Linea d'ombra - anno VI - n. 33 - dicembre 1988

chiamiamo lowbrow. E per lowbrow s'intende ovviamente un uomo o una donna d'istintiva vitalità, che si lancia algaloppo per il paese con tutto se stesso, alla ricerca dei mezzi per mantenersi. Per questo io onoro e rispetto i lowbrow - e non ho mai incontrato nessun highbrow che non faccia altrettanto. Proprio perché sono highbrow (e su questo piano anche molto cosciente dei miei limiti), io amo i lowbrow, li osservo continuamente, e, quando sono in autobus, vado a sedermi sempre accanto al bigliettaio cercando di farmi r.accontare da lui che cosa si prova a fare il bigliettaio. Chiunque mi capiti d'incontrare, cerco sempre di capire da lui o da lei che cosa si prova a fare il bigliettaio, a essere una madre di dieci figli con trentacinque scellini alla settimana; a essere un agente di cambio, un ammiraglio, o un impiegato di banca; a fare il sarto, la duchessa, o il minatore; il cuoco, o la prostituta. Tutto ciò che fanno i lowbrow suscita in me grande meraviglia e interesse, perché, essendo highbrow, ci sono tante cose che non so fare. Questo mi porta verso un'altra questione che viene spesso anch'ess~ stranamente sottovalutata: i lowbrow apprezzano e hanno bisogno degli highbrow nello stesso modo in cui gli highbrow apprezzano e hanno bisogno dei lowbrow. Anche questo non è un punto che richiede grosse spiegazioni. Basta camminare d'inverno in una sera di pioggia per lo Strand e guardare la folla allineata che aspetta di entrare al cinema. Questi lowbrow aspettano, dopo una giornata di lavoro, sotto la pioggia, e talvolta per ore, di occupare i posti più economici e di sedersi in sale surriscaldate, per il solo gusto di guardare che aspetto ha la loro vita. Essendo lowbrow, avventurosamente e nobilmente impegnati a correre da un capo all'altro della vita per guadagnarsi da vivere, non riescono a immaginarsi mentre lo fartno. Eppure non c'è cosa che gli interessa di più. Non c'è cosa che gli importa di più. Per loro è di primaria necessità farsi mostrare da altri che aspetto ha la loro vita. E gli highbrow sono ovviamente gli unici che glielo sanno mostrare. Perché sono gli unici a non fare le cose, e, d'altra parte, anche gli unici a saper guardare come vengono fatte da altri. È così che funziona la cosa; è proprio così, ne sono sicura; eppure non si fa altro che ripetere - se ne sente il ronzio nella notte, la Stampa lo strombazza di giorno, persino gli asini nei campi non smettono mai di ragliare, e i cani bastardi per strada non fanno altro che abbaiare - che: "Gli highbrow detestano i lowbrow! E i lowbrow detestano gli highbrow! '' - mentre invece gli highbrow dipendono totalmente dai lowbrow, e i lowbrow hanno altrettanto bisogno degli highbrow; e gli uni non potrebbero mai esistere senza gli altri, perché gli uni sono complementari, e l'altra faccia degli altri! Come si è mai potuta conèepire una tale menzogna? Chi avrà messo in giro questo pettegolezzo malevolo? Nemmeno su questo ci sono dubbi. È tutta opera dei middlebrow. Che è gente, devo confessare, che molto di rado tratto con sincera cordialità. È gente che fa sempre da intermediaria; sono persone intriganti che corrono da un posto all'altro, combinando con le loro chiacchiere ogni possibile SAGGI/WOOLF misfatto - i middlebrow, dicevo. Ma allora, mi chiederete voi, che tipo è un middlebrow? E questa, a dir la verità, non è una domanda facile. Perché non è né carne né pesce. Non è né come gli highbrow, che hanno le sopracciglia alza~e; né come i lowbrow che le hanno abbassate. Le loro sopracciglia sono un po' a metà strada. Non abitano né a Bloomsbury, che è un posto di alto rango, né a Chelsea che è di basso rango. Dovendo pur vivere da qualche parte, staranno probabilmente a South Kensington, che si trova un po' a metà strada. Il middlebrow è un uomo o una donna di media intelligenza, che si muove e si agita senza scopo da una parte all'altra, senza interessarsi a niente di particolare, né solo all'arte, né solo alla vita, ma a tutte e due le cose, che mischia orribilmente e confusamente al suo desiderio di denaro, di successo, di potere, o di prestigio. Il middlebrow cerca di accattivarsi allo stesso moqo il favore degli highbrow e quello dei lowbrow. Va dai lowbrow e gli dicé che, anche se non è esattamente uno di loro, è, però, una spe~ie di loro amico. Un attimo dopo va a telefonare a un highbrow e gli chiede, con altrettanta giovialità, se non voglia per caso andare a prendere un tè da lui. Ebbene, ci sono highbrow - e io stessa ho conosciuto duchesse highbrow, che, come certe domestiche a ore, mi hanno detto, con lo stesso tono di determinazione che così spesso assimila l'aristocrazia alla classe lavoratrice, che preferirebbero passare assieme un pomeriggio in cantina accanto al carbone, piuttosto che ritrovarsi in un salotto a prendere il tè in compagnia di un middlebrow. Anche a me è capitato di essere invitata da uno di loro - mi consente, solo per brevità, di tradurre questa situazione, che è solo in parte fittizia, in forma di racconto? - Anch'io, dicevo, sono stata invitata a "fargli visita": che strano piacere hanno di farsi "vedere"! Mi telefonano all'incirca verso le undici del mattino, invitandomi a prendere il tè da loro. Allora mi dirigo verso l'armadio e mi metto~ pensare, in maniera piuttosto lugubre, al vestito giusto da mettermi. Noi highbrow possiamo essere eleganti, o trasandati; ma non abbiamo mai il vestito giusto da metterci. E poi, mi domando subito dopo: quali saranno le cose giuste da dire? Quale coltello si dovrà usare? Di quale libro converrà parlar bel)e?Tutte queste sono cose che non so capire d;i sola. Noi highbrow leggiamo quel che ci piace, facciamo quel che ci pare e parliamo bene soltanto di quel che ci piace. Però sappiamo bene anche ciò che non ci piace: per esempio il tè con le tartine imbmrate. Mangiare tartine imburrate coi guanti di capretto bianchi mi è sempre sembrata una delle cose più complicate della vita. Un'altra cosa che non mi piace assolutamente sono i classici ben rilegati e tenuti in vetrina. Inoltre non posso non diffidare della gente che usa il diminutivo "Bill" sia per Shakespeare che per Wordsworth, abitudine, questa, che oltretutto non può che creare confusione. Invece, in materia di vestiario, mi piacciono o le persone che vestono benissimo, o quelle che vestono malissimo: detesto i vestiti giusti. Poi c'è lo sport. Essendo highbrow, non lo pratico mai. Ma amo vedere in azione chi lo fa con passione. I middlebrow smorzano tutte le palle quando giocano a cricket; brandiscono 41

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