto per ballare, ritmicamente efficace ma per il resto trascurato, offrendone un aggiornamento di inedita qualità e classe. Assimilate con estremo equilibrio influenze della altre formemusicali caraibiche, del funk e del rock, lo zouk di Kassav' si offre soffice e pieno di calore come la lingua che parla, il creolo, e spinge irresistibilmente al ballo ma con sublime nonchalance, con il senso delle sfumature e tutt'altro che ignorando stati d'animo malinconici. Kassav', che può vantare un'infinitàdi tentativi(piùomeno riusciti) di imitazione, mantiene uno stile inconfondibile e può legittimamente aspirare ad essere considerato un classico contemporaneo. Ma per la Martinica e la Guadalupa, dove il gruppo gode di una popolarità realmente di massa, Kassav' ha raggiunto anche un altissimo valore simbolico e di riferimento: tradizionalmente separate da un'irrazionale rivalità, con Kassav' le due isole hanno scoperto il gusto di un'identità comune: hanno visto un gruppo superprofessionale rompere con l'inattendibilità dell'ambiente musicale locale; si sono entusiasmate per l'impresa di chi, sfuggendo alla depressione di queste Antille, è riuscito ad imporsi a livello internazionalee, muovendo dai "dipartimenti francesi d'oltremare" ha conquistato il cuore di Parigi con concerti trionfali e tranquilli che hanno chiuso con l'immagine di una comunità antillana infida. Una bella idea di questi concerti la dà Kassav' au 'Zenith (GD Productions/Sonodisc), albumdoppio registrato nell'86 e pubblicato l'anno successivo. Il taglio di Vini Pou, più secco nel sound e in alcuni accenti, è stato messo apunto in funzione dell'uso radiofonico e da discoteca: può non piacere particolarmente ma non priva la musica del suo fascino. Con l'anno che si è appena concluso è arrivato massicciamente al compact disc il pop-rai, la nuova musica algerina che solo nell'86 aveva cominciato a raggiungere il vinile: fino a quel momento era diffusa esclusivamente su cassetta, e rintracciabile in Europa solo nelle città francesi maggiormente toccate dall'irnmigrazionemaghrebina, per esempio nei negozietti di musica della Goutte d 'Or a Parigi. Il rai deve avere avuto molti assidui ascoltatori tra i dimostranti dei recenti moti algerini: certamente non però tragli integralisti. Si potrebbe dire che per i giovani dell'Africa nordoccidentale di oggi il rai assolve ad una funzione analoga a quella del rock and roll per i giovani dell 'America anni Cinquanta. In compagnia del tango argentino, del fado portoghese, del rebetiko greco, del blues statunitense, il rai è una delle grandi musiche popolari urbane del nostro secolo: originario di Orano, ha una storia fatta di bettole e bordelli, fumerie di hascisc e interpreti femminili che, già negli anni Venti, esaltavano senza tanti eufemismi i piaceri della carne e le delizie dell'alcol. Erede moderno ed elettrico di questa tradizione, ed interprete, con clamoroso successo e allarme delle autorità algerine, della frustrazione delle giovani generazioni di fronte ad una società che per puritanesimo e limiti strutturali nega i loro desideri vitalistici e consumistici, al sesso e alle sostanze alteranti il rai dei nostri giorni aggiunge l'automobile. Kutché, dallo spagnolo coche, automobile, è appunto il titolo dell'ultimo disco (Zone Music) del più importante esponente del rai, Cheb Khaled: uscito già alla metà dello scorso anno continua a non essere in circolazione in Italia. Si trova invece facilmente Moule El Kouchi (Celluloid/Mélodie), recente riproposizione su disco di una cassetta da tempo già esistente; era la ristampa di una cassetta anche il primo disco di Khaled, Hada-Raykoum (HorizonMusic), pure facilmente reperibile nei nostri negozi. Cheb Khaled è un cantante di grande forza e, anche se lo si può oggi comprare in scintillante edizione compact, non è affatto il caso di rinunciare (attendendone la probabile ripubblicazione presso Celluloid) a cercare la sua abbondru:i,teemalregistrata "cassettografia .

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