Linea d'ombra - anno VI - n. 33 - dicembre 1988

MIDDLEBROW Virginia Woolj Tra /"'alto'' e il "basso" ci sono cose in comune almeno finché le classi medie con la loro- media cultura '' non avranno la meglio''. Al direttore del "New Statesman" 1 . Signore, mi consenta di attirare la sua attenzione sul fatto che nel recensire un mio libro (nel numero di ottobre), il suo recensore ha dimenticato di usare nei miei confronti il termine highbro w. A parte quest'unica omissione, la recensione mi è tanto piaciuta da spingermi a· chiederle, a rischio di apparire fin troppo egocentrica, se il suo recensore, uomo di evidenti capacità, avesse davvero voluto negarmi il diritto a tale titolo. Dico "diritto" perché credo di poterlo certamente rivendi- . caré dal momento che un grande critico che, per una rara e invidiabile combinazione, è anche un grande romanziere, quando condiscende a segnalare il mio lavoro sulle pagine di un grande quotidiano nazionale, mi definisce sempre highbrow; facendo, inoltre, sempre in modo d'informare non solo me, che già ne sono al corrente, rna tutto l'Impero britannico che pende dalle sue labbra, che io abito a Bloomsbury. Forse neanche il suo recensore ne è a conoscenza. Oppure, per quanto s~ppia far bene il proprio mestiere, non ritiene che, nel recensire un libro, sia necessario specificare l'indirizzo dell'autore? · La sua risposta a qùeste domande, per quanto sia di grande importanza per me, potrà invece non interessare affatto al più largo pubblico di lettori. Di questo sono più che cosciente. Ma, visto che sono in gioco qu~stioni ben più grosse e, come mi viene riferito, la lotta tra i vari gruppi culturali arriva a· turbare l'aria serale; dal momento che le menti migliori del nostro tempo si sono recentemente impegnate a discutere, non senza quella passione che si addice a ogni nobile causa, chi sono i veri highbrow e chi sono invece i lowbrow, e quale sia migliore o peggiore dell'altro, mi consenta dicogliere quest'occasione per esprimere la mia opinione personale a riguardo, invitandola, al tempo stesso, a soffermarsi su certi aspetti della questione che, a mio parere, sono stati purtroppo sottovalutati. Ebbene, non ci sono due modi diversi di vedere un highbrow. Può solo trattarsi di Ùn uomo o una donna con un'intelligenza di prim'ordine, che come un purosangue lancia la propria mente al galoppo per tutto il paese alla ricerca di un'idea. ·Per questo, sono sempre stata orgogliosa di essere chiamata highbrow. Ed è per questo che, se potessi esserlo ancora di più, lo diventerei volentieri. Io onoro e stimo gli highbrow. Alcuni miei parenti erano highbrow; come pure qualche amico, anche se non tutti i miei amici lo sono. Aspirare a diventare highbrow, cioè una persona pienamente degna di questa d~finizione; del livello di Shakespeare, di Dickens, di Byron, di Shelley, di Keats, di Charlotte Bronte, di Scott, di Jane Austen, di Flaubert, di Hardy o di Henry James - tanto per scegliere qualche grosso nome nell'ambito di una stessa professione - va ovviamente al çli là delle mie più fervide aspirazioni. E, anche se mi inginocchierei di buon grado nella polvere a baciare l'orma dei loro piedi, sfido chiunque abbia un po' di buon senso a negare che quella loro appassionata occupazione - che gli ha fatto percorrere l'intero'paese alla 40 Foto di Gisèle Freund, 1939 (da: John Lehmann, Virginia Woolf, La Tartaruga 1983). ricerca di un:idea - non li abbia condotti il più delle .volte alla rovina. E comprensibile che, alla fine, non abbiano fatto altro che disastri. Prendiamo Shelley, per esempio: che pasticcio ha fatto della sua esistenza! E Byron, che andava a letto con una donna dietro l'altra, per poi morire nel fango a Missolungi. Guardate Keats, che amò così smodatamente Fanny Brawne e fa pòesia che ne rimase estenuato, e morì di consunzione a ventisei anni. Per non parlare poi di Charlotte Bronte: fonti attendibili mi assicurano che, forse con la sola eccezione della sorella Emily, fu la peggiore governante delle isole britanniche. Senza parlare di Scott - che fece bancarotta, lasciando, oltre ai suoi numerosi e magnifici romanzi, una casa, Abbotsford, che è forse la più brutta dell'Impero. Ma questi esempi saranno sufficientì, e·non credo di dover dare ulteriore prova del fatto che, per una ragione o per l'altra, gli highbrow sono totalmente incapaci di fare i conti con quella che si chiama comunemente la vita reale. È per questo, e.qui tocco un aspetto che viene spesso stranamente ignorato, che essi hanno un rispetto così profondo, e dipendono nel modò più completo. da quelli che in genere

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