Linea d'ombra - anno VI - n. 33 - dicembre 1988

Continua a indagare sul suo nuovo presente, a vedere come funziona. Di qua c'è dell'altro. Ma sei ancora avvinto da quel neonato, dalla sua nuova scintilla di voce, dalla sua piccolezza. Ed ecco che qui, proprio dove era il corvo c'è quello che ora t'avvince. Nato morto, piegato a sciarpa, un agnello di un'ora o due, le interiora cremisi gelatinose trasparenti e tutti i fili e i tessuti estratti in righe tese come corde di tenda dal ventre riverso ed aperto come una ciabatta di lana, in mostra la cavità e lo scheletro fine dalle coste d'argento, la testa anch'essa svuotata dalle orbite, gli arti lanuginosi fasciati dalle membrane. Impossibile dire qual era sua madre nel prato di pecore che brucano quiete. Spiego che è morto nascendo. Avremmo dovuto esser lì ad aiutarlo. Per questo è morto nascendo. "Ha pianto?" mi gridi. Tiro su per gli zoccoli quel peso morto, unto di grasso. Zoccoli soffici come piante di un cane, POESIA/HUGHES che solo avevano battuto le acque materne, e tutte quelle corde tirate dai corvi ciondolano e strisciano. La testa svitata sobbalza , e tu ancora una volta mi gridi "Ha pianto?". Sotto la pressione delle mie dita gli unghioli si allargano morbidi dentro la pelle. Laggiù ce n'è un altro, app.ena nato, tutto nero, ha aperto il suo cavalletto e avanza le punte nuove verso la madre intonando la nota che ha in bocca. Ma adesso tu hai occhi soltanto per quella matassa sfilacciata, l'agnello da buttar via. "Ha pianto?" continui a chiedere, e la tua voce, con l'acuta persistenza dei tre anni, traversa il campò intero. "Sì, ha pianto',' rispondo. E tuttavia, in fondo, fortunato perché il suo tentativo ebbe luogo sotto un vento caldo e il suo primo giorno di morte era tiepido e azzurro le gazze paghe della loro felicità domestica Cavalli da tiro, foto di Srdja Djukanavic/Camera Press/Grazia Neri.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==