Linea d'ombra - anno VI - n. 33 - dicembre 1988

no in grado di ricapitolare la storia di una tendenza e la ragione di un marxismo antileninista: quello. che permette di ribadire il comunismo di Lotta Continua, il comunismo che è "il movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti". D'altro lato i passaggi e gli scarti, anche drammatici, della discontinuità si configurano'anch'essi come una costante, che separa e attraversa le varie fasi a partire dal primo trauma della stessa nascita di LC. La nascita di un'organizzazione è la messa a fuoco di precise priorità; occorre selezionare e talvolta assolutizzare alcune componenti - tanto centrali quanto parziali ,-- della cultura politica più vasta e disordinata del pre-sessantotto e del movimento studentesco, occorre ridelimitare la politica, appena scoperta come globale, e scegliere l'elemento teorico che si deve privilegiare e l'esiguo terren'o delle effettive possibilità della prassi. Nel confronto fra il costante approfondimento di una ipotesi iniziale e i salti discontinui che si devono affrontare o si vogliono proporre, si muove la storia politica di Lotta Continua, che è stata spiegata attraverso il filo del suo dibattito interno, ma che comprende la indiretta descrizione di una particolare militanza. La fatica.e le spese di questa esperienza cominciano da subito, e - dalle prime pàgine - si le_ggonoattraverso il succedersi delle scelte e degli "errori". Se si chiamano "errori" - ma il libro non lo dice mai, e'ha ragione - i dubbi irrisolti, le parti mancanti, le posizioni volta a volta perdenti (e dunque perse) nel procedere dell'analisi e dell'attività del gruppo. Solo si avverte - e si segnala - la difficoltà e l'urgel)za (non Foto di Uliono Lucos (da Cinque anni a Milano, Musolini 1973): IL CONTESTO sempre per davvero obbligatorie) di un processo che deve alimentarsi e dimostrarsi nel passo frenetico di un tempo presente, gravemente complicato eppure magicamente disponibile. Solo si intende - e il libro non lo esplicita e non ne ha bisogno - la costante attenzione e ambizione di LC e dei suoi protagonisti verso una completezza e una risoluzione (un'ansia di "totalità" ereditata dal movimento) dei temi utopici e dei problemi politiciche una lunga tradizione di lotte e di partiti di sinistra avevano sempre schematizzato e dimezzato. La prima rivoluzione allora non c'entra con la presa del potere: riguarda piuttosto l'impegno tutto culturale a riprodurre e a possedere continuamente la più ampia e la più viva delle dialettiche. Forse nel gioco di conciliazione e oscillazione degli infiniti dualismi che si debbono superare o che si vogliono tutelare, sta la storia di Lotta Continua e il suo "soggettivo" patrimonio politico: avanguardie interne è militanti esterni, movimento e partito, ma anche operai e sottoproletari, violenza difensiva di gruppo e scontro offensivo di massa, e si dovrebbe continuare fino a perdersi nei molteplici aspetti già toccati dalla vecchia contestazione globale. E anche qualcuno di più. La semplificazione sarà un inconveniente costante, quasi una regola1 quando l'elaborazione e l'intuizione non basta o non arriva in profondità. Bobbio lo ricorda e la rimprovera, non come sistema ma come un abuso: nello stesso modo possono diventare pericolose l'inventiva e le migliori qualità dei leader e dunque della loro storia politica. La Storia di Lotta Continua arriva al tempo in cui: "Le responsabilità dellegrandi scelte finiscono sempre di più per accentrarsi al vertice della piramide che, malgrado la crescente organicità della propria elaborazione strategica, tende per lo più nella pratica a lasciarsi guidare dall'intuizione e dal fiuto politico in un isolamento che presenta talvolta aspetti drammatici". La ricostruzione puntuale del dibattito teorico'e delle scelte operative è dunque l'occasione per riaprire e riordinare lo spazio di un commento critico, nello stile e nel senso di un documento politico che resta più importante della ricostruzione della storia. Il racconto delle succt;ssiveconsiderazioni e ragionamenti con i quali si portano avanti le linee dell'intervento, rinviano a loro volta ai possibili aggiornamenti e ripensamenti che la costruzione del quadro storico di LC permette e invita. Intanto la precisione e la correttezza della memoria - certo personale _.:.non diventa testimonianza; il punto di vista non si corrompe in soggettività. È forse questa la cosa che colpisce - oggi più di ieri: la possibilità di utilizzare il proprio coinvolgimento e la conoscenza diretta come contributo di lucidità, di presentare il conto delle proprie valutazioni senza permettersi la licenza o il gusto del giudizio di valore. Non occorrono artifici per mantenere la distanza o finzioni di neutralità: anzi proprio dall'essere interni e compromessi può derivare la delega a compiere un lavoro da storico ma da militante, nell'equilibrio ormai irriproducibile di quando si poteva lavorare a nome proprio e per conto anche degli altri (e non viceversa, com'è la regola della politica corrente e vincente). In questa capacità sta la testimonianza personale dell'autore: personale perché pochi ce l'avrebbero fatta. Ma questo esito sta comunque a dimostrare quella che era una possibilità virtuale di tutti. Ma di tutti chi? Di quelli che sapevano, che volevano e potevano sapere e seguire, quasi giorno per giorno, la "storia" di una discussione non sempre aperta e non per tutti facile, l'evoluzione di un'attività non sempre accessibile né generalizzabile, com'era in programma che fosse. 17

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