GENNAIO 1989 - NUMERO 34 ' mensile di storie, immagini, discussioni SANTAGATA/MORG NTI: TEATROINCARCERE STOI ME NELL'URSS DELLAPERESTROJKA ISRAELE: LAMINACCIA DALL'INTERNO BISHOP/RISCHMUTH MANNUZZU/RADICK El•TEKERLI LIRE7.000
. , .. •••e unarag1011e e e. ConCariplo lamodernitàdeiservizi Fondata nel 1823, la Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde è oggi una delle maggiori banche italiane e la più importante Cassa di Risparmio del mondo. La Cariplo si presenta come un'azienda di credito operativamente completa: infatti si tratta di una banca di credito ordinario e nello stesso tempo di un istituto di credito fondiario, di finanziamento opere pubbliche, di credito agrario; gestisce seNizi esattoriali ed offre consulenze, investimenti e finanziamenti speciali di ogni tipo, anche tramite la società del proprio GRUPPO.Per snellire le procedure, la Cariplo si è impegnata particolarmente nel settore dell'automazione. Prova ne sono i numerosi seNizi CARIPersonal: dagli Sportelli Automatici in cabine riseNate, presso i quali - oltre al normale prelievo di contanti estesoanche alla rete Bancomat - si possono effettuare il controllo del saldo del c/c ed il pagamento delle bollette; alle apparecchiature Self SeNice installate nelle dipendenze che permettono di effettuare direttamente varie operazioni compreso versamentoassegni e contanti. Ed infine l'Home Banking che consente di dialogare con la banca senza spostarsi dall'ufficio o da casa. Tutto ciò fa della Cariplo una grande banca moderna, proiettata verso una sempre maggior affermazione in campo nazionale ed internazionale. nellostile di unasecolaretradizione CARIPLO CASSA DI RISPARMIO DELLE PROVINCIE LOMBARDE Fondi Patrimoniali dell'Istituto, dopo l'approvazione del Bilancio al 31/12/1987: L. 3.941.474.557.213.
Direi/ore Goffredo Fofi Direzione editoriale Lia Sacerdote Gruppo redazionale Adelina Aletti, Giancarlo Ascari, Mario Barenghi, Alessandro Baricco, Stefano Benni, Alfonso Berardinelli, Paolo Bertinetti, Gianfranco Bettin, Franco Brioschi, Marisa Caramella, Cesare Cases, Grazia Cherchi, Francesco Ciafaloni, Luca Clerici, Pino Corrias, Vincenzo Consolo, Alberto Cristofori, Stefano De Matteis, Riccardo Duranti, Bruno Falcetto, Fabio Gambaro, Piergiorgio Giacché, Aurelio Grimaldi, Giovanni Jervis, Filippo La Porta, Gad Lerner, Marco Lombardo Radice, Marcello Lorrai, Maria Maderna, Luigi Manconi, Danilo Manera, Edoarda Masi, Santina Mobiglia, Maria Nadotti, Antonello Negri, Cesare Pianciola, Gianandrea Piccioli, Bruno Pischedda, Giuseppe Pontremoli, Fabrizia Ramondino, Alessandra Riccio, Roberto Rossi, Franco Serra, Marino Sinibaldi, Paola · Splendore, Gianni Turchetta, Emanuele Vinassa de Regny, Gianni Volpi, Egi Volterrani. Progeuo Grafico Andrea Rauch/Graphiti Ricerche iconografiche Carla Rabuffetti Relazioni pubbliche: Miriam Corradi Esteri: Regina Hayon Cohen Amministrazione: Emanuela Re Hanno inoltre collaborato a questo numero: Franco Cavallone, Roberto Delera, Giorgio Ferrari, Sandro Ferri, Edoardo Fleischner, Marcello Flores, Barbara Galla, Pie~o ·Gelli, Alfredo Lavorini, Bruno Mari, Ro.be'rtaMazzai1ti, Grazia Neri, Vanna Massarotti Piazza, la libreria Popolare di via Tadino 18 a Milano Editore Linea d'Ombra Edizioni srl Via Gaffurio, 4 - 20124 Milano Tel. 02/6690931-6691132 Distribuzione nelle edicole Messaggerie Periodici SpA aderente A.D.N. Via Famagosta, 75 - Milano Tel. 02/8467545-8464950 Distribuzione nelle librerie POE - Viale Manfredo Fanti, 91 50137 Firenze - Tel. 055/587242 Stampa Litouric sas - Via Puccini, 6 Buccinasco (Ml) - Tel. 02/4473146 LINEA D'OMBRA mensile di storie, immagini, discussioni Iscritta al tribunale di Milano in data 18.5.87 al n. 393 Direttore responsabile: Goffredo Fofi Sped. Abb. Post. Gruppo Ill/70% Numero 34 - Lire 7.000 Abbonamenti Abbonamento annuale: ITALIA: L. 65.000 da versare a mezzo assegno bancario o clc postale n. 54140207 intestato a Linea d'Ombra ESTERO: L. 90.000 I manoscritti non vengono restituiti Si risponde a discrezione della redazione. Si pubblicano poesie solo su richiesta. LINDIA'OMBRA anno VII gennaio 1989 numero 34 IL CONTESTO 2 5 6 9 15 20 24 33 Oreste Pivetta Goffredo Fofi Edoarda Masi Fabio Terragni Maria Ferretti Stefano Levi Della Torre Susanna Boehme Kuby Mario Mafji L'intolleranza e il razzismo... I padri della matria Managers e Nomenklature La bioetica del "Mondo nuovo" I figli dell'Arbat Israele: la minaccia dall'interno La defenestrazione del Buon Tedesco Nuyorican. Il teatro di Pietri e Pifiero RUBRICHE: Horror (Stefano Benni sui giornalisti da un ventennio all'altro a pag. 4), Confronti (G. Turchetta su V. Consolo a pag. 11; M. Barenghi su U. Eco a pag. 12; S. Atzeni su Mannuzzu a pag. 14; F. Gambaro su L. Nkosi a pag. 30; M. Corona su D. Leavitt a pag. 31), Incontri (con P. Highsmith a cura di M. Caramella a pag. 26; con J.Charyn a cura di E. Ongaro a pag. 37), Antologia (Horacio Quiroga a pag. 27), Musica (M. Lorrai su rock africano e "rai" a pag. 28), Cinema (G. Volpi su Voci distanti di T. Davies a pag. 29), Letture (G. Fofi su Tolstoj, Gollwitzer, Schneider, Sciascia, gli Agnelli ecc. a P,ag. 35) · POESIA 49 62 Elizabeth Bishop Salvatore Mannuzzu STORIE 56 59 68 Jordan Radickov Fu 'ad el-Tekerli A. Santagata C. Morganti INCONTRI 52 Barbara Frischmuth Manuelzinho, a cura di Bianca Tarozzi La vita mortale, seguito da Feste Una storia elettrica seguito da Il dolce dicitore di Giuseppe Dell'Agata Il forno a cura di Isabella Camera D'Afflitto Un giorno qualsiasi e Andata e ritorno Donne, fiabe, mutazioni _ a cura di Josef-Hermann Sauter NARRARELASCIENZA 65 Aldo Faso/o Per una storia naturale del cervello SAGGI . 43 74 39 78 E. M. Forster F. La Porta, M. Sinibaldi Indice dei numeri arretrati Gli autori di questo numero La ragion d'essere della critica La passione di Zeitlin. La letteratura giovanile dieci anni dopo La copertina di questo numero è di Franco Matticchio (distr. Storiestrisce)
IL CONTESTO L'intolleranza e il razzismo Oreste Pivetta C'è un razzismo profondo e palese e ce n'è uno inavvertito, ancora senza nome. Da entrambi siamo sempre più invasi. Ci sonoparolechevannoe vengonodallanostracoscienzacomefosseroqueicioccolatiniche si sciolgonoinbocca inunsecondo lasciandopergiuntaunapatinadi frescoallamenta.Bastapronunciarleper esorcizzarle. Parloper esempipdi "razzismo", che il vecchio"Palazzi"definisce schematicamente e rigidamente "tendenza politica ad esaltarela puritàdella razza di un popolo,consideratacomefondamentodi sviluppocivile, perseguitando,segregandoo privando dei diritti politici le minoranzeetniche",proponendosignificativamente come esclusivo sinonimo il termine "antisemitismo". Per questa strada si muove però anche la nostra suddettacoscienza, che si rimette in piedi, seguendola tipita periodicitàdi unamodapiù che la regolaritào la continuitàdegli eventi, e propone casi ben definiti di indignazionecorale, "bucando" una infinità d'altre occasioni. Così i nostribuoni sentimentiscattaronoanni fa quandoalcuniragazzottidiVarese,fascistellibeneallevati,alzaronoinunpalazzo dello sport lo striscione"sporchi ebrei", svastichee saluti romanidavantia una squadradi pallacanestroche avevaavutola malaugurataidea di chiamarsiMaccabiTel Aviv. Toccò ancora allo sport tenere alta la bandiera del razzismo. Capitòquestavoltain uno stadiodi calcio, risalendodi un gradino nella tensioneperché lì il pubblicoera di centomilapersone. Da una parte delle gradinate, uno striscionerecitava "rossoneri peggiodegli ebrei".Avrebberopotutoi soliti tifosi ricorrerea un gergo più abituale,magari da addebitarsialla coprofagiao alla coprolalia di alcuni. E invece no: "peggio degli ebrei". Incomprensibile visto che gli ebrei non dovrebberopossedere alcuna particolaritàcalcistica. Sonoquindiarrivatii vucumpràa ridarearmi e argomentiagli altri, amici o nemici all'insegna della razza. Dapprimai vucumprà li si guardavacon aria mite e distratta, con l'idea di liberarsial più presto del solito rompiballeche cerca dipiazzartiqualcosa,finoal puntodi acquistarequellacosapur di fare alla svelta e di sentirsi buoni. Poi laquestione,grazie alle spiaggeemiliano-romagnole,si è rivelataper quelloche è: scontrodi mercato,dove il marocchino con il tappetoe le tovaglie in spallao il senegalesecaricodi perlineo di zanned'elefante avrebberodanneggiatoil bottegaioper bene, sempreprontoa vantare i propri diritticon la scusadi pagar le tasse (che è poi soltanto una scusa). Con i vucumpràl'emigrazione si è estesa, impoverita,ridottasul!'orlodiunatragedia collettiva,estremae simbolicapropaggine di una rovinae di una rapina intercontinentaliche non cesserannomai. Qui giungiamo alla aneddoticarazzista, che non è meno violenta e crudele. È solo più fitta, continua, strisciantee umiliante,per chi ne è protagonistao per chi ne è la vittima.RosellinaBalbi, nel suo libro Ali' erta siamrazzisti (che è un bel titolo, anche se non è originale)e persinoGiorgioBocca in Siamo tuttirazzisti, fanpresto a raccogliereun repertorioche si direbbe "ampioe articolato".Bastamettereassiemela signoraeritreache deve lasciareil posto in tram o le barricatenel quartieredella periferia romana per cacciare gli zingari che sporcano, il bambino neropicchiatodai compagnidi scuolanelVeneto, il lavoronegato allo sguatteroper una questione di pelle. 2 Altri episodi sono rimasti fuori per ragioni di tempo. In unaprovincialombardauna ragazzanera muoreper il gas di una stufetta,perché il padronedi casa si rifiuta di abbatterela porta, per non rovinarnegli stipiti.Pocheoredopo il signoreparla in tv e difende il suobuon dirittodi proprietario,serenoe tranquillizzante. Unacronistadella"Stampa" invece,inseguendola solitamorte accidentaleper overdose, scopre una specie di lager o di immondezzaio,dietrole mura dellaCittàdel Vaticano,popolatoda decine di giovani,senegalesi inmaggioranza.Mangianoper terra, non ci sono servizi, i muri crollano, lo sporco sale. Di mezzo c'è il cadaveredella ragazza deceduta. Il magistrato in visita si meravigliadi trovare"unpalazzocosì,aduepassi dal centro".Ma i senegalesiper ciascunodei tre appartamentiche occupanopagano due milionial mese a un tale, che secondo la cronistarilascia ricevutadi lire cinquecentomila. Unodeisenegalesiracconta:"Nonvogliamol'elemosina,non vogliamo far la fila per un piatto di minestradavanti all'ospizio. Vogliamolavorare. Ma quandocipresentiamorispondendoa una inserzione,improvvisamenteci fan saperedi non averepiùbisogno". "Il razzismoc'è, altro che!" conclude. Il razzismoc'è, mase stiamoalladefinizionedel nostrodizionario Palazzi, "razzismo" è parola povera, incompleta, incerta, incolore, incapacedi racchiudere tutti i drammi e le ingiustizie che ha espressoe che continua a rappresentare.Se non mi avessero spiegatoche le "classi" sono tramontate,tornereial vecchio "classismo"che s'usava senza risparmiovent'anni fa, perchéallora tuttoera di classe, la scuola, la selezione,l'architettura, l'arte, la letteratura,lacucina, la guerra,mache ora sembrafuorigioco davanti all'ideologia molto americana delle "magnifiche e progressivesorti,purché individuali",davantiai quattrini,aibuoni pensieri, all'indignazione ipocritae alla rispettabilità.Rispettabilitàappunto,comequella dei signoriche sonoscesi inpiazza senza vergogna,aggrappandosiai cancelli di villa Glori,per impedire chevenisseallestitaunacasa-alloggioper i malatidi Aids. Ma si sa, siamoai Parioli e i Parioli (il razzismo, per confermare che è di classe, ce lo metto io) sono quello che sono. L'intolleranza sconfinaoltre le razze,oltre il colore, la lingua o il modo di vestire. Diventa il rifiuto generale di una diversità qualunque,rappresentatada neri, latinoamericani,magarigialli, tossicomani o malati di Aids, zingari o semplicementebrutti, sporchi o malvestiti,di poche o cattiveparole, handicappatioppure omosessuali,disoccupati o altro, forse semplicemente"poveri", quando la "povertà, in una società complessa è diventata anche essa "complessa",e nonè più solo fameo elemosina.Forse proprio per questo ma negando questa condizione generale profondamentedi classe, il "razzismo" dilaga, occupando.spazi inattesi controchiunque,per forzao per ragione, rappresentiuna differenza. Il popolodei diversi alla fineè senzafine e potrebberilanciare quel vecchio slogan dimenticato"proletari di tutto il mondo unitevi".Forsequalcunolohagiàcapitoetemequelchenonèmai accadutoconiproletaridella tradizione.Per questola controffensiva è capillaree la mortificazionedelle diversità si estende,con un camminoche oscilla tra la assimilazionee l'emarginazione. Torniamoa guardare la tv, che è sempre un bel sistemaper
esemplificarestrategiee politiche dominanti. Da una parte, di vecchio continuo a vedermi "Un giorno in pretura", che è una sfilataper lo più di povera gente, che non sa spiegarsi,si esprimein dialetto, elenca storiedolorosedi sfratti, furtarelli, tradimenti,piccoli imbrogliche non interessano proprio nessuno, se nonper mettere alla berlinachi li ha vissutie li raccontatantomale.Dall'altra, di nuovo è arrivato"Non solonero", che è inveceil giornalinosumisuraper i soli neri che si snoda per quindiciminuti,alle tredici di ogni sabatoin coda al Tg2. Presentaovviamenteuna ragazzanera,MariaDeLourdesJesus, una topmodelspacciataperpersonanormale,conuncurriculum, al naturale,di colf e autodidatta,bella, brava, elegante,con i capelli stirati, che mi hannoricordato l 'Autobiograjia di Malcolm X, quando il leadernero rimprovera furiosamentela sorellache con tinture e messe in pieghe s'era sbionditae lisciata. Il quadrettoin realtà,oltre l'inciso, è pertinente.Anche"Non solo nero" è sbionditoe lisciato, giusto per sentirsi accettabile senza uscire mai dal ghetto, nel rispettodei buoni sentimentidi una società infameche si scomodaad accoglieregli altri per utilità senza solidarietà,che ogni tanto si pentema non cambia,che vorrebberisolverei suoi problemio i suoicomplessidi colpanominandolie separandoli,inventandosipuntisessuati,omosessuali o neri, senza andarealla radice di uno scontroche è ancoradi classeanche se le classisono una cosa diversarispetto~oltantoa diecianni faeattraversanoconfinidi linguaodi colore.E soloantirazzismodellaparola, innocuo e formale. Al razzismoprofondoma ancorasenzanomee senza scandali, un razzismoal qualenessunobada, mi ha fattopensareun'altra trasmissionetelevisiva,protagonista quel Chiambrettidivenuto inaspettatamentecelebre, proponendocila sua "nuova" coDonne eritree a Milano (foto di Cristina Omenetto, da: Donne migranti, Mazzotta 1986). IL CONTISTO micità.Che è poi la vecchiacomicitàdi chi sorrideo ride di difetti o ingenuitàdi campagnolio poverio zotici,burini,cafoniopolentoni,come si vuole.Chiambrettiaggiungecattiveriae unatelecamerache servemigliaiadi spettatori,mettea disposizionedi tutti una umanitàchecade inevitabilmentepredadei suoi giochini verbali, intimiditao sedottada unmicrofonoe dalla stessaresponsabilitàdi sentirsi o credersi protagonisti.L'intervistatore con un bel sadicosorrisomette a nudodifetti,cattivo gusto,piccoleumiltà,scopresoprattuttouna culturasubalternache si nega per voglia di legittimazione, perché ciascuno, scrutato da un pubblicoimpercettibile,vuole apparirecomenon è e tradiscese stesso. L'ironia è obbligata.Nasce di frontealla gondoladi Venezia alzata come simbolo di un imperdonabilekitsch estetico, o di fronteal salottobuonoemisero,al quadrodozzinale,al lampadario rococò, di frontealla sproporzionetra le risposte e i bisogni (anche culturali)espressie avviliti (e che secondo il nostropresentatorenon sonodegni di rispetto)di nuclei sociali che hanno smarrito le proprie tradizioni, senza riuscirea darsene altre per mancanzadi strumenticritici,acquisendosoltantosurrogatidozzinalidi unaculturamodernae metropolitana(puressendoancora il nostro un paese di campagna). Sarebberoscenedrammatichedi un'Italia vera, come nonci restituisconorotocalchie settimanali.Ma Chiambrettiride. Può farlo perché la sua televisioneirretiscee immobilizzala gentee perchéquestagenteappartiene-si sarebbedetto-a uncetosociale subalterno. Senzarazzedi mezzo,altro razzismoancorasi nutre.Ciòche la televisionepromuove,a tutti è consentito.Sempreche, come Chiambretti,con cura (tutta di classe) si scelganole vittime.
IL CONTISTO HORROR Il Vecchioredattore e il Nuovo direttore. Ovvero: come cambia il mondo! Stefano Benni Il Vecchio redattore che da anni non lasciava il suo vecchio ufficio percorse con stupore la grande e nuova redazione open-space che tra orizzonti di moquette portava all'ufficio del Nuovo direttore. Il Nuovo direttore accolse con un sorriso il Vecchio redattore, poiché si conoscevano. Quantum mutatus ab il/o, pensò il Vecchio redattore (che aveva fatto il classico). Avevano iniziato la carriera insieme, facendo i titoli sui centauri travolti e sulla Sanremese corsara, erano stati insieme in tanti comitati di redazione e assemblee permanenti, ed ora! Il Nuovo direttore era ringiovanito! lnvecedicinquant'annine dimostrava quaranta. Portava una giacca con le spalle farcite, una cravatta squillante, e i capelli erano ancor più neri di qualche anno fa. Alle sue spalle lo proteggevano benevole tre fotografie: il presidente Cossiga, la foto di una cena tra editori puri e una copertina del ''Times". Sic transit gloria mundi! Pensò a sua volta il Nuovo direttore (an-. che lui aveva fatto il classico). Il Vecchio redattore era invecchiato, ma che dico invecchiato! 4 Consumato, deteriorato, marcito. Avevacinquant'annimanedimostravasettanta. Portavaungilémerlettato dalle tarme, una cravatta lisa con le righe ripassate a pennarello e aveva tutti i capelli bianchi. Dietro alle spalle idealmente portava tre fotografie: l'imperatore Hirohito, una foto del Cral linotipisti in pensione e una copertina di Tiramolla. -Caro vecchio amico - disse il Nuovo direttore - che sorpresa! Da quando mi sono immeritatamente seduto su questa poltrona, non sei mai venuto a trovarmi. - Ho paura del!' aria condizionata - disse il Vecchio redattore, tossendo un po'. - Sempre il buon vecchio Gaetano -rise il Nuovo direttore, ruotando sulla soffice poltrona direttoriale. - Vuoi un sigaro? - Non mi chiamo Gaetano, mi chiamo Gastone - disse timidamente il Vecchio redattore - comunque non fumo più. -Allora-disse risolutamente il Nuovo direttore - quanto vuoi? - In che senso? - chiese Gastone. - Non vuoi un aumento? Su, tra di noi non ci devono essere problemi di questo tipo. Vuoi un po' di nero? Vuoi un fuori busta? Vuoi una busta con doppio fondo? - Oh no - afferrò Gastone - no! Non sono venuto per soldi... -Ahno?-disse un po' stupito il Nuovo direttore - e allora? Il Vecchio redattore si tormentò goffamente le mani e iniziò a parlare con reticenza. - Non so come dirtelo, Piero... posso ancora chiamarti Piero? ecco io credo ... che stiano succedendo delle cose molto strane nel nostro giornale... io credo che nel1' archivio... o forse in quegli strani circuiti dei computer, tu sai io non li so usare ... beh mi sembra che ci sia un qualche accavallamento di informazioni, qualcosa di mostruoso... - Impossibile - disse Piero - abbiamo la rete di computer migliore d'Italia, garantita anti-virus, collegata con banche dati tedesche e americane, abbiamo i tecnici migliori... perché dici questo?... Chiariscimi... -Ecco ... tiricordiquellecopertine che facevamo anni fa? La morte della DC... il crollo dell'impero ...Fanfani abbattuto come un birillo da bowling, Andreotti impiccato, Gava con le manette, lo Scudo crociato che bruciava ... - Erano copertine a effetto, andiamo, Gastone...-sorrise Piero, un po' turbato. - Sì, sìlo so!!! ma... guarda cosa c'è scritto nei nostri ultimi numeri ... allora... almeno venti articoli su Andreotti... leggi qua. ... lo spiritosissimo uomo politico ... l'uomo guida della politica italiana ... intervistato sul palcoscenico del teatro davanti a una folla rapita ... premiato come miglior autore di satira politica ... ha risposto alla domanda su Gelli con la consueta verve ... ha improvvisato in televisione un divertente show sui servizi segreti ... -Eallora?-chieseilNuovodirettore - Scusa...ma questo allegrone di cui si parla non è quell 'Andreotti di cui scrivevamo, coinvolto in centocinquanta processi, con lo zampino nelle stra~i di stato, il cinico e arrogante Giulio Andreotti, l'uomo che vive del torbido, l'insabbiatore, l'orditore di trame, il falso smemorato... - Alt alt - disse il Nuovo direttore - ora capisco... Gastone, lo stare rintanato nel tuo ufficio ti ha confuso ... I' Andreotti di cui parlavamo è Giulio Aldo Andreotti ... questo di cui parliamo adesso invece è Giulio Maria Andreotti, il fratello... è tutt'altra cosa, è un giovane politico molto simpatico e richiesto, che ha fatto carriera grazie alle sue doti di entertainer, e a differenza dell'altro è innocente come un neonato. - Sei sicuro? - Sicuro, certo! E come potremmo dimenticare un ventennio delle cose che abbiamo scritto, vent'anni di storia? Siamo forse impazziti? - Senti, e questo Gava che ha condotto la trattativa con Cirillo? -Attento! CisonodueGava(come sai i Gava sono una grande famiglia!). C'è il vecchio Antonio Gava con amicizie mafiose, che si spartiva Napoli, processato e inquisito. Invece questo è Antonio Federico Gava, un ministro moderno, competente. E anche Cirillo non è come pensi, il camorrista, 1!}asuo cugino Cirillo, ristoratore. E da lui che si va tutti amangiare, dopo il lavoro. - Ma scusa. .. e tutti questi altri? Martelli, l'ex-cretino? - Non c'è più. Ora c'è Claudio Saverio Martelli, il sociologo, suo fratello. -Angelo Silvio Berlusconi, il piduista? - Angelo Sergio Berlusconi, lo spregiudicato protagonista della scena mediatica, suo figlio. -Enrico Manca, l'incompetente? - Enrico Maria Manca, l'uomo giusto al posto giusto. - I socialdemocratici? - Tutti morti. Ma i loro fratelli hanno dato vita a un partito moderno e onesto che si fonderà con i socialisti formando una nuova grande forza europea. - Giubilo, l'attivista fascista ... -Suo fratelloèorasindacodi una Roma moderna. - E Pietro Longo? -No, quello è sempre lui. Ci vorrà pure qualcuno che garantisca che non abbiamo sognato. - Scusa e Fanfani'? E Gelli? E quel Bettino, quello di cui scrivemmo ... -NocaroGastone,orabasta.Come mio redattore hai il dovere di sapere che c'è stato un ricambio nella classe politica italiana, ora abbiamo un nuovo governo di fratelli, di cugini e di omonimi ... - Quindi quello che abbiamo scritto in passato non vale più ... - Esatto1 Allora lo vuoi questo aumento di stipendio? -No. Voglioparlareconilcomitato di redazione! - Nel mio giornale non ce li voglio nemmeno dipinti i comitati di redazione! - Scusi... ma lei non è quel Piero Tranq_uilliche anni fa guidò l'occupaz10ne della toilette del direttore e indisse uno sciopero di tre giorni per la censura di una notizia sui servizi segreti? - No. Quello era Piero Saverio Tranquilli. lo sono il cugino Piero Natalino Tranquilli. Sono il Nuovo direttore e pertanto le comunico che lei è licenziato, ma siamo disposti ad assumere subito suo fratello. - Capisco -disse il Vecchio redattore, e lasciò l'ufficio starnutendo. Per prima cosa, sarà meglio che butti via questo gilé, pensò tra sé e sé, mentre ripercorreva l'open space, verso una nuova vita.
IL CONTESTO I padri della matria GoffredoFofi I grandi vecchi e i piccoli vecchi. I vecchi che predicano e i vecchi che languono. I vecchi potenti che fregano i giovani senza gioventù. Uno dei datipiù vistosi di questanostra società affluentissima, è il diverso grado di resistenza che oppongono alla vecchiaia ricchi e poveri. Si dirà: è sempre stato così, i ricchi muoiono vecchi, i poveri muoionomeno vecchi d'età e assai più mal conciati, più soli. Vero, ma oggi qualcosa di nuovo c'è: i meglio garantiti sanno garantirsi meglio anche i loro ultimi anni, i soldi non danno l'immortalità ma, come diceva Sheckley in un "classico" della sf, Ammazzare il tempo, possono andarci vicino, e chi può meglio servirsi dei vantaggi del progresso tecnico-scientifico-medicose non "chi può"? I media sono pieni di facce di "grandi vecchi" sorridenti, rispettati, invidiati, mentre gli ospedali rigurgitano di noiosissimi lungodegenti di dieci, venti, trent'anni più giovani, in lente, sfasciatissime, agonie. L'età media si allunga, bambini ne nascono più pochi, per egoismo di benestanti e in certi casi per inconscia e sotteranea paura del futuro, ma la riserva di mano d' opera è sterminata, giù verso sud e là verso est, e dunque il potere può tranquillamente godere in tutti i campi di dirigenti in età, ma arzilli assai. In alto: Nilde Jotti (foto Francesco Garufl/Contrasto/G. Neri). In basso: Cesare Musatti (Foto Vito Scifo/G. Neri). Una volta la vecchiaia, almeno nella società contadina, era onorata; oggi è ovunque, nel nostropaese, disonorevole salvoche tra i potenti, e il vecchio ha potere solo se è ricco. Con scarsissima considerazione del proprio prossimo nella classe d'età che è la loro (si direbbe che anzi se ne vergognino tremendamente, e lo schifino: e se gesti di solidarietà possono talvolta recitare, sinceri o no, essi sonocertamenteper altri cheper i loro coetanei), i vecchi che contano arrivano a dar lezioni di gioventù ai bischeracci che li stanno a sentire. Questo atteggiamento unifica destra e sinistra, come si diceva una volta quando destra e sinistra non erano state risucchiate dal centro, così come unifica capitalisti e intellettuali, funzionari e giornalisti (i quali, poi, che mai avranno da insegnare vallo a capire!). Si direbbe dunque che il problema sia di una società e non di un ceto, o meglio: sia del ceto dirigente nel suo complesso, e non di una società. Fare esempi può essere sgradevole, ma ognuno può riempire le caselline a suopiacere. Anni fa (pochi) diceva Musatti in una qualche intervista che l'esistenza di Pertini garantiva gli altri grandi vecchi dal lasciarsi andare: Pertini è in ritiro, e Musatti può oggi narcisare a volontà. E con lui tanti altri, anche un po' scompostamente, un po' impudicamente, sì che a volte capita a me e-a quel che sento- ad altri di sentirsi un po' come le figlie di Noè di fronte all'ebbra sbracatagginedel loropadre. Di vergognarci per loro. Anchea sinistra. Anche, per esempio, di fronte a certe articolesse di personaggi che stimavamo, dai quali qualcosa abbiamo pure- in altri tempi - appreso, e che pensavamo di dover onorare nei loro anni maturi. Ma, per un Bobbio che "regge", ci sono da mettere in conto, almeno trenta frane, tra chi, poi, consideravamo molto più vicini di Bobbio, naturalmente sbagliando. Di fatto, forse mai come in questi anni ricco-miserabili in cui l'Italia si dimostra (come ogni stato assistenziale, ma, questo nostro, poco rigoroso, e di misteriosa opulenza) più una matria che una patria; eppure forse mai come in questi anni le senili predicazioni ci hanno invaso e coperto, i padri di pezza, di gesso e di cartone ci hanno sovrastato - preferibilmente ridanciani ed affabili "a destra", corrucciati e col dito teso"a sinistra". E per I' appunto,poco conta si trattidi signori o di signore, nellanostra bellamatria tutti padri tirano a sembrare. s
IL CONTESTO Fino a qualche anno fa, fino a quando cioè lo sviluppo e l'invasione dei media non avevano appiattito la storia e la vita alla monocorde falsità del presente e sottratto significato allo ieri e al domani, si poteva ancora sperare nelle vecchia legge, studiata e dimostrata dagli etnologi classici, per la quale la cultura (la conoscenza, la visione del mondo, la morale) si trasmette da zio (oda nonno) a nipote, e non da padre a figlio; ma oggi essa si trasmette quasi esclusivamente dal padre-fratello che è i Media, a figli condizionati e beoti, e di zii e nonni fidabili ce ne sono in giro ben pochi; mentre dei padri che per il piatto di lenticchie del benessere o (gli intellettuali) del successo hanno venduto volentieri l'anima al diavolo, ce ne sono anche troppi, e quelli veri si chiamano poi sempre allo stesso modo, i trecento burattinai dei poteri palesi e occulti, con le loro fitte schiere di servitori compiacenti. I più ipocriti dei quali finiscono per essere quelli che s'illudono di una loro autonomia di pensiero e di azione, per i quattro riconoscimenti che i media (e il potere) sanno dargli, o che affannosissimamente sono essi stessi a cercare, a implorare, a brigare. E quindi è opportuno predicare una sana diffidenza verso i predicatori ufficiali, e anche verso gli ufficiosi, a costo di doverci includere anche quelli che per tutta loro funzione aspirano solo a mediare (come che scrive) tra vecchi onorabili, vivi o morti, e figli incerti-di un presente che nçbbie e smog e media cospirano a voler rendere poco leggibile. E oppurtuno diffidare di chi ha le idee troppo chiare, come di chi le rende oscure per rendersi più interessante - di chi piange con troppa facilità e di chi ride con troppa disinvoltura - di chi folleggia e di chi austereggia - di chi guarda troppo da vicino e di chi rinvia a troppo lontano. Ed è sempre opportuno ricordare, anche ai bambini, che da Isaia a Shakespeare, da Tolstoj a Orson Welles, i veri grandi hanno continuato a ripeterci che "l'importante nella vita è invecchiare (crescere) bene", che "la maturità è tutto". Soprattutto oggi, tra santoni imbalsamati e giovani senza gioventù, mentre sembrano aspettarci soltanto o disastri collettivi o rimbambite solitudini. Managers e Nomenklatura Edoarda Masi Che cosa resta delle prospettive della ex sinistra e della socialdemocrazia? Il punto cruciale è ancora quello dell'autogestione dei produttori. Zone d'ombra profonde esistono nel panorama della sovrabbondante informazione, inspiegabili per occhi innocenti. Non mi riferisco ai livelli alti della conoscenza e delle scienze, né a certi settori delle banche dati materialmente preclusi al comune mortale. Si tratta dell'ombra che copre un certo tipo d'informazioni, pubbliche e pubblicate, disponibili per chiunque. Lasciate cadere dai media, dai politici, e in generale dai divulgatori anche a livello medio-alto. A mio giudizio, non casualmente: anche se il fenomeno non è percepito da molti che pure concorrono a produrlo. C'è una sorta di complicità, fra i formatori e gli informatori, a indirizzare il senso comune in una certa direzione, pregiudizialmente, omettendo le componenti che, fin dall'inizio, potrebbero portare a interpretazioni altre dalle alternative omologate. Una di queste zone d'ombra copre il settore delle informazioni sul contesto internazionale, là dove predetermina o contribuisce a determin~e fenomeni politici ed economici interni al nostro paese. E giocoforza rilevare in proposito una complicità quanto meno oggettiva dell'ex sinistra con quanti hanno interesse a promuovere l'occultamento. Per comprenderne i motivi è utile ricordare che, dopo l'ammissione pubblica che l'Unione Sovietica non è l'impero del bene, venne rapidamente accolta la nozione che essa è l'impero del male. Naturalmente la cosa non era espressa in questi termini di impronta calvinistica, che mal si adattano alla dolce cattolicità della nostra tradizione: la nozione si insinuava sottintesa e invisibile, presupposto implicito di tutto quel che segue - in primo luogo, dell'assenza di atteggiamento critico nei confronti del modo di produzione proprio dell'altro sistema imperiale, nel quale siamo inseriti, e delle sue strutture politiche. Un atteggiamento critico l'ex sinistra l'aveva abbandonato da un pezzo, da quando cioè ali' analisi marxista del capitalismo aveva sostituito la contrapposizione dei due imperi - quello del bene e quello del male - identificati rispettivamente con le sfere d'influenza dell'URSS e degli Stati Uniti come sole realtà esistenti e possibili entro le quali (e solo entro le quali) definirsi e agi6 re. Una volta immessi in questa dimensione falsificata, è difficile uscirne: non appena si cessa d'essere inglobati nella sfera sovietica, lo si è di necessità in quella americana. Lo si voglia o meno, e perfino senza esserne ben consapevoli. Mi riferisco non all'adesione a una sfera d'interessi, ma semplicemente al modo di pensare, al contesto che condiziona la mente e i giudizi. Negli ultimi anni, per esempio, è abbastanza diffusa l'informazione generica sull'oppressione che i popoli del Sud del mondo subiscono dai potentati economici e politici e anche da un certo numero di comuni cittadini del Nord. Ma se ne tratta come se ne fosse causa una sorta di malvagità-o magari egoismo, attaccamento estremo e cieco ai propri "interessi". Non si va più in là di tanto. Questo criterio, di attribuire comportamenti economici e politici a bontà o cattiveria, virtù o vizio, si estende al giudizio sul passato: fascismo e nazismo equivalgono allora a malvagità, disumanità, violenza. Insomma, si affrontano i fenomeni storici e collettivi come si trattasse di giudicare il comportamento di un individuo, per di più esclusivamente sul piano morale. Questa assurdità puerile è il sottinteso dell'educazione impartita al pubblico attraverso i modi dell'informazione - approfittando bassamente dell'infantilismo dei più sprovveduti, della caduta di punti di riferimento, del rifiuto della politica; e anche dei buoni sentimenti e della cultura della nonviolenza. Con essa si suggerisce che il modo di produzione "occidentale", col corrispondente sistema sociopolitico, quale unica alternativa concepibile all"'impero del male", prima ancora che "impero del bene" si definisce come condizione umana natural-eterna. Sarebbe quindi privo di senso sottoporre a giudizio critico i suoi meccanismi, e tantomeno andar ricercando all'interno del suo funzionamento le cause, o le concause, di fenomeni sgraditi ali' opinione pubblica (o nei quali la gente potrebbe arrivare a vedere un possibile danno anche per sé, se vi riflettesse), mentre è facile condannarli semplicemente sul piano morale - dove vige per definizione il principio della libera scelta dei soggetti. Ne consegue che, en-
Noam Chomsky (foto Jerry Bauer/G. Neri). tro il solopossibile sistemaeconomico-politico- quello vigente-, il "male" è volutoecausatodallecomponentimalvagie(antidemocratici,bellicisti,"falchi"), mentrelecomponenti"buone" (democratici,pacifisti, "colombe") operanoper il "bene". Accadedunquecheautorianchedi grandissimoprestigiovengano per così dire messi fra parentesi dai principalieditori e dai recensori nei principali media, quando toccanol'argomento del1'imperialismoUSAnon limitandosiallagenericacondannamoralemaanalizzandodall'interno, e nei necessaririflessiversol' esterno, i meccanismieconomicie poJiticie la mistificazionedel1'informazionee dellapropaganda.E il caso di un'opera recente (non l'ultima, ancora inedita in italiano) del grande linguista Noam Chomsky, autore anche di saggi coraggiosi di denuncia della politica dei suoi connazionali. Al tempo della guerra del Vietnam le sue opere politiche vennero pubblicate da Einaudi; oggi è una piccolae benemeritacasa editriceanarchica,Elèuthera,checi dàla possibilitàdi leggerloin italiano.Nessunodeigrandi quotidiani o dei principali settimanalirecensisce il libro, per quantomi risulta,ad eccezionedel "Manifesto"(senzagranderilievo).Inpratica,nessunone è informato,aldi fuoridi unaristretta cerchia di frequentatoridi librerie anarchichenelle maggiori città.Se accadequestoper Chomsky,possiamoimmaginarequale sarà la sorte di opereanaloghe, scritteda autori di minor fama. Il libro in questione è intitolato La Quinta Libertà: l'autore fa riferimentoalleQuattroLibertàannunciatedaF.D.Rooseveltnel 1941- di parola,di culto, dal bisogno,dallapaura.Aqueste,afferma, va aggiuntala QuintaLibertà, sepure nonmenzionatada Roosevelt: la libertàdi rapinare e di sfruttare."Quando in territorio nemico unadelle quattro libertàvieneviolata,subito insorge, addolorata, la nostra indignazione.Ma questonon valeper i territori sotto il nostro controllo. Qui, come è dimostrato con estremachiarezzadalla testimonianzadella storia, è soloquando vienemessa in pericolola quinta libertà, la più importante,che si manifestaun rapidoe breve interesseper le altre quattro, interessechedura soloil temponecessarioa giustificarel'uso dellaforza e della violenzaper restaurarela QuintaLibertà, l'unica checonIL CONTESTO ti realmente" (pp. 81-82). Chomskysi occupaqni specificamentedella politicaUSAin AmericaLatina, con particolare riguardoai paesi dell'America Centrale.La sua analisi è puntuale, documentatissima- taleda mettere in luce, oltrealla spaventosadisumanitàdi quellapolitica, agli orrori e ai genocidi,anche il sistemadi occultamentoe di deformazionedellarealtà operato dai medianel suo paese,nonostante l'effettiva libertàdi stampa,_chel'autore nonmette inquestione.Per correggerele deformazioni,egliè costrettoa unacontinuae minuziosamessaa punto (tantoche la sovrabbondanzadi riferimentipuò renderefaticosa la lettura, specieper noi italiani, privi di familiaritàconnomi di persone,istituti,periodicie istituzioni).Nell'ultima partedel libro,pur restandol'America Latina l'oggetto principale dell'indagine, propone un'interpretazione globale della politica dell'imperialismo. Quali sono i motiviche rendonoquesto libro non soloovviamenteodiosoperi portavocenostranidellepoliticheUSA,maanchepocogradevoleper l'ex sinistra,benchésostengala causacomune della libertàe dell'indipendenza dei popoli? Mi soffermeròsolo su alcuni punti,fra imolti che lo rendono temibile. In primo luogo,Chomskyè spregiudicatoe dissacratore, non risparmia teorie e personaggi santificati dalla tradizione democratica(nédaquellaebraica,cuipersonalmenteappartiene). Risale al secolo scorsoper individuare le origini dell'imperialismo, mostrando per esempio le implicazioni della dottrina di Monroe (affermatodiritto degli USAal controlloesclusivodel- !' AmericadelNord, del Centro e del Sud);rivela i contenutidella politica di presuntipersonaggi democratici,quali i presidenti Th.W.WilsoneJ.F. Kennedy;documentalafunzionedegli "Stati mercenari",fra cui Israele, per il quale "l'America Latinaè divenutail principalemercatoper l'esportazionedi armi", indipendentemente dall'orientamento di quei governi: "Poco dopo che Israele aveva accettatodi fornire aiuto militareal Guatemala,la rivistadelle forzearmateguatemaltechehapubblicatounarticolo, a firmadi unufficialedell'esercito, contenenteun'apologiadi Hitler, del nazionalsocialismoe della 'soluzione finale' del problemaebraico...L•autore... insistesullanecessitàcheilGuatemala trovi una sua versionedi nazionalsocialismo... Né siffattisentimenti, né la considerazionedell'uso genocida cui le armi vengono destinate,ha interrotto il flussodegli armamenti e dei consiglierimilitariisraeliani;il valoredi questaassistenzaè statostimato in90milionidi dollari nel 1982,quandoRiosMontihapreso il potere...Neanche le strette relazionicon i neonazistiargentini... sono state in qualche modo toccatedal viscerale antisemitismodi costoro.Un esempiofra tanti:quando ha subitol'embargo internazionaledi forniture belliche, dopo la guerra del 1967, Israele ha propostoalla Bolivia di fare da 'prestanome' per poter ricevere, attraversodi essa, alcuni invii di armi belghe e svizzere, per il trasportoè statautilizzata la compagniadiKlausBarbie, il criminaledi guerranazistaspeditoinAmericaLatinadallospionaggioamericanoquando i suoi servizinonerano più richiestiin Europa. Secondo un reportage della stampa israeliana, Barbie avrebbe avuto anchealtri rapporti con Israele, in relazionea frequenti esportazionidi materiale bellico israelianoa vari stati latino-americani,nonché 'a diverse organizzazioni clandestine"' (pp. 63-64). In questomodo, le costruzionimoralistichesuibuoni democraticie imalvagi fascistiricevonoundurocolpo;nonsolo, ma sono spazzatevia anche le semplificazioniinterpretative della politicaUSA, che vorrebberoattribuireai diversipresidenti le qualifiche,per esempio,di conservatorio di progressisti,utilizzando categorie europee non applicabilial diverso intreccio, negliUSA, dei varipoteri e delle variecomponentidella politica (isolazionismo,interventismo,espansionismo,imperialismo;laissez-faire, interventostatale, ecc.). (Si veda in proposito, e a proposito delle origini dell'imperialismo americano, l'eccellente analisi di F. Schurmann,in The Logie of the World Power, New York 1974,pp. XX-XXVIIe 3-113.) In secondo luogo,nell'ipotesi di interpretazioneglobaledell'imperialismoUSA, nell'ultima parte del libro, si sostienel'in7
IL CONTESTO compatibilità fra gli interessi capitalisticie una effettivademocrazia:"La democraziaha sensose lagentecomuneè in gradodi unireleproprieforze... Semancanoadeguatestruttureorganizzative che rendanopossibileciò, la democraziasi riducea scegliere tra candidatiche rappresentanoquestoo quel gruppodi potere, i cui interessisonogeneralmenteradicatinell'economiaprivata. E questoè più che mai veroquandoal controllodellapartecipazionedemocraticavengonosottrattii centridecisionalipiù importanti, là dove si programmanogli investipienti,la naturae le condizionidel lavoro produttivo, eccetera.E anche per ragioni siffatte che democraziae capitalismosono incompatibili..." (p. 356)."Nellademocrazia capitalista,gli interessichedevonoessere soddisfattisonoquelli capitalistici,appunto: altrimentinon si hanno investimenti,produzione,lavoro,fondi da investire,sia purmarginalmente,per i bisognidellapopolazione.Pertanto,i lavoratori devono sensatamente subordinarele proprie necessità agli interessicapitalistici,perchéciòcostituiscelacondizionenecessaria per il soddisfacimentodi tutti gli altri interessipresenti nel sistema... Gli interessi capitalisticisi presentanocome interessi generalidellasocietà nel suocomplesso,mentregli interessi di chiunquealtroappaionocomeparticolari...Anche il semplice tentativodi acquisiree interpretareinformazionirappresenta un investimentonon indifferente,... unveroe propriolusso...Divienecoslcomprensibilelapoliticadell"ignoranza razionale'..." (p. 375).Vaa pezzil'idea del presentesistemasociopoliticoquale condizioneumana natural-eterna,da non metterepiù in questione,dopoche"Marxè morto"."L'opposizione alle folliee alle atrocitàdevecontinuare",affermaChomsky: "Ma sideveaver chiaroche essanonè che un modestosurrogatoalla sfidalanciata per una causapiù grande, una sfida che sfortunatamenteoggi ci troviamoin condizionedi nonpoter lanciare...Un fortemovimentopacifistadovrebbeconfrontarsicon tutto il sistemacapitalistico-statualea basemilitaree con tuttoil sistemamondialeche esso domina,cercandocontemporaneamentedi appoggiarequel che di affineriesce a sopravviverenei cosiddetti 'Paesi socialisti"' (p. 401). E ancora: nel capitolo "Le radici del sistema militare" (pp. 335-346)si dimostra,fra l'altro, la seguentetesi:" ... la primavera ragiond'essere dellacontinuaespansionedel sistemamilitare: permettereil liberoeserciziodellapoliticad'interventoe sovversione, secondola dominanteconcezionegeopolitica. Ma c'è anche una secondabuona ragione. Il sistemamilitareè diventatoil nostromododiattuarel'interventostatalenell'economia"(p.336). "Sebbene Reaganprofessi una ideologia'conservatrice' in realtà egli e i suoi consulentisono fedelipartigianidel principiokeynesianodi stimolarela produzioneper mezzodel sistemamilitaree di aumentareladomandadiminuendole tasse...Vi sonosicuramentetecnichedi gestioneeconomicapiù efficacie menorischiosedellespesemilitari.Perché,allora,si ricorreregolarmente a questo sistema? La ragione fondamentaleè che le alternative teorichenonservonoad aumentarei privilegied il potere esistenti"(p. 337),mentre"con laredistribuzionedel reddito...nuovi ceti popolarientranonel giocopolitico,e sorgononuovestrutture socialied economiche.Essendoquestaconseguenzaintollerabile [sarebbefral'altro incompatibilecolcontrollodeipaesisubalterni; E. M.], lo Statodeve limitareil suo interventonell'economiaadun'operadi sostegnodellaproduzionemilitare...Losviluppodell'informatica... è stato ingranparteun prodottodell'interventostataleattraversoil sistemamilitare,e lo è ancoroggi... Si arrivacosìad unsistemadi investimentopubblicoforzato, di sussidiopubblicoeprofittoprivato" [E. M.] (pp. 337-339).Questeaffermazionisonopoi dimostratein terminianalitici, conl' aggiunta di molti altri elementi. Va a pezzi anche lo schema secondocui la politicareaganiana sarebbeultra-liberista,e come taleda condannare,in nomedi un interventostatalenell'economia di tipokeynesiano.In realtà oggi ~on esiste sistema economicodovenon si verifichiun pesante interventodello Stato nell'economia: tutte le variantisono all'interno di questodato di fondo.E finoa quandogli interessi 8 dell'imperialismorestanocostanti,c'è pure unacontinuitàdietro le varianti,frapoliticheeconomicheanchecontrapposte.Ne leggo unaconfermain un articoloapparsonel febbraiodi quest'anno sulla"NewYorkReviewofBooks"(18febbraio1988: RestoringAmericanlndipendence), firmatoda F. Rohatin, importante teoricodelle correnti esplicitamentefavorevoli a un intervento statale nell'economia, di tipo neokeynesiano.Rohatin sostiene che lapoliticaeconomicapresenteha portatogli StatiUnitia una situazioneanomala,d'essere unapotenzamilitaredi primopiano e una potenzaeconomicadi secondopiano.Per recuperare"l'indipendenza"[cioè la pienezza del dominio sul mondo],oltre ad una maggioreausteritàall'interno Rohatin suggeriscealcuni rimedi, volti in sostanzaa riequilibrarel'eccesso di spesamilitare e di spesaper le sovvenzionial TerzoMondoscaricandolisugli alleati - ai quali come contropartitaverrebbeconcessala libertà di continuaread investiremassicciamentenegli StatiUniti.Si trattadi unprogrammadi economiapianificataalloscopodicoinvolgerepesantementeglialleatineglioneridellapoliticaimperialistica, al fine dell'interesse comune:ristabilire la piena leadership americana sull'economia e sulla politica mondiale. Per esempio,a propositodei finanziamential TerzoMondosi dice: "I nostrialleatidovrebberofinanziarela maggiorpartedel fabbisogno di capitaledei principalidebitoridel TerzoMondoattraversocontributimassiccial capitaledellaBancaMondiale.Questopotrebbemiglioraresensibilmentela nostrabilanciacommerciale mettendoquesti paesi in grado di importaremerci statunitensi inassaimaggiorequantità".Ecosìvia.Rohatinsi rendeperfettamentecontoche lesuepropostesonodi dubbiovantaggioper gli alleati,e rispondecitando De Gaulle: "Le nazioninonhann9 amici, le nazionihannosoltantointeressi".Il ricattoè esplicito.E interessantenotarecome la presenteamministrazioneUSA, che non appartienealla corrente rappresentatada Rohatin,abbiagià fattopressioniperunapiùampiapartecipazionedeglialleatialbilanciomilitaredellaNATO, inparticolareper quel checoncerne il mantenimentoin Europa delle truppee delle installazionibelliche americane. La stampaamericana,governativa,di opposizionee di estrema opposizione, fornisceelementisufficienti,a chi vogliaricercarli al di là dellapurapropaganda,per ricostruireverosimilmente le strutturee le tendenzedell'imperialismo.Perché questielementinonvengonoraccoltidallanostraex sinistra,e sipreferisce fermarsi ai moralismi ed ai lamenti sulle singole e specifiche "malvagità"? Il guaioè che la nostra ex sinistra,là dove esprimeunapallida, approssimativastrategia,non sa farlo, gira e rigira, se non in terminisocialdemocraticie ispirandosial neokeynesismoe allo Stato sociale,o "del controllo". Nonsi vuoleguardarein faccialarealtà,né rendersicontoche quantoè caduto,nellatradizionedelmovimentooperaio,nonè la criticamarxianadel capitalismo(anchese alcuni aspetti specifici ne vannocorretti perché errati, e altri, divenuti inattuali,vanno opportunamentemodificati),ma la ragionevoleattesadi una rapidasoluzionealternativa. Le ipotesidi soluzione(peraltronon marxiane,ma emersenel nostro secolo,quandodalla posizione difensivae dall'opposizioneil movimento è passatoa tentare politichealtemative)nonsono"fallite"insensostretto,giacché hanno prodottoancherisultatipositivi su vasta scala:ma nonhanno risolto il problemadi fondo, quellodi metterein atto un mododi produzione (con relative "sovrastrutture")effettivamentealternativo a quello capitalistico.Donde lo scoraggiamento,e l'idea che il capitalismosia necessarioe ineliminabile.Idea immotivata in lineadi principio,ma operanteai fini del rafforzamentodel sistemavigente. Su questaconfusionegeneralese ne innestauna specifica:ci si illudedi sostituirele ipotesi già avanzate dai comunisticon le ipotesisocialdemocratiche. Ma lepropostedi alternativa,chegià negli anniTrentahannoraggiuntol'apice epoi sonoandateincrisi, includonosia le politichecomuniste,sia le politichesocialde-
mocratiche.La crisi di entrambe ha contribuitoinmododecisivo allo sbocco nella secondaguerra mondiale. I motivi per cui si è verificatala crisi sonoanaloghinei due filoni,nonostante I' apparente distanza: il punto essenziale è che il controllo statale dei mezzidiproduzionesi èrivelatostrumentononvalidoai finidella soppressione del modo capitalistico di produzione. Anzi il controllo,o quantomeno l'intervento statalenella direzionedell'economia, risulta essere ingrediente necessario allo sviluppo del moderno capitalismoe alla conservazionedelle strutture di potereesistenti.Ladialettica,internaallafunzioneconservatriceregolatriceattribuitaalloStato, si svolge fra idueestremidellagestione pubblica della produzione e la deregulation. Ma se si mettein forse, fra gli sviluppiauspicabili,il controllo statale sulla società combinato con lo Stato sociale, il potere congiuntoed esclusivodei managerse delle nomenklature (ove pure esercitato nel reciprococonflitto),che cosa resta delle prospettiveattuali, della ex sinistra e delle presenti realtà socialdemocratiche? Per la verità, l'alternativa socialistanon si fondava in origine sull'ipotesi del controllostatale -per lomeno, non a lungo termine-, bensì su quelladell'autogestione dei produttori.Equesto oggi, nuovamente,il punto cruciale - dove managers e nomenklature avvertonola messa in pericolodella propria esistenza. Nulla temonoquanto la riapertura di questodiscorso, e ricorrono ad ogni mezzoper bloccarla: dall'occultamento alla mistificazione,dall'elusione alla repressionediretta ed esplicita. SCIENZA la bioeticadel "Mondonuovo". Intervenirenel meritodelle ricerche e nonsolodelle applicazioni. FabioTerragni La confusioneche sconvolgela società,quandosi ha a che fare con i frutti dell'attuale ricerca scientifica,nondeve sorprendere. Era infatti diffusa, e lo è stata a lungo anche nel nostro secolo, l'abitudine di considerarela scienza tra i più alti e puri compiti dell'umanità. La scienzaera la ricerca senza fine della verità sulla natura, un'impresa che ci avrebbe aiutato a capire come funzionailmondo.Credoche quell'era siainvecefinitaconla fissione del nucleo atomico,con la manipolazionedel nucleocellulare,con la capacitàdi modificareil nostroapparatoereditario. Ha avuto inizio una nuova era: ora la scienzaè il mestieredella manipolazione, della modificazione, della sostituzione e della sottomissionedelle forzedella natura." (ErwinChargaff, "Nature", 21 maggio 1987) "Invito a una moratoriarivoluzionariasull'idea stessadi progresso,a una convergenzasulla non-proliferazionedelle conquiste scientifiche." (JacquesTestart, L'uovo trasparente) A pronunciarequesteparole sono due scienziati,due uomini che hannodedicatola loro esistenzaalla ricerca,che hannoindagato con passione i meccanismi della natura, che hanno raggiunto il successoe sonoriconosciutidalla comunitàscientifica. Nonsonoalla ricercadi facilinotorietà.Avrebberopotuto risparmiarsicerti guai: le loroprese di posizionenon sonoviste di buon occhio nella maggior parte della comunità scientifica. Erwin Chargaffe Jacques Testart sono due scienziatianomali, sempre agitati da una inquietudineche ha portato i loro sguardi e i loro IL CONUSTO Disegno di Davld Scher. cuori oltre le freddeluci dei laboratori.Negli ultimi anni entrambi hannoresopubblicala loro ribellionedi frontealle implicazioni più minacciosedelle scienzebiologiche,quelle stesse scienze per cui si erano sempreprodigati. Cosa è successo?Cos'è cambiato?Perché la biologiadi oggi risvegliai concretifantasmideimostri,dellechimere?PerTestart e Chargaff, sono stati i rischi e i possibiliabusi delle tecnichedi riproduzioneartificialea far scattarel'allarme. Fecondazionein vitro, donazioned'utero, madri surrogate,nascite da quattrogenitori, figli di genitori morti, "produzione semi-industriale di bambini"sonogiàrealtàpraticatein tuttoilNorddelmondo.Non è difficile prevederepossibili degenerazioni:manipolazionegeneticadegliembrioniumani,clonazione,creazionedi chimeretra uomini e altri animali,estensione delle tecnichedi riproduzione artificialea coppienonsterili.Sonotutte possibilitàconcrete,che potreJ>berodiventarerealtà nel giro di pochi anni. "E importantericonoscereche si stacamminandodi fatto,e in modo probabilmentenon arrestabile, verso una situazionenella qualeil controllogeneticodelle popolazionie degli individuipuò essere una realtà. Questa prospettiva si configuracome possibile entroun intervallodi tempoda giudicaremoltoravvicinato,rispettoallaprobabilitàche nel frattempoevolvauna culturascientifica pubblica coscientedelle implicazionidi questa evoluzione". Sonosemprescienziatia scrivere.Sonofrasi tratteda undocumentodi operatoridel settore,medici,genetisti,ginecologiitaliani riuniti nel gruppoCESCA. Le coscienzescalpitano, la scienzanon basta per capire cosa fare, come orientarsi nel nuovo minacciosouniverso creatodai fulminanti progressi della biologia. Di fronte all'incubo de Il mondonuovo si fa appello all'etica. Potrà salvarci? La bioetica ha finora dato un prezioso contributo. Grazie a queste riflessioni,moltigovernisonogiuntiaconclusioniconfortanti.Ma...Ci sonodeima. Spesso labioeticasi è limitataa prendere in esame la liceitàdelle applicazionidella ricerca, accettando il principiodi oggettivitàpreteso dalla scienza: "la scienzaè neutrale,i pericolidipendonoda comevieneapplicata".Nonèpiù sostenibile. La scienza,anche la sempliceosservazionedei meccanismi naturali, ha in sé il segno lasciatoda chi la compie, dai metodi, dai fini. Si deveentrare a esplorare il mondodelle intenzioni, l'universo del desiderio.E chiedereai ricercatoridi esercitare un sesto senso: quello della responsabilità."Il principiosecondo cui gli scienziatinon sono responsabilidelle conseguenze delleproprieazioni",haaffermato il filosofoDanielCallahan,direttore dello HastingsCenter, un prestigioso istituto di bioetica americano,"ogginonreggepiù...Ilricercatoreha ildoveredi usa9
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