IL CONTESTO za mai dimenticare di stendere, come in atto d'accusa, la mano_verso i passanti. Quasi scomparsi da noi .negli anni Sessanta, in quell'epoca i mendicanti si potevano vedere in qualche film di Bufì.uel, con le sottolineature spiccatamente spagnolesche del guercio e dello storpio. Sono riapparsi oggi da noi, ma cambiati. Sono spesso vecchiette ben vestite, pensionate sociali che ti porgono il santìno, studentelli arroganti alla francese (tu me donnes dnq Jrancs?) o stralunati strafatti di droga che in quel momento non ce la farebbero a rapinarti. Dunque, aveva visto bene la regina della mia storia quando rinchiudendosi in camera andàva· elemosinando di sedia in sedia: il gesto non è scomparso e nemmeno la do- . manda di carità. Puntualmente riappaiono nelle società ricche come nel ricco palazzo del re. Tuttavia, accanto a questa amara consapevolezza, mi accorgo di conservare dentro di me ampie tracce dell'orrore siciliano per la mendicità. Mi disturba, mi offusca da sempre. Non faccio volentieri l'elemosina (non perché avara, spero), mi offende per me e per l'altro il peso di un rapporto così sfacciatamente impari. Non so se sia un bene o un male, ma certamente non si è mai sviluppato in Sicilia quella specie di culto della carità che per esempio ho ritrovato in Piemonte, a Torino, e che ha potuto persino assurgere a industria della carità. Giacché, protagonista nel sud, nell'immaginario del sud, è rimasto chi mendica, e nel nord chi fa l'elemosina. Nel sud trionfa, sulla solidarietà sociale, lo spirito di clan, la passione familiare o amicale, che sostiene fino allo spasimo il prediletto, molto più raramente la prediletta. Il mendicante rimane, in questa assenza di carità, una figura importante, che si oppone a quèlla del potere, del ricco. Non da soccorrere, se non per scaramanzia, per evitare di patire la sua condizione. Isolata e minacciosa. Come la lebbra, un flagello da cui si cerca in ogni modo di risparmiare i propri cari. Al contrario, il nord non conosce il mendicante ma solo il benefattore. Nel nord il mendicante è frantumato in miriadi, briciole di bisogni e di sofferenze da lenire. A Torino, per esempio, il benefattore ha una sede altissima, così sottilmente legata all'intimo tessuto della città che i gesti di affetto, di amicizia ne rimangono tutti intrisi. La cortesia e la premura intrattengono rapporti sotterranei col soccorso. Una forte spinta cattolica alle opere permea, loro malgrado, tutte le coscienze sicché qualsiasi forma di solidarietà, anche la più laica, ha sempre quel non so che di pio e di precettoso che trasforma gli affetti più cari in una forma di malinconica assistenza. Quasi un inconsapevole stratagemma per non pensarsi mai deboli e bisognosi? · La mia regina che chiede l'obolo alle sedie avr~bbe buona accoglienza in questa città di benefattori dove chi chiede l'obolo umilmente non viene mai respinto. Il bisogno qui non è un peccato, una caduta da punire, ma fa parte di una disuguaglianza sèontata e inamovibile. Chi chiede confessando incapacità non sarà mai respinto ma aiutato nella sfer:a a lui, a lei adibita. Ho anche qualche fondato motivo per credere che qui la regina della mia fiaba invece di chieder l'elemosina avrebbe piuttosto cominciato a farla intensamente, rimboccandosi le maniche. , Francamente tra i due 'atteggiamenti, quello del sud che paventa il mendicare e quello del nord che lo sollecita, lo fa scomparire nella robusta figura del benefattore, non so proprio quale preferire. Temo che mi disturbino tùtti e due. Certo, l'atteggiamento del nord è più sociale, e cioè più capace di incanalare socialmente eventuaJi redistribuzioni di redditi e di affetti, ma p~rte sempre da una situazione rigida. Chi può di più deve dare a chi può di meno, ma è anche vero che chi chiede ha sempre di meno, ed è di meno: questo mi disturba e 28 mi sembra avvelenare in un certo senso ogni bontà del beneficio. D'altra parte, l'atteggiamento del sud è viscerale, partigiano, endogamico: non ha nessuna apertura sociale. L'altro invece è più illuminato, fa qualche tentativo di redistribuzione dei beni, di risarcimento. Un'amica ha una villa di campagna, un'ala della quale è stata destinata ad i{ccogliereuna comunità di ex manicomiali. La dolcezza della follia o dell'idiozia si può incontrare sui prati. Un vecchio ancora bello, che porta i! nome di uno dei dodici apostoli, con aria preoccupata chiede a tutti quelli che incontra: "È vero che mi ha ridotto così il lavoro, è yero che mi ha ridotto così il lavoro?". Che cosa rispondergli nella terra che del lavoro fa il suo più grande vanto? Del resto, per farsi consolare chiede subito dopo una sigaretta. Una volta l'ho visto tirarsi giù le braghe e fare i suoi bisogni direttamente sul1'erba sotto gli ulivi. La concezione dell'assistenza è tutta cattolica e certo quel vecchio che porta U nome di un apostolo e si denuda innocentemente nell'orto degli ulivi mi fa meno paura dell'adunco mendicante meridionale. Certamente lo vedo protetto da generazioni di operosi benefattori, e mi pare che essi assolvano a un compito di umana redistribuzione di una parte di quanto hànno guadagnato meglio dell'elemosina selvaggia davanti alle chiese o per le strade, ma sempre tutto ciò mi crea uno stato di disagio, che forse solo la regina che chiede l'obolo ad invisibili fedeli potrebbe aiutarmi a spiegare. Che altro aggiungere? Ho per l'ennesima volta raccontato questa misteriosa storia. Mi sembra di avere raggiunto qualche chiarezza e per questo mi fermo. Spero che pas'si_molto tempo prima che·quell'immancabile senso di oscurità, cui accennavo all'inizio, si depositi di nuovo in fondo a essa costringendomi a raccontarla e a commentarla di nuovo. Nel frattempo, fate la carità: dimenticatela! INCONTRI Bryce Echenique, 11 ragazzo terribile'' del Perù Alessandra Riccio A sentirgliraccontare la sua vita non si può fare a meno di pensarechesi tratti veramentedi una vita "eccessiva": rampollo di una dellefamigliepiù potenti del Perù (fra i suoi antenati figurano un viceré,un presidente della repubblicae perfino la battagliera Flora Tristàn - e, di è_onseguenza,suo nipote Paul Gauguin), Alfredo BryceEchenique ha studiato in un collegio di Limachedescrivecomeun assurdo pezzod'Inghilterra ricreato sul Pacifico per la sorpresa delle anime sempliciche scambiano quegli imberbi ragazzini orgogliosi delle loro divise per componenti di una banda musicale. Allevato per diventare un grande manager secondo la tradizionedellasua aristocraticafamiglia,tradiscele aspettativedel padre provocandogli svenimenti nella signorasua madre quando si imbarca su un cargo diretto a Parigi, via Dunquerque, a studiare letteratura e a realizzarela sua vocazione- intuitama non ancora esercitata- di scrittore. Solo e senza la tutela dell'autoritaria famiglia, il giovanottoribellesi accorgecheNòtre Dame gliera piaciutadi più pensatada Lima, ma ormai il dado è tratto e la rottura con la famigliasignifica anche ristrettezzeeconomiche. Siamo nel Sessantotto e dintorni e Bryceottiene un posto di lettore all'Università di · Nanterre, dove il minimÒchegli capita è di avere Daniel Cohn Bendit fra i suoi allievie di' ritrovarsi in un mondo caoticoed esaltante dove, nel mezzodi un corteo, è possibileconoscereJulioCortàzar e chiacchierarecon lui, un indimenticabilemaestro chegli ha insegnatoche la scrittura è libertà.
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