STORIE/RULFO gere i protagonisti della sua poetica dalla realtà circostante, dalle esperienze infantili e giovanili vincolate al sociale e accumul'!,tenella memoria, e si fa voce narrante di quella archeologia recondita che è patrimonio di un popolo e dei suoi individui. Non svela né illumina, al contrario, dietro i dualismi senso di colpa/inconscio collettivo e pessimismo/speranza, la sua opera breve e intensa appare propone una spirale asfissiante in cui la ricerca è un pellegrinaggio eterno che può culminare nella salvezza o nella condanna. Apparente dicotomia e linguaggio scarno, composto da frasi brevi, di carattere realista ma intensamente poetico, celano il disfacimento e la sconfitta che la vita comporta. · La grandezza di Ru/jo sta anche nell'aver saputo adeguare alla realtà e alla tragedia americana la grande lezione di Kafka, Joyce, Faulkner. In questo numero offriamo i due racconti, inediti in Italia, Mio padre e Dopo la morte, apparsi nel supplemento "Culturas" del settimanale"Diario 16" di Madrid, l'esemplare concentrazione tematica dei quali potrebbe servire da epilogo a El liana en llamas e come anticipazione dei molti scritti che Ru/jo, in vita, aveva scelto di non pubblicare. Fabio Rodriguez Amaya MIO PADRE Mio padre fu un uomo buono . .Visse in quell'epoca in cui tutto era cattivo. In cui non si potevano fare progetti per il domani, poiché il domani era incerto e l'oggi non finiva ancora. I tempi erano cattivi: non si vedeva il cielo né la terra;· né se c'era il sole o se il vento veniva da nord o da sud. Tutto era cattivo per il mondo. Ma mia madre era buona e credeva nella vita. Lo uccisero un'alba, ma lui non si rese conto di quando morì né perché morì. Lo uccisero e per lui la vita finì. Continuò a esistere per gli altri e poco a poco il mondo ritornò tranquillo, rinnovandosi fintantoché l'aéqua della pioggia era visibile, distraeva gli uomini e restituiva loro la coscienza della speranza. Mio padre morì in un'alba scura, senza splendore alcuno, nelle tenebre. Lo vestirono come se fosse stato un uomo qualunque e lo seppellirono sotto terra come si fa con tutti gli uomini. Ci dissero - Vostro padre è morto, ali'ora del risveglio, quando le cose non fanno male; quando nascono i bambini, quando uccidono i condannati a morte. In quell'ora del sonno, quando uno è a metà del sonno dentro i sogni inutili, però sopportabili, fatali, però necessari. - Vostro padre è morto. Io sognavo di avere un cerbiatto fra le braccia. Un cerbiatto addormentato, piccolo come un passero senz'ali; tiepi~ do come un cuore quieto e palpitante, ma assopito. - Gli finì la vita. Quell'ora dell'alba così cupa, così senza colore, senza nessun colore. In cui tutto è tanto lontano. E fu necessario piangere, e dover comprimere il cuore affinché liberasse il suo succo. Forzarlo fino al pianto. Un cuore che sogna quasi àddormentato, per batterlo con il martello della pena e fargli sentire il suo dolore. Feci questo, solo per piangere. Per non gemere in silenzio. "Il cerbiatto è morto. È solo un animale morto nelle tue braccia". Lasciatemi continuare il mio sogno. Tutto il resto è menzogna. Nessuno può morire mentre dorme. 64 - Sono già le tre del mattino e abbiamo portato tuo padre. Lo hanno assassinato stanotte. Stanotte. Che notte? La mia vita non ha una notte. Non è buia. La vita sempre di giorno vive. Che dici? - Che sono le tre del mattino. Alzati. Tuo padre è qui steso. Lo hanno ucciso stanotte. - Chi? Parli di mio padre? Lui non può morire. Nessuno gli può far niente.La giustizia ammazzerebbe la terra. Seccherebbe le mani e renderebbe la vita inutile all'uomo. Lui ci ha dato vita e se sentiamo che c'è il giorno è per lui, e se sentiamo che c'è vita è per lui. Non può morire. - Lo hanno ucciso. - Quando? A che ora? • Io non ho sentito niente, e il mondo intero l'avrebbe sentito. - Stanotte. Alzati. Vieni a vederlo. - Non è vero.
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