IL CONTESTO certo conto dell'allargamento della "politica ridefinita", ma la considera e la ripercorre in senso stretto e in modo "puntiglioso"; un fare storia che non si discosta mai dai suoi luoghi propri, e magari evita, con altrettanta attenzione, i suoi luoghi comuni. Così si dimenticano gli obblighi della considerazione e della collocazione nel più ampio contesto; più semplicemente l'autore lo conosce, e invita a riconoscerlo ogni volta che serve. Così non si attraversano - anche se si incontrano - gli specifici esistenzialie antropologici su cui si è impegnata fin troppa riflessione collaterale, con l'effetto di rendere collaterale - rispetto alla storia politica del potere e dei partiti "veri" - l'intero fenomeno particolare e sociologico della "nuova sinistra". Così lo stesso dibattito resta interno a LC e trascura la citazione non necessaria delle altre formazioni ed esperienze, eppure se non parla di loro, finalmente parla anche per loro. La Storia ·di Lotta Continua comincia in innegabile contemporaneità con gli altri gruppi rivoluzionari e può dimostrare per tutti un'identica scadenza finale, a dispetto delle inerzie e dei riciclaggi (dopo la sconfitta elettorale del 20 giugno 1976, o meglio dopo la vittoria democristiana). La storia di Lotta Continua è quella del gruppo su cui convergono gli scontati riconoscimenti - non tutti "al merito" - del più stretto e fedele collegamento con il '68 originario, cui va aggiunto il cospicuo patrimonio di un pre-sessantotto originale; è altresì la storia di un intenso rapporto e di una costante interpretazione di tutti i "movimenti" che si succedono nei primi anni '70, di una relazione che porterà LC a morirci dentro, ma ancora prima a suscitarli e a inventarli dal nulla (ma ieri più giustamente si diceva "dalle masse e dalle loro condizioni materiali"). Dalle occupazioni delle case all'antifascismo militante, dai soldati ai carcerati - per citare i più riusciti e duraturi - i tentativi di Lotta Continua non sono mai valsi il successo o l'egemonia, ma hanno avuto il merito di indovinare e aprire· contraddizioni e territori al lavoro politico di tutta la nuova sini~tra. Per tacere della "vecchia", e delle rendite dissipate, delle situazioni' avversate, delle lotte tradite. Ma questa è un'altra storia, che giustamente il libro di Bobbio nemmeno sfiora, consapevole e orgoglioso dell'alterità e della novità della "rottura" da cui nasce la sinistra rivoluzionaria e Lotta Continua in particolare. Ieri sarebbe inoltre stata inutile una storia più larga e più distorta, nel momento in cui questo scritto sulla propria storia politica voleva essere il primo contributo di una riflessione che pon ha avuto seguito. Oggi poi, attendersi un esito o una risposta sul piano politico, sarebbe addirittura da sciocchi. E non per demerito del libro o perché l'intera storia politica di LC è letteralmente "passata in giudicato", ma per la nuova ridefinizione - questa sì tristemente definitiva - che è toccata nel frattempo alla politica. E alla storia. "Non so se oggi - sono passati dieci anni - i tempi siano maturi per affrontare un confronto pubblico e ragionato sulle vicende degli anni Settanta. L'occasione in cui questo libro viene ristampato, così estemporanea e amara, non lascia sperare in nulla di buono", scrive Bobbio nell'introduzione. E se all'amarezza delle contingenze - meglio sarebbe dire delle "frequenze" - dei casi Sofri e Rostagno, si volesse aggiungere la sempre più chiara consapevolezza che l'insieme delle festose o infauste esequie del sessantottismo di tutti i tempi, servono in realtà a sottolineare la lapidaria importanza dell'attuale annata bisestile, verrebbe a cadere anche il parziale conforto dell'estemporaneità. La Storia di Lotta Continua è divisa in tre parti. Tre frammenti cronologici, corrispondenti ad altrettante precise e se16 parate "fasi", della storia di quegli anni e insieme dell'organizzazione. Un primo periodo è quello precedente la costituzione di Lotta Continua come giornale e come organizzazione: dalla scoperta - del gruppo Potere Operaio toscano, nel '67 - della "lotta continua come alternativa delle grandi battaglie istituzionalizzate" all'intestazione "Lotta Continua" sui volantini dei gruppi di operai e militanti esterni che conducono la lotta alla Fiat nel '69. In mezzo, il Sessantotto (quello di Torino e di Trento e dell'accentuazione del "potere studentesco", piuttosto che quello di Roma e della Statale di Milano che collocava la iotta degli studenti in un ambito politico più generale) e la sua interpretazione e utilizzazione come· "rottura radicale nella concezione della politica" e come "punto di partenza di un processo generalizzato di scontro sociale". Poi i successivi sette anni di vita di Lotta Contina divisi in due fasi distinte e per molti versi contrapposte: gli anni dell'organizzazione estremista e quelli di LC come "forza politica". Gli anni del "prendiamoci la città", del "fanfascisino" e dello "scontro generale", e quelli della "lezione del Cile", della scoperta della "tattica" e della costruzione delle "tesi" e del "partito". La contraddizione fra le due fasi è vistosa e traumatica, soprattutto se la si sottolinea attraverso la ricostruzione minuziosa del dibattito interno e delle scelte. Eppure si avvertono e si seguono numerosi elementi di continuità e perfino l'esasperata ricerca di una coerenza, così come appare evidente, la norma di una discontinuità adottata come metodo, o almeno accettata come prova di autenticità e segno di energia. Da un lato infatti lo stesso Bobbio rivendica, proprio nei momenti - e nei difetti - della "svolta" più radicale (dall'essere interni al movimento ali' "agire qa partito") la coerenza di una elaborazione teorica e di una ipotesi orginaria che si è andata rafforzando e che si vuol far proseguire a tutti i costi. Anche se il prezzo è un obbligato e poco ragionevole ottimismo, un trionfalismo che non deve leggersi come atteggiamento gratuito, retorico o pubblicitario, perché "la sopravvalutazione di se stessi, non è che il riflesso di quella concezione idealistica dell'autonomia operaia, secondo cui essa è in costante ascesa e non può essere piegata se non in una battaglia frontale e sanguinosa". E le brevi note sulla autonomia operaia come "strategia" e sulla conquista della maggioranza come "tattica" bastano davvero a dimostrare la predominanza degli aspetti di continuità - a dispetto delle diverse "fasi".,-, se è vero che soFoto di Uliano Lucas (da Tra un'immagine e l'altra, Musolini 1984).
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==