IL CONTliSTO CONFRONTI l'indag_inedi Mannuzzu nel torbidodi una Sassari/Italia Sergio Atzeni Quando soffia maestrale gli alberi si piegano dappertutto, a Sorso e a Serrenti; ingobbiscono; oppongono al settentrione una gabbia di rami spogli, ameridione fanno fronde. E se soffia scirocco piovono gocce di sabbia rossa tanto a Cagliari che a Sassari, e tutti sudano e delirano. Così è per gli scrittori, hanno i profumi inconfondibili dell'isola, ma sentono tutti assieme gli umori che arrivano da oltremare. Per decenni hanno tentato l'affresco epico intessuto di fili di memoria. che spiegasse a noi e agli altri la peculiarità triste d'essere sardi, prigionieri di leggi e magie arcaiche e assieme vittime delle furie del grande mondo; Dessì con scrittura fiorentina ha ricamato le etnomadeleines di Paese d' ombre, Cambosu ha affrontato gli erti sentieri del mito in Miele amaro (lasciando forse più semi per gli eredi, che fiori Salvatore Mannuzzu in una foto di Antonio Sansone. 14 sbocciati), Ledda ha mescolato incanti a verità sgradevoli da sentire in Padre padrone, e infine, culmine di un processo collettivo e vetta insuperata, Satta ha sputato sull'elegia per cantare con voce alta e ferma radici barbare e universo chiuso e vicino all'asfissia nel Giorrw del giudizio. Ora è cambiato il vento? O avanza la convinzione che l'identità è stata detta? Fatto è che appaiono due romanzi che hanno al centro processi e meccanismi della conoscenza; romanzi pessimisti, riflesso della "crisi di verità" che dall 'intemocorrodel 'Occidente. Entrambi usano la forma canonica del giallo, o perlomeno la sua struttura essenziale: delitto, indagine. Ma il cannonau a Oliena e a Jerzu è quasi nero, un sorso ubriaca un toro, profumi di foresta e mirto, con gli anni acquista nobiltà; mentre quello che assorbe il sole di Monserrato diventa un liquido rubino, più leggero, inutile stare a conservarlo. Le differenze son tante quante le somiglianze. Così per i due romanzi. L' oro di Fraus, di Giulio Angioni ( Editori Riuniti, L. 16.500), storiad 'infanticidio, alieni ed elicotteri USA, ha linguaggio in altalena. tenta la "linea scura" (alla Gadda. alla Meneghello): l'impasto di termini colti e gergali, di italiano e lingue tagliate, ma troppa altalena dà malessere; il protagonista afferma di dettare una memoria al registratore e vien fuori con frasi (una, scelta a caso, e non la più lunga: "Infatti è quasi solo raccontando che riesco a coltivare sentimenti equidistanti da baldanza e da spavento, da eroismi e noncuranze: anche se non ho molte risorse a mia portata per nobilitare la soma che mi tocca sostenere") che denunciano tavolino e intenzione letteraria; sfido chiunque a improvvisare cose simili al registratore, non solo per quel soma. La linea scura richiede temperie stilistica altissima. straordinario dominio del linguaggio, e non tutti nascono Pasolini. Lo dico con la delusione del conterraneo che tifa per i suoi comunque; e perché la trama. ben congegnata, ammaliante, forse avrebbe guadagnato da un linguaggio più basso, meno pretenzioso. Salvatore Mannuzzu è sassarese, e Sassari è città del nord, quasi lombarda. quasi piemontese, quasi toscana, e sceglie non a caso la "linea chiara" (allaManzoni, alla Calvino), lingua italiana senza remore, stile alto e zeppo d 'intelletto, ben lavorato, compiuto, senza cadute dal principio alla fine. Nel suo Procedura (Einaudi, L. 14.000) il narratore è un continentale, un magistrato, che beve troppo, ha un passato quasi losco e senza dubbi tormentato, e guarda i sardi dall'esterno, con una sorta di stupore pacato, pigro, mentre cerca di scoprire chi abbia ucciso Valerio Garau, magistrato, ricco, seduttore, amato da tutti, "signore" con tutti. L'indagine marcia lenta. la vittima si rivela collezionista di antichità nuragiche che per legge starebbero meglio nei pubblici musei che a casa sua. e persino dedito ai piaceri greci con ragazzini. L'indagine marcia lenta. sciroccata. come ogni cosa isolana, mentre giungono da oltremare echi delle angosce nazionali: il sequestro Moro si dipana. Echi attutiti ~he al massimo si trasformano in chiacchiere di bar. L'indagine scoprirà l'assassino, ma la verità è beffarda. labile, imbrogliona, inattesa, e l'assassino non punibile. La procedura attraversa un territorio che è quasi verminaio umano, torbido, maleodorante, dove tutti hanno qualcosa da nascondere, dove tutti tentano di frenare, di coprire. E Valerio Garau pare quasi metafora dell'Italia di questi anni: facciata da gran signore ricco e pieno di vita. ma se raschi un po' trovi una vecchiarda laida dai vizi inconfessabili. Mannuzzu si tiene lontano dal territorio molto battuto del romanzo epico etnico e dirnemoria ma tenta tuttavia di darci un suo ritratto dellaSardegnad 'oggi, cambiata. modema,omologata. dove il marcio ha esattamente lo stesso colore e la stessa puzza che altrove. E non c'è dubbio che in parte così sia. Ma forse l'uso di un italiano "continentale", produce infine una specie di effetto straniante, come se il Temo risalito dalle barche, il Montiferro, Sassari, non fossero altro che uno scenario, uno sfondo, casualmente sardo, che potrebbe essere sostituito con altri senza che il romanzo perda di bellezza e fascino. Una storia piemontese, lombarda. toscana, come la città e la lingua dell'autore.
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