Linea d'ombra - anno VI - n. 33 - dicembre 1988

MIO PADRE e DOPO LA MORTE DUERACCONTIPOSTUMI Juan Rulfo Questa foto e le seguenti sono di Juan Rulfo (da lnframundo, Norte 1980). Juan Rulfo (]aliseo 1918 - Città del Messico 1985) non smette di sorprend~re i suoi lettori, perché con i suoi libri ha saputo metterli, come pochi sono riusciti a fare, di fronte alla morte e al dopo la morte, senza manicheismi, con profonda religiosità, con una sacralità che.discute il cristianesimo e il suo fatalismo moralista alla luce di una cosmogonia di matrice indigena che suscita sempre maggior interesse. Ha scritto solo due libri, che sono .bastati a renderlo leggendario, quasi un mito: nel 1953 El llano en llamas (La morte al Messico nell'edizione Mondadori, ina di prossima ripubblicazione, in nuova traduzione, presso Einaudi col titolo giusto di La pianura in fiamme) e nel 1955 Pedro Pàramo (Feltrinelli,poi in nuova traduzione presso Einaudi, 1977). I testi per il cinema sono disponibili in italiano presso gli Editori Riuniti (Il gallo d'oro, 1982). Solo due libri, brevi, che giustificano la qualifica di grande scritiore. Poi, il silenzio ostinato e disilluso, come una smorfia, dietro il quale ha nascosto la sua grandezza e, ne sono certo, una grande paura. Quel tipo di paura che si può permettere chi, senza volerlo, ha rivoluzionato una letteratura, una concezione di vita, un sistema di valori, un paese. È successo a Rulfo, e perciò lo hanno invidiato: per la grandezza modesta e dignitosa, per la maestria di scrittore; perché non si è arreso, come molti della sua generazione, alla trappola delle adulazioni, della fama, della ricchezza. Si era dedicato a scrivere sulla morte, sulle anime in pena che vago/ano nell'immaginario collettivo messicano e nel moncfo arido della disperazione, inventando un modo nuovo di fare letteratura, non una narrativa d'eroi o di uomini in carne e ossa, ma una narrativa di coscienze in cui i personaggi non agiscono, ma pensano, ricordano, retrocedono dal presente alpassato, in un mondo dove•i/futuro non esiste perché non esiste la libertà. Nell'universo ru/fiano ci sono solo uomini assoggettati dal destino, imposto e amaro, alla incapacità o a/l'impossibilità di sfuggire a un ordine che li rende vittime della natura e di se stessi. li mondo di Rulf o è un mondo di sofferenza, di vita senza speranza, di costante peregrinazione verso i luoghi più reconditi e oscuri dell'anima umana. Caduta di un Icaro senza ali ne/l'abisso della disperazione e del rumore, dei sussurri e mormorii di anime che, lasciato il corpo, si scoprono vive in un'ansia di dialogo interminabile, l'opera di Ru/fo è un canto alla morte, alla frustrazione individua/e e sociale in cui la memoria trasforma il tempo in coscienza, una coscienza nellaquale sono stati inculcati lapaura della condanna, il senso delpeccato, l'impotenza di fronte alla vita e al destino, la precarietà e la finitezza dell'uomo e della materia. In ogni racconto e nel suo unico romanzo, l'uomo rimane inerte di fronte al movimento della natura. Senza crearearchetipi, senza inventare personaggi, Ru/fo fa sor63

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