Linea d'ombra - anno VI - n. 33 - dicembre 1988

GALLIAN:CHI ERACOSTUI? Paolo Buchignani "Ga!Han: chi era costui?: vi domanderanno i più, e se voi non saprete già che si tratta di uno dei nostri scrittori più vocati e più originali, estroso e visionario all'estremo, ben poco troverete da apprenderne nelle varie storie." Sono parole di Enrico Falqui, pronunciate nel corso di una relazione radiofonica dei primi anni '50, poi pubblicata in Il futurismo. Il novecentismo, Torino, Edizioni della Radio Italiana, 1953. Oltre trentacinque anni sono trascorsi da questa denuncia di Falqui e quarantacinque dall'uscita di Alba senza denaro del 1943 (ultimo volume di Gallian che ha potuto esser dato alle stampe, ma non !'_ultimo . prodotto della sua inesauribile vena di narratore e di drammaturgo); molta acqua da allora è passata sotto i ponti, gli studi sul "ventennio" sono fioriti abbondanti, specialmente negli ultimi dieci anni; di recente è esploso poi l'interesse per il futurismo e per le avanguardie, sottoposti a puntigliosa entusiastica rivisitazione. Ma tutto ciò, almeno finora, non ha giovato a far riscoprire ed a valorizzare come si conviene l'opera di questo sfortunato autore, ignorato dal pubblico e dalla critica. Eppure Gallian è "scrittore di primissimo rango", "il più forte scrittore dell'area bontempelliana e novecentista, l'unico capace di autentiche accensioni e suggestioni surrealiste". Così scrive Umberto Carpi nella prefazione al mio volume Marcello Gallian. La battaglia antiborghese di un fascista anarchico, Bonacci, Roma, I984, al quale si deve necessariamente far riferimento come all'unico studio complessivo esistente sull'argomento. Importanti consensi, del resto, Gallian riscosse negli anni del fascismo: dalla lusinghiera prefazione di Massimo Bontempelli a Il dramma nella latteria del 1928 a quella di Ungaretti a Tempo di pace del '34; dall'attenzione del giovane Bilenchi per Il soldato postumo del '35 alle lodi di Cecchi e di Pratolini al romanzo Infondo al quartiere, fino ad arrivare ai numerosi significativi apprezzamenti di Falqui. Per contro il regime mostrò invece di gradire sempre meno il suo fascismo irriducibilmente antiborghese e anarchico, la sua ossessiva denuncia - specialmente a partire dalla metà degli anni '30 - delle condizioni dell'Italia reale, ben diverse da quelle che lo squadrista Gallian aveva creduto di poter realizzare partecipando attivamente alla cosiddetta "rivoluzione fascista", da lui identificata con la più radicale delle rivoluzioni antiborghesi. Nato a Roma nel 1902da famiglia benestante (il padre era Console Generale di Turchia), il ribelle Gallian, dopo aver studiato con passione e preso anche i voti semplici in un convento fiorentino, da cui diciassettenne era fuggito per partecipare all'avventura dannunziana di Fiume, aderì infatti con entusiasmo al fascismo sansepolcrista e squadrista e prese parte alla "marcia su Roma", pur noh cessando di frequentare Enrico Malatesta e gli ambienti anarchici romani. Esponente tra i più estremisti del cosiddetto "fascismo movimento", mussoliniano prima ancora che fascista, egli non accettò mai la "normalizzazione" imposta dal "fascismo regime" e dai gerarchi, che finirono ben presto con l'emarginarlo. Ma se la vita di questo renitente e sfortunato scrittore già nel "ventennio" era stata costellata da difficoltà, da delusioni, da amarezze, tanto più amara fu la sua esistenza nel secondo dopoguerra: il suo passato politico significò per lui (che purè non aveva aderito alla Repubblica di Salò, che fu sempre immune nell'Italia postbellica da posizioni reazionarie e neo-fasciste e politicamente collocabile, sulla base del suo persistente anti-borghesismo anarchico, nell'area dell'estrema sinistra) la condanna a un silenzioso quanto spietato ostracismo culturale e umano, che impedendogli di svolgere la sua attività di scrittore e di giornalista, lo precipitò in una condizione di disperazione e di miseria protrattasi fino alla morte, avvenuta a Roma nel 1968. Gallian è stato insomma - come ha scritto Carpi - "una vittima, prima e dopo, del moderatismo e del conformismo". Del resto la spessa dimenticanza che ha avvolto il sùo nome ha travolto nell'oblìo l'intero ambiente intellettuale estremista e antiborghese nel quale il nostro si formò e di cui divenne ben presto uno dei maggiori protagonisti. Mi riferisco a quel magmatico e vivacissimo mondo giovanile, animato da tensioni anarchiche e da conati avanguardistici, estremamente ricettivo nei confronti della cultura d'avanguardia europea, che fiorì nella Roma della fine anni '20 intorno a Bragaglia e a Bontempelli, ma .anche alla terza pagina de "L'Impero" cij Carli e Settimelli, che si interessò di cinema con Blasetti e di architettura razionalista, che vide le genesi de Gli indifferenti di Moravia e la nascita del movimento immaginista a opera dei "bolscevichi" Vinicio Paladini e Umberto Barbaro. In quell'ambiente Gallian fondò e diresse con Alfredo Poinelli il foglio "Spirito Nuovo" (1925-26), con Armando Ghelardini e Alf Gaudenzi "2000" nel 1929 (gli stessi fondarono il teatro omonimo), collaborò attivamente a "900", a "L'Interplanetario", "I Lupi", "I;.,o spettacolo d'Italia", "Raduno", "Roma fascista"; "L'Impero"; contribuì ad animare il Teatro degli Indipendenti e vi rappresentò suoi lavori. Come scrittore egli esordì su "L'Interplanetario" di De Libero e Diemoz, dove pubblicò nel 1928 Il dramma nella latteria; L'uomo che rimase in aria, Un dramma nell'oceano (tre racconti d'avanguardia originalissimi), a cui seguirono (questi usciti in volume) i non meno interessanti Là donna fatale, Nascita di un figlio, Vita di sconosciuto del 1929 e Pugilatore di paese nel 1931. A questo periodo appartengono inoltre due opere di teatro (La casa di Lazzaro, rappresentata presso Bragaglia e Scoperta della terra, rappresentata al "Manzoni") che fanno di Gallian un autentico drammaturgo (anche allora questo fu il parere dei più autorevoli critici) e che vengono pesantemente colpite dalla censura per la loro carica eversiva e dissacrante. Nelle opere degli anni Trenta la preoccupazione ideologica e politica si fa sentire con sempre maggiore intensità e drammaticità. Fino al 1935si assiste ad un alternarsi nello scrittore romano di speranze e delusioni per quanto. riguarda il tanto atteso sbocco antiborghese del regime fascista. Ne sono testimonianza romanzi come Una vecchia perduta, Tempo di pace, Comando di tappa - gli ultimi due in particolare molto ben accolti dalla critica (a Comando di tappa fu anche assegnato nel '34 il premio Viareggio)-, Infondo al quartiere del '36, versione purgata di Bassofondo, uscito l'anno precedente e respinto dalla revisione stampa di Milano che ne ordinò il sequestro e la distruzione. La censura colpì anche il lavoro teatrale I tre atti, pubb.licato da "Quadrivio" nel '35 e rappresentato nel '36, senza intaccarne, tuttavia, né il valore artistico né la carica eversiva. Intorno alla metà degli anni Trenta le speranze rivoluzionarie di Gallian cominciano a venir meno e a esse subentrano una rabbia e una disperazione che col tempo crescono di intensità, anche. per il progressivo isolamento nel quale lo scrittore viene sempre più a trovarsi. A niente gli valgono i suoi numerosi appelli a Mussolini: ormai egli è diventato, per il regime, un personaggio scomodo e fasti-

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