bambinologi Pontremoli principessa Pedagogia. di ridiscutere · di comodo dell'infanzia. la che caratterizzava i vestiti dell'imperatore della fiaba di Andersen. Si, è necessario lottare contro, con passione e vigore, per qualcosa; anche per i bambini, anche con i bambini, anche da bambini. Contro l'oppressione, ad esempio, contro la mistificazione e la violenza, la resa ali' esistente; contro la distruzione ·della terra e del cielo; per vivere davvero - alberi, bestie, persone. Per vivere davvero e quindi volare, dentro le cose, verso l'utopia, che è una metà da porsi se non ci si vuole preventivamente privare di senso. Ma l'utopia può essere anche un alibi, consapevole o rrieno che sia, per sancire un rinvio senza fine, volando non tanto dentro al mondo quanto piuttosto sopra - e questo potrebbe anche servire a qualcuno per fargli credere di salvarsi l'anima, ma non potranno essercene di anime salve se non sarà salvato il mondo intero. Foto di Giovanna Piemonti dal suo Il potere ai bambini, Magma 1974. In diverse occasioni, da più parti, ·si parla di educazione ambientale, di educazione alla pace, di nonvioleI1za. Ottima cosa, in sé, rria debole ed equivoca se non supportata, ad esempio, dal parlare - come diceva Brecht - "di rapporti di proprietà''. Ottima cosa, in sé, la pace, ma non basta che non scendano bombe; Ottima cosa, in sé, la nonviolenza: ma· che cos'è? È un mezzo? È un fine? È la separazione tra i fini ed i mezzi non è forse uno stato di guerra, un'oppressione violenta? In Bambini e nonviolenza (Edizioni Gruppo Abele, 1987), Silvia Bonino sostiene che, al contrario dei modelli educativi autoritari e permissivi, che sono sorgenti rigogliose di aggressività distruttiva, "il modello educativo che genera comportamenti meno aggressivi è quello autorevole, che non evita al bambino ostacoli, regole e punizioni, ma in un clima di affetto e valorizzazione, in cui il bambino può provare ad affermare se stesso ed elaborare attivamente strategie creative di superamento delle frustrazioni che incontra." È vero e va bene, ma qui il famoso asino casca un'altra volta: quanta autorevolezza emana dalle contrazioni del viso di chi ansimi e arranchi nello sforzo di competere per chissà che prestigio? Quanta autorevolezza c'è nel cinismo? Quanta nel pallore che attornia le labbra che sanno aprirsi solo a dire sì? Quanta nell'arroganza? E nei fischi delle gomme sull'asfalto? Quanta nei sorrisi che non sanno insinuarsi tra le risate stridule da iena e i silenzi torvi? E il paesaggio è proprio questo. Ancora una volta, oggi più che mai, i bambini sono soli. Eppure si potrebbe forse proprio imparare da loro, a essere nonviolenti. Da loro, che hanno comunque bagliori negli occhi: sia quando guardano i fiori sia quando li schiacciano perché la capriola e la corsa gli urlano dentro; sia quando par- !ano con il cane o il gatto perché non è altro che un amico vero sia quando fanno gli esperimenti per scoprire se è vero che il gatto cada sempre sui piedi; senza pensare ad amare la natura ma semplicemente prendendola, con tutta la gioia che questo comporta che è il.modo migliore di rispettarla: vivi nel vivo. Perché è forse questa la nonviolenza: essere vivi nel vivo, con il sé che non fugge e s'intreccia ai dintorni - alberi, bestie, persone. Perché è qui che potrebbero saldarsi i mezzi e. i fini. In quello straordinario racconto che è Miguilim, ripubblicato da Feltrinelli nel 1984, Joào Guimaràes Rosa parla anche di due bambini, Miguilirri e suo fratello Dito, e racconta che "la Rosa una volta disse che Dito era un'animuccia che vedeva il cielo dietro la collina, e per questo destinato a non rimanere per molto tempo qui. E disse che Dito parlava con ogni perso·na come se fosse una, differente; ma che gli piacevano tutte, come se tutte fossero uguali". Sì, forse i bambini, già qui e ora, potrebbero anche rimescolare le carte· dei rapporti tra uguaglianza e differenza, non avessero conti letali da fare - coi modelli educativi, con le istituzioni, con la biologia e la storia. E così Dito è morto, e seguita a morire, come quel combattente di una poesia di. Vallejo. Seguita a morire anche quando gli si avvicina un uomo e gli dichiara il suo amore, anche quando gli si avvicinano in due, in venti, in cento, mille, milioni d'individui. " ... ma il cadavere seguitò a morire. // Allora tutti gli uomini della terra / lo circondarono; li vide il cadavere triste, emozionato: I si drizzò lentamente, I abbracciò il primo uomo, si avviò ... " 5
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