Linea d'ombra - anno VI - n. 33 - dicembre 1988

ILCONTESTO Cari amici, abbiamo voluto fare un .numero di fine anno degno della vostra attenzione, riunendo saggi e poesie, racconti e interventi di valore evidente - a cominciare dal- / 'incontro tra Gehlen e Adorno (uno dei "maestri" meno amati da questi anni televisivo-pubblicitari) e dall'intervento di Virginia Woolf, ancora più pertinente e attuale. Ma ci sono anche i testi di Rulfo, di Céline (ecco un autore su cui contiamo di tor- . nare, su cui vale la pena di tornare), i "racconti di Natale" (in una gamma certo . varia, ma forse meno incoerente di quanto possa sembrare a prima vista, almeno nei contenuti!), le poesie di Ted Hughes, le avventure del professor Pi, le riflessioni di Dewey sulla vivisezione ... e tante altre cose ancora ... E, per finire, la nostra plaquette "per Elsa", che è l'omaggio a una grande scrittrice (che, finché poté, fu collaboratrice e sostenitrice della rivista) e un nostro omaggio ai · lettori, immaginato e realizzato nella certezza di un interesse o di un amore comuni. Il 12 dello scorso mese c'è stato a Milano ilp_iccoloconvegno su Capitini organizzato da "Linea d'ombra" e da "La nuova corsia", che verrà ripetuto a Roma in un futuro molto prossimo. Le relazioni verrannopubblicate in un dossier che stiamo preparando per il numero di febbraio. E tra le altre (molte) novità in arrivo - oltre quella che molto ci occupa e preoccupa degli opuscoli della collana "Aperture", ormai sul piede di partenza - eccone un'altra che vi annunciamo per tempo e che vedrà la luce tra marzo e aprile: un "supplemento spettacolo" (cinema, teatro, musica e altro) cui stiamo pensando da tempo, molto selettivo e, si spera, "autorevole". In mancanza di testate convincenti, e in sfiducia verso le pagine dei quotidiani/ settimanali. Molte cose stanno germogliando. Nonostante tutto, noi ci muoviamo, e speriamo di non dover restare soli! E dunque, Buon Anno a Voi e anche a Noi! Bambini e Giuseppe La triste spocchia della La necessità le immagini generiche e Al tempo dei tempi, molto lontano da qui, nel Reame della Mistificazione, viveva la principessa Pedagogia. Triste e · spocchiosa, aveva un solo scopo nella vita: diventare regina. Per questo, dopo aver fatto fuori tutti i bambini, trascorreva i suoi giorni di brama a guardare soltanto il Bambino, un essere fatto di niente, acquoso e amorfo, molliccio, mollusco, che poteva esser visto soltanto inforcando occhiali che ne avessero stampata sulle lenti la pur improbabile sagoma. Eh, no, non funziona. Le fiabe sono vere, e qui c'è invece una doppia solenne menzogna: il "tempo dei tempi" e il "molto lontano da qui". Perché invece il Reame, e la Principessa, sono qui, qui e ora. Ma soprattutto le fiabe sono avvincenti e piene di fascino, e questo è decisivo per non andare più oltre. E allora lasciamo perdere, e vediamo piuttosto i bambini. Perché? Perché sì. E poi perché avendo a che fare ogni giorno con loro se ne vedono tanti, ma mai un Bambino, e si scoprono in loro mille bisogni, e poi desideri, folate impetuose di voglie. E avere a che fare ogni giorno con loro non è senza eco, e insegna qualcosa. Ad esempio, che forse i nemici più grandi sono il Mito e la Mistica, quando invece sarebbe sufficiente guardarli, i bambini. E infatti le cose più chiare su loro le han viste e le han dette coloro che hanno guardato i bambini e le cose d'intorno. Il più delle volte da fuori dai luoghi deputati; o anche dentro, ma lavorando fitto per intrecciarlo al fuori, questo dentro. Scriveva Alfredo Rasori, in Piano di lavoro di un maestro, Pratiche, 1978: "La prima storia della pedagogia che uscirà in Italia dovrà passare da Seveso, e ricordare che il fiume Seveso straripò a Milano. C'è più pedagogia nella cloracne che non nei biforcuti decreti delegati". Ma fuori o dentro ha ben poca importanza: ciò che è decisivo è guardare con gli occhi e guardare lontano. E così, allora, non ci si potrà affidare ai Bambinologi, ma piuttosto ad altri, indefinibili, che però dei bambini si sono accorti davvero. Nonbambinologi, dunque, nonpedagogisti. Come Elsa Morante, come Tolstoj, come Bilenchi, Henry Roth, Don Milani, Guimaraes Rosa. O come Montale, che coi bambini non ha avuto molto a che fare ma ha scritto Ùna poesia che ci dice più cose sull'infanzia di quante non ne dicano tanti volumi di cui si nutre la famosa Principessa. "I bambini sono teneri I e feroci. Non sanno I la differenza che c'è I tra un corpo e la sua cenere. I I I bambini non amano I la natura ma la prendono". ( Un mese tra i bambini, in Satura). Oppure come Rocco Scotellaro: "Con la neve si para la tagliola I e si aspettano i gridi dei fringuelli. I La maestra ai bimbi della scuola I legge un verso d'amore per gli uccelli. I Mi piacevano i versi e la tagliola". (/ versi e la tagliola, in Quaderno a cancelli). Ci si potrebbe anche fermare qui, perché questi due soli esempi sono molto utili anche per lottare contro le anime belle che si sbrodolano svolazzando sulle ali della pretesa "innocenza" dell'infanzia e delle relative "poesia" e "dolcezza"; ali ben fragili, rette solamente dai fiati della Sinfonia della Mistificazione. Ali utili non di certo al volo ma solamente appunto allo svolazzo, e la cui consistenza è esattamente quel-

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