ta semprepiùuna"questioneprivata"e sempremenounaquestionedi schieramentointernazionale,diventaun interesseprivatoin atto pubblico. Certo, non c'è chi non si dichiari per la pace. Ma ciò che distinguechi la cercadavveroè la disponibilitàa pagarne il prezzo, a compieredellerinunce,a smentirsialmenoin parte sucerteposizioni"di principio".Questoè il segnaledato dall 'OLP adAlgeri, e, da tempo, da unametà di Israele;mentrela destra israeliana insiste che vuole "la pace in cambio dellapace", la pace senza rinunce. 5) L"'ideologia del compimento",territorialeo reJigioso,corona o contraddicel'eredità dei fondatoridi Israele?E vero,Ben Gurion sognava una "grande Israele" e, come dimostra il compianto SimhaFlapanin TheBirth of Israel, ha fattodi tutto,e non senza cinismo, per garantire questa possibilità. La sua azione è stata dura e audace,però anche realistica,capacedi compromesso quando l'oltranzismorischiasse di disperdereil patrimoniodi dignitàmoralee di appoggiointernazionalenecessariallarealizzazionedi Israeleealla suaqualità.Accettò(sìamalincuoreecon riserva) il principiodi spartizione sancitodall'ONU, e sostenne dopo il 1967 la propostadei "territori in cambiodella pace". Ora gli annessionisti sono forse i continuatoridel sogno di Ben Gurion, ma smentisconoradicalmente la sua politicae il suometodo, poiché espongonoIsraeleall'isolamento e alla condannamorale giustificata. D'altra parte, come oggi argomentaY. Harkabi, nonsipuò impedireallagentedi sognareanche"sogni sbagliati": non si può vietare a molti sionisti di sognare che un giorno Israele si estenderàfinoal Giordano; così comenon si può vietareallamaggioranzadeipalestinesidi sognarecheungiornoriconquisteranno la terradi Israele - ma quel che conta, soprattutto, sono le scelteconcrete. La pace può essere fatta solo tra chi riconosce il divario tra sogno e realtà, tra desiderioe necessitàpolitichee morali.Questorealismomalgradoil sognoè statoilcoraggio, anche interiore,dei fondatori di Israele, e di quella metà di Israele che coh diversevoci è dispostaal dialogo;questosembra anche il coraggio che ha portato l'OLP a dividersi per la prima voltainmaggioranzaeminoranzaper delinearela svoltadi Algeri.Questoè il coraggiochesembramancareaquellapartedi Israele che vuole tirarediritto,per nonaffrontareladifficilescommessa del cambiamento,ossia della pace. La parte oltranzistadi Israelenon sta solocostruendol'isolamento di Isr11eles,ta anche scavandouna spaccaturatra gli ebrei nel mondo.E bendiversogarantire lapropria solidarietàa Israele per delle buone ragioni, o garantirgliela"malgrado tutto."Un contoè garantirela solidarietàa Israeleinnomedella sua sicurezza, un conto è appoggiareuna politica in cui la volontà di annessione prevale sui criteri di sicurezza,oltre che su quelli di civiltà. Pare a molti, in Israelee fuori, che la sicurezzasia minacciatapiùchegarantitadall'allargamentodeiconfini,almenoinquanto comporti o di tirarsi in casa una popolazionenemica, o, con l'obbrobrio di una cacciatadei palestinesidalla loro terra, di renderli indefinitamenteirriducibili,permancanzadi alternativa,per mancanzadi unaresponsabilitàstatualee territorialediper sé moderatrici, a essi per sempre e ingiustamentenegata. 6) La controversiasul "Chi è ebreo?"è di portatamaggioredi quantonon sarebberole conseguenze direttedi una leggecheaccogliesse senza mezzi termini il giudizio rabbiniconell'ordinamento dello Stato. È fuori discussioneil diritto di ogni scuoladi sancire chi sia ebreoe chi no, secondola propria interpretazionedottrinale,tantopiù dentrounprocessostoricodi secolarizzazionee mescolanze che rendonocontinuamentelabileogni criteriodi identitàe di appartenenza.Altra cosa è che ne venga investitol'ordinamento delloStato.Altracosaancora è che le diversecorrentidell' ebraiIL CONTHTO smo ortodosso,comeHabad,cheha il suocentroa NewYork,voglianoutilizzarele istituzionidi Israelecome strumentonella loro lottacontroaltrecorrenti religiose,comei "riformati"e i "conservatori." Che cosa implicaquesto investiregli ordinamenti delloStato su questa lotta internaagli ebrei? Innanzi tutto una mutazione nei rapporti tra ebrei e Israele, unaparticolarecurvaturadel "post-sionismo."Se il sionismo storicovoleva fare di Israele il rifugioe il riscattodicoloroche erano definiti"ebrei" inbaseallaStoria - alla Storiadelle persecuzioni soprattutto- ora l'offensiva ortodossavuol fare di Israele lo Stato degli ebrei in base alla dottrina. Le due categorienon coincidonoche in parte ridotta.E se Israele haproiettatoun sensod'identità sugli "ebrei in basealla Storia", ora, al contrario, proietterebbeun senso di negazione dell'identità sullamaggioranzadegliebreinon in regolaconl' ortodossia.Israele,da fattoredi unitàtragliebrei, diverrebbeun fattore di divisione.L'appello sionista"ebrei di tutto il mondounitevi in nazione"si rovescerebbe:"ebrei di tutto il mondodividetevi secondoicriteridell'ortodossia." Il richiamosionistasiribalterebbe in rifiutorabbinico. La reazionedelle maggioriorganizzazioni ebraichedegli Stati Uniti alla pretesadei partiti religiosi, l'ha immediatamentefatto rilevare. In secondoluogo, muterebbe la concezione stessa delloStato, da Stato laico, e magari di compromessotra laicità e religione, a Stato/religione.E la Storiami sembrainsegnarechequando i principi supremivanno a coinciderecon i principi delloStato, quandosi concepiscelo"Statodei valori",allora leviesiapro- !loalle più aberrantidegenerazioni.Ce lo dimostrano i "re cattohci", il potere temporaledella Chiesa, lo stalinismo, il fascismo, il komeinismo. Lo "Stato dei valori" declina in totalitarismo. (L'inverso a mepare insegni la Torà, quandoad esempioaffianca al potereStatualedelRe Davidel'aspra contes~ione delprofetaNathan; non li sovrappone,ma li distingue).E la stessadegenerazionedelle ideologieche voglionoincarnarei supremivalori, essere politicae istituzioni"divine", rappresentarelaperfezionemessianica.Diononvoglia!Ancheinpolitica l' imperfezionemeritail suoelogio,e meritadi esseredifesa. Le viedell'ebraismoe delloStatod'Israele sono intrecciate,ma sarebbeunarovina se volesserocoincidere. 7)Per lungotempoIsraelehaesportatoverso la"diaspora"un sensodi sicurezzae di orgoglio;oraha cominciatoa esportareun sensodi insicurezzae di disagio.Un aspettodel drammastaproprioqui:glioltranzistidellacoerenza,quelliche voglionorendere Israelecoerentementeebraico, quellichevoglionocoerentemente completareil possessodella terradei padri opprimendoi palestinesie vietandolorol'autodeterminazione,induconoincoerenza in seno agli ebrei. Un tempo la diasporatrovava la sua solidarietà con Israelecoerentecon i principidelriscattoe dei dirittidegli oppressi, a cui essa stessa è in generespiritualmentee politicamenteinteressata,neipaesi dovevive,appunto,comeminoranza, nel ricordodell'oppressione; ora essadeve sostenerel'attrito tra questi principie la soli<,larietvàerso Israele; in quantomemore della propria oppressione,deve affrontare l'incoerenza di solidarizzareconun'oppressione.Un tempo il sostegnoa Israeleera coerente con gli interessi e le culture prevalenti dell'Occidente; ora la diasporasi trova lacerata tra solidarietàcon Israelee interessi e culturedeiPaesi in cui risiede, doveè dominante ladivergenzaversoIsraele.La denunciadell'antisemitismolatentecome matricedellacriticadiffusaa Israelecoglie,sì, più veritàdiquante non si voglia riconoscere tra i non ebrei, ma è imche,tra gli ebrei, un lenimentodi quella lacerazione. Nella configurazioneebraica non pu9 che maturareunacontraddizionepercosì direantropologica,tral' ebraicitàminoritaria della "diaspora", e quella maggioritaria,statualizzatae, per necessità, militarizzatain Israele; una contraddizionetra la trans23
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