Linea d'ombra - anno VII - n. 34 - gennaio 1989

IL CONTESTO Israele: la minaccia dall'intemo Stefano Levi Della Torre La parte di Israele che sceglie di pagare un prezzo della pace e quella oltranzista che farà pagare a Israele un prezzo incalcolabile. 1) Le elezioniin Israele mostranoun paese spaccatoin due e immobilizzato,come impauritodal bivio a cui si trova di fronte, timorosodi scegliere.La difficoltàdi formareun governoribadisce lo stessofatto:ognidecisioneha unsuocontraccolpo,dall'interno e dall'esterno, difficile da sostenere. In termini di voti, e comprendendoi comunisti,si può forsedireche c'è unamaggioranza favorevolea concessioni territorialiin cambio della pace, maè unamaggioranzadebolee soprattuttoattraversatadaincompatibilitàinterne;in terminipolitici e comprendendoanchei partiti religiosi, che però non sono tutti in posizioni oltranzistesull'annessione dei "territori", c'è un vantaggiodella destranazionalistica,ma anch'esso così poco determinatoda rendere ardua una linea decisa. Come già nell'84, c'è un indebolimentodel centro, ossia un declinodelle formazionimaggiori- Likud e Laburisti- e una polarizzazioneai Iati, un rafforzamentodei partiti minori, sia a destra che a sinistra;ma c'è anche, a differenzadell'84, una forte ripresaelettoraledei partiti religiosi,e più ancora è aumentato il loro potere di condizionamentosul centro indebolito. E un luogocomunedire che gli ebreia una domandarispondonocon unadomanda,ma ciò sembradrammaticamenteriguardare queste elezioni. La domanda fondamentale di fronte agli elettori l'ha posta la rivolta palestinesenei territori occupati:annessionedei territorio trattativacoi palestinesie con I'OLP?Ma le urne sembranoaver risposto domandandosi:"Che cosa è oggi Aggiornamenti (22/Xll/1988) Questo articolo è stato scritto prima dei più recenti importanti sviluppi, e ha dunque bisogno di qualche aggiornamento. Nei suoi interventi a Ginevra Arafat ha sancito solennemente di fronte ali' assemblea dell'ONU l'attuale svolta dell'OLP: accettazione del principio della spartizione territoriale in due Stati, israeliano e palestinese; accettazione delle risoluzioni dell'ONU 242 e 338 come base di un negoziato di pace; condanna del terrorismo. Ne è seguita la svolta degli Stati Uniti, che su quelle basi hanno rotto il tabù a cuifsraele è da sempre aggrappato, e hanno dato inizio al dialogo con l'OLP. la linea politica di Israele è rimasta isolata come non mai. Questa svolta dell' OLP e degli Stati Uniti ha difatto mutato i rapporti di forza emersi dalle recenti elezioni in Israele: la svolta non mancherà di rafforzare la sinistra e di indebolire la destra. la destra israeliana nonpuò che contare sull'opposizione palestinesefilosiriana contro la svolta di Arafat per far rientrare l'apertura diplomatica dell' OLP, chepone su un piano realistico la creazione di uno statopalestinese nei territori occupati da Israele. la destra israeliana è interessata a temporeggiare per dare agli oltranzisti arabi ostili ad Arafat il tempo di riaversi, o afar precipitare la situazione per dare ad essi l'occasione di agire, di aprire una guerra civile interna ai palestinesi. la sinistra sionista - una parte rilevante dei laburisti, il Mapam, il Movimento per i Diritti Civili ... -si trova invece rafforzata, e le sue proposte per la pace sono convincenti ora che l'OLP si è posta finalmente come interlocutore possibile. 20 Israele, che cosa deve diventare?" Tanto che i partiti religiosi hanno rincarato la dose, e hanno rilanciato la domanda: "Chi è ebreo?" e postocomecondizionedel loroappoggioa qualunque governo il fattoche ad essi spettiognidecisionein proposito,per legge. L'incerto prevaleredella destraha due ragioni di fondo,ecosì le spiegaShlomoAvineri, docentedi ScienzePoliticheall'Universitàbritannicadi Gerusalemme:laprimaragionestanelmutamentonella strutturademografico-culturaledella popolazione di Israele,col progressivodiventarmaggioranzadegli ebreiprovenientidai Paesi Arabi e dalla Turchia, da societàmolto tradizionaliste.Essi non hannopartecipatoal processo di secolarizzazione attraversatodagli ebrei di provenienzaeuropea e sonopiù sensibili alle idee nazionalistiche ed etnocentriche. La seconda ragione stanel fattoche, a partiredalla"guerra dei sei giorni"nel 1967,e soprattuttodal trauma dell'attacco arabo del Kippur,nel 1973,il dibattitopoliticoin Israelesi è concentratosullequestioni dellasicurezza,sì che l'ala nazionalistatrovamaggioriconsensi che nonprima,quando l'attenzione era concentratasull'edificazionedella nuovasocietàe dello Stato, ed erano i Laburistiad avere l'egemonia. Ma la risultantedi queste elezioniè soprattuttouna situazione di stallo.Essasembradire: "Si fermi tutto, finchénondecidiamo unadirezione."Tuttavia il corsodel sole si è fermatosolouna volta, per mano di Giosué e per opera di Dio; oggi invece le cola formazione del nuovo governo di coalizione tra likud e labf!-- risti non potrà avere che una funzione di attesa. Rappresenta l' "unità nazionale" di un Paese sempre più profondamente diviso. Punto fermo inmezzo al mutamento, nonpotrà durare. Sono prevedibili elezioni anticipate efratture, o scissioni, nei due maggiori partiti. Questo governo avanza proposte politiche inattuali che escludano l' OLP, e prolunga l'inerzia di Israele; non sarà in grado di fermare né deviare la corrente che si è determinata nel contesto internazionale, cercherà di navigare contro la corrente, ma non potrà non navigarci dentro. Nel quadro che si è andato delineando, che è fatto di proposte di trattativa ma anche di rassicurazioni per Israele, la paura che alimenta l'opinione oltranzista di Israele diventa sempre più "paura della pace", e come tale non può che perdere mordente ali' interno stesso del paese. Se dunque, come pare possibile, Israele potrà compiere una virata, questo governo "inattuale" finirà per svolgere un ruolo caduco di volano, di attenuazione del trauma indotto dal cambiamento esterno. Varando la nuova coalizione, likud e laburisti si svincolano dal ricatto dei partiti religiosi, vincitori delle lezioni, e attuano uno scambio politico: il likud ottiene per ora di imporre una zavorra a quella parte della sinistra sionista che preme perché Israele riconosca la svolta e vi risponda; i laburisti ottengono che le ali oltranziste non abbiano libera azione nel creare l'irreparabile. Si può insomma sperare,forse, che questo governo precario e immobilista in una situazione che muta finisca per regalare a una più ampia parte di Israele il tempo non troppo precipitoso per riflettere sulle svolte in atto, per sciogliere l'irrigidimento accumulato negli anni, per spostarsi sulle posizioni della trattativa e del dialogo.

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