IL CONTISTO la cantante), dichiara di lavorare con un sintetizzatore; di scrivere molta musica pop, di ascoltarne tanta di africana moderna e brasiliana, di avere Prince fra i propri idoli. E di non apprez- .zare molto il termine jazz. Vedere questo eclettismo come "apertura" significherebbe muovere da un punto di vista jazzistico fuorviante: in effetti che ci si riferisca a figure quali quelle espresse dal milieu di Brooklyn come a jazzmen è giustificato dalla specifica padronanza del linguaggio . jazzistico che costituisce la differenza che li identifica rispetto a musicisti di diverso orientamento: ma in loro sembra delinearsi la ricomposizione in un orizzonte unitario delle forme della musica nera contemporanea. Assieme alla tendenza ad appropriara si di una musica, il rock, in cui i bianchi l'hanno fatta, in tutti i sensi, da padroni, e all'interesse a utilizzare contributi di altre culture (molto frequentemente, per esempio, quella orientale). In un florilegio di citazioni apposto sulla busta del suo ultimo album Sine Die (pubblicato dalla Pangaea, l'etichetta recentemente avviata da Sting), Steve Coleman, sax alto jazzisticamente l;Iloltosolido (che Sting ha avuto nel proprio gruppo nel corso della sua tournée mondiale), ha scelto di.mettere gli uni accanto agli altri Charlie Parlcer e James Brown, John Coltrane e rappers come LL Cool Jay e Rakim. Coleman fa anche parte della Black Rock Coalition, movimento promo.sso dal chitarrista Vernon Reid, che rivendica il diritto di un musicista nero (con 'i legittimi spazi discografici conseguenti) di avere tra le proprie passioni i Led Zeppelin. Greg Òsby, altro sax alto di robusta preparazione, si interessa alla musica tradizionale nipponica: nel suo album Greg Osby and Sound Theatre (JMT) compare inserito tra gli strumenti il koto, sorta di cetra, e fa capolino una voce femminile giapponese. Geri Allen è una notevolissima pianista, devota ai classici: in Etudes (Soul Note), con due partner d'eccezione come CharlieHaden al contrabbasso e Paul Motian alla batteria, interpreta fra l'altro Lonely Woman di Ornette Coleman e una composizione del misconosciuto Herbie Nichols. Ma ha grande dimestichezzà con tastiere elettriche e sintetizzatori e abitudine a formule meno convenzionali (In the Middle, Minor Music, terzo e finora ultimo album interamente di sua responsabilità, realizzato con una formazione significativamente chiamata Open On Ali Sides ). Cassandra Wilson non si limita agli standards, opera in contesti jazz-funk-elettrìci, si è formata non solo studiando pianoforte ma anche suonando la chitarra, cantando folk songs, ascoltando Joan Baez e Joni Mitchell. Dal vivo i musicisti dell'entourage di Brooklyn non lasciano adito a dubbi, le loro performances sono fra le più avvincenti e godi bili a cui si possa assistere oggi. I loro dischi meritano tutti: oltre ai titoli citati si cerchino almeno i tre precedenti album che Steve Coleman ha pub~ blicato come leader, Motherland Pulse, On The Edge Of Tomòrrow, e World Expansion (tutti JMT), i primi due di Geri Allen, The Printmakers, in trio, e Home Grown, piano solo (enframbi Minor Music), i primi due di Cassandra Wilson, Point of View e Days A weigh (entrambi JMT). Parlando dei debiti e delle analogie del -:anto di Cassandra Wilson, ricorre con una certa frequenza il riferimento a Nin.:i Simone: un bel complimento, e impegnativo. Nina .Simone fa storia a sé. Neroamericana, cinquantacinquenne, è emersa trent'anni fa in ambito jazzistico ma, oltre che per il grande carattere delle sue interpretazioni, si è rapidamente segnalata per la ricchezza e l'intelligenza del suo repertorio, vastissimo, che ha attinto da Ellington e da Gian Carlo Menotti, da Brel e da Dylan, da Billie Holiday e da SaintSaens. Il suo approccio stilistico, con gli anni diventato sempre più non convenzionale, e la peculiare profondità, con tratti maschili, della sua voce, rendono Nina Simone inconfondibile. Sulla scia del successo di My Baby Just Ca,:esFar Me, un vecchio brano che l'ha fatta scoprire al pul:>blicogiovanile internazionale, Nina Simone in novembre è arrivata a Milano per una rara e sospirata esibizione italiana, festeggiata con un calore quasi sorpre_ndente da un pubblico di tante età. La grandezza di Nina Simone va oggi cercata soprattutto nei suoi dischi (che, complice il suo rinnovato successo sono finalmente tornati largamente in circolazione: è il caso di approfittarne, e si può comprare a scatola chiusa, preferendo i compact disc, che offrono per esempio edizioni più complete dei suoi travolgenti concerti). Ma continua a commuovere. A dicembre, ha annunciato, sarà di nuovo in Ita- · lia, a.Roma: non si può lasciarsi sfuggire l'occasione di andare a festeggiarla. MarinaCavarocchi La certezza MUSICA . Rossini illuminista, tra musica e filosofia che togliela speranza Contributi per l'approfondimento dell'aspettoebraicoin Kafka pp. 193, L. 25.000 A. Guettae O. Celestino La differenzainvisibile ltinerar!oper testi e immagini tragli ebreiitaliani pp. 76, L. 20.000 - -,--- ---- - ---- ------ ---1 · Editrice La Giuntina I Via Ricasoli 26, Firenze _I Giuseppe Armani La rinascita rossiniana avviata da alcuni decenni e che ormai a data fissa celebra i suoi trionfi di palcoscenico è stata fino a oggi accompagnata da un intenso lavoro critico in gran parte legato alle iniziative della Fondazione Rossini di Pesaro. Si è trattato di un'attività indispensabile per il recupero di partiture dimenticate, anche di grande importanza, che fiessuno aveva mai ascoltato e che finalmente ·sono state riportate in luce in modo attendibile. In questo lavoro, tuttavia, raramente ci si è spinti oltre i limiti della ricostituzione testuale e del commento erudito, impegni, è naturale dirlo, assolutamente pregiudiziali a ogni altro. E quando si è cercato di andare al di là dell'illustrazione storico-elogiativa dei testi per coglierne il senso più vero, quasi mai si è rius.citi a investire il cuore del problema, a chiarire y perché della grandezza assoluta di Rossii1i (fra le eccezioni, vanno ricordati gli studi di Paolo Isotta sul periodo napoletano). Si è potuto così verificare l'esistenza di un margine di distacco fra meriti filologici ed esiti critici, e come, attorno a Rossini, nonostante la sua ritrovata presenza, permanga un sostanziale deserto. Si sono enormemente ampliati i confini del suo dominio rispetto a quelli definiti tradizionalmente, ma sono anche aumentate le difficoltà di percorrerli ed è scaduta l'utilità delle guide a disposizione (si veda, per fare un esempio, il libro di Luigi Rognoni, irrimediabilmente datato e sommario, e, pur nel suo meritorio pionierismo, spesso inadeguato a farci· capire il valore di opere di cui solo i'ascolto diretto ha fatto ammirare la complessità). Il primo libro di Alessandro Baricco (Il genio infuga. Due saggi sul teatro musicale di Gioachino Rossini, Il melangolo, 1988, 11re 20.000) è un esempio significativo di come si possa superare questa contraddizione, e va segnalato con gioia perché dà l'avvio a una nuova fase di studi rossiniani, riuscen-
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