IL CONTUTO Divagazioni sulla· mendicità Maria Schiavo Ieri e Oggi e Nord e Sud. Il mendicante come minaccia e il mendicante come oggetto e pretesto di carità. Certe cose rimangono impresse nella memoria senza riuscire mai a trovare pace in una cbnclusione, simili a un assillante interrogativo o a un enigma. È quello che mi capita con una storia che mi è stata raccontata tanto tempo fa in una situazione eccezionale: la mia nonna paterna, che non si muoveva mai di casa, era venuta per la prima volta (che fu anche l'ultima) a trovarmi. Suppongo che quella apparizione inabituale sia stata allora per me quella di una messaggera. La storia che mi raccontò quella messaggera nel corso del suo transito è in breve la seguente: "Un re viaggia in incognito attraverso il suo regno in cerca di una donna degna di diventare sua sposa. Un giorno vede in un piccolo mercato una fanciulla bellissima che chiede la carità. Sé ne innamora e decide di portarla con sé al palazzo. Vince ogni difficoltà, convince sua madre e i dignitari di corte e sposa la mendicante. Non si sa bene per quale motivò (ma si intuisce che a corte c'è un'atmosfera di sospetto e malevolenza nei confronti di lei) la regina. è spiata. Forse i suoi modi riservati. · Il suo bisogno di rimaner sola di frequente. Forse la gelosia del sovrano che di lei vuole sapere ogni gesto, ogni parola. Dal buco della serratura l'occhio che spia vede ogni giorno ·1a regina allineare in µna grande stanza tante sedie una accanto all'altra come in una chiesa. Ogni giorno la regina stendé la mano e a ogni sedi~ chiede la carità. Quel gesto è considerato grave come un tradimento. E come tale viene punito: la regina non sarà più regina": Ogni volta che ·racconto questa storia sento un suo senso nascosto che inutilmente cerco di portare alla luce, ogni voi-· ta che la ridico davanti a qualcuno o che la riscrivo per qualcuno è sempre la stessa cosa: dopo un primo momento che mi pare di chiarezza, un residuo di oscurità torna·a depositarsi. Passa il tempo, a.volte degli anni e io risento dentro il bisogno di raccontarla. Così è stato anche questa volta. E puntualmente, come le altre volte, mi sforzerò di trovare un commento che alleggerisca la. mia inquietudine. Io non mi intendo di fiabe ma è facile.constatare che la fiaba della mia nonna paterna lotta duramente contro ogni lieto fine, e in doppio modo: in primo luogo perché è la regina stessa che spontaneamente esce dalla sua condizione privilegiata e si ricostruisce uno spazio dove poter richiedere l'elemosina. In secondo luogo, perché di questa nostalgia o rimorso o non so che altro, alla fine viene punita, forse con· -un ritorno all'antica condizione, forse con la morte. Non ci sarà dunque nessun "e vissero felici e contenti". · Ricordo che in un primo tempo nel gesto della regina che torna a chiedere l'elemosina avevo visto anch'io come i suoi giudici qualcosa di sconveniente. Come i suoi giudici avevo visto in quelle sedie allineate, in quella richiesta di carità a invisibili benefattori qualcosa che assomigliava a un affacciarsi nel vuoto, perverso o folle, non avrei saputo dire. Poi avevo cominciato a guardare in modo diverso a questa regina che si allontana così stranamente dalla sua condizione privilegiata. C'era nel suo rimanere bisognosa, nella sua resistenza ad accettare la condizione di regina, cioè di felice, qualcosa che 'mi turbava. Malinconia luttuosa del meridione che non riesce a sposare mai fino in fondo la felicità, o sua estrema saggezza che ne ticonosce l'inganno, nel senso che non ci può essere al mondo una regina felice finché ci sarà ancora una mendicante? . · Non credo che questa storia sia particolarmente legata alla città dove Fho sentita per la prima volta, a Palermo, e tuttavia uria certa attrazione· per i motivi ossessivi, l'attaccamento alla dovizia della messinscena (la stanza chiusa, piena di sedie, la mano che viene tesa lungo le file di sedie fitte come quelle di una chiesa) tutto questo è anche di Palermo, di una certa sicilianità. Ma di es'sa sento soprattutto in questa storia la paura, l'orrore per la condizione di mendicante. A tal . punto che il ritorno al passato della regina viene punito come un vizio e non apprezzato come pietas. Forse proprio perché il mendicante, la mendicante rimangono figure ·minacciose, anche se coperte di vesti regali, in una terra che di carestia, di fame e privazioni ha avuto frequente esperienza. Figure del passato, generalmente in Europa, ma che oggi riappaiono anche nelle sue società opulente. I mendicanti di un tempo: vestiti sbrindellati e barba unta, sguardi sinistri o lacrimosi e mani dalle unghie a lutto, sempre tese nel 'vuoto. Vecchiette curve sul bastone davanti alle chiese, donne che pubblicamente allattano come la donna deHeSette opere di misericordia del Caravaggio, ma senFoto di Franco Cortellini (G. De Bellis/L'Unità). 27
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